La nascita di Giovanni Battista (Luca 1:57-66)
C'era un vecchio maestro di scuola che s’inchinava sempre solennemente davanti i suoi alunni in classe prima d’insegnare loro. Quando gli è stato chiesto perché lo facesse, lui rispose: “Perché non si sa mai cosa diventeranno questi ragazzi”.
La nascita di ogni bambino è un parto di possibilità, la possibilità che possa diventare qualcosa, o qualcuno d’importante umanamente parlando, ma anche per il servizio a Dio.
Giovanni Battista quando nacque, molti si chiedevano che cosa sarebbe stato perché la mano del Signore era su di lui fin dal suo concepimento e nascita.
Continuiamo la nostra serie di predicazioni biografiche su Giovanni Battista. Luca riprende la storia riguardo della nascita di Giovanni Battista dopo la pausa dell’annunzio della nascita di Gesù a Maria da parte dell’angelo e la visita di Maria a casa di Elisabetta, dove rimase per tre mesi. Ora Luca racconta la nascita di Giovanni Battista.
In questi versetti vediamo prima di ogni cosa:
Nel parto vediamo:
A) La Promessa mantenuta (v.57; Luca 1:13,24-25).
v.57: “Compiutosi per lei il tempo del parto, Elisabetta diede alla luce un figlio”.
Come aveva profetizzato l’angelo Gabriele a Zaccaria (Luca 1:13); Elisabetta rimase incinta (Luca 1:24), e quando finì il tempo consueto dei nove mesi della gravidanza, partorì.
Dio ha adempiuto la Sua promessa, Dio è fedele (Numeri 23:19; Giosuè 23:14; 1 Tessalonicesi 5:24).
La storia di Giovanni Battista è tutta una serie di promesse mantenute secondo i progetti Dio!
Noi possiamo essere sicuri, gioiosi e confortati dal fatto che Dio mantiene le Sue promesse e non può essere diversamente perché Dio è Dio, il Suo carattere è perfetto.
La Sua onnipotenza, onniscienza, onnipresenza, fedeltà, amore, immutabilità, eternità, e così via garantiscono che Dio adempierà le sue promesse.
A.W. Pink disse: “La permanenza del carattere di Dio garantisce il compimento delle sue promesse”.
Dio mantiene la Sua parola, non importa quanto sia incredibile la Sua promessa, Lui la manterrà (1 Re 8:56). Siamo forse, preoccupati per questioni materiali, o spirituali, ma Dio ha promesso che non ci abbandonerà mai! Anche nelle circostanze difficili, Lui è sempre con noi e opera per il nostro bene e per la Sua gloria fino a quando non ci chiamerà con sé in cielo!
Noi dobbiamo fidarci di Dio e dobbiamo essere pazienti nell’attesa delle Sue promesse, Dio ti ama ed è fedele!
Nel parto troviamo:
B) La Partecipazione gioiosa (v.58).
v.58: “I suoi vicini e i parenti udirono che il Signore le aveva usato grande misericordia, e se ne rallegravano con lei”.
La nascita di Giovanni suscitò un certo interesse, attirò una folla gioiosa, molti di loro parteciparono alla gioia dei genitori, che dopo molti anni finalmente ebbero un figlio, rimuovendo la sterilità di Elisabetta.
“ Se ne rallegravano con “ (Sunechairon) include un forte elemento di partecipazione di gioia per il benessere di un'altra persona.
I vicini e i parenti erano grandemente gioiosi che il Signore avesse fatto del bene a Elisabetta dandogli un figlio; soprattutto per la nascita di un figlio maschio, perché significava portare avanti il nome della famiglia, era un momento di grande festa (come oggi). Per la famiglia di Elisabetta e gli amici, la gioia è ancora più grande visto, che era sterile e in età avanzata e non poteva avere figli (Luca 1:7).
Luca descrive l’evento della nascita di Giovanni come una manifestazione della misericordia del Signore, termine usato molto nei primi capitoli di questo Vangelo (Luca 1:54-55, 58, 72, 78). I vicini e i parenti di Elisabetta udirono che il Signore le aveva usato grande misericordia e se ne rallegravano, questa gioia è un adempimento parziale di Luca 1:14.
“Il Signore le aveva usato grande misericordia” il senso è: “ Il Signore aveva magnificato la sua misericordia su di lei”. Questa frase mette, in evidenza, esalta l’azione misericordiosa, o la manifestazione della misericordia di Dio (Genesi 19:19; 24:12; 1 Samuele 12:24; Salmo 126:2), si riferisce al fatto che Dio dopo tanti anni di sterilità, gli ha dato un figlio, ha tolto la causa del suo dolore per la sua sterilità, e la vergogna, perché chi non aveva figli era considerata sotto la disapprovazione, o sotto il giudizio di Dio per il peccato (Luca 1:24-25).
Ora Dio era intervenuto in modo da darle un posto d'onore nella comunità, ma anche le ha dato misericordia sostenendola fino al parto, Elisabetta era in età avanzata (Luca 1:7).
Noi possiamo riflettere su due punti:
1) Dio è misericordioso verso di te.
Oggi giorno molte persone non vedono la misericordia di Dio, anzi secondo loro Dio non esiste perché c’è il male e la sofferenza nel mondo, dicono: “ Come può esistere Dio visto che ci sono le guerre, le malattie, omicidi, rapine, e così via”, ma la misericordia di Dio la possiamo vedere in tante piccole cose nella nostra vita. Noi meritiamo solo il giudizio di Dio perché siamo peccatori, ma Dio ci dona un lavoro, da mangiare, da bere, di che vestirci, una casa, degli amici, una famiglia…
Dio è misericordioso e come diceva Thomas Watson: “La misericordia di Dio può annegare grandi peccati, come il mare copre grandi rocce”.
A volte qualcuno si può sentire schifoso per dei peccati commessi, ma Dio è misericordioso! Chiedi perdono a Dio e ti perdonerà se lo chiedi sinceramente!
Il secondo punto su cui riflettere è:
2) Perché molte volte si è più propensi a gioire per le sventure degli altri che per le loro benedizioni, o prosperità?
Noi siamo chiamati a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange, scrive, Paolo (Romani 12:15), questo è amore (1 Corinzi 13:4-7), e se noi godiamo per le sofferenze degli altri e non gioiamo per le benedizioni degli altri, noi non li stiamo amando, anzi stiamo nascondendo qualcosa come la gelosia, l’invidia, l’incredulità, l’orgoglio, o la frustrazione! Di conseguenza dovresti riflettere che se non gioisci per le benedizioni degli altri, c’è un problema, c’è qualche peccato nascosto.
Chiedi a Dio che ti faccia capire e pentiti di questo.
C) La Pratica fedele (v.59).
v.59: “L'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino”.
Il rito della circoncisione era un evento importante per la famiglia di un bambino Ebreo, ed era anche un momento di gioia in cui i parenti e gli amici venivano a festeggiare il bambino che entrava a far parte del patto di Dio che aveva stipulato con Israele.
La circoncisione era un antico rito anche gioioso per un Ebreo, anche se doloroso, perché si trattava di tagliare il prepuzio del pene del bambino.
Secondo la rivelazione di Dio, come scritto nella legge di Mosè, era previsto che ogni maschio fosse circonciso nell’ottavo giorno dopo la sua nascita come segno di far parte del patto tra Dio e il popolo di Israele, con l’obbligo di vivere secondo i comandamenti della legge di Mosè (Genesi 17:4,12; 21:4; Levitico 12:3; Luca 2:21; Atti 7:8; Galati 5:3). Solo coloro, che erano circoncisi l’ottavo giorno potevano pretendere di essere irreprensibili secondo la legge (Filippesi 3:6).
Solo una persona eseguiva il rito, gli altri erano testimoni, in questo caso leggiamo che erano i vicini e i parenti di Elisabetta, di solito era il capo famiglia a eseguire la circoncisione.
I genitori, quindi, dimostrano di essere consacrati a Dio (come leggiamo anche in Luca 1:6) avendo circonciso il bambino l'ottavo giorno.
Circoncidere il bambino doveva essere difficile, doloroso e sanguinoso. Può sembrare inutile, ma era parte del comando di Dio per il popolo ebraico. I comandamenti di Dio possono sembrare difficili, a volte, possono, sembrare irragionevoli, ma c’è sempre un buon motivo perché Dio è saggio e perfetto, comunque, i Suoi comandamenti e i Suoi modi di operare portano benedizione.
Per esempio, la ricerca medica rivela che uno dei vantaggi della circoncisione è che aiuta a prevenire il cancro del collo dell'utero nella moglie. Dio sa’ quello che sta facendo, anche se noi non capiamo tutto.
Quindi osservare i Suoi comandamenti, porta beneficio a noi (cfr. Isaia 48:17-19).
La nostra obbedienza alla Parola di Dio è una dimostrazione della nostra fede e del nostro amore per lui.
In Giovanni 14:15 Gesù dice: “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti”.
Ami Gesù? Allora sii ubbidienti a Lui! Ma forse amiamo di più il peccato e noi stessi, allora saremo disubbidienti!
Anche questa società fa pressione che dobbiamo ricercare la nostra felicità, il piacere, di soddisfare il nostro IO e non certamente di ubbidire a Dio!
In questo passo vediamo anche:
II IL PROPOSITO (vv.59-63).
Nel proposito c’è:
A) La Chiamata (v.59).
v.59: “e lo chiamavano Zaccaria dal nome di suo padre”.
Per i parenti era una cosa scontata che il bambino si chiamasse Zaccaria, il nome di suo padre.
Un bambino era chiamato abitualmente con il nome di un parente (v.61), di solito del padre, o del nonno. Il Signore, invece ha scelto un nome diverso.
Nei tempi biblici, vediamo che a volte era la madre a dare il nome al bambino per esempio Lea e Rachele mogli di Giacobbe (Genesi 29:31-30:24), oppure Anna con Samuele (1 Samuele 1:20). A volte era anche il padre a dare il nome come vediamo con Abramo che chiamò suo figlio Ismaele ( Genesi 16:15), o anche Mosè che chiamò il figlio Ghersom ( Esodo 2:22). In altri casi il nome è dato da figure non genitoriali come la figlia del Faraone con Mosè (Esodo 2:10); e le vicine di Naomi, la suocera di Rut, chiamarono il figlio di questa: Obed (Rut 4:17).
Così mentre stava morendo di parto, Rachele chiamò il figlio Ben-Oni, ma Giacobbe lo chiamò Beniamino (Genesi 35:18).
Ma ecco che arriva subito:
B) La Correzione (v.60).
v.60: “Allora sua madre intervenne e disse: ‘No, sarà invece chiamato Giovanni’”.
Elisabetta prende una forte posizione contro la folla qui, nonostante fossero i suoi vicini e parenti. Questo non è stato facile, perché queste persone erano i suoi amici e familiari. Elisabetta respinse categoricamente l’idea (No-ouchi-è molto decisivo), respinse con forza il loro suggerimento e altrettanto decisamente, disse che si doveva chiamare “Giovanni” come aveva detto l’angelo Gabriele a Zaccaria (Luca 1:13).
Elisabetta mostra la sua obbedienza, come poi anche il marito Zaccaria.
Sembra una cosa stupida, si tratta di un semplice nome, Zaccaria ed Elisabetta potevano fare come gli pareva, ma il Signore si aspetta l’obbedienza anche in quelle cose che noi riteniamo insignificanti, anche per le cose piccole.
La stessa obbedienza Dio richiede da noi; Dio vuole che gli ubbidiamo, anche in quelle aree che possono sembrare piccole, o insignificanti e Dio ci benedirà come dice Gesù nella parabola dei talenti: “Il suo padrone gli disse: ‘Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore’” (Matteo 25:21; cfr. 5:23).
Luca mette, in evidenza l'obbedienza della famiglia di fronte agli standard sociali.
Molte volte si seguono gli standard della società che ci circonda e le loro pressioni, e non quello che vuole Dio, o non prendiamo, posizione contro argomenti che la Bibbia chiama peccati, perché non si vuole essere emarginati, o apparire diversi, o bigotti.
Se noi vogliamo essere popolari e accettati dalle persone di questo mondo, allora possiamo essere sicuri che scenderemo a compromessi con il peccato e la menzogna! Ma Gesù è categorico: “ Perché mi chiamate: ‘Signore, Signore!’ e non fate quello che dico?” (Luca 6:46).
Molte chiese sono piene di persone che dicono di essere credenti, riconoscono Gesù come il Salvatore dei loro peccati, mentre con i fatti non manifestano che Gesù è il loro Signore. Tramite l’obbedienza al Signore il cristiano si distingue dal non cristiano!
Noi ci stiamo distinguendo dalla società?
In questo testo vediamo ancora:
C) La Conferma (vv.61-63).
vv.61-63: “Ed essi le dissero: ‘Non c'è nessuno nella tua parentela che porti questo nome’. E con cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato. Egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: ‘ Il suo nome è Giovanni ’. E tutti si meravigliarono”.
All’affermazione di Elisabetta che il bambino doveva essere chiamato Giovanni, seguì un’obiezione dai vicini e dai parenti di Elisabetta: nessuno tra i parenti si chiamava Giovanni! Così i loro vicini e parenti rifiutando l’affermazione di Elisabetta, chiedono a Zaccaria come si doveva chiamare suo figlio.
Zaccaria chiese una tavoletta, probabilmente con un incavo con la cera, dove si poteva scrivere e cancellare i segni, e conferma quando aveva detto Elisabetta scrivendo il nome: “Giovanni”, secondo come gli aveva detto l’angelo del Signore (Luca 1:13). Tutti si meravigliarono di questo, forse per il nome insolito, o forse per la risolutezza della coppia, per la loro totale mancanza di dubbio, o esitazione. Entrambi i genitori hanno insistito con forza nonostante la professione sociale che il nome doveva essere Giovanni secondo l’ordine di Dio.
Molte volte parliamo e critichiamo senza sapere cosa Dio sta preparando, o facendo, come i vicini e i parenti di Elisabetta, un po’ di saggezza e di umiltà non guasterebbe perché non conosciamo tutte le cose, o come Dio sta operando, o vorrà operare. Quindi stiamo attenti a non essere presuntuosi!
In questo passo vediamo anche:
III LE PAROLE (vv.64-66).
La vita è fatta di parole, nelle parole vediamo:
A) La Benedizione (v.64; Luca 1:20).
v.64: “In quell'istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta, ed egli parlava, benedicendo Dio”.
In quel preciso momento Zaccaria cominciò a parlare benedicendo Dio. Molto probabilmente, quei mesi di correzione divina, di punizione, furono un tempo di profonda riflessione per Zaccaria, un tempo spirituale redditizio (altri esempi Giobbe- Giobbe 42:5; Ezechia -2 Cronache 32:31).
“In quell'istante” (parachrēma-avverbio) indica subito, immediatamente, e indica che avvenne un atto miracoloso, infatti, questa parola compare ripetutamente in Luca e nel libro degli Atti per indicare la presenza e l'efficacia senza problemi della potenza divina, come quando per esempio Gesù guarisce la suocera di Pietro dalla febbre (Luca 4:39), o la guarigione del paralitico (Luca 5:25); o la guarigione della donna dall’emorragia che nessun medico era riuscito a guarire (Luca 8:44, 47, 55; altri esempi 13:13; 18:43; Atti 3:7; 16:26).
Zaccaria era stato punito perché non aveva creduto alle parole dell’angelo che avrebbe avuto un figlio (Luca 1:18), è stato punito con il mutismo (Luca 1:20), ora Zaccaria esplode in una lode, la sua lingua si scioglie benedicendo (eulogōn) Dio. Si compie quello che l’angelo gli aveva predetto come leggiamo in Luca 1:20.
La punizione di Zaccaria in quel momento è ritirata, il suo mutismo è finito, e il vecchio sacerdote comincia a parlare benedicendo Dio!!
È davvero interessante il fatto che la prima cosa che Zaccaria fa è quella di benedire Dio! Le ultime parole che Zaccaria aveva detto mesi prima erano state parole di dubbio, le sue prime parole quando la sua punizione è finita sono state parole di lode per tutto ciò che Dio aveva fatto e tutto quello che avrebbero fatto attraverso questo bambino speciale, Giovanni, bambino che avevano tanto desiderato.
Benedire Dio significa parlare bene, lodare, esaltare.
Noi benediciamo Dio come segno di riconoscenza per questioni spirituali come la salvezza (Luca 2:28-32), o per questioni materiali come il cibo (Luca 9:16; 24:30).
Zaccaria non se la prese con Dio, non si lamentò perché fu punito per diversi mesi, ma lodò Dio in uno spirito grato.
Tendiamo a vedere il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno! Vediamo solo le cose che pensiamo siano negative, invece di ringraziare sempre Dio! Dopo l’ascensione di Gesù, gli apostoli stavano sempre nel tempio benedicendo Dio dice Luca 24:53.
Paolo dice in Efesini 5:20 di ringraziare continuamente per ogni cosa, e in 1 Tessalonicesi 5:18 di rendere in ogni cosa grazie!
Abbiamo ricevuto tanto dal Signore che non dovremmo pensare a ciò che Lui non ci ha dato, a quella preghiera che non ha esaudito, perché se l’ha fatto era per il nostro bene (Matteo 7:7-11).
Il piano di Dio è perfetto, Dio nella Sua saggezza ha pianificato per noi il migliore piano e lo realizzerà con i migliori mezzi, con le circostanze giuste.
Quindi come dice Stuart Briscoe: “ I cristiani dovrebbero avere un atteggiamento di gratitudine”.
Certo ci sono anche coloro che per le cose positive, secondo il loro punto di vista, non sono riconoscenti come i nove lebbrosi guariti da Gesù, soltanto uno lo ringraziò (Luca 17:11-19).
Nelle parole vediamo:
B) La Divulgazione (v.65).
v.65: “E tutti i loro vicini furono presi da timore; e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea”.
Tutti i vicini che hanno assistito all'evento hanno reagito allo stesso modo.
Il recupero miracoloso di Zaccaria ebbe un impatto notevole sia in tutti i vicini di Zaccaria ed Elisabetta e sia in tutta la regione montuosa.
La nascita da una sterile, l'insolito nome dato a Giovanni e soprattutto il fatto che improvvisamente Zaccaria ricominciò a parlare, produce: timore e divulgazione.
La consapevolezza che Dio era lì presente in quella famiglia e con quel miracolo, con quella manifestazione potente e sovrannaturale, con una rivelazione terrificante ha prodotto timore (phobos), cioè una profonda riverenza ( Luca 1:12, 30; 5:26;7:16;8:37; 21:26; Atti 2:43; 5:5).
Mentre,“Si divulgavano” (dielaleito-imperfetto passivo indicativo) descrive la diffusione della notizia che riguardava la nascita di Giovanni per tutta la regione montuosa della Giudea. Qualcosa di diverso sta accadendo.
Davanti la manifestazione della potenza di Dio non possiamo essere indifferenti! La Bibbia è piena di riferimenti della potenza miracolosa di Dio, eppure molti cristiani non lo temono! Questo si può vedere dalla loro vita disubbidiente a Dio, dalla loro superficialità nel modo di parlare, di ascoltare, di vedere, di vestire, di agire, e così via.
Chi è consapevole della grandezza e della santità di Dio lo temerà (Esodo 15:11-16; Giosuè 2:8-11; 24:1-14;Isaia 6:1-7) e questo si vede da come si comportano (1 Pietro 1:14-17), un comportamento santo (2 Corinzi 7:1), consacrato (Giosuè 24:14), obbediente (Salmo 34:11-14).
Jerry Bridges dice: “Proprio come l'obbedienza al Signore è un’indicazione del nostro amore per lui, così è anche una prova del nostro timore per Dio”.
In che misura tu temi Dio? Lo puoi vedere dal tuo comportamento, dalla tua vita!
Nelle parole vediamo:
C) La Considerazione (v.66).
v.66: “Tutti quelli che le udirono, le serbarono nel loro cuore e dicevano: ‘Che sarà mai questo bambino?’ Perché la mano del Signore era con lui”.
In questa considerazione vediamo:
(1) Una reazione emotiva.
Tutti coloro che udirono i fatti della nascita del Battista, le serbarono nel loro cuore, questa è un’espressione per indicare che tutti coloro che ascoltavano gli eventi hanno avuto una reazione emotiva forte e profonda alla notizia, sono state profondamente impressionate.
“Serbarono nel loro cuore” può indicare che ne fecero tesoro nel loro cuore, oppure che hanno memorizzato le informazioni nella loro mente con l’implicazione che erano informazioni preziose e ne rimasero impressionati (1 Samuele 21:12; 2 Samuele 13:20; Malachia 2:2; Luca 2:19, 51; 9:44).
Noi vediamo in questo passo l’importanza di serbare nel cuore, la rivelazione della potenza di Dio e quindi anche della Sua Parola rivelata!
La nostra fede, e quindi speranza e vita cristiana dipende dal serbare nel cuore la rivelazione di Dio (Romani 10:17; 15:15:4; 1 Corinzi 10:1-11).
Noi siamo chiamati a cibarci di Dio per rafforzare la nostra fede, la speranza ed essere stimolati a un comportamento santo;questo sarà possibile attraverso da come serbiamo nel cuore ciò che è Dio come rivelato nella Sua parola: la Bibbia. Ma possiamo anche pregare affinché Dio manifesti la Sua potenza ( Numeri 14:17-19; 1 Cronache 29:11-12; Salmo 80:2; 2 Tessalonicesi 1:11).
In questa considerazione vediamo:
(2) Una riflessione sul carattere e ruolo di Giovanni nel piano di Dio.
Che sarà mai questo bambino?’
Queste persone riflettevano sugli eventi accaduti circa la nascita di Giovanni e si chiedevano che sarà mai questo bambino, questo mostra proprio il carattere e il ruolo che Giovanni avrà nel piano di Dio, questo perché la mano del Signore era con lui dice Luca.
" Mano del Signore" è un antropomorfismo, cioè significa la descrizione di Dio usando espressioni tratte dalla vita umana per farci comprendere meglio la natura di Dio. La mano del Signore indica l’opera e la presenza attiva della potenza di Dio irresistibile (Esodo 6:1; 7:4; 13:3, 15:6; Deuteronomio 2:15; 1 Cronache 4:10; Salmo 28:5; 80:17; Isaia 5:12; 31:3; 41:20; 66:14), la Sua guida e ispirazione (1 Cronache 28:19; Ezechiele 1:3; 3:14,22; 8:1; 37:1), la Sua cura provvidenziale ( Esdra 7:6; Salmo 88:5; 89:21), e quindi il rafforzare la persona (Esdra 7:28).
Quindi riguardo a Giovanni “la mano del Signore era con lui”, suggerisce che la nascita di Giovanni era per volontà di Dio, e che la Sua presenza, potenza, guida e cura provvidenziale sarebbero state con lui dandogli la forza necessaria per essere il Suo strumento speciale.
Dio è all’opera, e farà qualcosa di molto speciale attraverso Giovanni, la gente lo sapeva.
Senza la mano del Signore con noi non possiamo avere e fare nulla! Se Giovanni Battista ebbe un ministero benedetto e potente, è perché la mano del Signore era con lui!
Noi vediamo che anche la chiesa cresceva perché la mano del Signore era con essa.
Atti 11:21 dice: “La mano del Signore era con loro; e grande fu il numero di coloro che credettero e si convertirono al Signore”.
Non pensiamo di che il nostro servizio cristiano, o la nostra chiesa possa crescere senza che la mano del Signore possa essere con noi!
Attenzione, dunque, non serviamo Dio, o cercare di costruire la chiesa su basi umane e non sulla provvidenza di Dio.
CONCLUSIONE
Cosa suscita in te questa storia? Forse meraviglia, meraviglia è la parola giusta, infatti, l'evento della nascita di Giovanni Battista ha tre caratteristiche insolite: (1) Due persone anziane, di cui una sterile hanno dato vita a un bambino per la misericordia di Dio (2) Il bambino ha un nome strano, nel senso che ha un nome che non si trova nei parenti (3) Di colpo Zaccaria riparla lodando Dio dopo la punizione del suo mutismo.
Tali eventi straordinari causano alla folla gioia, timore e riflessione, e a Zaccaria nel suo silenzio di correzione gli ha causato una crescita spirituale.
Ma oltre a meraviglia penso che questa storia stimoli all’obbedienza a Dio, nonostante le pressioni della società ci spingono a fare il contrario!
L’obbedienza sarà possibile se amiamo veramente Dio e lo temiamo.
Saremo obbedienti come Zaccaria ed Elisabetta?