Giovanni 1:6-7: La vocazione di Giovanni Battista
Se dovessimo fare un sondaggio chiedendo alle persone di dire qual è il più grande bisogno del mondo, le risposte sarebbero molte.
C’è chi direbbe di porre fine alla fame; altri risponderebbero la pace, altri direbbero l’istruzione per tutti; altri direbbero di rispettare l’ambiente, altri più investimenti per la sanità, altri lavoro per tutti.
Certamente sono bisogni importanti, ma secondo la Bibbia il più grande bisogno dell’umanità è Gesù Cristo! (cfr. per esempio Giovanni 20:31; Romani 3:9-30).
L’apostolo Giovanni aveva parlato prima della Parola che era con Dio ed era Dio, mediante la quale è stata creata ogni cosa ed era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
Ora parla della chiamata di un uomo da parte di Dio che è stato mandato per rendere testimonianza alla luce
Prima di tutto vediamo:
I IL MANDANTE (v.6)
Nel v.6 leggiamo: “Vi fu un uomo mandato da Dio”.
“Uomo” è in contrasto con Gesù Cristo, la “Parola” (Giovanni 1:14-18) che era più di un uomo, “Dio” che era fin dal principio (Giovanni 1:1-3), che risale ai giorni eterni (cfr. per esempio Michea 5:1; Giovanni 8:58), mentre Giovanni era solo un uomo!
Giovanni venne in un momento definito nel tempo in netto contrasto con la Parola che c’è sempre stata!
L’esistenza di Giovanni come anche la sua missione, sono da annoverare tra tutte le cose che sono avvenute nella storia, la sua esistenza non era immaginaria, illusoria, ma reale!
Infatti, il verbo “vi fu” (ginomai - aoristo medio indicativo) indica essere presente in un dato momento storico.
“Vi fu” allora si riferisce all'apparizione storica, all’entrata in scena di una persona (cfr. per esempio Marco 1:4; Luca 9:37).
Introduce un nuovo protagonista, il Battista nel contesto dopo la “Parola”, vale a dire Gesù, la luce, il Figlio di Dio (vv.1-5,14-18).
Nella scena della storia della salvezza di Dio per l’umanità, entra in scena un uomo mandato da Dio come definisce e specifica l’evangelista Giovanni.
Ci sono e ci sono state missioni e missioni, missioni umane diplomatiche, di marketing, speciali, segrete, delicate, pericolose, per Giovanni Battista la sua non era di origine umana, ma divina.
“Mandato” (apestalmenos - perfetto) descrive un'azione completata avvenuta nel passato, ma che ha prodotto un risultato che esiste nel presente, una chiamata che è ricordata ancora oggi per la sua importanza.
Il verbo passivo “mandato” (apestalmenos - perfetto passivo participio) indica che Dio ha mandato quest’uomo, e quindi non si è mandato da solo, l’iniziativa è stata di Dio!
Come confermato anche “da Dio” (para Theou – genitivo di origine), infatti dà enfasi all'origine dell'inviato piuttosto a chi è mandato!
“Da Dio”, allora indica che Dio è stato il promotore, l’origine della chiamata di quest’uomo per uno scopo in particolare come indicato dal significato della parola greca “mandato”.
“Mandato” (participio attributivo) descrive anche la qualità di Giovanni, è un mandato di Dio.
Questo implica il privilegio di servire il Signore.
La parola “mandato” era usata per indicare che una persona era incaricata, o commissionata da qualcuno per portare un messaggio, o per un compito.
Era una parola usata tra i greci, in contesti religiosi per indicare l’autorizzazione divina, come un'espressione tecnica per indicare un delegato investito di pieni poteri di un essere divino.
L'attenzione è focalizzata su colui che invia, quindi in questo caso, su Dio, cioè su Colui che dà la Sua autorità a chi manda e prende al Suo servizio, cioè Giovanni Battista.
L'autorità che sta dietro alla missione di Giovanni non è umana, ma divina!
La persona così incaricata era in realtà obbligatoriamente autorizzata come lo erano i profeti sotto l’Antico Patto, infatti l'espressione "mandato da Dio" ricorda i profeti dell’Antico Testamento il cui ruolo era quello di fungere da portavoce di Dio, erano gli inviati speciali di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 24:19; 25:15; Geremia 7:25; 25:4; 28:9; 35:15; 44:4; Ezechiele 2:3).
Colui che veniva mandato era colui che era inviato come autorevole rappresentante personale, in questo caso di Dio.
Le folle giudaiche pensavano a Giovanni come a un profeta (cfr. per esempio Matteo 21:26), ed è così che Gesù si riferiva a lui (Matteo 11:9; Luca 7:26).
Non solo è collocato nella stessa categoria dei profeti (cfr. per esempio Isaia 6:8; Geremia 1:4-5; Ezechiele 2:3), ma anche nella stessa categoria di Mosè (Esodo 3:10–15), come anche di Gesù (Giovanni 3:17), e degli apostoli (cfr. per esempio Marco 3:14).
Troviamo questa parola per la missione come predicare (cfr. per esempio Marco 3:14; Luca 9:2); parlare (cfr. per esempio Luca 1:19); benedire (cfr. per esempio Atti 3:26); governare, liberare (cfr. per esempio Atti 7:35).
L'espressione che Gesù fu mandato da Dio (Giovanni 3:34) denota la missione che doveva compiere e l'autorità che lo sosteneva, per essere un sacrificio propiziatorio (1 Giovanni 4:10); essere il Salvatore del mondo (cfr. per esempio 1 Giovanni 4:14).
Questo uomo, Giovanni Battista, aveva allora l’autorità divina e non umana per adempiere la missione di Dio!
Isaia lo predisse (Isaia 40:3; cfr. Matteo 3:3; Marco 1:2–3); così anche Malachia (Malachia 3:1; 4:5–6; Marco 1:2; Luca 1:17).
Vediamo nei dettagli:
II IL MANDATO
Vediamo specificatamente il mandato da Dio, appunto Giovanni.
Leggiamo sempre al v.6: “Il cui nome era Giovanni”.
Consideriamo:
A) L’identità del mandato
Il nome "Giovanni" senza alcuna qualifica in questo Vangelo si riferisce a Giovanni Battista (Giovanni 1:6, 19; 26, 28, 29, 32, 35, 40, 3:23, 24, 25, 26, 27; 4:1; 5:33, 36; 10:40-41; cfr. per esempio Matteo 3:1-17).
La parola greca per “Giovanni” (Iōánnēs) è un nome traslitterato da una parola Ebraica (Yōchānān) che significa “Yahweh è misericordioso”.
Certamente il suo nome rispecchiava la misericordia di Dio per la salvezza del Suo popolo con la sua testimonianza per Gesù Cristo.
B) L’importanza della missione
Leon Morris scriveva così: “Giovanni venne per testimoniare, e nient'altro di ciò che fece può essere paragonato in importanza a questo”.
Giovanni è stato unico perché era l’araldo di Gesù!
Giovanni fu il primo vero profeta (Matteo 14:5; 21:26) ad apparire in Israele in dopo 400 anni da Malachia, ed è un grande impatto, per esempio in Marco 1:4-5 leggiamo: “Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati”.
In Matteo 3:5–6 è scritto: “Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutto il paese intorno al Giordano accorrevano a lui”.
L'importanza di Giovanni è provata dalla sua inclusione in tutti e quattro i Vangeli.
Tutti e quattro gli evangelisti parlano di Giovanni Battista e della sua missione (cfr. per esempio Matteo 3:1; Marco 1:4; Luca 3:1–3).
Ma la sua importanza è dedotta anche dalla dichiarazione di Gesù riguardo a lui:
“In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista; eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Matteo 11:11).
Vediamo l’importanza del Battista in Atti 1:21-22: “Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione”.
Nel libro degli Atti degli Apostoli il ministero del Battista è menzionato nei discorsi pubblici di Pietro (Atti 10:37) e di Paolo (Atti 13:24-25; 19:1-5).
Infine esaminiamo:
III LA MISSIONE
Nel v. 7 è scritto: “Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui”.
In questa frase vediamo subito il posto di Giovanni Battista nella storia della salvezza.
Andiamo con ordine, prima di tutto vediamo:
A) La venuta di Giovanni Battista
“Egli venne come testimone”.
“Venne” (ēlthen – aoristo attivo indicativo) esprime movimento, dinamismo.
Questa parola è spesso usata nel Nuovo Testamento per indicare un’apparizione pubblica, come per esempio del Messia tra gli uomini (cfr. per esempio Matteo 11:14; Luca 3:16; Giovanni 7:27, 31; 1 Giovanni 5:6).
Giovanni attivamente testimoniò pubblicamente di Gesù (cfr. per esempio Matteo 3:1-12; Luca 3:1-20; Giovanni 1:29-51), non si tirò indietro!
“Come” (eis – preposizione di scopo) nel greco indica “per essere testimone”, quindi indica lo scopo, l’obbiettivo per cui Giovanni è venuto, l'intenzione.
“Testimone” (martyrian) è qualcuno che testimonia, o afferma qualcosa riguardo a una persona o a una cosa (cfr. per esempio Atti 22:18; 1 Timoteo 3: 7; Tito 1:13).
Nel greco secolare era usato come termine giuridico, era una parola usata nel linguaggio dei tribunali, quindi ruotava attorno al concetto di testimonianza a favore, o contro qualcuno.
Il testimone era una persona che si faceva avanti per testimoniare nei tribunali, per fornire informazioni su una persona, o un evento di cui chi parla ha conoscenza diretta e serve come prova.
Così anche, questa parola nella traduzione greca dell’Antico Testamento si riferisce alle testimonianze nei casi penali, testimonianze che servivano come prova sulla base di due o tre testimoni, testimonianze che erano ascoltate e confermate (Deuteronomio 17:6; 19:15).
I falsi testimoni venivano severamente puniti (Deuteronomio 19:16-18), il testimone doveva testimoniare il vero (cfr. per esempi Esodo 20:16), ma le autorità religiose cercavano false testimonianze con falsi testimoni per condannare Gesù, (Matteo 26:59-60.; Marco 14:57-59), proprio come fu sollecitata una falsa testimonianza contro Stefano (Atti 6:13-14; 7:58).
Gli apostoli sono stati chiamati a essere testimoni di Cristo (Luca 24:47-48; Atti 1:8, 21-22) che comportava la testimonianza oculare di Gesù e l’annuncio.
Allora, l’evangelista Giovanni usa questa parola per indicare il fornire informazioni su una persona, cioè Gesù di cui ha una conoscenza diretta.
È una testimonianza su ciò che ha visto, udito, o sperimentato; indica dunque un testimone oculare.
Giovanni Battista sapeva chi era Gesù, aveva una conoscenza diretta di Gesù.
Testimone e testimonianza sono parole legate a fatti, non a opinioni, come in un'aula di tribunale.
I testimoni oculari dovevano e devono testimoniare sinceramente di ciò che hanno visto e udito, né più né meno, o attestare la veridicità della testimonianza di un altro, dovevano dire la verità!
Rod Mattoon scrive:“La missione di Giovanni era quella di essere un testimone della Luce. Giovanni non è un avvocato, ma un testimone. Un avvocato discute un caso, cerca di dimostrare il suo punto di vista e influenza i membri di una giuria in una decisione favorevole. Il testimone è chiamato a dire la verità e nient'altro che la verità”.
Il Battista ha testimoniato con verità, infatti quando molti andarono da Gesù oltre il Giordano dove il Battista battezzava, in Giovanni 10:41-42 è scritto:”Molti vennero a lui e dicevano: ‘Giovanni, è vero, non fece nessun segno miracoloso; ma tutto quello che Giovanni disse di quest'uomo, era vero’. E là molti credettero in lui”.
Ma c’è una nota interessante, dalla parola “testimone” (martyrian) deriva la nostra parola italiana "martire".
Certo oggi “martire” può avere un significato negativo, ma il senso positivo è che un testimone deve testimoniare con verità di Gesù Cristo fino alla morte se è necessario!
Sappiamo che Giovanni Battista fu un martire, Erode il tetrarca prima lo fece mettere in prigione e poi gli fece tagliare la testa perché aveva denunciato i suoi peccati! (Matteo 14:1-12; Marco 6:17-28; Luca 3:18-20).
In secondo luogo vediamo:
B) Lo scopo della venuta di Giovanni Battista
Ancora nel v. 7 è scritto: “Per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui”.
C’è un doppio scopo: testimoniare della luce e affinché tutti credessero.
Prima di tutto vediamo:
(1) Il primo scopo: testimoniare della luce
Il messaggio del Battista, era un messaggio incentrato su Gesù Cristo (cfr. per esempio Matteo 3:11-12; Marco 1:7-8; Luca 3:16-17; Giovanni 1:29-34).
Giovanni è stato mandato da Dio non per competere con Gesù, ma per rendergli testimonianza; non per essere la luce di Dio per il mondo, ma per testimoniare la luce di Dio fra gli uomini!
Dunque, “per” (hina – congiunzione di scopo) indica lo scopo della venuta e missione del Battista.
“Rendere testimonianza” (martyrēsē - aoristo attivo congiuntivo) significa fornire informazioni intenzionalmente e attivamente su una persona o un evento, in questo caso su Gesù in modo completo, di cui il testimone ha conoscenza diretta come dicevo prima.
Leon Morris commentava così: “Il verbo ‘testimoniare’, per inciso, è nell'aoristo. Il significato non è che Giovanni testimoniasse continuamente (anche se questo era vero), ma che realizzasse un'opera compiuta. Egli rese la sua testimonianza alla Parola, e non c'era più nulla che potesse fare”.
Giovanni Battista ha fatto e ha detto di Gesù tutto quello che c’era da dire e da fare!
La sua missione è stata completa! Quindi è stato fedele!
Nel Vangelo di Giovanni troviamo oltre alla testimonianza del Battista su Gesù (Giovanni 1:19–34; 3:27–30; 5:35; 10:40–42); anche la testimonianza della Samaritana (Giovanni 4:39), delle opere stesse di Gesù (Giovanni 5:36; 10:25), del Padre (Giovanni 5:32,37; 8:13-18), dell'Antico Testamento (Giovanni 5:39-40), della folla (Giovanni 12:17), dello Spirito Santo e degli apostoli (Giovanni 15:26-27).
Tutti costoro rendono testimonianza a Gesù, come anche Egli stesso (Giovanni 18:37).
L’apostolo Giovanni specifica “alla luce”.
Sottolinea “alla luce” perché risponde a ciò di cui il popolo aveva bisogno, infatti abitava nelle tenebre, e quindi ciò di cui urgentemente aveva bisogno era la luce, era Gesù!
Senza Cristo, il mondo è nell’oscurità spirituale, è nelle tenebre del peccato sotto il potere di Satana! (cfr. per esempio Efesini 2:1-3; Colossesi 1:13).
Giovanni ci ricorda che c'è un'oscurità (cfr. per esempio Giovanni 1:5; 3:19-21; 12:46; Colossesi 1:13; 1 Giovanni 2:8-11) che ci travolgerebbe se fossimo lasciati a noi stessi e ai nostri sforzi per migliorarci.
“Alla” (peri – genitivo di riferimento) indica il riferimento a cui si riferisce la testimonianza, e cioè solo alla luce.
Giovanni Battista non era distratto da altro, era concentrato solo a testimoniare della luce, questa era la sua vita, il senso e il significato della sua esistenza!
Della luce (phōtos), l’evangelista Giovanni ne aveva già parlato nei vv.4-5, e si riferisce alla Parola, cioè a Dio (Giovanni 1:1-3) che è Gesù, il Figlio di Dio (Giovanni 1:14-18).
Gesù Cristo è la luce che è apparsa in terra in mezzo a un popolo che stava nelle tenebre (Isaia 9:1; Matteo 4:15-16; Luca 1:79) e ha trionfato sulle tenebre!
Nella lotta dura contro Gesù, le tenebre, l’umanità malvagia, il mondo e il diavolo non hanno vinto! (cfr. per esempio Giovanni 1:5; 16:32-33; Colossesi 2:13-15).
Gesù era ed è la luce dell’umanità! (Giovanni 1:4; cfr. per esempio Giovanni 8:12).
La luce è la fonte dell’illuminazione come anche della vita fisica come anche di quella spirituale.
Certamente Gesù come luce era un insegnante morale e spirituale (cfr. per esempio Matteo 5:14; Giovanni 8:12; Atti 13:47; Romani 2:19); ma come “luce” è anche il Creatore (Giovanni 1:3; Colossesi 1:16; Ebrei 1:2) che fornisce la vita fisica, e anche l’unico Salvatore del mondo (cfr. per esempio Giovanni 4:42; Atti 4:12) che fornisce la vita spirituale: Gesù Cristo è il Salvatore del mondo che dà la vita eterna a coloro che credono in Lui (Giovanni 6:38; 10:10; 11:25-26; 14:6; 1 Giovanni 5:11).
Crosby Terence Peter scrive: “Solo il Signore può dare la luce a coloro che siedono nelle tenebre come prigionieri del peccato (Salmo 107:10–14; Isaia 42:6–7; Luca 1:79). Egli è anche una luce per il suo popolo quando anche loro si ritrovano seduti nei giorni bui (Michea 7:7–9)”.
Vediamo:
(2) Il secondo scopo: promuovere la fede
Al v.7 leggiamo: “Affinché tutti credessero per mezzo di lui”.
Giovanni Battista predicò a grandi folle con lo scopo che le persone credessero in Gesù.
Non era semplicemente informarle di Gesù Cristo, di alimentare la conoscenza delle persone, ma di promuovere la fede in Gesù Cristo dei suoi ascoltatori!
Lo scopo del Battista, non era come quello di oggi di molti predicatori, o responsabili di chiesa, di accentrare le persone a loro, ma era quello di portare le persone a Cristo! Che Gesù crescesse e lui diminuisse (Giovanni 3:30).
Kenneth O. Gangel scrive: “Un buon testimone non attira l'attenzione su di sé, ma sulla persona, o sui fatti che rappresenta”.
Quindi la testimonianza di Giovanni Battista non era fine a se stessa!
Giovanni Battista era uno strumento (per mezzo di lui – genitivo di mezzo) affinché tutte le persone credessero in Gesù, perciò “tutti” (pantes) mostra la portata e l'intento della volontà di Dio.
Era un grande privilegio per Giovanni essere il mezzo per portare tutte le persone che incontrava a credere!
È significativo che non troviamo un aggettivo, o un avverbio tipo “sinceramente”, o “profondamente”, o “interamente”, ma semplicemente “credere”, forse come scriveva Frederick Dale Bruner: “Perché gli avverbi e gli aggettivi hanno l'inevitabile tendenza a trasformare il credere in un'opera buona che le persone devono eseguire… Credere dice tutto, fa tutto, riceve tutto ciò che è dato, motiva tutto ciò che ne deriva, ed è così semplice e come concreto come la persona Gesù di Nazaret, che, come credendo, non ha bisogno di integrazioni. Gesù ha fatto tutto. Credere riceve tutto”.
Il credere non è un’opera buona nostra, ma un dono di Dio! (cfr. per esempio Atti 3:16; 18:27; Filippesi 1:29).
“Credessero” (pisteusōsin – aoristo attivo congiuntivo), dunque, indica la fede, e il tempo del verbo (aoristo ingressivo) sottolinea l'inizio dell’azione di credere, o l'ingresso in uno stato, l’inizio di una nuova condizione.
"Credere" non è al tempo continuo, e questo è significativo, indica che Giovanni è venuto per portare le persone a decidere, per fare l'atto definitivo di fede, e quindi di avere una relazione con Gesù Cristo.
Parlando della fede come la intendeva l’apostolo Giovanni in questo Vangelo, Andreas Köstenberger scrive: “Sebbene non sia contrario a intendere la fede come l'affermazione di certe verità religiose, è molto più preoccupato per la fiducia attiva e relazionale in Gesù Cristo”.
La fede nel cristianesimo è una relazione personale di fiducia con Gesù Cristo!
È più della conoscenza, del conoscere le dottrine, anche se hanno un’importanza notevole nel rapporto personale con Gesù!
L’apostolo Giovanni (cfr. per esempio Giovanni 3:15-18, 36; 5:24; 6:28-29, 35-37, 40, 47; 20:30-31) come anche Paolo mettono enfasi nella fede in Gesù Cristo e nella Sua espiazione per i nostri peccati (cfr. per esempio Romani 3:22, 25; Galati 2:16, 20; 3:22, 26; Efesini 1:5; Filippesi 3:9; Colossesi 1:4; 2:5).
La fede è centrale nel cristianesimo! E questa viene dall'ascolto della parola di Dio, senza di essa non possiamo piacere a Dio (Romani 10:17; Ebrei 11:6).
La testimonianza del Battista è stata efficace.
In Giovanni 1:35–37 troviamo un esempio dell’efficacia della testimonianza di Giovanni Battista: “Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: ‘Ecco l'Agnello di Dio!’ I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù”. (cfr. Atti 19:1-3).
La testimonianza del Battista è stata fruttuosa nel suo periodo e non solo; D. A. Carson scrive: “Derivativamente, poiché la testimonianza del Battista è stata legata in tutti e quattro i Vangeli canonici all'inizio del ministero di Gesù, come Abele ‘benchè morto egli parla ancora’ (Ebrei 11:4). Tutti coloro che sono giunti alla fede dipendono indirettamente dalla sua proclamazione iniziale dell'identità e dello scopo salvifico di Gesù Messia”.
Le persone hanno creduto a Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 1:12; 3:18; 6:29) attraverso la testimonianza di testimoni come Giovanni Battista.
I testimoni di Gesù Cristo sono gli strumenti della fede, ma Gesù Cristo è la persona su cui avere fede per la salvezza dai propri peccati e dall’ira di Dio (cfr. per esempio Matteo 1:21; Romani 5:8-11).
La salvezza, quindi, come in ogni tempo, era ed è una questione di fede!
CONCLUSIONE
In sintesi:
1) Non siamo noi scegliere Dio per servirlo, ma è Lui che sceglie noi!
È accaduto con Giovanni Battista, ma anche per esempio con Mosè (Esodo 3:1-13); con Geremia (Geremia 1:4-7); con i dodici discepoli (Luca 6:12-16; Giovanni 15:16), con Paolo (Galati 1:15-16), e lo ha fatto non per opere, ma perché questo era per grazia secondo il Suo piano (2 Timoteo 1:9).
Il fatto che Dio ha mandato Giovanni per testimoniare della luce, mostra che Dio prende l'iniziativa non solo nella creazione, ma anche nella storia della redenzione.
2) Se facciamo parte del corpo di Cristo, della Sua chiesa siamo chiamati a testimoniare di Lui!
A volte noi cristiani con le persone siamo pronti a parlare di sport, di cinema, di musica, di cronaca, di politica, e di tantissime altre cose, ma non di Gesù Cristo!
Se siamo veri cristiani, ognuno di noi con i talenti, i doni e ministeri diversi, siamo chiamati a testimoniare sempre di Gesù Cristo! (cfr. per esempio Matteo 25:14-30; 1 Corinzi 12; 1 Pietro 4:10-11).
Se abbiamo sperimentato e quindi conosciuto spiritualmente Gesù Cristo, se abbiamo sperimentato la Sua salvezza, stiamo testimoniando di Lui?
Se non lo stiamo facendo c’è qualcosa che non va!
Il predicatore Stephen F. Olford scrisse: "C'è qualcosa che non va, terribilmente sbagliato. La truppa nel corpo di Cristo oggi non è testimone dei cristiani".
A.T.Pierson diceva: "La testimonianza è l'intera opera di tutta la chiesa per tutta l'epoca…Una luce che non brilla, una sorgente che non scorre, un germe che non cresce, non è un'anomalia più di una vita in Cristo che non testimonia Cristo".
È probabile che certi cristiani pensano che la testimonianza sia solo per i professionisti religiosi.
Ma è sbagliato pensare che la testimonianza debba essere fatta principalmente da chi lo fa come mestiere: sacerdoti, pastori, missionari e così via.
Ricordiamo le parole di James Montgomery Boice: "Dare testimonianza è il compito di ogni cristiano".
Il Battista c’insegna, come anche gli apostoli nel libro degli Atti (cfr. per esempio Matteo 28:18-20; Atti 1:8; 5:31-32; 10:42-43) che:
3) La predicazione deve essere fedelmente Cristocentrica
Il discepolo di Gesù Cristo come Suo testimone, non dipende dai propri pensieri, dai propri desideri e dalle proprie idee!
Il suo messaggio è Cristo, la luce del mondo!
Giovanni Battista testimoniava solo di Gesù Cristo! Era fedele a Gesù Cristo!
È proprio la fedeltà quello che richiede Dio dai Suoi servitori (cfr. per esempio 1 Corinzi 4:1-2).
Un vero cristiano non si vergognerà di parlare di Gesù alle persone!
E per Gesù come vediamo nel libro degli Atti e nelle lettere dobbiamo essere pronti a morire per Lui se sarà necessario.
La persecuzione per Cristo era una normalità nella chiesa primitiva (cfr. Matteo 5:10-12; Atti 14:22; 2 Corinzi 11:16-33); anche oggi dobbiamo essere pronti a dare la nostra vita per Gesù!
4) Gesù va creduto!
La reazione alla luce è l'accoglienza, o il rifiuto (Giovanni 3:19-21).
Sia chi testimonia e sia chi ascolta la testimonianza deve pensare che Gesù non è una cosa neutra, o con Lui o contro di Lui (cfr. per esempio Matteo 12:30) dobbiamo fare delle scelte che hanno enormi conseguenze eterne (cfr. per esempio Giovanni 3:16).
La manifestazione della Luce in un mondo di tenebre non lascerà le cose come sono! Richiede una scelta!
Hai fatto la tua scelta per Gesù?
Hai creduto alla luce, o sei ancora nelle tenebre, e preferisci rimanerci dentro?