Al di sopra dei problemi! Perché Dio permette che abbiamo dei problemi? (1)
Platone disse: “Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta”.
La vita è fatta di problemi e quando c’imbattiamo in essi cerchiamo una rapida soluzione.
“Come sarebbe bello vivere senza problemi” direbbe qualcuno, ma questo non è possibile, perché, senza esagerare, quasi ogni giorno, abbiamo problemi, più o meno gravi direttamente, o indirettamente, da affrontare.
Indubbiamente, giovani e anziani, ricchi e poveri, credenti e non credenti, persone di tutto il mondo, di tutte le nazioni, di tutte le razze, di tutte le etnie, tutti abbiamo dei problemi grandi, o piccoli.
I problemi fanno parte della vita!
Ci sono problemi finanziari, problemi di salute, problemi interpersonali, come anche problemi di senso di colpa, di depressione, di tentazione, di fallimento, e così via, ognuno ha i suoi problemi.
E sappiamo benissimo che a volte un problema ne nasconde un altro, nel senso che alla radice di un problema la causa ne è un altro.
Dio non ha mai promesso che la nostra vita, compresa anche quella cristiana, sarebbe stata facile (cfr. per esempio Giovanni 16:33; Atti 14:22; Romani 8:35-36; 1 Tessalonicesi 3:3-4); non ha mai promesso di portarci in paradiso senza problemi!
I problemi fanno parte del piano di Dio per la nostra vita!
Noi come cristiani non siamo esenti da problemi dolorosi e spesso abbiamo più problemi rispetto ai non cristiani, perché il tentatore, il diavolo, cerca di ostacolarci, o deviare dalla via del Signore (cfr. per esempio 1 Tessalonicesi 3:3-5).
Ma dietro i nostri problemi vi è la mano invisibile di Dio che li guida secondo uno scopo ben preciso!
Dio è più vicino di quanto si possa immaginare e opera in modi che a volte noi non vediamo e possiamo comprendere, ma è sempre all’opera (cfr. per esempio Salmo 77:19; Giovanni 5:17; Efesini 1:11).
Questo tema: “Perché Dio permette che abbiamo dei problemi?”, lo dividerò in due parti, oggi vediamo che Dio usa i problemi per dirigerci e per ispezionarci, la prossima volta a Dio piacendo vedremo per correggerci e per perfezionarci.
I DIO USA I PROBLEMI PER DIRIGERCI
La disciplina non è il modo in cui Dio dice: "Ho chiuso con te", o un segno di abbandono da parte Sua, anzi è un segno del Suo amore.
Ma è l'atto amorevole di Dio per riportarti indietro se ti sei allontanato, allontanata da Lui!
C. S. Lewis scrittore, critico letterario, studioso e professore universitario scrisse: “Dio sussurra nei nostri piaceri, parla nelle nostre coscienze, ma grida nelle nostre sofferenze; il dolore è il Suo megafono per svegliare un mondo sordo”.
Dio ci richiama con la sofferenza, quindi possiamo dire anche attraverso i problemi!
Ognuno di noi sa che ci sono state volte in cui non abbiamo ascoltato Dio, o non abbiamo osservato la sua Parola, finché alla fine ha usato una severa disciplina per attirare la nostra attenzione in modo che lo ascoltassimo.
Dio usa i problemi per dirigerci a:
A) Osservare la Sua parola
Attraverso i giudizi, gli uomini imparano la giustizia (Isaia 26:9).
Dio attraverso il giudizio ci avverte, ci frena, ci riforma e c’insegna come comportarci!
Edward Young riguardo Dio scrive: “Quando i suoi giudizi sono trattenuti e gli uomini sembrano prosperare, tendono a dimenticare Dio. D'altra parte, quando arrivano tempi di avversità e i giudizi di Dio si fanno sentire, in quel momento gli uomini imparano la giustizia di Dio. Così, la mano punitiva di Dio può avere uno scopo benefico, in quanto porta il peccatore al pentimento. È importante notare che gli uomini devono imparare la giustizia, perché non sono giusti per natura. Il loro cuore e le loro inclinazioni si allontanano dalla vera rettitudine. Quando, però, la mano castigatrice di Dio si fa sentire, in quel momento gli uomini possono imparare ciò che finora non hanno saputo. Dio è l'insegnante, e lo strumento che spesso utilizza per insegnare la rettitudine, è il suo giudizio”.
La punizione divina a causa dei peccati, porterà coloro che vivono nel peccato a riconoscere la follia della loro condotta e al desiderio di cercarlo per trovarlo (cfr. per esempio Salmo 78:34).
Non dico che i problemi saranno sempre per il giudizio di Dio, ma Dio usa i problemi per richiamarci a Sé, nella Sua via, o per farci tenere la giusta rotta riguardo la Sua Parola.
Un giorno la barca giocattolo di un ragazzo andò fuori portata su uno stagno e iniziò a fluttuare. Un uomo su un lato ha iniziato a lanciare sassi contro la barca davanti gli occhi del ragazzo ed era scioccato per quello che sarebbe potuto accadere, temeva che la barca potesse rompersi, o affondare. Ma poi si rese conto che i sassi stavano scavalcando la barca e formavano delle onde che alla fine riportarono la barca a riva e nelle mani del ragazzo.
Allo stesso modo, molte volte, quando ci allontaniamo da Dio, sembra che ci stia lanciando dei “sassi” contro, mentre in realtà sta usando le “onde” per riportarci tra le Sue braccia.
Nel Salmo 119:67,71 leggiamo: “Prima di essere afflitto, andavo errando, ma ora osservo la tua parola… È stata un bene per me l'afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti”.
Albert Barnes sulla parola “errare” scrive: “Qui significa che ha dimenticato il suo dovere; che è caduto nel peccato; che si è allontanato da ciò che era giusto; che ha abbracciato opinioni errate; che viveva nell'abbandono della sua anima, nell'abbandono del dovere e nell'abbandono di Dio”.
Il salmista si era allontanato da Dio, dal Suo percorso morale, ma è stato indirizzato di nuovo all’osservanza della parola di Dio perché imparasse i Suoi insegnamenti, osservasse (šāmar), cioè obbedisse con diligenza, rigorosità e in modo dettagliato alla Sua parola attraverso l’afflizione.
Riguardo la parola “osservare” Allen Ross commenta: “Si riferiva a una meticolosa osservanza di tutto ciò che Dio richiedeva nella sua alleanza”.
Chi ha smarrito la strada morale di Dio (errare – šāg̱ag̱ - peccare involontariamente – Levitico 5:18; Numeri 15:28), viene riportato di nuovo in essa da Dio attraverso la sofferenza, quindi i problemi.
Alter osserva: “La sofferenza spinge alla riflessione, che a sua volta porta il sofferente ad abbracciare l'insegnamento di Dio come guida per cambiare la sua vita".
I problemi allora sono uno strumento per riportarci nella via del Signore, un processo che ci porta al pentimento, alla restaurazione, all’obbedienza della Parola di Dio.
Il Signore ha usato il dolore delle avversità per purificare il salmista dalla sua ostinazione per farlo ritornare a osservare la parola del Signore.
Così quando siamo nei problemi, dobbiamo ricordare che possono essere strumenti del Signore per stimolarci a osservare la Sua parola!
Dio usa i problemi per dirigerci a:
B) Dipendere da Lui
Tramite la sofferenza, quindi anche i problemi, Dio ci fa capire che non siamo autosufficienti, ma che dipendiamo da Lui.
In Deuteronomio 8:2-3 è scritto: “Ricòrdati di tutto il cammino che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant'anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandamenti. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE”.
Moshe Weinfeld scrive: “L'uomo vive del cibo da lui consumato, ma esiste di ciò che Dio decreta. Non è solo il pane che assicura l'esistenza dell'uomo, ma la provvidenza di Dio”.
La nostra vita dipende dalla provvidenza di Dio!
Israele è stato messo alla prova dal Signore per quarant’anni nel deserto, lo ha umiliato con la fame per vedere ciò che aveva nel cuore e se avesse osservato i comandamenti del Signore, e poi lo ha nutrito di manna ogni giorno per insegnargli che l’uomo vive di ogni parola che viene dal Signore! (Cfr. Deuteronomio 32:46-47).
Secondo Bratcher, R. G., & Hatton, H. A.: “Umile non è nel senso di ‘umiliare’, ma significa rendere le persone sottomesse e ammaestrabili, liberarsi del loro orgoglioso senso di autosufficienza facendole sopportare ogni sorta di difficoltà”.
Qui il processo di umiliazione è collegato alla fame e al nutrimento con la manna (vv.3,16-17), implicando una totale dipendenza da Dio, in contrasto con l'orgoglio e l'autosufficienza umana.
La disciplina del Signore, produce umiltà nella nostra vita, togliendo quelle sicurezze umane di cui a volte siamo orgogliosi e che c’impediscono di dipendere da Lui.
Peter Craigie scrive: “La desolazione del deserto ha rimosso i puntelli e i sostegni naturali da cui dipende l'uomo per natura; riportò il popolo a Dio, che solo poteva fornire la forza per sopravvivere nel deserto”.
Israele nel deserto dipendeva dal Signore materialmente ogni giorno per vivere, in questo versetto ci dice attraverso la manna, e questo modo di provvidenza aveva lo scopo di insegnargli la lezione della continua e quotidiana dipendenza da Lui.
La manna serviva per insegnare a Israele la completa fiducia e dipendenza dal Signore con cui era legato attraverso il patto (Esodo 19-24; Deuteronomio 27-29).
Bill Arnold scrive: “Le esperienze del deserto di Israele, quindi, diventano opportunità per spingere più in profondità nella loro coscienza una consapevolezza della loro totale dipendenza da YHWH”.
Israele ha imparato a conoscere meglio il Signore e quindi che ci si poteva fidare di Lui per la vita nel deserto, e di conseguenza anche nella terra promessa.
Ma il punto era che il Signore aveva dato il cibo a Israele per insegnargli qualcosa di molto più importante del semplice fatto che il Signore era in grado di provvedere loro del cibo.
La vita umana non è sostenuta dal solo cibo materiale, ma richiede anche il cibo spirituale della parola di Dio (cfr. Giobbe 23:12).
Come la manna, provveduta dal Signore, era necessaria per sostenere fisicamente la vita quotidiana, così la parola del Signore era essenziale per mantenere la loro relazione spirituale con il Signore, una parola a cui dobbiamo obbedire (cfr. per esempio Deuteronomio 8:1-2,6,11).
Viviamo di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!
Spurgeon disse: “Non hai mai ricevuto la vita spirituale dai tuoi stessi sentimenti. È stato quando hai creduto alla parola di Dio che avete cominciato a vivere; e non otterrai mai una crescita di vita spirituale e in grazia, con i tuoi sentimenti o le tue azioni. Deve essere ancora credendo alle promesse e nutrendosi della Parola”.
Dunque, il Signore, usa i problemi per dirigerci a dipendere da Lui sia per la vita materiale che spirituale.
In secondo luogo:
II DIO USA I PROBLEMI PER ISPEZIONARCI
Lo abbiamo letto prima in Deuteronomio 8:2: “Ricòrdati di tutto il cammino che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant'anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandamenti”.
Consideriamo:
A) Gli esempi
L’ostilità e la durezza del periodo del deserto, insidiò le basi superficiali della fiducia di coloro che non erano veramente radicati e fondati in Dio.
Alcune persone sono il terreno roccioso, dove il seme della parola di Dio non prende radice e allora quando arriva la tribolazione, o la persecuzione a motivo della parola di Dio, possiamo dire anche i problemi, si sviano (Matteo 13:21).
Certo sembra strano che il Signore umilia e mette alla prova per sapere ciò che abbiamo nel cuore e se osserviamo i Suoi comandamenti; sembra una contraddizione perché è presciente e conosce ogni cosa (cfr. per esempio Salmo 139:7–10; Isaia 46:10; Geremia 17:10; Ebrei 4:13).
Vediamo la stessa cosa anche quando provò Abraamo, quando gli disse di offrirgli il figlio e l’angelo lo fermò prima che lo uccidesse dicendogli: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo” (Genesi 22:12).
Sembra quasi che Dio non sapesse che Abraamo lo temesse!
È interessante la spiegazione di Norman Geisler e Thomas Hove: “Nella Sua onniscienza Dio sapeva esattamente cosa Abraamo avrebbe fatto, poiché Egli conosce ogni cosa (cfr. Salmi 139:2–4; Geremia 17:10; Atti 1:24; Ebrei 4:13). Tuttavia, ciò che Dio conosce per cognizione e ciò che è noto per dimostrazione sono diversi. Dopo che Abraamo ebbe obbedito al comando di Dio, dimostrò ciò che Dio aveva sempre saputo, cioè che lo temeva.
Anche qui la Bibbia, rivolta com'è agli esseri umani, parla dal punto di vista umano. Allo stesso modo, un insegnante di matematica potrebbe dire: ’Vediamo se riusciamo a trovare la radice quadrata di 49’ e poi, dopo averlo dimostrato, dichiarare: -Ora sappiamo che è 9-’, anche se sapeva fin dall'inizio quale fosse la risposta”.
Dio conosce prima e poi questo viene dimostrato storicamente.
Così una cosa è sapere ciò che accadrà, e l’altra la dimostrazione e la concretizzazione storica di quello che si sapeva che sarebbe accaduto anche a Israele stesso.
Quindi la conoscenza del Signore riguardo il timore di Abraamo e di ciò che c’era nel cuore d’Israele, e se avrebbero osservato i comandamenti del Signore, non implica l'esistenza di una conoscenza al di là della portata di Dio, come se questa prova fosse motivata dall'ignoranza divina; piuttosto tale test era utile per dimostrare una verità che può essere osservata storicamente, in contrasto con una verità che è solo affermata teoricamente.
Consideriamo ora, le prove e quindi i problemi con:
B) L’entità della fede
Qualcuno ha detto:“I cristiani sono come le bustine di tè. Tu non sai cosa c’è dentro fino a quando non entra un po’ d’acqua calda”.
La sofferenza, i problemi sono solo test per rivelare che tipo di cristiani realmente siamo!
I problemi mettono in luce chi siamo veramente! E quindi di che pasta è fatta la nostra fede!
Giacomo ci dice che i cristiani devono considerare una grande gioia quando si vengono a trovare in prove svariate (Giacomo 1:2).
Pietro dice che è necessario che siamo afflitti da svariate prove (1 Pietro 1:6).
La parola greca “per svariate” (poikilois) indica multicolore, variegato, di tutti i colori, varietà di via e di forme, quindi diversità d’intensità e di enfasi.
La parola “prove” (peirasmos) indica sottoporre a un test per vedere la qualità, o il valore di qualcuno, o qualcosa.
Tra i greci veniva usata per indicare i test di medicina per vedere il loro effetto in certe malattie.
Ci sono molte e varie pressioni contro i credenti che minacciano il loro benessere, ma queste ci fanno vedere la natura della nostra fede.
In 1 Pietro 1:6-7 vediamo qual è uno degli scopi della prova: “Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo”.
Pietro si rivolge ai cristiani dicendo che stanno esultando ora in mezzo alle afflizioni che provengono da svariate prove, quindi possiamo dire da vari problemi.
Piuttosto che permettere alle dure prove di rubare la loro gioia e rovinare la loro attesa di future benedizioni in cielo, i veri credenti, con una prospettiva biblica, sono consapevoli che tali afflizioni provano la loro fede.
Pietro ci dice che la fede viene messa alla prova e fa l’esempio della prova dell’oro con il fuoco.
Pietro dice che è necessario, cioè dobbiamo essere afflitti da svariate prove!
Le svariate prove sono inevitabili!
L’oro era provato con il fuoco per due ragioni.
La prima ragione per vedere se era veramente oro.
Così la nostra fede che è più preziosa dell’oro che perisce deve essere provata per vedere se è vera!
Non possiamo conoscere la profondità del nostro carattere e la natura della nostra fede fino a quando vediamo come reagiamo sotto pressione.
Anche Seneca, la più importante figura letteraria e pubblica a Roma tra la metà e la fine del I secolo, diceva: “Il fuoco mette alla prova l'oro, l'afflizione mette alla prova gli uomini forti”.
Quando siamo sottopressione possiamo capire meglio la natura, o la genuinità della nostra fede, o il nostro vero carattere, quindi dell’obbedienza, della realtà delle nostre risorse morali (Genesi 22:1-2; Deuteronomio 8:2; 13:1-4 Giudici 2:21-23; 3:1:4).
Dio permette tali prove, quindi problemi al fine di valutare la forza, il valore e la qualità della nostra fede.
La prova di Dio mette a nudo l’entità della nostra fede e del nostro carattere.
Quindi in questo modo il credente sarà approvato al momento del ritorno di Gesù Cristo; Dio concederà ai credenti lode, gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo (Matteo 24:47; 25:21–23,34; Luca 22:29; 2 Timoteo 4:8) se hanno una vera fede.
Incredibilmente, i credenti, che in questa vita sono chiamati a rendere sempre lode, gloria e onore al Signore, possono con la loro vera fede dimostrata nelle prove, suscitare la lode, la gloria e l’onore del Signore nella vita a venire.
La seconda ragione per cui l’oro era provato con il fuoco, era per togliere le impurità attorno all’oro, quindi per pulirlo.
Come l’oro è mescolato ad altri materiali meno pregiati e solo con il fuoco viene purificato dalle impurità, così è la nostra fede può essere mescolata da cose che non onorano il Signore, con la prova viene purificata (Salmo 119:67; Zaccaria 13:9; cfr. Esodo 20:20; Romani 5:1-4; 8:28-30; Ebrei 12:1-11).
Agostino diceva: "Nel forno ardente la paglia brucia, ma l'oro è purificato".
Il fuoco non diminuisce l'oro, ma lo rende puro e luminoso rimuovendo qualsiasi impurità!
Così il fuoco testa la nostra fede per vedere se è vera, la purifica e la rende luminosa!
Infine vediamo:
C) L’elevazione della fede
Nel senso che chi ha fede desidera essere esaminato da Dio e guidato nelle Sue vie, desidera che Dio operi in lui.
Così insieme al salmista possiamo pregare: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
È interessante che Davide in questi versetti, come indicato dai verbi imperativi, vuole urgentemente che Dio operi in lui affinché se c’è qualcosa che non va nella sua via (dě·rěḵ), cioè condotta, Dio lo riporti nella via eterna!
Con questa preghiera, Davide chiede a Dio di esaminarlo e di metterlo alla prova (provami - beḥānēnî – qal imperativo attivo), cioè mettere alla prova per accertare la natura di qualcosa, comprese le imperfezioni, i difetti o altre qualità, “provami” è una parola che denota concretamente la prova e la purificazione del metallo mediante il fuoco (Giobbe 23:10; Proverbi 17:3; Zaccaria 13:9).
Ma con Dio come soggetto e un essere umano come oggetto, denota un intenso esame divino in cui Lui stesso è il solo capace a farlo in quanto conosce perfettamente ogni cosa di noi (cfr. per esempio Proverbi 16:2; Ebrei 4:13).
Davide in questi versetti del salmo c’insegna che apparentemente, quando non siamo sicuri che il nostro cuore sia totalmente devoto a Dio, di chiedergli di esaminarci, di conoscere la nostra interiorità, di metterci alla prova e riportarci nella via eterna.
Davide non desidera altro che conformarsi alla volontà di Dio; perciò eleva la sua fede e prega affinché Dio esamini la sua condizione spirituale e riportarlo nella via eterna di Dio.
“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” dice Geremia17:9.
Possiamo non essere consapevoli di un peccato che si annida nelle profondità più buie e misteriose del nostro cuore, non ne ammettiamo la realtà della sua presenza, ma Davide come Geremia, ne riconosce la realtà pervasiva e sottile.
Lovitt commentando il Salmo 139:23-24 dice: “Il poeta riconosce di essere, in ultima analisi, incapace di conoscere e giudicare pienamente se stesso. Ci sono profondità e direzioni nella sua motivazione e azione che non può valutare”.
Davide vuole assolutamente che Dio conosca i suoi pensieri per scoprire se c’è qualcosa che turba la sua relazione con Lui in modo che Dio possa guidarlo in un altro modo, quello eterno.
La “via eterna” (dě·rěḵ ʿô·lām) è la via di Dio (Salmo 27:11), quella che Egli ha tracciato per sempre come via per il suo popolo affinché s’incammini in essa, è la via dell’obbedienza.
È la via indicata da Dio, è un’espressione che si riferisce al modo giusto di vivere che durerà nel tempo.
Daniel Estes commenta così: “Accetta la via del Signore come propria e s’impegna a una lunga obbedienza nella sua unica direzione”.
La "via eterna" è la via di Dio, la via del giusto (Salmo 1:6), che rimane salda per sempre e non perirà (Salmo 1:6).
La via eterna è l'esistenza che non viene scossa, o portata alla fine come sarà la via degli empi.
Allen Ross a riguardo scrive: “È il corso della vita che porta al riposo e alla benedizione, ma che se abbandonato porta alla distruzione (cfr. Salmo 1:6; Geremia 6:16; 18:18)”.
CONCLUSIONE
Dio è sempre all’opera nella nostra vita, anche quando tutto sembra un caos, quando i problemi si abbattono su di noi un po' alla volta, o come un uragano!
Anche quando i problemi sembrano non finire mai, la Sua mano è all’opera per dirigerci verso l’obbedienza alla Sua parola, o per ispezionarci, e come vedremo la prossima volta, per correggerci e per perfezionarci.
Tutto i credenti sono nella scuola educativa di Dio mentre si trovano sulla terra. Dio ha uno scopo per ciascuno di noi e ci lavora ogni giorno della nostra vita anche con i problemi!
Così i problemi, sono un dono di Dio per la nostra crescita spirituale!
Quello che dovremmo fare in mezzo ai nostri problemi, allora non è quello di lamentarci, o mormorare contro Dio, ma ringraziarlo perché possiamo vedere la vera natura della nostra fede, chiederci che cosa Dio vuole insegnarci, in che cosa siamo venuti meno nell’obbedienza, e se non siamo ancora consapevoli dei nostri peccati, pregare come Davide: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
In questo modo eleveremo la nostra fede!
Chiederemo al Signore di farci capire i nostri peccati nascosti e ci consacreremo se abbiamo una vera fede in Lui!