Salmo 63:1 Il desiderio ardente di Davide per Dio
Il filosofo Cicerone (106 a.C - 43 a.C.) disse: “I desideri debbono obbedire alla ragione”.
Non tutti saranno d’accordo con il filosofo, ma certamente, molti anni prima, il re Davide, come vediamo in questo salmo, il desiderio che aveva di Dio era legato alla ragione.
La Bibbia ci parla di desideri buoni e di desideri cattivi, evidentemente questo versetto ci parla del desiderio buono per eccellenza: il desiderio di Dio!
Alcuni studiosi pensano che questo salmo era usato come inno mattutino dei primi cristiani, o come inno mattutino per introdurre il canto dei salmi nel servizio domenicale.
Questo salmo era anche l'inno preferito di uno dei più grandi predicatori dei primi secoli, Giovanni Crisostomo, l'oratore, o predicatore "dalla bocca d'oro", come era generalmente conosciuto.
Anche Teodoro Beza, un leader della Riforma protestante, quando non riusciva a dormire, recitava questo salmo a se stesso, e sebbene non riuscisse a dormire, comunque era pieno di uno spirito di gioia.
Sappiamo benissimo che quando tutto va bene nella nostra vita, è facile dimenticare quanto abbiamo bisogno della presenza di Dio.
Alcuni di noi, in questi casi, possono essere superficiali, o addirittura, trascurare completamente la loro vita devozionale, la preghiera e la meditazione della Parola di Dio, e anche la comunione fraterna.
Poi quando arriva una crisi, siamo così scossi da risvegliare di nuovo il desiderio della comunione con Dio, quindi della vita devozionale, e freneticamente, iniziamo a cercare l'aiuto di Dio attraverso la preghiera e la Bibbia per trovare risposte, conforto, sicurezza e guida.
Juanita Ryan scrive: “A volte ci sentiamo separati da Dio. Durante questi periodi, potremmo sentirci molto simili a quelli che provano i bambini piccoli quando vengono separati dai loro genitori: spaventati, arrabbiati. E potremmo provare un intenso desiderio che i nostri genitori tornino.
Molte cose possono creare questo senso di separazione da Dio. Potrebbe venire come risultato di una perdita, o di una crisi nella nostra vita che ci fa sentire dimenticati, o trascurati da Dio. Potrebbe venire durante un periodo di peccato, o fallimento personale quando lottiamo con la paura che Dio possa condannarci, o rifiutarci. Potrebbe derivare dalla rimozione dalla nostra comunità di fede. Qualunque sia la ragione, un senso di separazione da Dio può generare un intenso desiderio di Dio”.
Prima di tutto vediamo che:
I È UN DESIDERIO PERSONALE (v.1)
Nel v.1 è scritto: “O Dio, tu sei il mio Dio”.
Nel desiderio personale vediamo che:
A) È una relazione confidenziale con Dio
Quello di Davide non è il desiderio, o la ricerca di un uomo che non conosceva Dio, o di un uomo che non aveva alcuna relazione con Dio, era una relazione personale di fede.
Davide riconosce Dio (ʾelōhiym) come il suo Dio (ʾēl).
Entrambi i nomi Ebraici “Dio” mettono in evidenza la potenza, la forza, la preminenza del Signore a cui si può fare appello con fiducia nel momento del bisogno.
Evidentemente dicendo: “Tu sei il mio Dio”, il riferimento è al fatto che il Signore è un Dio personale.
Come vediamo in altre parti della Bibbia, la relazione con Dio, è una relazione intima, individuale che ci coinvolge nei pensieri, nelle emozioni e nella volontà, e con il quale possiamo parlare.
Lo studioso Alexander Kirkpatrick scrive: “Un tale salmo insegna, più efficacemente di qualsiasi definizione formale, ciò che s’intende per Dio personale, un Dio con il quale l'anima può conversare con tutta la forza e il fervore di una devozione amorevole. La sua alta spiritualità è tale che pochi possono raggiungere”.
Non tutti hanno una relazione personale ardente con Dio! anche tra i cristiani!
Questa relazione ardente personale, è una relazione di una devozione amorevole che cerca una persona: Dio, quindi non una religione, o un concetto astratto, o qualcosa d’impersonale. Dio è una persona!
Mark Futato scrive: “Cerchiamo Dio, il Dio vero e vivente. Non cerchiamo né un concetto teologico, né un potere impersonale. Stiamo cercando una persona. Come persone cerchiamo il Dio personale, il Dio a cui sappiamo di corrispondere in qualche modo. Ci ha creati a sua immagine, per essere come lui, per conoscerlo intimamente. Nei nostri cuori sappiamo tutti ciò che sapeva Agostino, le nostre anime sono inquiete finché non trovano riposo nel Dio vero e vivente”.
Senza una relazione personale con Dio, la nostra anima non troverà mai la pace interiore!
Hai questa pace? Hai questa relazione personale con Dio?
Ma attenzione!
“Mio Dio” non indica che Dio è nostro nel senso che lo possediamo, ma che abbiamo una relazione con Lui, che ci conosce e lo conosciamo, che ci ama e lo amiamo, che è il Signore e lo serviamo!
Come puoi possedere il Dio eterno e infinito? È impossibile!
Come puoi pensare di gestire il Dio onnisciente? È impossibile!
Come puoi pensare di capire pienamente il Dio trascendente, inaccessibile, quindi incomprensibile! È impossibile!
“Mio Dio” indica la relazione personale con Dio, non solo perché è il Creatore, ma anche perché c’è una relazione per alleanza, per patto!
Questa relazione è il cuore dell'alleanza (o patto), dai patriarchi fino ai giorni nostri (cfr. per esempio Genesi 12:3; 15:4-7; 17:4-8; 18:10-14; Matteo 26:26-29; Galati 3:8,16; Ebrei 8:8-10).
Nel desiderio personale vediamo ancora che:
B) È una relazione consacrante
Davide dicendo: “Mio Dio”, riflette una relazione intima che aveva con il Signore, ed è più che credere nella Sua esistenza, o di avere qualche informazione su di Lui, come lo è oggi per tante persone, anche cristiane!
La relazione che Davide aveva con il Signore era più di tutto questo!
Davide non era come oggi lo sono tante persone che si dicono cristiane e quindi credenti, e poi la loro vita prende una direzione diversa da quella della volontà di Dio, ma dire: “O Dio, tu sei il mio Dio”, va oltre tutto questo, perché indica una conoscenza intima personale che implica consacrazione, quindi adorazione, obbedienza, sottomissione fedele a Dio e fiducia in Lui!
Infatti al v.8 dirà: “L’anima mia si lega a te per seguirti”.
E questo significa il tenersi stretti, aggrappati, attaccati a Dio per seguirlo come se due parti di qualcosa fossero incollate (cfr. per esempio Deuteronomio 4:4; 10:2; 11:22; Giobbe 38:38; 41:9), e questo esprime l'esclusiva fedeltà a Dio, esprime consacrazione assoluta, radicale e totale!
Quando Jonathan Edwards aveva diciannove anni, fece un patto con Dio, nel suo diario scrisse: “Il 12 gennaio 1723 feci una solenne dedicazione di me stesso a Dio e la scrissi; rinunciare a me stesso e a tutto ciò che avevo a Dio; essere per il futuro, in nessun modo, mio; agire come uno che non aveva diritto a se stesso, in alcun modo.
E giurai solennemente di prendere Dio per tutta la mia parte e felicità; non considerare nient'altro come parte della mia felicità, né agire come se lo fosse; e avere la sua legge come la regola costante della mia obbedienza: impegnarmi a combattere contro il mondo, la carne e il diavolo, fino alla fine della mia vita”.
Hai questo tipo di rapporto di alleanza con Dio?
Hai mai preso questo tipo d’impegno per Dio?
Hai mai pregato, o ti sei consacrato come Jonathan Edwards in questo modo: “Oh Signore, d'ora in poi, consacro la mia vita a te per vivere in modo fedele a te! Riconosco che TU sei il mio Dio?”
Hai mai pregato così?
Se non lo hai mai fatto t’incoraggio a farlo in questo momento!
Davide si rivolge a Dio con piena fiducia, come un bambino si rivolge a suo padre e con la stessa dinamica istintiva, senza nessuna domanda, senza nessun dubbio, senza nessuna incertezza!
In tutte le sue angustie e privazioni nella vita, Davide rimaneva ancora incollato a Dio con fede!
In una situazione difficile e ardua come quella di Davide, abbiamo provato un po' tutti la solitudine, ma come scrive Gerard Wilson: ”Nonostante il senso di isolamento da Dio che ne consegue, il salmista rimane impegnato nella relazione con Dio, ed è questo impegno che pone le fondamenta della sua fiducia nella liberazione”.
Il credente, nonostante le avversità e la solitudine, lo cerca perché è consapevole che è il suo Dio!
Allen Ross ci ricorda: “Quando situazioni avverse minacciano di sopraffare il popolo di Dio, possono fare affidamento sulla semplice verità che il Dio vivente è il loro Dio e loro sono il suo popolo. E così, nonostante le circostanze, e forse a causa di esse, il salmista cerca Dio ardentemente”.
Il deserto delle avversità spinge un vero credente, una vera credente verso Dio! Non lo allontana da Lui! Se si allontana definitivamente non ha mai avuto una vera fede!
Martyn Lloyd Jones riguardo il fatto che Davide nonostante le avversità cercava Dio affermava: “Questo è un punto tremendamente importante. Troverete molte persone che hanno sempre pensato di essere cristiane e che sono sempre state considerate cristiane da tutti. Ma quando qualcosa va storto, personalmente, o nei confronti dei loro cari, la loro reazione immediata è quella di dire: ‘Perché Dio mi ha fatto questo?’. Si allontanano da Dio. S’infastidiscono e sono pieni di domande, dubbi e brontolii. Sentono che Dio li tratta in modo ingiusto e poco gentile.
Molti di loro rinunciano persino alla loro professione apertamente, dicendo: ‘Non c'è niente di buono. Se Dio è Dio, perché mi è permesso di soffrire così?’.
Molti hanno lasciato la chiesa cristiana e hanno rinunciato a qualsiasi pretesa di professione di fede cristiana. Come la moglie di Giobbe, dicono a se stessi e gli uni agli altri: ‘Malediciamo Dio. Che valore ha questa cosa se ci lascia soffrire in questo modo?’. E questo purtroppo è abbastanza comune.
Ma il vero credente fa esattamente il contrario, ed è per questo che si tratta di una prova così sottile e approfondita.
La reazione immediata di un credente in un momento di difficoltà è quella di avvicinarsi a Dio: ‘Da chi andremo se non da Te?’, dice il credente, ricordando le parole del salmista.
Troverete in tutti questi salmi che questi uomini, pur essendo spesso perplessi e in posizioni dolorose, si rivolgono sempre a Lui. Sono come l'ago di una bussola: può oscillare e variare, ma si ferma sempre su un punto fisso. ‘Presto ti cercherò’".
Così avendo questo in mente, come cristiani dovremmo considerare che nei momenti più difficili dovremmo cercare Dio con la lettura, la meditazione, lo studio della Bibbia, la preghiera e non trascurare i culti della chiesa.
Ma quello che è importante è conoscere Dio personalmente e oggi è possibile solo attraverso Gesù Cristo (Giovanni 14:1-6; 17:3).
Steven J. Cole scrive: “C'è una grande differenza tra conoscere una persona e conoscerla realmente. Puoi imparare molto sul presidente Obama. Puoi leggere articoli di notizie e libri sulla sua vita. Puoi imparare tutto sulla sua personalità, le sue abitudini personali e la sua vita familiare. Ma non è ancora lo stesso che conoscerlo personalmente.
Conoscere personalmente il Presidente richiederebbe una presentazione o un'occasione per incontrarsi, e poi trascorrere ore con lui per un lungo periodo di tempo in molte situazioni. Man mano che la relazione si sviluppava, inizieresti a scoprire sempre di più sull'uomo, non da un punto di vista accademico, ma come amico intimo.
Così deve essere con Dio, se vuoi cercarlo. Deve esserci stato un tempo in cui Lo hai incontrato personalmente tramite Gesù Cristo”.
Lo hai incontrato tramite Gesù Cristo?
In secondo luogo:
II È UN DESIDERIO PREMINENTE (v.1)
Sempre al v.1 leggiamo: “Io ti cerco dall’alba”.
“Ti cerco dall’alba” (ʾăšaḥrekā – piel imperfetto attivo – dal sostantivo shachar, cioè “alba”; cfr. per esempio Isaia 26:9) contiene l’idea di alzarsi presto, di cercare al mattino Dio, appunto all’alba.
Questo verbo significa cercare di ottenere, o raggiungere qualcosa che si desidera, indica una ricerca focalizzata, attenta, diligente, intensa, ardente e urgente (cfr. per esempio Giobbe 7:21; 8:5; 78:34; Proverbi 1:28; 7:15; 8:17; 13:24; Isaia 26:9; Osea 5:15), quindi suggerisce l’agire con lo sforzo e l'impegno che dimostriamo quando ci alziamo presto per fare qualcosa.
Parlando di questo verbo lo studioso Ruppert scrive: “Esprime qualcosa di più della semplice ricerca di Yahweh… Piuttosto, si tratta sempre di una ricerca urgente che cerca di sventare l'angoscia, sempre con la connotazione di anelare e vegliare”.
Allora quando hai paura, quando stai scivolando nell’angoscia, quando mille preoccupazioni danno assalto all’anima tua, cerca Dio intensamente, urgentemente, diligentemente!
Cercalo fin dalle prime luci della giornata!
Quindi stiamo parlando di una ricerca che non è fatta con superficialità, ed è prioritaria, infatti Davide cerca Dio fin dall’alba e indica ciò che cerca prima di tutto e di tutti!
Per Davide la ricerca di Dio era una questione di primaria importanza!
Ecco perché lo cercava dall’alba, come prima cosa nella giornata, prima di fare la qualsiasi cosa!
James Montgomery Boice scrive a riguardo: “Non c'è modo migliore per iniziare ogni giornata se non cercando seriamente il volto di Dio attraverso lo studio personale della Bibbia, la meditazione e la preghiera devota”.
Prima di qualsiasi attività della giornata, come Davide dobbiamo cercare Dio prima di tutti e di tutto; prima che arrivano altre attività, o cose che ci possono distrarre e distogliere la nostra attenzione.
Ma non solo, dobbiamo cercare Dio prima di tutti e tutto, perché, come dice Adam Clarke: “Ciò che per primo s’impadronisce del cuore al mattino è probabile che occupi il posto per tutto il giorno. Le prime impressioni sono le più durevoli, perché non c'è una moltitudine di idee che le scaccino, o impediscano loro di essere profondamente fissate nel sentimento morale”.
La mente alla mattina presto è più lucida che durante il giorno e alla sera.
Ben riposati saremo più concentrati nelle discipline spirituali!
Infine il desiderio di Davide:
III È UN DESIDERIO PROFONDO (v.1)
Sempre al v.1 è scritto: “Di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua”.
La Bibbia ci dice che chi cerca Dio con tutto il cuore lo troverà!
Geremia 29:13 parla di questa promessa: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (cfr. per esempio Deuteronomio 4:29).
Questo è un desiderio ardente e consumante!
Tozer scriveva: “Avvicinatevi agli uomini e alle donne sante del passato e sentirete subito il calore del loro desiderio di Dio. Hanno pianto per Lui, hanno pregato, lottato e cercato giorno e notte, in stagione e fuori, e quando l'hanno trovato è stato ancora più dolce per la lunga ricerca”.
Davide desiderava ardentemente Dio!
Vediamo:
A) Il contesto
L’immagine è di un viaggiatore assetato che attraversa il deserto, infatti Davide era nel deserto com’è scritto al v.1: "Quando era nel deserto di Giuda", quando era re (v.11), quando fuggì dal figlio Absalom, quando si ribellò a lui per essere il nuovo re (2 Samuele 15:23, 28; 16:2,14; 17:16).
Il "deserto di Giuda" si trova tra le colline della Giudea e il Mar Morto. Le precipitazioni sono così minime, e quindi alcune zone così aride, soprattutto nella parte orientale, che l'area è chiamata "deserto", ma non "deserto" nel senso di sabbia e dune di sabbia, ma come un posto aspro e arido.
Davide fu costretto a lasciare Gerusalemme; dovette fuggire per salvarsi la vita, e a un certo punto di quell'esodo da Gerusalemme, lui e la sua compagnia si trovarono in un deserto.
Il desiderio suscitato da questo luogo desolato è un desiderio molto più profondo, il desiderio di Dio!
Davide desidera la comunione con il Signore come uno che ha sete d'acqua dopo giorni nel deserto; ha un desiderio profondo come una terra arida senz’acqua!
“La sua bocca secca di polvere era un simbolo della sua anima arida: proprio come la sua lingua desiderava ardentemente una bevanda rinfrescante da un ruscello fresco, la sua anima era disperatamente assetata di acqua viva, della presenza e della comunione di Dio” (Leadership Ministries Worldwide).
Come anche la terra soffre perché non ha acqua, come anche il corpo soffre (languente - ʿāyēp̱ è esausto, stanco - cfr. per esempio Genesi 25:29,30; Deuteronomio 25:18) per disidratazione e anela all’acqua in un deserto dove non c’è, così l’anima di Davide soffre ed è assetata di Dio.
Davide fa un paragone tra il suo bisogno fisico di acqua nel deserto e il suo bisogno spirituale di Dio.
Davide desidera il Signore come una persona assetata d'acqua in mezzo a una terra arida e assetata.
La sua anima non poteva vivere senza Dio più di quanto il suo corpo potesse vivere senza acqua (cfr. per esempio Salmo 42:1–2; 84:2; 143:6; Matteo 5:6; Giovanni 7:37).
Così il senso della frase è: "Ho sete di te come sete d'acqua nel deserto", o "Ti desidero come una persona che ha sete d'acqua nel deserto".
In questo desiderio profondo troviamo:
B) Il coinvolgimento
Tutta la persona di Davide è coinvolta nel suo desiderio di Dio.
“Di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua”.
(1) Davide parla della sua anima
“Di te è assetata l'anima mia”.
“Anima” (nep̱eš) ha diversi significati nella Bibbia, potrebbe riferirsi a tutta la persona che assetata di Dio (cfr. per esempio Genesi 12:5; Esodo 16:16; Levitico 4:2; Ezechiele 18:4), come anche al sè interiore di una persona, all’essere interiore che pensa, sente, vuole e desidera, quindi all’essenza della vita (cfr. per esempio Genesi 34:3; Giudici 10:16; Proverbi 14:10; Ezechiele 25:6), ed è in questo senso che viene usata qui.
“Assetata” (ṣomĕʾâ – qal perfetto attivo) esprime il suo bisogno presente.
(2) Davide parla del suo corpo
Anche il suo corpo è languente in arida terra, senz'acqua.
“Corpo” (baśar) contiene l’anima e i bisogni fisici del salmista.
Anche il corpo anela (kāmahh – qal perfetto attivo) a Dio, cioè lo desidera fortemente, implicando un desiderio così grande da causare una debolezza fisica.
Il corpo è languente (ʿāyēp), cioè "stanco", "esausto", "debole” come se richiedesse cibo, bevanda e riposo per riprendersi (cfr. per esempio Genesi 25:29,30; Deuteronomio 25:18; Giudici 8:4-5,15; 2 Samuele 16:14; 17:29; Gb 22:7; Salmo 143:6; Proverbi 25:25; Isaia 5:27; 28:12; 29:8; 32:2; 46:1; Geremia 31:25).
Così le due parole "anima" e "corpo" abbracciano l'intera persona per esprimere l'idea che tutto il suo essere desiderava solo Dio e nient’altro.
Tutto il suo essere anelava alla comunione con il Signore.
Tutto il suo essere era intensamente concentrato sull'avere l’esperienza della presenza di Dio, lo vuole, è assetato!
È un desiderio profondo esclusivo per Dio tanto da essere consumante!
Dio non era per Davide, un’esperienza aggiuntiva come lo per molte persone oggi, nel senso che insieme alle altre cose, o persone, possiamo dire “idoli” aggiungono Dio per soddisfare la loro anima!
No! Davide era “assetato” solo di Dio! Perché dipendeva da Dio!
Trovandosi in un deserto arido, una terra arida dove non c'è acqua, Davide aveva più di una sete fisica, aveva sete solo di Dio!
Quindi la condizione fisica dell'essere nel deserto è applicata alla sua condizione spirituale: ha bisogno di Dio.
Così la ricerca di Dio non è casuale, Davide non è indifferente, o titubante.
È una ricerca voluta che lo consumava dalla voglia di trovare Dio come si desidera l’acqua quando abbiamo sete in una giornata calda d’estate.
Davide in quella grande difficoltà, mentre attraversava il deserto, non ha perso la fede, non ha perso la presa su Dio! Lo desiderava sempre di più!
“Avere Dio e cercarlo” non è una contraddizione, vanno di pari passo come ci ricorda Alexander Maclaren: "Nella regione della vita devota è vero il paradosso che desideriamo proprio perché abbiamo".
Provate a mettervi nei panni di Davide, certamente era in difficoltà e pieno di perplessità, sconfortato e deluso dal figlio, e da tutti coloro che lo avevano tradito seguendo il figlio.
Anche se non siamo re, quante volte ci siamo sentiti come Davide, o forse ci sentiremo come Davide nel nostro deserto!
Problemi, tradimenti, dubbi, confusione!
Questi momenti sono sempre momenti di prova, momenti che testano, che ci fanno capire chi siamo veramente nella fede, dove siamo arrivati nel nostro cammino di fede!
In questi momenti tutto il nostro essere, se abbiamo conosciuto veramente Dio, lo desidererà!
Una persona nel deserto non desidererà la televisione, o andare al cinema, o andare a vedere una partita, o avere soldi, e nessuna altra cosa, in quel momento desidererà l’acqua!
Nel deserto di una circostanza il vero credente desidererà quello che è più importante nella sua vita: Dio!
CONCLUSIONE
Il deserto, in senso metaforico, è un luogo dove sperimentiamo l’abbandono, la desolazione, la solitudine, la tristezza, lo sconforto, la confusione, lo smarrimento!
Ti sei mai sentito così? Ti assicuro che è davvero una cosa brutta!
Joshua L. Hickok parlando metaforicamente sul significato del deserto, scrive: “Il deserto è un luogo di lotta, difficoltà e demoni (Deuteronomio 8:15; Matteo 12:43). Entrare nel deserto, dunque, diventa allegoricamente ed effettivamente un ingresso nella morte. Il deserto richiede una dipendenza da Dio per sostenere la vita. Agisce come un agente purificatore sul popolo di Dio per insegnare loro la fiducia, la dipendenza e l'adesione ai suoi comandi. Diventa luogo e immagine implorante per mettere a morte attraverso il pentimento la rivoluzione contro la volontà di Dio iniziata nell'Eden”.
Il deserto può essere occasione di santificazione e di ricerca più approfondita di Dio!
Quindi se in questo momento sei nel deserto ringrazia Dio e desideralo!
Quello che abbiamo visto in questo versetto è che il desiderio per Dio è un desiderio personale, un desiderio preminente e profondo nel deserto!
Dal momento in cui inizia la giornata, Davide cerca Dio; ha sete di Dio come quando si è nel deserto e si ha sete di acqua!
Davide dipendeva da Dio, era la fonte che riempiva la sua anima di pace, forza, energia!
Davide sapeva che la sua vita dipendeva da Dio! Ecco perché aveva un forte desiderio di Dio!
Questo desiderio ardente di Davide, l’aveva anche Paolo.
In Filippesi 1:21 è scritto: ”Per me il vivere è Cristo e il morire e guadagno”, guadagno nel senso che non vedeva l'ora di morire perché ciò significava che sarebbe stato con Gesù. Voleva Gesù più di quanto volesse vivere!
Non dobbiamo mai perdere di vista ciò che dice Paolo in Romani 11:36: “Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose” e ancora: “In lui viviamo, ci muoviamo, e siamo” (Atti 17:28).
Purtroppo questo desiderio di Dio, personale, preminente e profondo, è estraneo non solo a chi è ateo, ma anche a molti cristiani oggi!
Perché molti cristiani non desiderano ardentemente Dio?
William Law diceva: "Se non senti forti desideri per la manifestazione della gloria di Dio, non è perché hai bevuto profondamente e sei soddisfatto. È perché hai rosicchiato a lungo la tavola del mondo. La tua anima è piena di piccole cose e non c'è spazio per le grandi".
Allora se non hai sete di Dio, non è perché Dio non soddisfa; piuttosto, è perché il tuo cuore è diviso tra il Signore e i desideri del mondo.
Se pensiamo di riempire il nostro cuore insieme degli idoli del mondo e di Dio, Dio non ci potrà mai riempire di Lui!
Crocifiggi questi desideri!
Crocifiggi i tuoi idoli e desidera ardentemente solo Dio! E Dio ti riempirà di Lui!