Osea 2:19-20: Il Signore fidanzerà a Sé Israele
Non so se esistono ancora gli auguri di fidanzamento tipo queste:
"Oggi siete fidanzati è un giorno molto bello e speciale. Vi auguro che quello che provate oggi vi accompagni per tutta la vita".
"Per la vostra proposta di fidanzamento vi auguro un futuro meraviglioso pieno di amore. Tanti auguri per questo viaggio intrapreso insieme".
"Tanti auguri a voi, siete una bellissima coppia che ha deciso finalmente di fidanzarsi ufficialmente".
Ora due delle immagini che troviamo nella Bibbia della relazione tra Dio e il Suo popolo, è il fidanzamento e il matrimonio.
Nella precedente predicazione abbiamo visto l’azione del Signore nell’abolire il Baalismo e il dare prosperità a Israele, la garanzia della sua sicurezza e tranquillità in due modi: farà un patto con gli animali e non permetterà le guerre.
Oggi vedremo che il Signore fidanzerà a Sé Israele.
Il Signore, ora si rivolge a Israele personalmente e direttamente dicendo che la fidanzerà a Sé.
I LA NATURA DEL FIDANZAMENTO
Come abbiamo visto in Osea 2:14-15, il ristabilimento viene presentato come la devozione del Signore (marito) per la Sua grazia, con il corteggiamento al Suo amato popolo idolatra e quindi infedele Israele (moglie) a cui darà prosperità.
Così dal corteggiamento allora si passa al fidanzamento.
"È stata davvero una grande grazia per la moglie infedele essere ripresa di nuovo. Avrebbe potuto essere cacciata via per sempre. L'unico motivo valido per il divorzio era lì, dal momento che aveva vissuto per anni in adulterio. Ma la grazia di Dio va ancora oltre. Il passato non solo è perdonato, ma è anche dimenticato" (Hengstenberg).
La dichiarazione ripetuta tre volte enfaticamente dal Signore che Egli sarà promesso sposo d'Israele, sottolinea il suo carattere solenne e legale.
La parola “fidanzamento” (ʾāraś) si riferisce alla promessa, all’impegno di sposare qualcuno.
“Fidanzerò” denota l'atto giuridico con cui le varie parti (sposo, sposa, padre della sposa) contraggono e regolano un matrimonio imminente.
Ma il fidanzamento Ebraico era qualcosa un po' più vicino al matrimonio che al fidanzamento per come lo intendiamo noi oggi.
La coppia non lasciava ancora i genitori, non metteva su insieme una famiglia e nemmeno si univa sessualmente, ma prendeva un impegno serio e vincolante come il matrimonio, e si scambiavano doni matrimoniali, cosicché rompere un fidanzamento implicava il divorzio (cfr. per esempio Esodo 22:16; Deuteronomio 20:7; 2 Samuele 3:14; Matteo 1:18-20).
Dunque legalmente, equivaleva al matrimonio e quindi era un impegno vincolante.
Ora perché il Signore tramite Osea parli di fidanzamento e non di matrimonio, è perché vuole riportare il rapporto con Israele come all’inizio, quindi ricominciare da capo.
Nell’immagine del fidanzamento Robin Routledge ci ricorda: “Questo non richiede che Yahweh avesse precedentemente divorziato da Israele. Piuttosto, continua l'idea di riportare le cose dove la relazione è iniziata e offrire un nuovo inizio”.
In questo fidanzamento vediamo la grazia del Signore a un popolo infedele che seguiva i Baal, ed è allora un nuovo inizio: il passato è dimenticato e si ricomincia da capo!
Raymond Ortlund scrive: “È sorprendente che un termine prematrimoniale venga sfruttato dal profeta per descrivere il futuro di Israele. La funzione esegetica positiva di ciò, non è quella di suggerire che Dio intende fermarsi prima di un matrimonio completo con Israele, ma piuttosto di suggerire la novità incontaminata della loro unione in quel giorno. Il brutto passato sarà dimenticato e ricominceranno da capo, come se nulla fosse mai andato storto”.
Il Signore così dichiara che sanerà la frattura tra Sè e Israele con un nuovo inizio dopo l’adulterio spirituale del popolo con i Baal (cfr. per esempio Osea 1:2; 2:2-17).
Il Signore nella Sua grazia, dona sempre nuove possibilità di ricominciare da capo come illustrato anche dalla parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-32).
È un Dio che perdona il peccatore che si ravvede umilmente davanti a Lui! (cfr. per esempio Luca 18:9-14).
Quindi se ti sei allontanato, o allontanata dal Signore, se vai da Lui sinceramente pentendoti dei tuoi peccati, e confessandoli, sarai perdonato! Avrai un nuovo inizio! (cfr. per esempio Salmo 32:1-5;1 Giovanni 1:8-10-2:2).
Il Signore non si stanca nel perdonare! (Isaia 55:6-7).
Vediamo ancora:
II IL TEMPO DEL FIDANZAMENTO
Nel v.19 leggiamo: “Io ti fidanzerò a me per l'eternità”.
Questo fidanzamento sarà permanente, in altre parole, sarà un matrimonio per sempre!
Come un matrimonio, Dio s’impegnerà per Israele per sempre!
La devastazione degli animali selvatici menzionata precedentemente (Osea 2:12,18), e quindi anche delle guerre (Osea 2:18), sarà invertita per garantire che le persone saranno libere da minacce esterne e saranno portate in una relazione eterna con il Signore.
“Eternità” (ʿôlām) è relativo a una durata illimitata di tempo, un tempo indeterminato e senza fine che va nel futuro (cfr. per esempio Isaia 9:6; 30:8; 32:14).
Nel Nuovo Patto, quello di Gesù Cristo troviamo l’immagine del matrimonio tra Gesù e la chiesa (cfr. per esempio 2 Corinzi 11:2), che sposerà al Suo ritorno (Apocalisse 19:6-9), che ha acquistato con il sangue di Gesù (cfr. per esempio Atti 20:28; Efesini 5:22-28); questo patto (Matteo 26:26-28), profetizzato da Geremia (Geremia 31:31-34), è un patto eterno suggellato dal sangue di Gesù (Ebrei 13:20-21), di cui Gesù come Sacerdote ne è il garante (Ebrei 7:22-25).
Allora questo Nuovo Patto non verrà mai meno, e questo garantisce e garantirà la nostra salvezza eterna! (cfr. per esempio Ebrei 7:22-25;9:12).
In terzo luogo vediamo:
III IL MODO DEL FIDANZAMENTO
Ancora il v.19 dice:“Ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni. Ti fidanzerò a me in fedeltà”.
Il triplice uso della parola “fidanzamento”, descrive qualcosa d’insolito del dono, della dote di fidanzamento alla famiglia della sposa, ma il Signore fa cose insolite! (cfr. per esempio Isaia 55:8-9).
L'antica pratica in medio oriente di un futuro genero che porta un dono al padre della sposa, che accetta il dono a nome della famiglia e concede alla coppia il permesso di entrare in un periodo di fidanzamento, è qui sostituita dall'immagine, che lascia sorpresi: il Signore lega unilateralmente Israele a Sè con alcuni Suoi attributi, con alcune proprie caratteristiche caratteriali.
In genere un prezzo nuziale sarebbe stato concordato e poi pagato, dopo di che il marito aveva un diritto legale sulla sua sposa.
Così l'atto legale vincolante era contrassegnato dal pagamento del prezzo della sposa al padre della sposa (cfr. per esempio Esodo 22:16; 1 Samuele 18:25).
Tale pagamento costituiva una garanzia della buona fede dello sposo nella sua proposta di matrimonio duraturo.
Per esempio la dote, o il prezzo nuziale di Davide per Mical, la figlia di Saul, erano cento prepuzi di Filistei (1 Samuele 18:25; 2 Samuele 3:14).
Ma il prezzo pagato, la dote del Signore per Israele con cinque dei Suoi attributi, che sono anche promesse, indicano la qualità del matrimonio che Egli offre al Suo popolo.
Queste caratteristiche in Osea 2:19–20 sono indispensabili per il fiorire della nazione d’Israele e per stabilire relazioni al suo interno, è la donazione del Signore stesso alla sposa, al popolo del patto, e non al padre della sposa.
Queste caratteristiche si possono dividere in tre categorie.
La prima categoria si riferisce al:
A) Comportamento corretto
“Ti fidanzerò a me in giustizia e in equità” (v.19).
Consideriamo prima di tutto:
(1) La giustizia
In questo contesto “giustizia” può avere diversi significati, perché questa parola è usata nell’Antico Testamento in modi diversi.
Questa parola “giustizia” (ṣeḏeq) è spesso collegata a re, giudici e altri leader che dovevano svolgere i loro compiti sulla base di norme giuste in conformità con le leggi di Dio, quindi prendere decisioni giuste e rette nella valutazione dei casi (cfr. per esempio Levitico 19:15; Deuteronomio 1:16; 16,18; Salmo 9:4; Proverbi 8:15-16; Isaia 16:5; 32:1).
Il Signore è giusto (cfr. per esempio Deuteronomio 32:4), è il giusto giudice (cfr. per esempio 2 Cronache 12:6; Salmo 11:7; 119:137; Isaia 5:16; Geremia 12:1; Lamentazioni 1:18), perciò le Sue norme, i Suoi giudizi esposti nella Sua parola sono giusti (cfr. per esempio Salmo 119:144,160,172).
Trent Butler scrive: “La giustizia è una condotta che mantiene l’ordine universale di pace e integrità che Dio ha creato e intende mantenere per il suo popolo”.
Così in questo senso, per giustizia s’intende mantenere e stabilire, o ristabilire l’ordine legale che il Signore ha previsto.
La parola “giustizia” qui può indicare anche l’aderenza a quanto richiesto secondo uno standard, per esempio, uno standard morale; e Dio stesso è lo standard morale delle Sue azioni!
Questa parola evidenzia la coerenza di Dio nell'agire secondo le norme della Sua natura e la giusta azione all'interno di una relazione.
Per lo studioso John Goldingay “giustizia” qui si riferisce “al comportamento corretto nei confronti delle persone con le quali si ha un rapporto impegnato, la propria comunità”.
È l’adempimento delle esigenze di una relazione dei partecipanti, un reciproco impegno all’interno di questo patto.
Così “giustizia” descrive una condotta che non si discosta da una norma, il Signore s’impegna a essere fedele a tutto ciò che il Suo ruolo di patto richiede da Lui, e così anche il suo partner del patto, cioè il Suo popolo (cfr. per esempio Salmo 111;112).
In molti passaggi questa parola, si riferisce sia al dono della giusta relazione con Dio sia allo stile di vita devoto che ne deriva (cfr. per esempio Salmo 118:19; Isaia 1:26; 61:3; Daniele 9:24).
Vivere alla maniera di Dio, secondo le sue norme, è indicato nel Salmo 23:3; è l'opposto della malvagità (Ecclesiaste 7:15), del peccato e del male (Ezechiele 3:20).
Dio è chiamato “Signore nostra giustizia” (Geremia 23:6; 33:16).
Il Signore agisce con giustizia sia nel giudizio (cfr. per esempio Salmo 119:75,160; Geremia 11:20) che nella salvezza (cfr. per esempio Isaia 45:8; 51:1,5; 62:1), e quindi si riferisce all’accettazione, o nuovo status che il Signore conferisce (Salmo 51:14; Isaia 62:2; cfr. Romani 1:17).
Ed è in questo senso che Duane Garrett vede questa parola qui in Osea: “La giustizia di Dio non è la perfezione morale con cui giudica il mondo, ma la perfezione della compassione con cui salva e comunica la sua giustizia al suo popolo. Dio paga la moneta della grazia per ottenere la sposa che ama”.
E questo è un altro possibile significato.
Vediamo ora:
(2) L’equità
“Equità” (mišpāṭ) denota l'esercizio di un potere, o di un governo legittimo; si riferisce all'esecuzione della sentenza in un contenzioso (cfr. per esempio Levitico 19:15; Deuteronomio 1:17); con l’implicazione di un giusto giudizio (cfr. per esempio Deuteronomio 16:18-19; 18:8; 1 Samuele 8:3; Amos 5:7,15).
È la qualità di essere liberi da favoritismi, interessi personali, pregiudizi o inganni.
Sottolinea l’assoluta integrità e l’equità imparziale del Signore nel trattare con le persone e le nazioni.
Si riferisce al giusto giudizio di Dio nel prendere decisioni e amministrare scrupolosamente, non solo le faccende secolari, ma ogni aspetto delle stipulazioni del patto con il Suo popolo.
Il Signore onora l’obbedienza e corregge la ribellione del Suo popolo, senza capriccio, o arbitrarietà, o riguardi personali.
L’equità è qualcosa che Dio vuole nelle persone, che le loro decisioni siano giuste secondo le norme divine (cfr. per esempio Amos 5:7,24; 6:12).
Ora se il comportamento del Signore è corretto, è lo è sempre, non c’è spazio per i mormori, le lamentazioni, e così via!
Dobbiamo accettare la Sua volontà con fiducia e serenità, anche se a volte questa comporta circostanze difficili, o dolorose.
La seconda categoria si riferisce:
B) Al cuore
“In benevolenza e in compassioni” (v.19).
Queste due qualità divine appaiono altrove insieme per descrivere sia la redenzione passata (Salmo 103:4) che futura d’Israele (Isaia 54:8).
Consideriamo prima:
(1) La benevolenza
“Benevolenza” (ḥeseḏ) indica l’amore fedele del Signore nel portare Israele in una relazione vivente con Se Stesso attraverso un patto (cfr. per esempio Deuteronomio 7:9,12; 1 Re 8:23).
La parola Ebraica (ḥeseḏ) descrive quell'amore e quella devozione costanti all'interno di una relazione di patto con Israele.
Così possiamo dire che questa parola si riferisce all’amore fedele del Signore, un amore incrollabile pratico con effetti benefici per il popolo come il senso della comunità come dice Hans Walter Wolff che riguardo questa parola scrive: “Denota azioni di buon cuore che, attraverso l'amore spontaneo e il fedele adempimento delle responsabilità, creano o stabiliscono un senso di comunità (Genesi 20:13; Osea 4:1; 6:4,6; 10:12; 12:7; Geremia 2:2; Giosuè 2:12; 1 Samuele 15:6)”.
Per la Sua benevolenza, il Signore ha condotto il popolo che ha liberato dalla schiavitù in Egitto (Esodo 15:13), è il motivo della Sua salvezza (Salmi 6:4), del perdono (Salmo 25:7), o dell'osservanza dei patti (Deuteronomio 7:9, 12; Michea 7:20).
Vediamo ora:
(2) Compassioni
La parola “compassioni” (raḥămîm) è al plurale, questo perché si rinnovano ogni giorno, non si esauriscono mai (cfr. per esempio Lamentazioni 3:22) per i diversi tipi di bisogni.
Davide preferisce il giudizio di Dio e non degli uomini, perché le Sue compassioni sono immense (2 Samuele 24:14; cfr. Isaia 54:7).
La compassione è una profonda consapevolezza e simpatia per la sofferenza di un altro.
Descrive la profonda e calorosa sollecitudine che Dio mostra per il Suo popolo.
Si riferisce al sentimento di tenerezza, o all’amore tenero e alla cura premurosa simile alla preoccupazione di una madre per il suo bambino (cfr. per esempio 1 Re 3:26).
Come per la "benevolenza", le compassioni del Signore sono dimostrate nelle Sue azioni.
Il Signore per la Sua compassione, perdona gli individui, o la nazione (Deuteronomio 13:17; Salmo 40:11; 51:1; 103:4), libera dai nemici (Salmo 25:6; 79:8; Isaia 30:18) e provvede ai bisogni (Isaia 49:10).
La benevolenza e le compassioni di Dio sono di grande conforto per chi fa parte del popolo di Dio anche oggi nonostante siamo quello che siamo!
E ci stimolano all’obbedienza e ad avere un cuore grato al Signore.
La terza categoria:
C) Costanza
“Ti fidanzerò a me in fedeltà” (v.20).
La fedeltà del Signore è in netto contrasto con l’infedeltà d’Israele!
Paolo afferma: “Se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Timoteo 2:13).
“Fedeltà” (ʾĕmûānh) si riferisce sia al carattere di Dio e alle Sue azioni (cfr. per esempio Deuteronomio 32:4).
La fedeltà del Signore è motivo di lode (cfr. per esempio Salmo 33:4; 100:5; 117:2).
Lamentazioni 3:23 dice che la fedeltà del Signore è grande (rabbâ), cioè abbondante e ampia da abbracciare tutte le circostanze.
Questa quinta caratteristica, sottolinea che il Signore è affidabile e coerente, non agisce mai in disaccordo dalla Sua parola, dalla Sua volontà e da Se Stesso, da ciò che è!
La fedeltà del Signore (Salmo 33:4; 100:5; 119:90) si riferisce alla fermezza, alla costante, irrevocabile stabilità in cui rimane ciò che è (cfr. per esempio Esodo 17:12).
La fedeltà di Dio verso il Suo popolo scaturisce dalla Sua fedeltà a Se Stesso e quindi al patto fatto con Israele.
Se il Signore è fedele a noi, è perché prima di tutto è fedele a Se Stesso!
Tozer affermava: “La fedeltà è quella in Dio che garantisce che Egli non sarà mai né agirà in modo incoerente con Se stesso… Questo Dio fedele, che non ha mai infranto una promessa e non ha mai violato un patto, che non ha mai detto una cosa per intenderne un'altra, che non ha mai trascurato nulla né dimenticato nulla, è il Padre di nostro Signore Gesù e il Dio del Vangelo. Questo è il Dio che adoriamo e il Dio che predichiamo”.
“Fedeltà” indica che il Signore è la persona su cui fare affidamento!
La fedeltà del Signore indica allora che non varierà e non potrà variare nel Suo carattere, promesse e impegno a favore del Suo popolo e si aspetta che lo sia anche il Suo popolo (cfr. per esempio Giosuè 24:14; 1 Samuele 12:24; 1 Re 2:4; Osea 4:1-4; Luca 12:41-48; 1 Corinzi 4:2; 16:13) che in quel periodo non lo era!
Il Signore che è giusto ed equo, benevolo e compassionevole, quindi affidabile, non è un Dio capriccioso, ci possiamo fidare di Lui ed è degno di essere servito fedelmente!
Ci possiamo fidare del Signore, il nostro Creatore fedele perché si prende cura (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:13; Filippesi 4:19; 2 Tessalonicesi 3:3; 1 Pietro 4:19; 5:6-7).
Infine vediamo:
IV IL RISULTATO DEL FIDANZAMENTO
“E tu conoscerai il SIGNORE”.
È significativo che nel Suo discorso, il Signore si sposta da un “io” o “me”, in “conoscerai il Signore”, e questo per sottolineare la Sua natura, infatti “Signore” (Yahweh) sottolinea la Sua natura divina unica e incomparabile, e per togliere ogni equivoco con i Baal, sottolineando che non ci può essere una fedeltà e adorazione condivisa con questi idoli pagani!
Questa è un’altra promessa: Israele conoscerà il Signore, ed è una delle promesse più importanti del Nuovo Patto (Geremia 31:31-34).
“Conoscere” (yādhaʿ) indica una conoscenza intima e personale che nasce tra due persone che si sono impegnate completamente l'un l'altro in un rapporto che coinvolge la mente, le emozioni e la volontà; indica il conoscere personalmente e intimamente il Signore per esperienza.
Questa parola è usata a volte per indicare l’intimità delle relazioni sessuali (cfr. per esempio Genesi 4:1,17; Numeri 31:17; 1 Re 1:4), ma questo non significa avere rapporti sessuali con il Signore, indica l’intima e personale relazione con Lui.
Quelli che fanno parte del popolo di Dio hanno una conoscenza intima con Lui, un’esperienza personale.
Conoscere Dio, non è semplicemente avere informazioni che lo riguardano, ma avere un’esperienza e un rapporto con Lui, e di conseguenza si conosceranno il carattere, la verità e la volontà del Signore, e chi lo conosce veramente gli sarà leale e obbediente, fedele al Suo patto, ai suoi obblighi, o aspettative, ma questo fino a quel momento il popolo non lo era come denunciato da Osea (Osea 2:8,13; 4:1, 6; 5:4; 6:6).
Ma può avere anche il senso di riconoscere solo il Signore come Dio e Salvatore e nessun altro (Osea 13:4; cfr. per esempio Deuteronomio 7:9; Giosuè 22:31; Osea 11:3; 14:9), come anche riconoscerlo per quello che è, rendersi conto della Sua natura, quindi del significato, del peso, della profondità di chi è il Signore (cfr. per esempio Esodo 6:2-7; Geremia 16:21).
Conoscere, o riconoscere il Signore, il Dio del patto e obbedienza sono intimamente legati (Levitico 26; Deuteronomio 28).
Nella futura trasformazione che il Signore realizzerà, Israele conoscerà il Signore e si relazionerà con Lui in modo nuovo e significativo, più profondo.
Così anche per noi oggi in Cristo, con il Nuovo Patto possiamo avere questa relazione meravigliosa, far parte spiritualmente della sposa del Signore con tutte le implicazioni di grande conforto che riguardano il perdono dei nostri peccati (Matteo 26:28) e la Sua cura per noi! (cfr. per esempio 1 Pietro 5:6-7), come anche la responsabilità di essere santi (cfr. per esempio 2 Corinzi 6:14-7:1; 1 Pietro 1:15-16) e consacrati (cfr. per esempio Daniele 11:32; Romani 12:1).
CONCLUSIONE
Nora Ephron disse: “Quando ti accorgi di voler passare il resto della tua vita con qualcuno, vuoi che il resto della tua vita inizi il più presto possibile”.
Penso che si riferisca alla persona che si ama, infatti chi ama un’altra persona vuole passare tutta la sua vita affianco a lei.
Se fai parte della chiesa del Signore, lo ami e desideri stare con Lui per sempre, non vedi l’ora di stare alla Sua presenza dopo la morte com’è anche il Suo desiderio.
Infatti il Signore stesso ti ama e ti ha fidanzato a Sé per l’eternità, non ti lascerà mai, niente e nessuno ti dividerà da Lui (Romani 8:31-39), il Suo è un amore eterno! (Geremia 31:3), e questo è anche un grande conforto per noi!
Il Signore non abbandona il Suo popolo con cui è legato con un patto di pace (Isaia 54:10; cfr. per esempio Romani 5:1,9-11) che è la Sua sposa legata per l’eternità per la quale ha dato il Suo sangue (Atti 20:28) per santificarla per farla comparire davanti a Sé gloriosa e senza difetti (Efesini 5:25-27).
Pertanto un vero cristiano troverà conforto e serenità in questa grande verità!