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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Osea 2:9-13 Il giudizio di Dio per il suo popolo idolatra

 Osea 2:9-13 Il giudizio di Dio per il suo popolo idolatra
Leon Morris diceva: "L'amore non è mai duro, ma può essere severo".
Così è l’amore di Dio! Non significa che non ci disciplini severamente quando è necessario! (cfr. per esempio Ebrei 12:4-11).
Nel precedente studio abbiamo visto che il Signore rimprovera il Suo popolo che ha commesso due mali: non lo riconoscevo come Colui che provvedeva la prosperità, ma Baal e ciò che il popolo riceveva dal Signore lo offriva ai Baal.
Il popolo peccava d’idolatria!
Per il suo adulterio spirituale, ora l’attende il giudizio inevitabile di Dio! 
Di questo parlano i vv.9-13.
Ora, quando leggiamo i profeti, dobbiamo tenere sempre presente che il loro messaggio era fondato sul patto (o alleanza) che Dio aveva stabilito con Israele.
Il giudizio minacciato era secondo quello che era stato stipulato sul monte Sinai attraverso Mosè su iniziativa del Signore che aveva liberato Israele dalla schiavitù d’Egitto (cfr. per esempio Esodo 19-24; Levitico 26; Deuteronomio 27-29; Osea 8:14; 11:1; 12:9,14; 13:4; Amos 2:10; 3:1-2; 9:7; Michea 6:4; 7:15).
Il Signore li portò nella Terra Promessa (Michea 6:5) e sconfisse i loro potenti nemici (cfr. per esempio Amos 2:9–10).
Ma Israele si è dimenticato più volte di Dio, è stato più volte ribelle! (cfr. per esempio Osea 9:9-10; 10:9; 11:2; 13:6), ha violato il patto (cfr. per esempio Osea 1:2; 2:2–13, 4:15, 5:4,7; 6:10; 9:1; Amos 2:4,6; Michea 6:1-8), e lo ha fatto anche con l’idolatria.
L’idolatria è adulterio spirituale, è violare il patto con Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 31:16).
Commettere adulterio era una grave violazione del patto matrimoniale.
Il rapporto tra Dio e Israele era simile a un matrimonio ed era richiesta una perfetta fedeltà.
La risposta di Dio a questa ribellione era la minaccia del giudizio secondo il patto, annunciata dai Suoi profeti al Suo popolo disobbediente.
I profeti consideravano il giudizio del Signore su Israele come l'attuazione delle maledizioni, o minacce contenute nel patto (Levitico 26:14–39; Deuteronomio 28:15–68).
Dunque, queste parole di Osea hanno il loro fondamento sulle sanzioni del patto Sinaitico, o Mosaico.
Prima di tutto allora vediamo:
I LA PUNIZIONE (vv.9-12) 
Senza il peccato non ci sarebbe alcuna sofferenza (cfr. per esempio Levitico 26:14-39; Deuteronomio 28:15-69; Ezechiele 4:17; Apocalisse 18:8; 21:4).
Come dicevo prima, quello che il Signore sta attuando qui sono le sanzioni del patto con cui era legato al popolo d’Israele!
L’obbedienza e la fedeltà del popolo, comportava benedizioni, la disobbedienza e l’infedeltà, maledizioni!
Qui inoltre vediamo che il Signore prende sul serio l'onore e la gratitudine che gli sono dovuti per i doni che ha dato a Israele, ma che gli toglierà perché Israele non è grato a Lui, ma a Baal!
Dai vv.9-12 vediamo quattro dichiarazioni del Signore che rivelano quattro tipi di punizione.
Cominciamo a vedere:
A) La punizione del cibo (v.9) 
Nel v.9 leggiamo: “Perciò io riprenderò il mio grano a suo tempo, e il mio vino nella sua stagione”.
Il Signore si riprenderà ciò che è Suo di diritto!
Il risultato (perciò - lākēn), o la conseguenza dell’idolatria, cioè del fatto che Israele non riconosceva il Signore come Colui che provvedeva la prosperità, ma Baal, e ciò che il popolo riceveva dal Signore, lo offriva a Baal, il risultato è che il Signore si riprenderà a suo tempo ciò che ha dato a Israele, cioè il grano e il vino, per mostrare loro che era proprio il Signore e non Baal a dargli questo!
Gl’Israeliti attribuivano la fertilità a Baal, così il Signore avrebbe mostrato la Sua sovranità rendendo la terra sterile, mettendo in evidenza l'impotenza di Baal.
Il grano e la vite non matureranno presumibilmente, perché le piogge non arriveranno quando saranno necessarie.
La regolarità stagionale dei prodotti agricoli era vista come una particolare benedizione associata alla regolarità della pioggia legata alle sue stagioni (cfr. Deuteronomio 11:14; 28:12; Levitico 26:4; Geremia 5:24). 
Così la verità dimostrata che era il Signore a dare prosperità a Israele, sarà messa in luce.
Una seconda punizione è:
B) La punizione dei vestiti (vv.9-10)
Nei vv.9-10 è scritto ancora: “Le strapperò la mia lana e il mio lino, che servivano a coprire la sua nudità. Ora scoprirò la sua vergogna agli occhi dei suoi amanti, e nessuno la salverà dalla mia mano”.
In questa punizione il Signore strapperà i vestiti da Israele mettendo così in luce la vergogna del suo adulterio spirituale!
Il Signore giudicando il Suo popolo “toglierà i suoi vestiti” facendo vedere la sua nudità; così Israele sarebbe stata totalmente e vergognosamente esposta senza vestiti.
Secondo lo studioso Duane Garrett l’immagine dello spogliamento della donna opera su tre livelli: come avvertimento della prossima prigionia - come in Isaia 20:1-6, dove Isaia cammina nudo come segno della prossima cattività; poi come rappresentazione dell'indigenza – come menzionato al v.9, e infine come segno di umiliazione pubblica. 
Il v.10 si concentra sulla vergogna della donna attraverso la pubblica gogna.
La nudità è menzionata come una delle maledizioni che Dio avrebbe imposto a Israele per aver violato i termini del patto (Deuteronomio 28:48). 
Pertanto, i profeti a volte colgono la nudità come metafora del giudizio del Signore (cfr. per esempio Geremia 13:26–27; Ezechiele 16:39; 23:29; Naum 3:5).
La nudità era un segno di privazione, disprezzo, disgrazia e vergogna (cfr. per esempio Levitico 20:17; 1 Samuele 20:30; 2 Samuele 10:4; Giobbe 24:7, 10; Isaia 20:4; 47:3; Lamentazioni 1:8; Michea 1:11; Naum 3:5).
J. Andrew Dearman scrive a riguardo: “La nudità è molto più stuzzicante che vergognosa nella società moderna, da qui la popolarità degli abiti succinti e il fascino della nudità nella pornografia. La nudità poteva avere il suo lato erotico anche nell'antichità, ma nella società semitica la sua esibizione pubblica era considerata vergognosa (com’è ancora il caso nell'ebraismo ortodosso e nella società islamica). Il giudizio di Dio su Israele esporrà vergognosamente il popolo agli osservatori”.
Israele è già stato incriminato nel contesto per aver agito in modo vergognoso (Osea 2:5).
Gli amanti simbolici, gli uomini (Baal) della moglie di Osea, Gomer (Israele), che, come tali, avevano assistito alla sua nudità per piacere e compenso, ora vedono quella nudità come un'esposizione della sua vergogna e corruzione in presenza del simbolo del marito Osea (il Signore).
La vergogna giocava un ruolo importante nel mondo antico, e non dovremmo sottovalutare il trauma che derivava nella sconfitta e nelle battute d'arresto economiche, che venivano interpretati come segni esteriori di fallimento morale e spirituale (cfr. per esempio 2 Samuele 19:3; Salmo 6:10; 83:17; Isaia 1:29; Geremia 48:13–14; Michea 7:16–17).
L’esposizione senza vestiti, potrebbe essere associato all’esilio in Assiria (733-722 a.C.); in questo senso lo studioso John Mackay scrive: “La vergogna della nazione si vedrà quando saranno portati via come prigionieri nudi in esilio. Sarà quindi passibile di ridicolo e disprezzo davanti agli occhi dei suoi amanti”.
Con “nessuno la salverà dalla mia mano” indica che mentre il Signore li punirà togliendo loro la prosperità dei vestiti, facendo vedere la sua nudità, facendo così scoprire la sua vergogna, che può anche avere una connotazione d’immoralità sessuale, quindi il Signore esporrà il suo comportamento sessuale immorale (cfr. Ezechiele 16:37; 23:18), mentre farà questo, nessuno sarà in grado di contrapporsi al Suo potere!
Nessuno sarà in grado di fermare la mano del Signore, né i Baal, né la forza umana, né la preghiera, nessuno! 
Nemmeno Noè, Daniele e Giobbe se fossero stati presenti (cfr. per esempio Ezechiele 14:13-14), potranno placare il disastro imminente dovuto all'ira di Dio!
L’ invasione militare e la sconfitta (Levitico 26:17; Deuteronomio 28:25, 49–51), il massacro e la carneficina (Deuteronomio 28:26), la distruzione di città e di falsi luoghi di culto (Levitico 26:30–31; Deuteronomio 28:52), e l'esilio in terra straniera (Levitico 26:33–39; Deuteronomio 28:36–37,42,63–68), erano le sanzioni del patto, cosiddetto Mosaico.
Così il Signore esporrà la vergogna d’Israele davanti ai suoi amanti e nessuno, compreso Baal, potrà salvarlo! (cfr. per esempio Deuteronomio 32:39).
L'ironia è che gli "amanti" (Baal) saranno testimoni della sua disgrazia.
Il Signore che porta via tutto con la forza e l'incapacità degli amanti di fare qualcosa a riguardo, significa che non ci sarà nulla da celebrare nei santuari, o la celebrazione diventerà digiuno e lamento.
Secondo alcuni studiosi la parola Ebraica per “vergogna” può anche essere un riferimento alla stoltezza, alla stupidità, quindi metterà a nudo la stupidità d’Israele che riguarda la sua idolatria.
Secondo questa interpretazione la parola Ebraica tradotta qui con “vergogna” (naḇlûṯ) molto probabilmente deriva da un’altra parola (nābāl), che significa "sciocco”, “stolto", “folle”. 
Significa agire in modo inappropriato in un ambiente in cui la saggezza e la tradizione forniscono una guida per un comportamento corretto. 
In questo senso, la parola richiama a fare qualcosa di sciocco che può essere di natura sessuale (neḇālāh Genesi 34:7; Deuteronomio 22:21; Giudici 19:23–24; 20:6–10; 2 Samuele 13:12).
John Goldingay commenta così: “Apparirà davanti ai suoi amanti al santuario senza il grano, il vino e i vestiti decenti necessari per l'adorazione, e sembrerà stupida”.
Il Signore li punirà con la fame e con la nudità, affinché siano una vergogna e un disonore agli occhi degli amanti su cui hanno fatto affidamento.
Mentre questi giudizi si abbattono su Israele, il popolo può supplicare i suoi amanti, i Baal per essere liberati, ma sarà inutile!
Gli amanti d’Israele staranno lì, per così dire, a guardare tutto questo accadere, ma saranno impotenti ad agire. 
Quindi lo scopo del Signore è dimostrare l'impotenza e la futilità dei suoi amanti in contrasto con il Suo potere e la Sua autorità.
Il destino è segnato, il giudizio è decretato e nessuno ha il potere di liberare Israele da ciò che gli accadrà! Nessuno potrà salvarlo!
Oltre alla perdita materiale, c’è anche la minaccia dell’esilio e niente e nessuno potrà fermare il corso del giudizio di Dio!
La frase usata qui è esattamente l'opposto di ciò che troviamo nella narrazione dell'Esodo, dove il Signore liberò il Suo popolo dalla mano del Faraone e degli Egiziani (Esodo 3:8; 18:4,8).
Sempre John Mackay scrive: “In vista ci sono possibili tentativi di altri, specialmente dei Baal, di liberare Israele dal suo stato terribile e vergognoso. Saranno inefficaci perché nessuna potenza è più forte del Signore e quindi nessuno è capace di strapparla dalla sua morsa (cfr. 5:14). In ultima analisi, solo lui è colui che determina il suo destino. Non revocherà il suo decreto e possiede la forza di farlo rispettare”.
Così mentre il Signore smaschera “la moglie adultera” (Israele) schernisce anche i suoi amanti, i Baal.
Poi c’è:
C) La punizione cultuale (v.11)
Il v.11 dice: “Farò cessare tutte le sue gioie, le sue feste, i suoi noviluni, i suoi sabati e tutte le sue solennità”.
L’azione punitiva del Signore contro Israele toccherà anche le sue celebrazioni religiose, celebrazioni centrali nella sua vita nazionale, queste saranno cancellate.
A.A. MacIntosh scrive: “Spogliata della fertilità della sua terra, la nazione non potrà più osservare le varie feste che la celebrano”.
La routine nazionale non sarà più scandita da occasioni di gioia e di riposo!
Queste feste erano espressioni di amore e gratitudine al Signore (cfr. per esempio Levitico 23:40; Deuteronomio 26:11).
Ma è interessante che è scritto “le sue”, cioè d’Israele e non del Signore!
Il Signore non aveva niente a che fare con il loro tipo di feste! 
Il Signore non approvava queste feste perché erano così degradate dall'adorazione di Baal che non appartenevano più a Lui!
Il Signore non li riconosceva più come le Sue feste, come scritto in Levitico 23:1-2, perché queste feste lecite della legge Mosaica, erano ora centrate sui Baal, erano ormai corrotte, o permeate di presupposti e scopi pagani che erano più veri per i Baal che per il Signore!
Così a causa di elementi pagani, tutte le feste dal Signore stabilite, ora sono diventate inaccettabili a Lui e sarebbero state spazzate via.
John Goldingay scrive: “L'adorazione che il marito interromperà non è semplicemente l'adorazione degli amanti come se le persone fossero cananee, ma anche l'adorazione di Yahweh che conserva la forma del culto israelita ma la riempie di contenuto cananeo”.
Le feste erano giorni di gioia (māśôś) nazionale in Israele davanti il Signore il suo Dio! Ma questa gioia il Signore la farà cessare. 
Le feste (ḥag̱) erano eventi annuali di pellegrinaggio, ed erano: la festa degli Azzimi, delle Settimane, o Pentecoste e delle Capanne (cfr. per esempio Esodo 23:14; 34:22-23; Numeri 22:28,32-33; Deuteronomio 16:16-17).
Poi vi erano le feste mensili: i noviluni (ḥōḏeš – cfr. per esempio 1 Samuele 20:5; Salmo 104:19; Amos 8:5), le celebrazioni legate all'inizio di un nuovo ciclo lunare; sembravano essere legate ai sabati, nel senso che avvenivano celebrazioni familiari e non si lavorava in quel giorno.
Poi le feste settimanali, i sabati (šabbāṯ) riposi ricorrenti settimanali (cfr. per esempio Esodo 23:12; 34:21), e collegati al Signore (Esodo 20:10), un punto che rendeva il suo uso nell'adorazione di Baal ancora più tragico. 
Infine tutte le sue solennità (mô·ʿēḏ), cioè le feste stabilite, dette anche sante convocazioni (cfr. per esempio Levitico 23:3-4,37,44) come le feste, dette prima e altre (cfr. per esempio Levitico 23; Deuteronomio 31:10; Salmo 104:19; Osea 12:10).
“Sabati, noviluni, feste solenni ricorrono insieme come un modo standard di riferirsi a tutte le feste religiose (cfr. per esempio 1 Cronache 23:31; 2 Cronache 2:4; 8:13; 31:3; Neemia 10:33; Ezechiele 45:17).
Quindi, sia il nord e il sud d’Israele, mantennero una parvenza di religione e culto, celebrando feste, offrendo sacrifici e pronunciando pie affermazioni di lealtà (cfr. per esempio Osea 4:15; 5:6; 8:2, 11,13; Amos 4:4–5; 5:21–25), ma il culto contaminato e formale, per il Signore era ipocrita e ripugnante. 
Sempre A.A. MacIntosh scrive a riguardo: “Per quanto riguarda lo stato, le baldorie rilassati e sicuri di sé dei suoi cittadini, è raffigurata in tempi di ricchezza e di abbondanza (cfr. Geremia 7:34; Lamentazioni 1:4; Amos 8:10). Naturalmente Yahweh trova tutto questo assolutamente ripugnante e disgustoso. Tutte le osservanze religiose dello stato erano contaminate dall'idolatria e in esse egli si confondeva con i Baal (cfr. v. 18). Il suo carattere e le sue esigenze furono sempre più oscurati e dimenticati nel sincretismo autoindulgente che prevaleva, e il cancro si diffuse nella vita morale e politica della nazione”.
Sebbene queste feste fossero nella loro origine legittime, erano state compromesse con i Baal, di conseguenza il Signore non avrebbe accettato un rituale di adorazione degradato, che è stato compromesso da pratiche sincretistiche associate all'adorazione di Baal.
Non pensiamo che Dio approvi la nostra adorazione se camminiamo nella disobbedienza! Se seguiamo i nostri idoli e contemporaneamente il Signore!
Quindi, sembra di capire, che la loro apostasia non li aveva indotti ad abbandonare del tutto queste feste istituite dal Signore, ma c’era un mischiamento religioso, gli Israeliti portavano avanti i doveri esteriori richiesti dalla fede nel Signore mischiati con quelli di Baal, senza rendersi conto che Dio li aveva respinti ed era determinato a porre fine a quest’ipocrisia! 
Duane Garrett scrive: “La tragedia non è che così tanti erano disperatamente licenziosi, ma che così tanti erano caduti così lontano da Dio e non lo sapevano”.
Penso che molti cristiani oggi sono in queste circostanze: mischiano idoli, riti, pensieri umanistici pagani con l’insegnamento Biblico!
Questa è decadenza spirituale! È ipocrisia spirituale!
Sempre Duane Garrett scrive: “Se potessimo tornare al tempo di Osea, potremmo essere scioccati nello scoprire che la decadenza spirituale dei giorni di Osea non era più severa di quella nostra. Peggio ancora, potremmo trovarci a chiederci perché Osea fosse così arrabbiato con la sua generazione perché abbiamo più in comune con loro che con lui”.
Ti sembra esagerato Osea?
Se la risposta è sì, devi rivedere la tua fede!
Bisogna ritornare alla genuinità Biblica se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio!
Possiamo anche essere sinceri e sbagliare involontariamente, ma davanti a Dio non ci sono giustificazioni!
Una persona pensa davvero di praticare sani principi di religione e di ricevere le ricompense, ma se non sono quelli della sana dottrina rivelati nella Bibbia, Dio non li accetterà!
Infine troviamo:
D) La punizione economica (v.12)
Nel v.12 leggiamo: “Devasterò le sue vigne e i suoi fichi, di cui diceva: ‘Sono il compenso che mi hanno dato i miei amanti’. Io li ridurrò in un bosco e li divoreranno gli animali della campagna”. 
Qui, vediamo la maledizione agricola.
La spaventosa devastazione di Dio si sposta dalle feste perverse ai simboli familiari di prosperità e sicurezza d’Israele: le vigne e gli alberi di fico (1 Re 4:25; Michea 4:4; Zaccaria 3:10), che venivano spesso coltivati insieme nello stesso appezzamento di terreno e venivano raccolti nello stesso periodo nel raccolto di fine estate. 
La coppia "vite e fico" simboleggia l'abbondanza, la benedizione di Dio (cfr. per esempio Amos 4:9; Michea 4:4 con 1 Re 4:25; 2 Re 18:31; cfr. anche Salmo 80:8-15; 105:33; Isaia 5:2-6; 36:16; Geremia 2:21; 5:17; 8:13; Gioele 2:22; Aggeo 2:19; Zaccaria 3:10).
L’ira del Signore sarà anche evidente nel Suo trattamento delle risorse agricole della terra, la cui fertilità, secondo l’infedele Israele, era strettamente legata ai Baal secondo la religione Cananea.
I Baal, erano considerati i signori del ciclo della fertilità e, nella mente d’Israele, avevano fornito loro i prodotti agricoli necessari.
Oltre alle feste, l'immagine della pace e della prosperità saranno così eliminate (cfr. per esempio 1 Re 5:5; Geremia 5:17; Gioele 1:7,12; Michea 4:4; Zaccaria 3:10).
Ciò che Israele credeva rappresentasse i doni dei suoi amanti sarà ora trasformato, divorato, mostrando di nuovo l'impotenza dei Baal.
Il Signore colpirà il paese con la sterilità da dove proviene la sua ricchezza economica.
Non sarà una stagione secca di tanto in tanto, ma il Signore li ridurrà la terra infruttuosa, a bosco, ricoperto di vegetazione con piante non curate e impigliate che lottano per sopravvivere alle erbacce invasive, un segno di desolazione (cfr. per esempio Isaia 5:6; 7:23; Michea 3:12), dove gli animali vaganti si nutrono a volontà perché non ci sarà nessuno a prendersene cura, risultato dello spopolamento, dell’esilio per invasione nemica!
Questa devastazione può essere causata dalla siccità, come anche dagli eserciti nemici.
Thomas McComiskey commenta: “Non solo la gioia d’Israele finirà, ma anche la sua prosperità. Le viti e i fichi, che erano simbolo di ricchezza, diventeranno un boschetto trascurato e aggrovigliato in cui gli animali si muovono furtivamente e divorano le viti selvatiche e i frutti fino a quando, alla fine, la vegetazione muore”.
Le maledizioni del patto, come conseguenza della violazione d’Israele, in Deuteronomio e Levitico indicano che il popolo di Dio non prospererà nella disobbedienza, ci sarà siccità, pestilenza e carestia, come anche la sconfitta da parte di un nemico e l'esilio dalla terra (Deuteronomio 28:1–68; Levitico 26:14–39).
Anche i profeti hanno parlato che il giorno del Signore sarebbe stato un giorno di giudizio anche per Israele. 
Il popolo sarebbe stato esiliato e la loro terra devastata (cfr. per esempio Isaia 5:5-8; 7:17-25; Geremia 1:11–16; Osea 1:6; 3:4; 8:13; 9:3,6;10:6;11:5; 13:12; 13:16; Gioele 2:1-11; Amos 2:4-16; 5:16,18,27; 6:14; Michea 3:12; 4:10; 7:13; Abacuc 1:5–11; Sofonia 1:1–18).
Michea, per esempio, profetizza su Gerusalemme come un cumulo di rovine e il monte del tempio un’altura boscosa (Michea 3:12; cfr. Geremia 26:18). 
Amos raffigura il ruggito di un leone nella foresta come l'annuncio che l'animale ha trovato la preda (Amos 3:4). 
Così sia per siccità che per azione di un esercito nemico, i vigneti con i loro fichi, saranno distrutti e infestati dalla crescita di rovi e spine, visitata solo da animali selvatici che consumeranno quel poco che è rimasto (cfr. per esempio Salmo 80:14; Isaia 34:13). 
Il Signore devasterà le sue vigne e i suoi fichi, da cui proveniva la sua prosperità e di cui Israele diceva che era il compenso (ʾeṯnāh - pagamento a una prostituta per i servizi resi, di cui la moglie di Osea, Gomer, ne è il simbolo), dei suoi amanti, cioè la ricompensa della sua sottomissione ai Baal (cfr. Osea 2:5; 9:1).
Israele pensava di aver guadagnato i prodotti della terra come dono, o pagamento dai suoi amanti, cioè dei suoi idoli (cfr. per esempio Michea 1:7).
Secondo questo pensiero, la divinità doveva la prosperità all'adoratore sulla base dell'obbedienza cultuale. 
Ma il Signore tramite Osea ci dice che questo culto conta come prostituzione spirituale, la cui speranza di prosperità diventa nient'altro che un compenso del giudizio del Signore!
In secondo luogo consideriamo:
II IL PERCHÈ DELLA PUNIZIONE (v.13)
Nel v.13 è scritto: “’La punirò a causa dei giorni dei Baal, quando bruciava loro incenso e, ornata dei suoi pendenti e dei suoi gioielli, seguiva i suoi amanti e dimenticava me, dice il SIGNORE”.
In questo versetto vediamo la ripetizione della motivazione del giudizio del Signore al popolo, che è la sintesi di tutto il ragionamento.
“Dice il Signore” (nĕʾum-yĕhāwh) indica l’oracolo del Signore, la dichiarazione del Suo giudizio su Israele.
Israele non sfuggirà all'ira del Dio giusto!
Nel v.13 vediamo quattro aspetti della motivazione del giudizio del Signore.
Il primo aspetto della motivazione del giudizio è:
A) La costanza (v.13)
“La punirò a causa dei giorni dei Baal”.
Il plurale “giorni” (yĕmê) lascia intendere che si tratti di un lungo periodo d’idolatria, quindi Israele è stato costante nell’idolatria per un periodo abbastanza lungo.
Anche “Baal” è al plurale, per indicare i diversi santuari cultuali sparsi in Israele, dove era adorato in varie manifestazioni e pratiche locali.
Così il Baal di questa località e il Baal di quell’altra località, potrebbero essere stati originariamente la stessa divinità, ma poi è diventata locale con santuari, statue e sacerdoti che si differenziavano tra loro.
Per esempio vi era Baal-Gad (Baal della fortuna- Giosuè 11:17; 12:7; 13:5).
Baal-Ermon, probabilmente un luogo sul confine settentrionale di Israele vicino, o sul monte Hermon (Giudici 3:3; 1 Cronache 5:23).
Baal-Berit (Baal del patto), fu adorato a Sichem dopo la morte di Gedeone (Giudici 8:33; 9:4). 
Baal-Peor, era il dio delle montagne moabite che prese il nome da Peor. 
Quando gli Israeliti abitavano a Sittim, “si prostituivano con le figlie di Moab”, cioè prendevano parte ai riti del culto pagano e si univano a Baal-Peor. 
A causa di questa ribellione, 24.000 Israeliti furono colpiti e uccisi da una piaga (Numeri 25:1–9; Deuetronomio 4:3; Salmo 106:28; Osea 9:10).
Baal-Zebub è generalmente interpretato come "Baal il dio della mosca". 
Il re Acazia, essendo caduto dalla ringhiera della sua camera, si ammalò e desiderando sapere se sarebbe guarito, mandò messaggeri a Baal-Zebub. 
Con questo atto accese l'ira di Dio, e di conseguenza dovette morire (2 Re 1:1–17). 
Baal-Amon (Signore dell'abbondanza o ricchezza), è menzionato solo come un luogo dove Salomone aveva una vigna estremamente fertile (Cantico dei Cantici 8:11). 
Dunque, Dio punirà la nazione per la sua adorazione dei Baal diffusa in tutto il paese.
La tolleranza, o la pazienza di Dio non è per sempre!
Il secondo aspetto della motivazione del giudizio è:
B) Il culto (v.13)
“Quando bruciava loro incenso e, ornata dei suoi pendenti e dei suoi gioielli”.
“Quando bruciava incenso” (taqŏṭîr – hifil imperfetto attivo), indica l’offrire un culto ai Baal.
Il verbo significa "ardere sull'altare con il fumo" (cfr. per esempio Levitico 1:9,13,15, 17), ed è un’azione continua, costante.
Lo scopo era di creare un profumo gradito alla divinità.
L'incenso era quella parte del sacrificio, che denotava in particolare il ringraziamento e la preghiera che salivano a Dio.
L'incenso era usato per creare fumo ed era un profumo sia per l’adorazione al Signore (cfr. per esempio 1 Re 9:25), o ad altre divinità (per esempio 1 Re 11:8), qui è per i Baal.
Agl’Israeliti era stato comandato di bruciare incenso davanti all'altare del Signore, di Yahweh (Esodo 30:7–8; 40:27; 2 Cronache 2:4; 26:18-19), ma evidentemente poi venne fatta ai Baal. 
Il terzo aspetto della motivazione del giudizio è:
C) La consacrazione (v.13)
“Ornata dei suoi pendenti e dei suoi gioielli, seguiva i suoi amanti”.
Per attirare l’attenzione dei Baal, Israele viene presentato come una donna che si adorna di pendenti (nezem), cioè gioielli circolari che si mettevano ai polsi, agli orecchi, o al naso (cfr. per esempio Genesi 24:22,30,47; 35:4); talvolta associato con l'idolatria come in questo versetto (cfr. per esempio Esodo 32:2), e di gioielli (ḥelyāh), cioè ornamenti fatti di metalli preziosi e incastonati di gemme; comprendevano bracciali, anelli, collane, per attirare i Baal.
Questi particolari sono un segno della sua consacrazione ai Baal.
Infine, il quarto aspetto della motivazione del giudizio è:
D) La consapevolezza (v.13)
“E dimenticava me, dice il SIGNORE”.
Il Signore volterà le spalle a Israele, proprio come Israele lo ha dimenticato. 
Il verbo “dimenticava” (šokĕḥâ – qal perfetto attivo) denota un deliberato allontanamento dalla mente.
Indica una decisione deliberata e responsabile, non un indebolimento della memoria con il passare del tempo.
Il popolo finisce per dimenticare il Signore perché volutamente e concretamente, lo tradisce con altre divinità (cfr. per esempio Deuteronomio 8:19; Geremia 23:27).
Hubbard scrive: “Dimenticare Dio significa agire come se non si fosse mai fatto conoscere, non avesse mai redento il suo popolo nell'esodo, non avesse mai provveduto a loro nel paese, o posto su di loro le sue pretese di grazia e vincolanti”.
“Dimenticare” indica che la visione d’Israele era esattamente l'opposto di quella conoscenza devota, amorevole e familiare del Signore che avrebbe dovuto avere (cfr. Osea 2:20; 6:6; Geremia 18:15).
Il Signore era sempre più trascurato, o ignorato nei riti pubblici e quindi nella vita pubblica; il Suo nome non era più ricordato e quindi invocato, ma lo erano i Baal.
Allora il Signore, secondo il Patto, li punirà!
 
Qualche anno dopo Geremia dirà: “Eppure il mio popolo mi ha dimenticato, offre profumi agli idoli vani; lo hanno fatto inciampare nelle sue vie, che erano i sentieri antichi, per seguire sentieri laterali, una via non appianata, e per far così del loro paese una desolazione, un oggetto di continuo scherno; talché tutti quelli che vi passano rimangono stupiti e scuotono il capo.  Io li disperderò davanti al nemico, come fa il vento orientale; io volterò loro le spalle e non la faccia nel giorno della loro calamità” (Geremia 18:15-17).
Boice riguardo il Signore scrive: "Egli è fedele alla Sua natura e non permetterà che colui che ama venga distrutto attraverso un'infatuazione adultera per gli idoli di questo mondo".
CONCLUSIONE
Quali verità vediamo in questi versetti?
Prima di tutto:
1) Non possiamo pensare di liberarci di Dio
Qualcuno ha detto: “Dio è in definitiva inevitabile”.
Molti pensano che Dio non esiste, o se esiste chiude gli occhi, non è presente nel mondo.
Queste persone pensano di fare ciò che vogliono senza considerare Dio, ma alla fine daranno conto a Dio delle proprie azioni! Dio è inevitabile!
Una seconda verità è:
2) Dio non benedirà la nostra idolatria, qualunque forma essa assuma 
Ciò che mancava al popolo d’Israele era un genuino attaccamento spirituale al Signore!
Questi versetti non ci parlano di una sorta di rabbia incontrollata di Dio, piuttosto è la Sua risposta misurata e appropriata all'infedeltà del popolo con cui il Signore era legato con un patto.
Dio nella Sua fedeltà e giustizia, applica le sanzioni del patto con cui è legato al Suo popolo, e ci fa capire che non tollera la nostra infedeltà, la nostra ribellione!
Dio è giusto (cfr. per esempio Esdra 9:17; Salmo 11:7), e nella Sua giustizia retributiva, dà a ciascuno ciò che è dovuto secondo le proprie azioni, ci dà quello che meritiamo (cfr. per esempio Esodo 34:7; Salmo 9:7-8; 96:13; Ecclesiaste 12:14; Romani 2:6-8; 2 Corinzi 5:10).
La giustizia retributiva di Dio è la reazione appropriata ai nostri peccati!
Il peccato alla fine porta con sé la propria punizione!
Numeri 32:23 ci avverte: "Ma se non fate così, voi avrete peccato contro il SIGNORE; e sappiate che il vostro peccato vi ritroverà".
Così fu per Israele ed è anche oggi!
“Dio darà al ribelle ciò che sceglie e ciò che merita” (Simone Austen).
Il messaggio dei profeti oltre l’avvertimento del giudizio di Dio era il ritornare al Signore, il ravvedimento (cfr. per esempio Isaia 1:16-17), il cercare il bene (cfr. per esempio Amos 5:4 14–15), il camminare con il Signore (cfr. per esempio Michea 6:6-8). 
Ed è quello che devi fare!
Infine:
3) Il Signore dà e toglie!
Solo Lui è il sovrano! Il destino della nostra vita è nelle Sue mani! (cfr. per esempio 1 Samuele 2:6-8).
Il Signore dà e toglie per farci vedere la follia delle nostre azioni idolatriche!
Albert Barnes scriveva: "Dio toglie tutto, affinché coloro che non hanno conosciuto il Datore attraverso l'abbondanza, possano conoscerlo attraverso il bisogno".
Oggi nella nostra società materialista c’è una tendenza che riguarda molte persone di tutte le età e riguarda il fraintendimento riguardo la fonte della vita, della prosperità, del significato, del senso e della speranza per il futuro!
Queste persone non credono in Dio e anche se ci credono, Dio per loro non è importante.
Queste persone non credono che Dio da solo sia sufficiente a provvedere a tutti i loro bisogni fisici, emotivi e spirituali, che non sia presente nella loro vita, allora guardano ad altro, alle tendenze, o agli idoli moderni, proprio come gl’Israeliti guardavano ai Baal. 
La cosa più sottile da evitare è proprio quello di mischiare la natura del vero cristianesimo con quelle tendenze moderne, filosofiche e umaniste che sono contrarie alla verità rivelata da Dio nella Bibbia.
Concludo con le parole di Gary V. Smith che ci avverte contro il sincretismo e le tendenze moderne, che dobbiamo tenere lontano e quindi non mischiarle con la nostra fede dicendo: “Pertanto, è importante per noi immergerci nella Parola di Dio in modo che le nostre menti possano essere trasformate dall'opera dello Spirito Santo. Come indica Osea, un sistema di credenze che accetta semplicemente il pensiero di questo mondo e lo combina con alcuni versetti della Bibbia sembra e agisce come una prostituzione empia della vera fede”. 
Siamo chiamati a seguire fedelmente il Signore senza compromessi!


 


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