Salmo 77:7-10: Il lamento di Asaf. I dubbi di Asaf
David Hubbard scrive: “Niente come il silenzio di Dio di fronte all'angoscia porta il sentimento di disperazione che affonda”.
Questo è quello che è avvenuto ad Asaf, e avviene oggi anche ai cristiani più spirituali.
Dai vv.1-6 abbiamo visto la depressione spirituale di Asaf perché si è sentito abbandonato da Dio, perché non ha risposto alla sua richiesta di essere liberato dall’afflizione.
La dissonanza nella mente di Asaf tra ciò che ha vissuto nel passato e ciò che sta affrontando nel presente, suscita in lui una serie di domande che evidenziano i suoi dubbi (vv.7-9), con una deduzione sbagliata (v.10).
Cominciamo a vedere:
I LE DOMANDE DI ASAF (vv.6-9)
Leggiamo nel v.6: “Durante la notte mi ricordo dei miei canti; medito, e il mio spirito si pone delle domande”.
Asaf, durante le notti insonni, ricordava le canzoni che aveva scritto, o cantato e che in precedenza confortavano il suo cuore.
Ma guardare indietro ai tempi più felici, non fece che peggiorare la sua depressione!
Durante la notte, mentre ricorda i canti sacri, medita, dubbioso si pone delle domande su Dio; sconcertato e perplesso, discute con se stesso cercando di dissipare i suoi dubbi.
“Il salmista è sconcertato e perplesso, e le domande esprimono i suoi reali dubbi sull’atteggiamento di Dio verso il suo popolo” (Bratcher, R. G., & Reyburn, W. D.).
Il ricordare il passato felice lo rende depresso nel presente, perché Dio non sta operando come lui si aspetta.
Così sopraffatto e perplesso, Asaf fa a Dio una serie di domande a raffica come vediamo in altri salmi (cfr. per esempio Salmo 79:5; 85:5; 89:46).
Queste domande danno voce alla causa stessa del suo sgomento riguardo Dio da cui si sente abbandonato e dimenticato.
Colpisce la franchezza ancora una volta di Asaf con queste domande in forma negativa in cui si chiede in sintesi se Dio lo abbia abbandonato, se alcuni aspetti del Suo carattere siano cambiati.
Certo qualcuno potrebbe pensare che Asaf sia irriverente, ma porsi delle domande dubbiose a volte può evidenziare la questione e spingerci ad avere le giuste risposte.
James Montgomery Boice scrive a riguardo: “Le domande in questa strofa sono ancora in forma negativa. Si chiedono se Dio ha dimenticato. Ma anche in questa forma è meglio chiederglielo che non chiederlo, perché chiederglielo acuisce la questione e ci spinge verso la risposta giusta e positiva”.
Le domande dubbiose ci aiutano a capire meglio, portati alla luce possiamo affrontare per comprendere e agire di conseguenza.
Così anche Alexander Maclaren insiste sul fatto che porre tali domande è positivo, scrive: “È meglio esprimere i dubbi in parole chiare piuttosto che giacere diffusi e oscuranti, come nebbie velenose, nel suo cuore. Un pensiero, buono, o cattivo che sia, può essere affrontato quando viene reso articolato”.
Asaf non è stato unico, sappiamo che un’anima scoraggiata e depressa può cominciare a farsi delle domande dubbiose su Dio.
Secondo Asaf, le qualità immutabili che caratterizzavano Dio sembrano essere venute meno.
Ma il problema di Asaf non è Dio, ma la sua percezione di Dio nel presente che lo vede distante da lui, si sente abbandonato da Dio e quindi pensa che sia cambiato rispetto a come era e agiva nel passato con Israele, o lui stesso.
Asaf si chiede se le caratteristiche caratteriali di Dio: la bontà, la misericordia, le promesse, la pietà, l’amore, caratteristiche di Dio che sono stati il fondamento della Sua relazione con Israele, siano cessate nei suoi riguardi.
In queste domande, il problema non sono i nemici minacciosi come in tanti altri salmi, ma è Dio!
Dio e Dio solo è il problema che Asaf evidenzia!
Quando le circostanze sono brutte, l’umanità tende a dare sempre la colpa a Dio!
È probabile che lo abbiamo fatto anche noi almeno una volta nella vita, o lo faremo.
Così la questione, ora non è come rivolgersi al Signore, ma se continuare a fidarsi di Lui.
In un certo senso le domande sondano la fedeltà di Dio, oppure non aspettando le risposte, Asaf usa queste domande nel tentativo di spingere Dio ad agire positivamente in suo favore.
Con le cinque domande contenute nei vv.7–9, Asaf si chiede se Dio sia ancora ciò che lui una volta pensava di essere.
Il senso di queste domande è chiedersi se Dio sia lo stesso ora come lo era stato prima.
A riguardo Richard Phillips scrive: “Domande come queste possono sembrare irriverenti, o incredule, ma questo non sembra essere vero per Asaf. Piuttosto, sta semplicemente lottando con la differenza tra ciò in cui ha creduto e ciò che sente ora”.
C’è una tensione in Asaf che a volte è anche la nostra: tensione tra il credo e il presente difficile che vive, tra un Dio storico vivo, presente che libera e la sofferenza con il Suo silenzio!
Accade anche a noi quando abbiamo problemi seri, per esempio con malattie croniche, o una serie di problemi uno dietro l’altro crediamo al Dio della Bibbia che ascolta le preghiere e Dio oggi assente che sembra non agire.
In realtà la Bibbia ci parla anche di un Dio che si nasconde, o che non risponde sempre alle preghiere vedi per esempio la preghiera di Gesù nel Getsemani (Matteo 26:36-44), o di Paolo che ha chiesto la liberazione dalla sua afflizione (2 Corinzi 12:7-10), questi esempi dimostrano che Dio ha sempre una valida ragione per non esaudire le nostre preghiere.
Dobbiamo ricordare che Dio ha una Sua volontà saggia e sovrana! Di Lui dobbiamo sempre fidarci!
Le domande con i dubbi riguardano:
A) L’accoglienza di Dio (v.7)
Nel v.7 è scritto: “Il Signore ci respinge forse per sempre?”
Il paragone tra un passato felice, quando tutto andava bene, con un presente tribolato con la sensazione dell’abbandono di Dio, ci può rendere pessimisti oggi e anche per il futuro!
Daniel Estes scrive: “Queste domande mettono in luce l’ansia e l’angoscia suggerite nel v. 4, e permettono al lettore di ascoltare i pensieri del salmista mentre lotta per non soccombere di fronte alla sua crisi. Il paragone con il passato è scoraggiante e avvilente per lui, e mentre estrapola dalla sua attuale angoscia, il futuro appare davvero cupo. La sua paura è come una fitta nebbia che oscura la sua visione del favore di Dio nei suoi confronti”.
Nella frase Ebraica, “per sempre” è in enfasi all’inizio della frase.
“Per sempre” (halʿôlāmîm) indica un tempo futuro indeterminato e senza fine (cfr. per esempio Genesi 3:22).
“Respinge” (yiznaḥ - qal imperfetto attivo) è “rifiutare”, “escludere”, “rigettare”, ”respingere”, “provare disgusto”, “disprezzare” con il senso di abbandonare, di nascondere il Suo volto, di voltare le spalle al Suo popolo (cfr. per esempio Salmo 43:2; 44:9; 74:1; 88:14; 89:38; 108:11; Lamentazioni 2:7).
Lamentazioni 3:31-32 dice che il Signore non respinge per sempre, ma anche se affligge ha pure compassione secondo la Sua immensa bontà.
La seconda domanda riguarda:
B) Il favore di Dio (v.7)
Sempre nel v.7 leggiamo: “Non mostrerà più la sua bontà?”
“Mostrerà” (yōsîp – hifil imperfetto attivo) è “aggiungerà” (cfr. per esempio Genesi 30:24; Levitico 27:15; Isaia 30:1), o “continuerà” (Genesi 4:12; 8:10; Esodo 11:16).
La parola Ebraica tradotta con “bontà” è “essere favorevole”, “essere ben disposto”, “accogliere favorevolmente” (lirṣôt – qal infinito attivo; cfr. per esempio Deuteronomio 33:11,16; 2 Samuele 24:23), quindi anche avere un sentimento, o un atteggiamento di affetto e di provare piacere in questo caso in una persona (cfr. per esempio 1 Cronache 28:4; Isaia 42:1).
Dio è Colui che gli uomini desiderano soprattutto per accoglierli positivamente, (cfr. per esempio Salmo 119:108; Proverbi 16:7; Ecclesiaste 9:7; Malachia 1: 8).
Il favore del Signore è la Sua disponibilità a riconciliarsi con il Suo popolo perdonando i suoi peccati e benedicendolo con la Sua grazia (cfr. per esempio Salmo 85:1–3).
In Isaia 60:10 Dio tramite Isaia dice: “I figli dello straniero ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio; poiché io ti ho colpita nel mio sdegno, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te”.
In questo senso Asaf riconosce che il Signore è un Dio che perdona i peccati, allora è come se dicesse: “E non sarà più favorevole? Non mostrerà più favore agli uomini? Non perdonerà e non salverà più la razza umana?”
Evidentemente compreso lui!
La terza domanda riguarda:
C) La misericordia di Dio (v.8)
Il v.8 dice: “La sua misericordia è venuta a mancare per sempre?”
In questo versetto vediamo che Asaf si chiede se la misericordia di Dio sia cessata, sia giunta al termine.
“Misericordia” (ḥasdô) si riferisce all’amore leale, un tipo di amore infallibile, gentilezza, o bontà; spesso usato per indicare l’amore di Dio legato alla fedeltà alla Sua alleanza, al Suo patto che fece con il popolo d’Israele.
Il testo classico per comprendere il significato di questa parola è il Salmo 136, dove la Nuova Riveduta la traduce con “bontà” dove viene usata ventisei volte per proclamare che è eterna (vedi anche 1 Cronache 16:34), non cessa mai (Lamentazioni 3:22-23).
Quindi è sbagliato pensare che la misericordia di Dio possa venire a mancare!
Nel Salmo 136 la misericordia, o la bontà di Dio, si applica all’opera di Dio nella creazione (Salmo 136:4–9), alle sue vittorie militari (Salmo 136:17–22), che è il Dio del cielo (Salmo 136:26).
Altrove nell'Antico Testamento, la bontà, o misericordia di Dio è manifestata dai Suoi atti di redenzione (per esempio Esodo 15:13), al perdono (per esempio Numeri 14:19), alla Sua fedeltà al patto con Israele (Deuteronomio 7:9,12).
Quindi in un certo senso, Asaf si chiede se l’amore di Dio non è più fedele nei suoi riguardi.
La quarta domanda si riferisce alla:
D) Parola di Dio (v.8)
Sempre il v. 8 ci dice: “La sua parola ha cessato per ogni generazione?”
“Parola” (ʾōmer – nome singolare) in Ebraico indica promessa, cioè un impegno verbale di una persona nei confronti di un'altra che accetta di fare, o non fare, qualcosa in futuro.
Forse Asaf si riferisce a tutte le promesse in generale, oppure alla promessa che sarebbe stato con il Suo popolo, e quindi anche con lui.
Il salmista qui chiede se Dio è ancora impegnato nel Suo patto con il Suo popolo, quindi anche con lui.
Chiede se il Signore manterrà le promesse fatte al Suo popolo e a lui.
Questa Sua promessa ha cessato per tutte le generazioni?
Il senso della domanda allora è: “Non manterrà mai più le Sue promesse anche per le generazioni future? Oppure “Non manterrà mai più le Sue promesse che ci ha fatto?”
Tremper Longman scrive: In effetti, molte di queste parole sono collegate al patto di Dio. Dio promise ai suoi partner del patto, compreso il salmista, che avrebbe avuto una relazione con loro. Ma il salmista chiede a Dio se lo ha rifiutato per sempre. Nel patto, Dio assicurò anche al suo popolo che gli avrebbe mostrato favore, amore indefettibile, misericordia e compassione. Ma tutto ciò sembra assente dalla vita del salmista, quindi egli si chiede se Dio abbia mancato alla sua promessa (v. 8)”.
Certamente sappiamo che questo non è possibile perché Dio è fedele (cfr. per esempio Numeri 23:19; Tito 1:2; Ebrei 10:23).
Ma “parola” può anche indicare la parola profetica, e come nel Salmo 68:11, può rappresentare appunto la parola profetica che annuncia la vittoria, quindi una parola di salvezza, di liberazione, e questa potrebbe avere una conferma in questo contesto di queste domande del Salmo 77.
A questo proposito si possono opportunamente citare Lamentazioni 2:9, dove i profeti non ricevono più le visioni dal Signore in un periodo drammatico della storia di Gerusalemme sotto l’assedio Babilonese.
Nel Salmo 74:9-10 vediamo che Asaf è sensibile ai fenomeni profetici, troviamo
scritto: “Noi non vediamo più nessun segno; non c'è più profeta, né chi tra noi sappia fino a quando...Fino a quando, o Dio, ci oltraggerà l'avversario? Il nemico disprezzerà il tuo nome per sempre?”
Quindi potrebbe riferirsi ai silenzi di Dio, che è terribile in un periodo di afflizione, perché il silenzio di Dio, a volte può essere interpretato come un Suo abbandono!
La quinta domanda riguarda:
E) La pietà di Dio (v.9)
E ancora nel v.9 leggiamo che Asaf continua ancora a dibattere con se stesso dicendo: “Dio ha forse dimenticato di aver pietà?”
Nel Salmo 13:1-2 Davide dice qualcosa del genere: “Fino a quando, o SIGNORE, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l'ansia nell'anima e l'affanno nel cuore tutto il giorno? Fino a quando s'innalzerà il nemico su di me?”
Non è semplicemente che la bontà, la misericordia, la parola e la pietà siano cessate, o siano venute meno, Asaf si chiede se Dio li ha deliberatamente allontanati da Se Stesso!
È impossibile che Dio possa dimenticare di aver pietà perché Dio non può dimenticare e non può cessare di essere pietoso! Perché è immutabile! (Malachia 3:6).
Per Dio “dimenticare” di avere pietà significherebbe semplicemente che non agirebbe secondo la Sua grazia in favore delle persone.
“Avere pietà” (ḥannôt – piel infinitivo attivo) indica l’avere pietà con lo scopo di aiutare Asaf.
La parola “pietà” (ḥānāh) è essere clemente, misericordioso, mostrare favore, mostrare grazia, avere compassione verso qualcuno per il suo beneficio (cfr. per esempio Esodo 33:19; 2 Samuele 12:22; Salmo 6:2; Proverbi 14:21).
È l'atteggiamento positivo e generoso che una persona mostra verso qualcun altro.
La pietà, descrive una risposta sincera da parte di qualcuno che ha qualcosa da dare a qualcuno nel bisogno.
Nella Bibbia troviamo scritto la richiesta al Signore di aver pietà che riguarda la salvezza in tempo di angoscia, di aiuto dai nemici (cfr. per esempio Salmo 56:1; 57:1; Isaia 33:2; Malachia 1:9).
Come anche a chiedere perdono per i peccati, quindi a essere clemente (cfr. per esempio (cfr. per esempio Salmo 51:1).
Così Asaf si chiede se Dio non mostra più la Sua grazia a lui!
Così facciamo anche noi quando sprofondiamo nelle nostre difficoltà, o sofferenza, anche in questo a volte, non siamo diversi da Asaf.
Infine, in questo primo punto, vediamo:
F) L’amore di Dio (v.9)
Nel v.9 leggiamo l’ultima domanda: “‘Ha egli soffocato nell'ira il suo amore?’ Pausa”.
Interessante è la traduzione della CEI: “Può Dio aver dimenticato la pietà, aver chiuso nell'ira la sua misericordia?”
Infatti la parola “soffocare” (qāpaṣ - qal perfetto attivo) indica “trattenere qualcosa a qualcuno”, con l’idea di chiuderlo in un luogo in modo da non consentire il passaggio.
Questa parola è usata per indicare la bocca chiusa, quindi nel trattenere le parole (Giobbe 5:16; Salmo 107:42; Isaia 52:15), o di chiudere la mano ai bisognosi (Deuteronomio 15:7).
Quindi in questo senso, secondo Asaf, Dio ha chiuso il Suo amore nella Sua ira, cioè la Sua ira è stata come una sorta d’impedimento affinché il Suo amore agisse in suo favore.
In realtà Dio anche se disciplina non cessa di essere amore! Anzi lo fa per amore! (cfr. per esempio Ebrei 12:5-11).
Anche se Dio è lento all’ira (cfr. per esempio Esodo 34:6; Salmo 86:15), non significa che non la manifesti quando reputa che sia necessaria!
Questa parola “ira” (ʾaph) è associata al naso, indica in primo luogo “naso” (Isaia 2:22), e suggerirebbe che il naso sia la sede della rabbia (Ezechiele 38:18; Salmo 18:8).
Oppure il naso è un'estensione figurativa come un'area che può cambiare colore quando il sangue scorre su di essa mentre si è arrabbiati (Genesi 27:45).
Ma ha anche il significato di “sbuffare”, quindi sbuffare d’ira (cfr. Giobbe 4:9); a volte vi è un’associazione con le narici (Esodo 15:8; Salmo 18:8; Ezechiele 38:18).
In questo senso indica un effetto verso l’esterno su ciò che la causa, come uno “sbuffare con forza”.
L'ira di Dio non è ignobile, non è macchiata dal peccato, dall’ingiustizia, dall’imperfezione.
L'ira di Dio è una reazione morale ed etica al peccato, al male, e quando non sopporta più l’ostinata ribellione del Suo popolo, ecco che Dio lascia la Sua ira agire (cfr. Geremia 44:22; Ezechiele 23:13-14).
Questa domanda posta da Asaf presuppone che l’ira di Dio sia giusta, tuttavia nella sua afflizione il salmista dimostra che spera in cose migliori.
La parola “amore” (raḥmāyw) qui si riferisce alle Sue “viscere”, “grembo”, “utero” la sede delle Sua compassione, o misericordia (cfr. per esempio Salmo 22:10; Isaia 16:11; 63:15; Geremia 1:5).
Può avere nel significato, l'istinto materno di una madre per il bambino che nasce dal suo grembo.
In questo contesto può essere associato al perdono di Dio dei peccati a cui si appella colui che ha peccato (cfr. per esempio Salmo 25:6-7; 51:1), quindi al desiderio di non ricevere una punizione meritata per le compassioni immense di Dio (cfr. per esempio 2 Samuele 24:14), compassioni che sono eterne (Salmo 25:6).
Consideriamo ora:
II LA DEDUZIONE SBAGLIATA DI ASAF (v.10)
Nel v.10 leggiamo: “Ho detto: ‘La mia afflizione sta in questo, che la destra dell'Altissimo è mutata’”.
Consapevolmente Asaf ha affermato che la sua afflizione sta che la destra dell’Altissimo è mutata!
Prima di tutto diciamo che “la mano destra dell’Altissimo” è la Sua potenza e la Sua prontezza nel liberare, nel proteggere, nel sostenere e nel conservare (cfr. per esempio Salmo 17:7; 18:35; 20:6; 44:3; 63:8; 73:23).
“La mano destra” (yāmiyn- cfr. per esempio Isaia 41:13; 44:20; 48:13) è simbolo del potere vittorioso e salvifico di Dio (cfr. Esodo 15:6, 12; Salmo 74:11; 89:13; 138:7; Isaia 41:2).
James Luther Mays riguardo la mano destra del Signore scrive: “È il termine per indicare la potenza e la prontezza di Dio nel liberare il suo popolo dall’angoscia. Era attraverso la mano destra del Signore che Israele era stato salvato dagli Egiziani (Esodo 15:6,12) ed era stato protetto e preservato come popolo”.
In Esodo 15:6,12 nel contesto del cantico trionfale di Mosè e degl’Israeliti che rispecchia la liberazione potente del Signore d’Israele dall’Egitto, leggiamo: “La tua destra, o SIGNORE, è ammirevole per la sua forza. La tua destra, o SIGNORE, schiaccia i nemici... Tu hai steso la destra, la terra li ha ingoiati”.
Così l'espressione “la mano destra dell'Altissimo” evoca i trionfi passati e poi nei vv. 11–20 Asaf li porta alla luce, per una rinnovata speranza, così non si concentrerà più sulla propria sofferenza, ma su Dio!
Ed è proprio questo il modo come dobbiamo affrontare la depressione spirituale!
“Altissimo” (ʿelyôn) indica il “Dio Altissimo” è significa “essere elevato, essere esaltato”, “supremo”.
Indica il vero Dio in riferimento al Suo essere supremo e mostra uno status elevato, si riferisce al Dio d'Israele inteso secondo la Sua esaltazione e autorità.
Gerard Van Groningen a riguardo scrive: “L'attribuzione fondamentale data a Dio quando viene impiegato questo nome è quella di Colui che è al di sopra di tutte le cose in quanto creatore, possessore e governante. È incomparabile in ogni modo; non è soggetto a nessuno e a niente; lui è l'Eccelso”.
Nel Salmo 47:1-2 leggiamo: “Battete le mani, o popoli tutti; acclamate Dio con grida di gioia! Poiché il SIGNORE, l'Altissimo, è tremendo, re supremo su tutta la terra. Egli sottomette i popoli a noi e pone le nazioni sotto i nostri piedi”.
Nel Salmo 97 dov’è sottolineata ancora la regalità del Signore, è scritto nei vv.8-9: “Sion ascolta e ne gioisce; esultano le figlie di Giuda per i tuoi giudizi, o SIGNORE! Poiché tu, SIGNORE, sei l'Altissimo su tutta la terra; tu sei molto più in alto di tutti gli dèi”.
Come leggiamo altrove, essendo l’Altissimo, il fedele lo invoca perché sa che agisce in suo favore (Salmo 57:2), il re confida nel Signore e per la benevolenza dell’Altissimo non sarà mai smosso (Salmo 21:7).
Così Asaf riconosce che Dio è l’Eccelso, la suprema autorità che domina su tutto, si aspettava che Dio intervenisse in suo favore e non facendolo, dice: “La destra dell'Altissimo è mutata’”.
“È mutata” (šĕnôt) indica un cambiamento, o diventare diverso nella sua essenza; perdere la propria natura originale.
Consideriamo:
A) La spiegazione del perché è sbagliata la deduzione di Asaf
La deduzione di Asaf è sbagliata perché Dio è fedele e immutabile come abbiamo già detto!
Dio è sempre lo stesso, ma agisce nella Sua saggezza e sovranità secondo i Suoi propositi (cfr. per esempio Efesini 1:11), e per il bene di quelli che lo amano (cfr. per esempio Romani 8:28), ma mai in modo incoerente con Se Stesso!
È Asaf che si sbaglia e non Dio!
E il salmista che in un momento di sconforto ha visto Dio in modo errato!
Come scriverà l’apostolo Paolo: “Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio? No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com'è scritto: ‘Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato’” (Romani 3:3-4).
A volte i dubbi possono aiutarci nella nostra vita cristiana ad approfondire la nostra fede, o la nostra relazione con Dio.
Philip Yancey scrive: “Libri come Giobbe, Ecclesiaste, Salmi e Lamentazioni mostrano senza dubbio che Dio comprende il valore del dubbio umano, descrivendolo ampiamente nelle Sacre Scritture. La psicologia moderna insegna che dal momento che non puoi davvero eliminare i tuoi sentimenti, puoi anche andare avanti ed esprimerli apertamente, e la Bibbia sembra essere d'accordo. Coloro che affrontano onestamente i propri dubbi spesso si trovano a crescere in una fede che trascende i dubbi”.
Ma le domande dubbiose di Asaf fino a questo momento, si concludono con la deduzione sbagliata che Dio sia cambiato.
Consideriamo ora:
B) Il significato dell’afflizione di Asaf
L’afflizione consiste nel fatto che la destra dell’Altissimo è mutata (v.10).
La parola “afflizione” (ḥā·lǎl) nel v.10, è diversa dalla parola “afflizione” del v.2.
Questa parola è usata nell’Antico Testamento per indicare una sofferenza fisica, una ferita, il trafiggere fino alla morte (cfr. per esempio Isaia 53:5; Ezechiele 32:26), o figurativamente una sofferenza emotiva, una ferita del cuore (Salmo 109:22).
Secondo Asaf, di seguito al cambiamento della potenza di Dio, egli rimaneva nell’afflizione; pensava che Dio fosse cambiato ecco perché non lo liberava dalla sua afflizione.
Oppure Asaf, esprime a parole la terribile realtà che l’atteggiamento di Dio nei suoi confronti sia cambiato e solleva la terribile domanda se ciò significhi che Dio sia veramente cambiato.
James Luther Mays osserva ancora: “Il salmista esprime a parole la terribile realtà che il modo di Dio nei confronti del suo popolo è cambiato e solleva la terribile domanda se ciò significhi che Dio sia cambiato”.
Molte persone, anche credenti, quando pensano che Dio non opera verso di loro, o non operano più come prima con potenza, perché non lo vedono all’opera, quindi che è cambiato il Suo modo di agire, allora pensano erroneamente che non sia più lo stesso!
Oppure sempre in relazione alla sua sofferenza, per Asaf la sua deplorevole condizione indicava un cambiamento nel modo in cui la mano di Dio lo trattava e questo lo affliggeva!
Ma “afflizione”, può avere anche un altro significato, il significato di contaminare, profanare, dissacrare, infatti questa parola è usata per indicare il profanare, o contaminare per esempio gli oggetti cerimoniali di culto (cfr. per esempio Esodo 20:25; Ezechiele 44:7; Daniele 11:31); il sabato (cfr. per esempio Esodo 31:14; Neemia 13:17; Ezechiele 23:38); il nome di Dio (cfr. per esempio Levitico 18:21; Geremia 34:16); i sacerdoti di Dio non devono contaminarsi, ma essere santi per non profanare il nome di Dio (cfr. per esempio Levitico 21:4,6).
Quindi in questo senso Asaf riconosce che la sua profanazione è nel dire un’assurdità, una cosa non vera, un peccato, possiamo dire l’eresia: “Dio è cambiato!”
CONCLUSIONE
Daniel Estas scrive: “Il Salmo 77 è dolorosamente realistico nell’esprimere come il salmista fu tentato di vedere il Signore attraverso la lente della sua esperienza e come ciò suscitò percezioni che minacciarono di minare la sua fede in Dio”.
Certamente la fede cristiana è relazione con Dio, ed è anche un’esperienza con Dio, e molte volte attingiamo alla nostra esperienza passata con Dio per incoraggiarci, o alimentare la nostra fede.
Ma dobbiamo fare attenzione che la nostalgia del passato, il ricordare il passato felice può renderci depressi oggi se ci aspettiamo secondo i nostri desideri che Dio operi oggi nella stessa maniera e misura come ha fatto in passato!
Avere un libro delle memorie per come Dio ha operato nel passato nella nostra vita, per le Sue liberazioni, o aiuto, per come ha risposto alle nostre preghiere, ci può essere di aiuto andando a leggerli di tanto in tanto, ma dobbiamo fare attenzione che questa non sia la base per la nostra vita cristiana, perché potrebbe portarci fuori strada, e come dice Daniel Estas “a percezioni che minacciano la nostra fede stessa”.
Asaf dai vv.11-20 c’insegnerà invece a concentrarci su chi è Dio, a ricordare le Sue perfezioni e come ha operato nella vita del Suo popolo, nel ricordarci come si è rivelato nella storia, e noi lo possiamo sapere solo attraverso la Bibbia.
Dio deve essere la fonte, il fondamento, l’energia della nostra fede, la nostra consolazione, incoraggiamento sempre e soprattutto in tempi difficili, anche in tempi di crisi spirituale!
Possiamo anche porci tante domande su Dio, aprirgli il nostro cuore in preghiera (Salmo 62:8), esprimere ciò che pensiamo, ma rimanendo concentrati su di Lui fiduciosamente, meditando su chi è e ciò che ha fatto!
In questo modo dobbiamo affrontare la nostra depressione spirituale e i nostri dubbi spirituali, e troveremo nuove forze e speranze!