Salmo 63:2-4: Il desiderio prioritario di Davide per Dio
Il re Davide (v.11) si trova nel deserto in fuga dal figlio Absalom, quando si ribellò al padre per detronizzarlo (2 Samuele 15:23, 28; 16:2,14; 17:16).
Il desiderio suscitato da questo luogo desolato, è un desiderio molto più profondo, è un desiderio ardente e prioritario per Dio!
Davide desidera la comunione con il Signore come uno che ha sete d'acqua dopo giorni nel deserto; ha un desiderio forte come una terra arida senz’acqua!
Nei vv.2-4 vediamo l’intenzione e l’implicazione del desiderio prioritario di Davide.
Partiamo con il considerare:
I L’INTENZIONE DEL DESIDERIO DI DAVIDE PER DIO (v.2)
Questa è:
A) La conclusione (v.2)
La conclusione del suo desiderio ardente e prioritario per Dio.
Con una forte enfasi, Davide al v.2 dice: “Così ti ho contemplato nel santuario”.
Il modo in cui Davide gestiva la sua pressione, era di contemplare Dio nel santuario.
Altri passi dei salmi parlano di “contemplare” la faccia, o le opere di Dio oltre a questo versetto (Salmo 11:7; 17:15; 27:4; 46:8).
“Così” (kēn – avverbio) indica la logica conclusione (cfr. per esempio Salmo 16:9; 18:49; 25:8; Isaia 5:13; Geremia 14:10), o conseguenza, o logico risultato, o effetto successivo logico (cfr. per esempio Numeri 18:24) del fatto che aveva sete di Dio e allora lo ha contemplato per soddisfare questa sete.
Quando hai sete di Dio contemplalo!
Concentrati su chi è Dio e non sulla circostanza difficile che stai vivendo!
Davide era così desideroso di Dio che lo ha contemplato.
Alcuni studiosi pensano si riferisca a un’esperienza passata di Davide a Gerusalemme.
In questa esperienza vide Dio nella Sua potenza e gloria.
Quest’alta visione di Dio del passato, lo ha portato a una più profonda conoscenza di Dio, tanto da afferrarlo e così ora in questo momento difficile lo ricorda.
Davide aveva visto il grande Re dell'universo, esaltato in potenza assoluta, immutabile in gloria impressionante e trascendente.
Davide ricorda che i suoi bisogni spirituali sono stati soddisfatti in passato quando ha guardato Dio nel santuario e lo incoraggia ora nella sua situazione difficile in cui si trova.
Fu l'esperienza di Davide della gloria di Dio nella sua vita che lo portò a cercare Dio così appassionatamente.
Ma nel contesto del salmo, sembra che Davide esprima il desiderio di un'esperienza presente dell'auto-rivelazione di Dio.
Certo, ci potrebbe anche essere l’interpretazione che ciò che Davide aveva sperimentato nel passato, riguardo a Dio, ora lo desidera di nuovo.
“Contemplato” (ḥăzîtîkā – qal perfetto attivo) è “percepire con la vista” in senso letterale (cfr. per esempio Giobbe 15:17; Proverbi 24:32; 29:20), vedere una manifestazione della presenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 24:11; Giobbe 19:26).
Questo potrebbe riferirsi anche a percepire Dio sotto forma di una visione, in cui vide, o desiderava vedere, qualche manifestazione della presenza di Dio, o di rivelazione di Dio, come quella vissuta dai profeti (cfr. per esempio Numeri 24:4, 16; Isaia 1:1; 2:1; 6:1; 30:10; Lamentazioni 2:14; Ezechiele 1:1,26-28; 13:6–8; Amos 1:1; Michea 1:1; Abacuc 1:1); in tale visione viene trasmesso un messaggio profetico.
“Contemplato” allora può riferirsi a una visione, con l’idea di aspettare e stare all'erta per l'incontro salvifico di Dio (cfr. Salmo 5:3; 27:4; Abacuc 2:1).
Ma potrebbe avere un senso metaforico di ammirare (cfr. per esempio Giobbe 37:25; Cantico dei Cantici 7:1; Isaia 47:13), guardare intensamente Dio spiritualmente, o percepirlo spiritualmente, focalizzare la propria attenzione su Dio.
Oppure si riferisce a una comprensione spirituale (cfr. per esempio Giobbe 36:25–26).
Il “santuario” (qōdeš) è il luogo santo, un luogo consacrato dove dimora Dio (cfr. per esempio Esodo 26:33-34; 28:29; 1 Re 6:16); si può riferire al santuario celeste.
Questo ricorda la visione di Isaia del Signore nel tempio (Isaia 6:1-9) e ha l'effetto simile di ricordare a Davide, in modo quasi schiacciante, la forza e la gloria di Dio.
Alcuni studiosi pensano che si riferisca alla presenza simbolica di Dio nell'arca dell'alleanza, forse quando fu portata in battaglia (cfr. per esempio Salmo 80:1–2; 132:8).
Ma penso si riferisca più al santuario celeste.
Benchè Davide si trovasse nel deserto in fuga da Absalom, non gli impedisce di contemplare Dio spiritualmente!
Così possiamo contemplare Dio dovunque ci troviamo, in chiesa, in un letto di ospedale, in viaggio, a casa, se ci troviamo nella gioia, o nell’avversità come Davide.
Sempre e ovunque possiamo ricercare Dio nel Suo santuario celeste per percepirlo spiritualmente, per concentrare la nostra attenzione su di Lui.
Così quando contempliamo Dio, accade qualcosa di positivo alla nostra mente e penso anche alle nostre emozioni.
Spurgeon disse: “È stato detto da alcuni che ‘lo studio appropriato dell'umanità è l'uomo’. Non mi opporrò all'idea, ma credo sia altrettanto vero che lo studio appropriato degli eletti di Dio è Dio; lo studio appropriato di un cristiano è la Divinità. La più alta scienza, la più alta speculazione, la più potente filosofia, che possa mai attirare l'attenzione di un figlio di Dio, è il nome, la natura, la persona, l'opera, le azioni e l'esistenza del grande Dio che egli chiama il suo Padre. C'è qualcosa che migliora enormemente la mente nella contemplazione della Divinità. È un argomento così vasto, che tutti i nostri pensieri si perdono nella sua immensità; così profondo che il nostro orgoglio è annegato nella sua infinità”.
Le persone che contemplano Dio con l’intercessione di Gesù e dello Spirito Santo, hanno e sperimentano proprio questo, subito dopo sono sollevati, riposati, o entusiasti, o incoraggiati in mezzo alla loro situazione difficile.
Consideriamo ora:
B) La caratteristica (v.2)
Nel v.2 è scritto: “Per veder la tua forza e la tua gloria”.
La caratteristica, che è anche lo scopo della contemplazione di Davide, è per vedere la forza e la gloria di Dio.
Ciò che desidera ora nel deserto, è ciò a cui ha assistito in passato, per vedere l'evidenza della presenza potente e gloriosa di Dio.
Davide spera di vedere (rʾôt – qal infitivo attivo), cioè vedere con gli occhi (cfr. per esempio Genesi 27:1), oppure sperimentare (cfr. per esempio Geremia 5:12; 14:13; 20:18; 42:14); percepire (cfr. per esempio Genesi 1:4,10,12,18,21,25,31; Esodo 3:4) la forza e la gloria di Dio.
Può anche connotare un'osservazione e comprensione spirituale per mezzo di visioni (cfr. per esempio Genesi 41:22; Isaia 30:10).
Allora questa parola può indicare l'atto di vedere sia in senso letterale che figurato, o l'atto di mostrare, o percepire, o sperimentare la forza e la gloria di Dio.
Davide voleva vedere una manifestazione speciale della forza e della gloria di Dio.
“Forza” (ʿōz) e “gloria” (kā·ḇôḏ) significa il vedere le cose potenti e gloriose che Dio ha fatto.
Lo studioso James Swanson parlando della parola “forza” (ʿōz) scrive che significa: “Potere, potenza, cioè una condizione in cui si può esercitare una grande forza, o resistere a una grande forza, con l'obiettivo di avere la capacità di fare ciò che è desiderato, voluto, o necessario (Esodo 15:13; Salmo 89:10)”.
È la potenza con cui Dio guidava il Suo popolo, e mediante il quale possiamo essere certi che il mondo rimane stabile e non sarà scosso come ci ricorda il Salmo 93:1.
La potenza del Signore, è la forza del creatore e sovrano su tutto ciò che ha creato; colui che ha creato i cieli, il mondo e tutto ciò che contiene (Salmo 89:11), che doma il mare impetuoso (Salmo 89:9), che ha stroncato l’Egitto (Salmo 89:10) e con braccio potente ha disperso i suoi nemici (Salmo 89:10), che ha la mano forte (Salmo 89:13)
Questa forza del Signore è la forza salvifica del Suo popolo, ed è per questo che il credente confida in Lui!
Nel Salmo 28:7-8 leggiamo: “Il SIGNORE è la mia forza e il mio scudo; in lui s'è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto. Il SIGNORE è la forza del suo popolo; egli è un baluardo di salvezza per il suo unto”.
Così, “non dobbiamo pensare che, dove non vediamo alcuna possibilità, Dio non ne veda” (Marcus Dods).
Siamo incoraggiati a cercare la Sua forza dicono 1 Cronache 16:11 e il Salmo 105:4.
Donald Grey Barnhouse affermava: “Non dovremmo mai stancarci del pensiero della potenza di Dio”.
Ed è chiaro che in una situazione così difficile, dove i nemici si sono rivoltati contro di lui, che Davide pensi alla potenza di Dio! Quella potenza protettrice e salvifica!
Ma Davide voleva anche vedere la gloria di Dio.
“Gloria” (kā·ḇôḏ) nell’Antico Testamento, a volte si riferisce allo splendore visibile di un monarca, o di qualche altra persona importante, glorioso nel suo imponente abbigliamento (Salmo 24:7-10).
È l'attribuzione di un rango elevato a una persona (cfr. per esempio Genesi 45:13; Proverbi 11:16); si riferisce all’alto onore di Dio che si manifesta.
Quindi la gloria visibile è un'appropriata espressione esteriore dell’intrinseca maestà di Dio (cfr. per esempio Salmo 66:2; 72:19; 79:9).
La gloria di Dio ci parla della Sua grandezza e trascendenza che si manifesta alle persone.
La gloria di Dio è la Sua presenza visibile e operante, ed è quello che si aspetta Davide di vedere nella sua avversità, e questa gli fornisce la speranza che Dio possa ancora agire nella liberazione dai suoi nemici come ha fatto nel passato nella storia del popolo d’Israele.
Davide riguardo il vedere la forza e la straordinaria importanza del Suo essere, cioè la Sua gloria, vuole quella potenza di Dio dell'esodo dall’Egitto e l'ingresso in Canaan, quando la presenza impressionante di Dio e i suoi atti potenti furono rivelati a Israele! (Esodo 14:19-20; Numeri 14:22).
Il Re di gloria, il Signore degli eserciti che combatte e vince per il Suo popolo (Salmo 24:8), questo voleva sperimentare Davide in quel momento!
“Signore degli Eserciti” si riferisce al fatto che Dio è forte e potente in battaglia, quindi un Dio vittorioso che combatte per il Suo popolo!
Così Davide nel contemplare la forza e la gloria di Dio riviveva mentalmente quei grandi eventi storici di molti anni prima anche se lui non era ancora nato, aspettandosi la manifestazione della presenza di Dio potente e gloriosa, e in questo trovava coraggio e sicurezza!
In secondo luogo vediamo:
II L’IMPLICAZIONE DEL DESIDERIO DI DAVIDE PER DIO (vv.3-4)
Chi desidera Dio, lo contempla e lo loda!
La contemplazione lascia il posto alla lode!
“La bocca che è iniziata secca e polverosa è ora piena di lode e benedizione per Dio” (Beth Tanner).
Davide dichiara il suo impegno a lodare, quel Dio di cui l’intero suo essere desidera ardentemente e contempla!
Nell’implicazione del desiderio per Dio vediamo due aspetti.
Il primo aspetto è:
A) La priorità di Davide
La priorità di Davide, anche in un momento difficile, non è la sua pelle, ma la bontà di Dio!
“Molti uomini si sono stancati della loro vita, com’è evidente nella Scrittura e nella storia; ma non si è mai trovato nessuno che fosse stanco dell'amore e del favore di Dio” (Thomas Brooks).
La bontà di Dio ispira una lode gioiosa.
Nel v.3 leggiamo: “Poiché la tua bontà vale più della vita”.
Davide sa anche che la bontà di Dio non è solo migliore di alcuni aspetti della vita, ma è migliore della vita stessa!!
La relazione, o la comunione con Dio è meglio della vita al suo meglio; meglio della vita agiata in un palazzo, meglio della buona salute, meglio dell'onore, meglio della ricchezza, meglio del piacere!
La parola Ebraica per bontà, indica l'intervento gentile di uno di potere e rango superiore nella vita di uno di rango inferiore.
“Bontà” (ḥasdĕkā) si riferisce all’amore fedele e costante di Dio (cfr. per esempio Salmo 118:1).
Quindi l’amore infallibile di Dio è legato alla fedeltà, alla Sua alleanza, al Suo patto, alla relazione con il Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 34:6-7; Deuteronomio 7:9).
La vita, con tutti i suoi benefici e problemi cambia; ma l'amore fedele e costante di Dio no! Non cambia mai!
Forse l'uso più noto di questa parola si trova nel Salmo 136, dove il termine è usato 26 volte come parte del ritornello, "Perché la sua bontà dura in eterno".
In questo brano il salmista applica questa parola all'opera di Dio nella creazione (Salmo 136:4–9), al Suo regno in cielo (Salmo 136:26), e alle sue vittorie militari (Salmo 136:17–22).
Altrove nell'Antico Testamento la bontà di Dio si manifesta con i Suoi atti di redenzione (cfr. per esempio, Esodo 15:13), con il perdono (cfr. per esempio, Numeri 14:19).
Davide esprime la sua felicità per l'amore costante di Dio e loda Dio con gratitudine.
Eppure questo era un periodo in cui sembrava che potesse perdere tutto: il suo regno, la sua reputazione e forse anche la sua vita.
Ma Davide invece di lamentarsi, volse il suo cuore a Dio e reputò la bontà del Signore più importante, che ha più valore (vale - ṭôb) della sua stessa vita!
“Vale più della vita” è un modo per dire che l'amore costante di Dio è la cosa più preziosa che ci sia per lui, più della sua vita stessa, e anche di qualsiasi altra cosa!
Commentando questo passo John Piper dice: “Ciò significa che Davide voleva Dio più di quanto volesse la vita. E se vuoi Dio più di quanto tu voglia la vita, allora vuoi Dio più di quanto tu voglia tutte le gioie di questa vita: famiglia, salute, cibo, amicizia, relazioni sessuali, soddisfazione sul lavoro, produttività, libri, skateboard, computer, musica, case, tramonti, colori autunnali. Quando Davide dice che l'amore di Dio è migliore della vita e quindi migliore di tutta la bellezza che la vita significa, non sta negando che tutte queste cose buone provengono dall'amore di Dio. Egli ci avverte, piuttosto, che se i nostri cuori si posano (anche con gratitudine!) sulla bellezza del dono e non anelano alla bellezza infinitamente più grande del Donatore, allora siamo idolatri e non adoratori di Dio”.
Davide preferiva morire piuttosto che vivere senza l'amore fedele di Dio!!
Cosa sarebbe la vita senza l'amore di Dio? Che valore avrebbe?
Senza l’amore di Dio la vita non è degna di essere vissuta!
In diversi Salmi (per esempio Salmo 21:4; 34:11-12; 64:1; 103:4), la vita e la sua conservazione dalle minacce, per esempio, dai nemici, dalle malattie, è un valore supremo, ma la bontà di Dio, cioè il Suo amore fedele la supera!
H.C. Leupold scrive: “Sebbene la vita sia comunemente considerata quasi il nostro tesoro principale, è di gran lunga superata dalla consapevolezza di quanto sia grande la fedeltà di Dio nei Suoi rapporti con i Suoi figli”.
Un vero figlio di Dio, una vera figlia di Dio, si rende costantemente conto che questo mondo è passeggero, la vita è fragile e breve.
Ma il mondo di oggi non crede questo e sta facendo del suo meglio per dimenticare questa verità profonda: la vita è transitoria e passeggera (cfr. per esempio Filippesi 3:17-21; Ebrei 11:13-16; 13:14; 1 Pietro 2:11).
Anche noi cristiani desideriamo la vita, la buona salute, e pur di rimanere in vita facciamo di tutto, ma per Davide non era così secondo questo salmo!
Ma una persona veramente consacrata a Dio, sebbene la vita sia così cara e preziosa, tuttavia desidererà la bontà, l’amore fedele di Dio, prima di se stesso.
Davide sapeva che Dio era sempre con lui, sia nella buona, o nella cattiva sorte, sia nel palazzo reale a Gerusalemme, o sia nel deserto mentre scappa dal figlio Absalom!
La bontà del Signore offre il coraggio di rimanere fedelmente impegnati di fronte alla possibilità della morte.
Se dubiti dell’amore fedele di Dio ricordati due verità importanti a riguardo.
La prima verità è che il Suo amore è concreto e lo ha dimostrato mandando il Figlio a morire in croce per te (Giovanni 3:16; 1 Giovanni 3:16).
La seconda verità è che nessuno e mai potrà separarti dall’amore di Dio (Romani 8:32-39).
Secondariamente vediamo:
B) La passione di Davide
Nel v.3 leggiamo: “Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno”.
James Hamilton scrive: “Scegliamo ciò che vogliamo, cerchiamo ciò che amiamo e lodiamo ciò che ci piace. Per Davide, la sua esperienza di Dio lo convince che deve avere Dio: lo desidera sopra ogni cosa. E l'amore incomparabile di Dio fa sì che le labbra di Davide facciano ciò che dovrebbero”.
Nel mezzo di questa esperienza nel deserto, Davide pensa con le sue labbra a lodare Dio!
A causa della bontà del Signore, cioè del Suo amore fedele e costante, Davide loderà Dio!
Le cose potrebbero andare male, e non godere al momento di tutti i benefici della bontà di Dio, ma Davide lo loderà comunque!
Solo il vero credente può lodare Dio quando non sta sperimentando le benedizioni di Dio in quel momento, anche in un periodo di grande difficoltà!
“Ti loderanno” (yĕšabbĕḥûnĕkā – piel imperfetto attivo) esprime l’intensità del lodare Dio.
“Lodare” (šāḇaḥ) significa esaltare la grandezza e le opere di Dio come atto di adorazione.
Spurgeon commenta così: “Se non vediamo motivo di rallegrarci nel nostro patrimonio, avremo sempre motivo di rallegrarci nel Signore. Se nessun altro benedice Dio, il suo popolo lo farà; la sua stessa natura, come Dio infinitamente buono, è un argomento sufficiente per lodarlo finché esistiamo”.
La lode consiste in buone parole che elencano le caratteristiche di Dio, e per esempio questo salmo celebra: la forza, la gloria, la bontà, l'aiuto e la protezione di Dio (vv. 2-3,7-8).
Ma è molto interessante che la parola ebraica per “lode” (šāḇaḥ) che è usata raramente nell'Antico Testamento, certamente, come dicevo prima, indica esaltare Dio e le Sue opere, quindi tenerlo in grande considerazione (cfr. per esempio Ecclesiaste 4:2).
Ma gli studiosi della lingua Ebraica dicono che il significato principale di “lodare” è “essere calmo, o fermo”, per esempio questa parola, è usata nel Salmo 65:7, per indicare che Dio placa il fragore dei mari, dei loro flutti.
E in questo senso indica un'adorazione serena e riflessiva di Dio in contrapposizione alla lode rumorosa e chiassosa!
E implicitamente, in questo senso, la lode ha un beneficio calmante per la nostra anima.
Anche nelle difficoltà dovremmo sempre lodare Dio e promettere di farlo sempre indipendentemente da come ci andranno a finire le cose!
Questo oltre a onorare Dio, sarà un balsamo per la nostra anima!
Infine troviamo:
B) La promessa di Davide
Il v.4 dice: “Così ti benedirò finché io viva, e alzerò la mani invocando il tuo
nome”.
Alexander Maclaren disse: "Se non abbiamo nulla da dire sulla bontà di Dio, la causa probabile è la nostra mancanza di esperienza di essa".
Noi vediamo qui l’impegno di Davide nel benedire il Signore sempre!
Ancora con enfasi e intensità, Davide prega con la promessa che benedirà (ʾăbārek – piel imperfetto attivo) Dio.
(1) La promessa di Davide è di benedire Dio
Sempre James Hamilton scrive: “Se Dio è migliore della vita, la cosa migliore da fare con la propria vita è benedire Dio con essa. A questo Davide s’impegna, affermando anche che alzerà le mani nel nome di Dio”.
“Benedire” (bāraḵ) significa “lodare”, o “ringraziare”, quindi Dio.
“Benedire” significa pronunciare parole dell'eccellenza di Dio.
Sostanzialmente, quando una persona benediva Dio, lo faceva per un motivo.
Per esempio la lode in alcuni casi, era espressa spontaneamente nella vita quotidiana subito dopo l'esperienza dell'assistenza divina come fece per esempio il servo di Abraamo, quello più anziano che aveva, benedisse il Signore, il Dio di Abraamo perché non ha cessato di essere buono e fedele, visto che l’incarico che gli aveva dato Abraamo ebbe successo nel trovare la moglie per Isacco secondo il suo volere (Genesi 24:27; altri esempi 1 Samuele 25:32,39; 1 Re 1:48; Esdra 7:27).
A volte la lode non è pronunciata dalla persona che ha sperimentato l'azione di Dio, ma da osservatori profondamente commossi come per esempio Ietro, il suocero di Mosè quando sentì la testimonianza di Mosè su tutto quello che il Signore aveva fatto al faraone agli Egiziani per amore d’Israele, benedisse il Signore per questa liberazione (Esodo 18:10; per altri esempi 2 Cronache 2:11; Rut 4:14).
Altre volte c’è proprio un imperativo a benedire il Signore (Salmo 96:2; 100:4; 134:1-2), anche con un richiamo a se stessi (Salmo 103:1-2,22; 104:1,35), o come la dichiarazione di impegno a farlo (Salmo 16:7; 26:12; 34:1; 63:5; 145:1-2).
La promessa di benedire Dio finché sarà vivo, ricorda la promessa simile nel Salmo 61:8 dove è scritto: "Così loderò il tuo nome per sempre”.
E ancora vediamo che:
(2) La promessa di Davide è la preghiera esclusiva a Dio
Sempre nel v.4 leggiamo: “Alzerò la mani invocando il tuo nome”.
L’amore fedele e costante di Dio ha spinto Davide a promettere di lodarlo sempre!
L'amore fedele e costante di Dio per Davide suscitò lo stesso tipo di amore in Davide per Dio.
Questa frase si riferisce appunto alla preghiera che viene fatta solo a Dio.
Il suo cuore non sarà diviso tra gli idoli e Dio!
Ma pregherà solo Dio secondo il primo comandamento di non avere altri dèi oltre il Signore (Esodo 20:1-6).
Cosa che oggi non avviene, infatti molti cristiani non lodano, o pregano solo Dio, ma altri, secondo il primo comandamento, Dio di questo non è contento!
Nella sua promessa, Davide dice che la sua preghiera sarà fatta con le mani alzate invocando il nome di Dio.
E ancora:
(3) La promessa di Davide è le mani alzate al nome di Dio
Rileggiamo ancora il v.4: “Alzerò la mani invocando il tuo nome”.
Nel periodo Biblico le persone alzavano le mani quando pregavano (cfr. per esempio Salmo 28:2; 119:48; 134:2), proprio come oggi molte persone uniscono le mani quando pregano.
Era un gesto di simbolico che accompagnava la preghiera, o la lode.
La lode di Dio non è solo vocale, coinvolge anche il corpo in preghiera, appunto con le mani alzate.
Alzare le mani, o gli occhi (Giovanni 17:1) al cielo significava coinvolgere il proprio corpo nell'esprimere adorazione (cfr. Salmo 134:2), o supplica (cfr. 1 Re 8:54; Salmo 28:2; 1 Timoteo 2:8).
Il fatto che si faccia riferimento ad alzare le mani può suggerire un simbolo di raggiungere Dio, proprio come l'espressione "A Te, o Signore, io elevo l’anima mia” (Salmo 25:1).
Oppure il simbolo è di aspettare Dio per ricevere le sue benedizioni.
Enfaticamente, Davide dice: “Il tuo nome” (v.4).
“Nome” (šēm) è la Sua persona, ed evoca, la Sua presenza.
Nella Bibbia il nome di qualcuno ha un significato particolare e indica la natura del Suo carattere, o della Sua vocazione (per esempio Salmo 20:1; Isaia 30:27; cfr. 1 Samuele 25:3,25; Matteo 1:21), come anche la rivelazione di Se stesso della Sua identità essenziale per quanto riguarda Dio (cfr. per esempio Esodo 3:15; 15:3; 33:19, 34:5).
Così la lode, o la consapevolezza, o l’attesa, o la riverenza per il nome di qualcuno è in relazione alla persona (cfr. per esempio Salmo 44:8,20; 45:17; 52:9; 54:6; 61:5,8).
La vittoria, o la liberazione viene attraverso il nome del Signore (Yahweh), cioè attraverso il Signore in persona (Salmo 44:5; 54:1).
John Goldingay a proposito scrive: “In tutti questi usi, la parola presumibilmente suggerisce che il nome di Yhwh sia proclamato, o invocato in modo tale da dichiarare, o rivendicare la presenza di colui che porta il nome”.
Così “nome” si può riferire anche al nome di Dio, “Yahweh”, che è il fondamento della speranza e della fiducia, perché il Signore ha firmato e suggellato il Suo patto con il Suo “nome” (cfr. per esempio Esodo 3:14-15; 15:3; 33:19, 34:5).
Allora Davide c’insegna a rivolgerci solo a Dio, il Signore, aspettandoci il Suo intervento.
Questa è la fede che dobbiamo avere! (Cfr. Matteo 9:27-31; Ebrei 11:6)
CONCLUSIONE
Sinteticamente possiamo riepilogare dicendo:
1) Davide si trovava in una brutta situazione, eppure ha tirato dalla sua anima parole di adorazione per Dio!
Lo studioso Derek Kidner osserva: "Ancora una volta il peggio ha tirato fuori il meglio di Davide, a parole come nei fatti".
Che possa essere anche la nostra esperienza quando ci troviamo nella prova!
Che possiamo tirare il meglio di noi per adorare Dio anche nei momenti più brutti della nostra vita!
Che le tue esperienze nel deserto possano diventare esperienze nell'adorazione.
Per un vero cristiano, questo sarà possibile perché siamo consapevoli della nostra identità, cioè che apparteniamo a Dio, abbiamo una relazione con Lui (v.1), e dalla consapevolezza che abbiamo di Dio, della Sua forza, gloria, amore fedele, aiuto (cfr. per esempio vv.2-3,7).
Ecco perché Davide poteva gioire nel deserto e avere un atteggiamento di adorazione a Dio!
E noi faremo la stessa cosa?
Il secondo aspetto che vediamo è:
2) Per Davide l’adorazione non era un semplice dovere, ma una delizia
David Platt scrive: “Le persone che si rendono conto della grandezza dell'amore di Dio non considerano l'adorazione come un loro dovere. Lo vedono come la loro delizia”.
In questi versetti non vediamo Davide non sta parlando di adorazione di Dio come qualcosa che deve fare, anche se è giusto pensare così, perché Dio merita la nostra adorazione!
Per Davide l'adorazione era qualcosa che desiderava fare, non era un dovere, era una delizia!
Infine:
3) Davide voleva Dio più dei Suoi doni
Davide ha scelto Dio più della sua propria vita!
Dio è un Donatore, e vuole che noi gli chiediamo ciò che abbiamo di bisogno (cfr. per esempio Matteo 7:7-11; Giacomo 1:17), pertanto non è sbagliato pregarlo per i nostri bisogni, ma prima di questo dovremmo cercare Lui e amarlo con tutto il nostro essere! (Marco 12:29-30).
Quindi non dobbiamo amare i doni di Dio che siano materiali, o spirituali, ma la Sua persona!
C’è sempre il rischio di cercare Dio e di usarlo come nostro “maggiordomo” per soddisfare le nostre richieste!
E quindi di amare i doni più del Donatore! Questo significherebbe essere idolatri
Ancora David Platt ci dice: “La Bibbia non sta dicendo che nessuna di queste cose è cattiva in sé e per sé; sono buoni doni di Dio. Tuttavia, se desideriamo e amiamo questi doni buoni (anche grandi) più di quanto desideriamo e amiamo chi li dona, allora siamo idolatri piuttosto che adoratori di Dio. Abbiamo perso totalmente la prospettiva”.
Allora, dobbiamo volere e amare Dio più dei Suoi doni! Se non vogliamo essere idolatrare i doni di Dio!