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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Marco 16:15-16: La missione di Gesù per i cristiani

 Marco 16:15-16: La missione di Gesù per i cristiani
Questi due versetti sono parole di Gesù.
Dopo la Sua resurrezione, apparve la mattina di domenica prima a Maria Maddalena (Marco 16:9), poi apparve a due apostoli mentre erano in cammino verso i campi (Marco 16:12), poi apparve agli undici apostoli mentre erano a tavola, Giuda era morto.
Gesù affida loro una missione che dura fino a oggi e fino a quando non ritornerà di nuovo. 
Questa missione consiste nel parlare loro della salvezza dai peccati e dall’ira di Dio.

Vediamo prima di tutto:
I IL COMANDO (v.15)
“Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura”, infatti, è un comando, non un suggerimento, e oggi non è solo un elemento solo per alcuni cristiani, ma per tutti!

Non siamo tutti evangelisti, o missionari in senso formale, ma tutti siamo chiamati a testimoniare e abbiamo ricevuto doni che possiamo usare per aiutare a compiere questa missione chiamata “il Grande Mandato”.

Consideriamo:
A) La missione di andare per tutto il mondo  
Nel v.15 leggiamo che Gesù comanda: “Andate per tutto il mondo”.

L'aggettivo enfatico “tutto” (hapanta) indica che nessuna parte deve essere omessa, indica ogni parte della terra abitata e non solo Israele!

Il “mondo” (kosmon) qui si riferisce al luogo dove vivono gli esseri umani, la superficie della terra dove abita l’umanità (cfr. per Matteo 4:8).

Nessun villaggio sperduto della terra deve essere tralasciato!

Quindi il Vangelo non è destinato solo agli Ebrei separati dai Gentili, o ai Gentili separati dagli Ebrei! È per tutta l’umanità!

Albert Barnes scriveva: “In tutto il mondo. Ai Gentili come agli Ebrei. Era contrario all’opinione degli Ebrei che i Gentili dovessero essere ammessi ai privilegi del regno del Messia, o che il muro di divisione tra loro dovesse essere abbattuto”.

Infatti anche gli apostoli ci misero tempo a capire questo, e fu solo per rivelazione speciale, che Pietro predicò al centurione Romani, altrimenti non lo avrebbe fatto! (Atti 10).

La Bibbia dice che tutti siamo peccatori, non c’è nessuno che sia giusto (cfr. per esempio Romani 3:9-23; 1 Giovanni 1:8-10), sia ai tempi di Gesù che durante la storia dell’umanità, e ancora oggi.
Possiamo essere diversi per sesso, per età, per cultura, per estrazione sociale, ricchi e poveri, ma abbiamo tutti una cosa in comune: siamo tutti peccatori e quindi bisognosi del Vangelo!

J.C. Ryle scriveva: “Il Signore Gesù vuole farci sapere che tutto il mondo ha bisogno del Vangelo. In ogni parte del globo l’uomo è lo stesso, peccatore, corrotto e alienato da Dio. Civile o incivile, in Cina o in Africa, è per natura ovunque lo stesso, senza conoscenza, senza santità, senza fede e senza amore. Ovunque vediamo un figlio di Adamo, qualunque sia il suo colore, vediamo uno il cui cuore è malvagio e che ha bisogno del sangue di Cristo, del rinnovamento dello Spirito Santo e della riconciliazione con Dio. Il Signore Gesù vuole farci sapere che la salvezza del Vangelo deve essere offerta gratuitamente a tutta l'umanità. La buona novella che ‘Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio’ e che ‘Cristo è morto per gli empi’ deve essere proclamata liberamente ‘a ogni creatura’”.

Dio Padre ha mandato Gesù, il Figlio, nel mondo, per salvare i peccatori mediante il Suo sacrificio sulla croce (cfr. per esempio Marco 10:45; Giovanni 3:16; 19:17-30;  1 Timoteo 1:15; 1 Pietro 2:23-25).

Questo sacrificio doveva essere conosciuto, così Gesù scelse un gruppo di dodici uomini (Luca 6:12), che quando disse queste parole, erano diventati undici, perché uno lo aveva tradito e si era suicidato, cioè Giuda (Matteo 27:3-10).

Grazie alla loro predicazione, il numero dei discepoli di Gesù aumentò sempre di più con le conversioni e questi, come vedremo più avanti, si battezzavano in acqua, secondo appunto il comando di Gesù.

Gli apostoli erano persone molto semplici, persone comuni, non esperti nel parlare, ma predicavano con potenza per la presenza dello Spirito Santo in loro (cfr. per esempio Atti 1:8; 1 Tessalonicesi 1:5).

È scritto che doveva andavano mettevano sotto sopra le città (Atti 17:6) e fondavano nuove chiese con molte conversioni ponendo le basi per noi oggi, in tutto il mondo, con le nascite di nuove chiese locali in tutto il mondo seguendo i fondamenti della fede della dottrina apostolica come vediamo nel Nuovo Testamento. 

R.C.H. Lensky scrive: “Se ci si chiede come gli apostoli abbiano potuto annunciare il Vangelo fino a quel punto, la risposta è che lo hanno fatto attraverso il Nuovo Testamento e attraverso la voce di ogni uomo che predica e insegna quel Nuovo Testamento”.

Il comando di andare in tutto il mondo, non fu obbedito immediatamente, per molti anni, i discepoli rimasero a Gerusalemme, e fu solo fino a quando la chiesa fu perseguitata che cominciò a diffondersi nel resto del mondo (Atti 8:4).

In secondo luogo vediamo:
B) La missione di predicare a ogni creatura 
Ancora sempre nel v.15 Gesù comanda: “Predicate il vangelo a ogni creatura”.

L'idea di diffondere la fede in tutto il mondo non faceva parte del pensiero Ebraico ai tempi di Gesù, e non faceva nemmeno parte del pensiero pagano; quindi era un'idea rivoluzionaria per l'epoca.

Gesù ha comandato che la predicazione del Vangelo deve essere per ogni persona!

Dovunque c'è una persona, quella persona deve sentire il messaggio del Vangelo!

Vediamo allora:
(1) La comunicazione pubblica della predicazione
Anche se può essere considerata una cosa fuori dal tempo moderno, la predicazione rimane oggi l’unico strumento per la salvezza dei peccatori! (cfr. per esempio Romani 10:12-17; 1 Corinzi 1:17-18).

“Predicate” (kēruxate - aoristo attivo imperativo) è un comando perentorio, che afferma un dovere vincolante. 

La parola greca per “predicate” (kēruxate) indica far conoscere notizie importanti pubblicamente e ad alta voce come se fosse un araldo.

È lo stesso termine usato per la predicazione di Giovanni Battista (Marco 1:4), di Gesù stesso (Marco 1:14), e di Paolo (1 Corinzi 9:27).

Chi annunciava pubblicamente era l’araldo e lo doveva fare a voce alta, doveva farsi sentire.

Nei tempi antichi, quando non c’era lo sviluppo tecnologico di comunicazione che abbiamo oggi, il ruolo dell'araldo era di estrema importanza, era vitale. 

I principali mezzi di trasmissione delle notizie erano gli annunci pubblici, orali e non scritti, nella piazza della città o nel mercato da parte appunto degli araldi. 

Non ci potevano essere ascoltatori senza araldi, e questi erano chiamati a trasmettere fedelmente il messaggio che veniva loro affidato, e così lo devono fare i servitori di Cristo anche oggi (1 Corinzi 4:1; 1 Tessalonicesi 2:1-4).

Quindi se come discepoli di Gesù, vogliamo che le persone sentano il Vangelo, dobbiamo predicarlo pubblicamente, e lo dobbiamo fare fedelmente!

Allora “predicare” è dichiarare, annunciare pubblicamente ad alta voce le verità e i principi religiosi, cioè il Vangelo, la buona notizia e le questioni connesse, esortando l’accettazione e il conformarsi ad esso.

Quindi non era una semplice informazione, ma l’annuncio con l’esortazione a prendere una decisione, ed è questo che vediamo nel libro degli Atti degli apostoli nella Bibbia! 

C’era una forte componente a prendere una decisione per Gesù, alla fede (cfr. per esempio Romani 1:5), come anche al ravvedimento e alla conversione (cfr. per esempio Atti 3:19)

Gesù ha detto Matteo 12:30: “Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde”.

Non esiste una zona neutra spiritualmente: o sei nella luce, o nelle tenebre, con Gesù, o con il diavolo! (cfr. per esempio Atti 26:18; Colossesi 1:13).

Non ti illudere nel pensare di essere una brava persona, se non sei nella luce, in Gesù, sei nelle tenebre e di conseguenza ti stai dirigendo all’inferno!

Consideriamo nei dettagli:
(2) Il contenuto della predicazione: il Vangelo
“Predicate il vangelo”.

Si racconta una storia riguardante la vita e l'influenza del re Britannico Giorgio V. 
Negli ultimi anni del suo regno, era sua abitudine trasmettere un messaggio natalizio all'impero. 
Durante una di queste trasmissioni, quando le orecchie del mondo aspettavano di sentire la voce del re, un ingegnere osservò che un filo importante si era spezzato... Il tempo era fondamentale! All'improvviso, come se fosse stato spinto da un angelo, un meccanico afferrò i fili spezzati; tenendone uno per mano, poté così completare il circuito che permetteva di trasmettere il messaggio. 

Possiamo dire che la voce del re passò attraverso il corpo di quell’uomo che mise insieme i fili spezzati!

Nelle “connessioni interrotte delle persone di questo mondo con Dio” come può essere ascoltato il Vangelo se non attraverso i cristiani, i discepoli di Gesù?

Chissà quante volte abbiamo sentito la parola “Vangelo”. Ma che cosa significa? Che cos’è il Vangelo?

Martyn Lloyd Jones disse: “Il Vangelo per definizione è soprannaturale, miracoloso e divino”.

La parola “Vangelo” (euangelion) significa “buone notizie” o “annuncio gioioso”, o “annuncio di buone notizie” di fatti storici che riguardano Gesù Cristo e la salvezza che Lui ha portato per il mondo.

John Blanchard ha detto: “Il Vangelo non è un progetto umano per arrivare fino a Dio, ma un progetto divino per arrivare fino all'uomo”.

Il Vangelo è la gioiosa buona notizia di Dio della salvezza in Gesù Cristo! 
Si riferisce alle buone notizie riguardanti l’incarnazione, la morte per i nostri peccati, la sepoltura e la resurrezione di Gesù secondo le Scritture, cioè l’Antico Testamento (cfr. per esempio Romani 1:1-4; 1 Corinzi 15:1-4).

Il Vangelo è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16).

Chris Kugler scrive: “Il Vangelo è la buona notizia sulla vittoria di Dio sulla morte e sul peccato attraverso la vita, morte e risurrezione di Gesù”.

Così, i discepoli di Gesù, cioè noi cristiani, se vogliamo che la predicazione sia d’impatto: “È il Vangelo che deve essere predicato. Non dobbiamo predicare i nostri pensieri e le nostre idee, le nostre credenze umanistiche e centrate sull'uomo, le religioni e le filosofie del mondo. Dobbiamo predicare il Vangelo. Il Vangelo di Gesù Cristo è la notizia che il mondo ha disperatamente bisogno di sentire” (Leadership Ministries Worldwide).

In terzo luogo vediamo:
(3) I destinatari della predicazione: ogni creatura
Il bisogno più grande nel mondo è la proclamazione autorevole di questo unico e solo Vangelo. 

Gesù è ancora più specifico nel dire: “Ogni creatura”.

“Ogni creatura” (pasē tē ktisei) denota ciò che è stato creato, ma evidentemente è la creazione speciale dell'umanità, tutta l’umanità nel Suo insieme, totalità, completezza (cfr. per esempio per l’uso di “ogni” questi passi Atti 4:29; 1 Timoteo 4:9; Tito 2:15), nel senso di tutte le nazioni (cfr. per esempio Matteo 28;19; Luca 24:47).

Oppure si riferisce a ogni persona (cfr. per esempio per l’uso di “ogni” questi passi Matteo 8:32; 24:34; 26:56; Luca 4:5; 1 Corinzi 3:21; Galati 5:14; Giovanni 8:2).

“Ogni creatura” sottolinea ancora una volta l'universalità dell’annuncio dei discepoli di Gesù.

Il Vangelo deve essere predicato a tutti! 

Assolutamente tutti devono ascoltare questo Vangelo in ogni parte del mondo!

A tutti va presentata e offerta la salvezza in Cristo ai peccatori, insieme ad un'ardente esortazione ad accoglierlo mediante la fede, per ottenere il perdono dei peccati e la vita eterna!

La chiamata a predicare il Vangelo a ogni creatura richiama il grande mandato di Matteo di fare discepoli in tutte le nazioni (Matteo 28:18–20), così come il comando di Atti 1:8 di essere testimoni di Gesù fino ai confini della terra.

Consideriamo ora:
II LA CERTEZZA (v.16) 
Nel v.16 leggiamo: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato”. 

In questo versetto vediamo chiaramente un’assicurazione di salvezza con un avvertimento di condanna, entrambi sono una certezza che dipende dalla fede, o dall’incredulità di una persona.

A) L’assicurazione per i credenti
Gesù afferma nel v.16: ”Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato”.

Prima di tutto vediamo:
(1) La risposta della fede
Alla predicazione del Vangelo ci sarà chi crederà.

Il tempo del verbo greco “avrà creduto” (pisteusas - aoristo attivo participio) usa un tempo passato (aoristo) che fa emergere il pensiero della decisione che deve essere presa in risposta alla predicazione.

La fede è certamente una questione di costanza, di ogni giorno, chi segue Gesù Cristo è chiamato a vivere per fede (cfr. per esempio 1 Corinzi 13:13; 2 Corinzi 5:7), ma ciò che viene evidenziato in questo versetto è: la fede deve avere un inizio, ci deve essere un tempo in cui riconosciamo con la mente come verità Gesù Cristo, che il nostro cuore si apra a Gesù Cristo e che la nostra volontà si arrenda completamente a Gesù Cristo!

“Avrà creduto” allora si riferisce ad avere fede nel Vangelo, cioè a considerarlo vero e quindi degno della nostra fiducia.

La fede nel Vangelo è l’incrollabile convinzione, fiducia nella potenza redentrice di Dio, che la salvezza è sicura perché si riferisce al messaggio, alla persona e all’opera di Gesù Cristo! (cfr. per esempio 1 Timoteo 1:15; Ebrei 7:22-28).

Consideriamo ora:
(2) La relazione tra fede e battesimo
“Sarà stato battezzato” (baptistheis – aoristo passivo participio) si riferisce al battesimo in acqua, e questo va fatto per immersione; infatti la parola greca per “battesimo” (baptízō) indica essere immerso, sommerso, affondato come una nave che faceva naufragio ed era sommersa completamente dall’acqua, o di una stoffa immersa nella tinta di un colore.        

Il battesimo come l’obbedienza a Gesù Cristo, è una caratteristica del discepolo di Gesù. 
I primi cristiani credevano e di conseguenza si facevano battezzare. 

Per esempio, coloro a cui Pietro predicò si fecero battezzare, in Atti 2:41 è scritto: "Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone". 

Ci sono molti altri passi che parlano che coloro che ascoltavano il lieto messaggio della salvezza in Gesù, credevano e venivano battezzati, il battesimo era una cosa normale (Atti 8:12,35-39; 9:18; 10:47; 16:14-15, 33-34; 18:8; 19:4-5).

Il battesimo era un atto di obbedienza a Gesù, perché, come vediamo in questo versetto e altrove (cfr. per esempio Matteo 28:19), Gesù vuole che i credenti siano battezzati! 

Quindi la relazione tra il credere e l’essere battezzati è che coloro che credono sono battezzati come atto di obbedienza, ma anche c’è il collegamento tra la ricezione interiore del Vangelo mediante la fede con la testimonianza esteriore di quella fede nel battesimo.

Allora il battesimo in acqua è una dimostrazione pubblica esteriore della fede interiore di una persona!

Il battesimo è la confessione pubblica di aver accettato Cristo come Signore e Salvatore personale della propria vita.

James McGowan scrive a riguardo: “Che il battesimo sia un segno esteriore dell'impegno con Cristo si capisce se si considera che è l'incredulità a portare alla dannazione, non il mancato battesimo. Fede salvifica e battesimo vanno sempre insieme, ma l'ordine non deve mai essere invertito. La fede salvifica viene prima, seguita dal battesimo del credente”. 

Non significa dunque, che il battesimo salva, infatti sono solo coloro che non credono al Vangelo che saranno condannati!

È l'incredulità la ragione della condanna, non il mancato battesimo! 

David Guzik scrive: “Gesù non ha detto che la condanna appartiene a chi non è stato battezzato, ma solo a chi non crede”. 

Questo versetto non dice che se non sei battezzato sarai condannato!

La condanna si basa sull'incredulità, non sul battesimo. 
Quindi la salvezza si basa sulla fede; allora non è la persona non battezzata che è condannata, ma la persona che non crede!

"Una lettura superficiale di Marco 16:15-16 suggerirebbe che i peccatori devono essere battezzati per essere salvati, ma questa interpretazione errata scompare quando si nota che l'enfasi è sul credere.  Se una persona non crede, è condannata, anche se è stata battezzata" (Warren Wiersbe).

È il non credere a Gesù Cristo che ci fa rimanere sotto l’ira di Dio! (cfr. per esempio Giovanni 3:36).

Il ladrone pentito sulla croce credette e fu portato in paradiso dal Signore che lo salvò, ma non fu battezzato! (Luca 23:39-43).

Allora qual è il significato del battesimo?
(a) Il battesimo non è un passo verso la salvezza
Se il battesimo fosse stato necessario per la salvezza, l’apostolo Paolo lo avrebbe detto e gli avrebbe dedicato più attenzione! (1 Corinzi 1:14-18). 

Il battesimo senza fede e ravvedimento non serve a niente! (cfr. per esempio Atti 20:17-21; 8:35–38; 10:47; 16:31–33).

Il battesimo in acqua non ci salva e non ci perdona i peccati, Gesù ci salva per la Sua grazia (cfr. per esempio Matteo 26:28; Atti 20:28; Efesini 1:7; Ebrei 9:12,22). 

Dio ha deciso di salvare gli uomini tramite la predicazione di Cristo e sono salvati coloro che si ravvedono davanti a Dio e credono nel Signore Gesù!

Questo era lo scopo della predicazione apostolica!!

Con il battesimo si testimonia che questa salvezza si è realizzata nella propria vita. 

La persona battezzata comunica che è entrato a far parte di una relazione personale con Gesù, che Gesù è il proprio Salvatore e Signore.     

E ancora:
(b) Il battesimo simboleggia l'identificazione dei credenti con Cristo e il corpo di Cristo la Sua chiesa
Il battesimo indica un nuovo stile di vita e di fede, un’espressione esteriore di una trasformazione che si è verificata interiormente. 

Il battesimo in acqua è l’espressione, il simbolo visibile del battesimo spirituale, dello Spirito Santo tramite il quale il credente viene unito al corpo di Cristo (1 Corinzi 12:12-13) e a Cristo nella Sua morte, seppellimento e resurrezione.

Romani 6:3-5 dice: "O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua". 
L’essere battezzati in Cristo significa essere uniti a Cristo, quindi nella Sua morte, nella Sua sepoltura e nella Sua resurrezione. 

Grazie a questa unione spirituale, non solo il credente è salvato dai peccati, cioè perdonato da Dio, ma anche libero dal dominio del peccato per vivere una nuova vita spirituale e morale!

Quindi il battesimo in acqua simboleggia il morire ed essere sepolti al peccato con Cristo quando vai sotto acqua, e il riemergere indica un risorgere con Cristo il camminare in novità di vita, cioè non come prima della conversione che vivevamo dominati dal peccato, ma un nuovo stile di vita secondo il modello del nostro Maestro che è Gesù Cristo nella giustizia e santificazione grazie alla potenza di Gesù a cui siamo uniti!

L’aggettivo “uniti” (súmphutos - aggettivo) è interessante, indica “un crescere insieme”, l’immagine è di una sola pianta che cresce e nella quale la vita del tronco comunica forza vitale e fruttifica i tralci, ma è una sola pianta.

I discepoli di Gesù, quindi i veri cristiani, sono una sola cosa con Gesù! 

Grazie a questa unione, la vita e la potenza di Gesù, scorre in loro! 

Gesù stesso ha detto che Lui è la vera vite e i credenti sono i Suoi tralci e senza di Lui non possono portare frutto (Giovanni 15:1-7). 

Il cristiano è stato innestato a Cristo e la Sua linfa vitale scorre in loro affinché possano portare frutto perché Lui stesso sarà in loro! 

Quindi il simbolismo del battesimo ci fa capire che il battesimo fa fatto per immersione, ma anche la parola greca per battesimo (baptízō), come abbiamo visto prima, ci fa capire che va fatto per immersione e non per aspersione!

Infine:
(c) Il battesimo è prendere un impegno davanti a Dio di consacrazione
Come già detto, il battesimo non è importante per la salvezza, ma rimane comunque un atto di obbedienza.

David Guzik ci ricorda: “Allo stesso tempo, sarebbe terribilmente sbagliato considerare il battesimo come ‘non essenziale’.  Può non essere essenziale per la salvezza, ma è assolutamente essenziale per l'obbedienza. Gesù disse al credente di essere battezzato, ed essi dovevano farlo.  Diventa essenziale non appena Gesù lo comanda”.

Il battesimo è un primo passo di obbedienza a Cristo che deriva dalla decisione di una fede personale in Cristo.

L’apostolo Pietro parlando del battesimo dice che è la richiesta di una buona coscienza: "Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma l'impegno di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti" (1 Pietro 3:21-22).

La parola “richiesta” (eperó̄tēma) nel greco indicava una domanda, una richiesta, come anche la promessa, la dichiarazione d’impegno, di una decisione o risoluzione. 

Questa parola era usata nella stipulazione di un contratto in forma ufficiale, formale e si rispondeva con un impegno, con una promessa alle condizioni, o alle richieste dell’accordo. 

La stessa cosa avveniva nella chiesa dei primi secoli, ci sono testimonianze sulla chiesa primitiva intorno al terzo secolo, che nel battesimo includeva una professione di fede come risposta a una specifica domanda del tipo: “Perché vuoi essere battezzato?”

Abbiamo detto che con il battesimo si prende un impegno, ma che tipo d’impegno prende il credente con il battesimo? 

L’impegno di una buona coscienza, “buona coscienza” è l’atteggiamento a vivere in modo gradito a Dio (1 Pietro 2:16; 3:16).

“La richiesta di una buona coscienza” intende dire che colui che si sta battezzando prende un impegno, fa una promessa a Dio di camminare fedelmente in sottomissione, come piace a Dio per tutta la vita, questo è confermato dal contesto di 1 Pietro 4:1-3.

Il credente con il battesimo acconsente di essere fedele a Dio per tutta la vita! 

Dunque il battesimo in acqua è un segno di obbedienza sia per chi battezza e sia per chi si fa battezzare, simboleggia l’unione con Cristo e con il Suo corpo, popolo di Dio, un impegno a vivere secondo la volontà di Dio. 

Si tratta di vedere di nuovo se stessi come cittadini del regno di Dio, come figli di Dio, come fratelli e sorelle del Messia, e come fratelli e sorelle con il resto della famiglia dei credenti.

In questo passo vediamo:
(3) La realtà della salvezza
“Sarà salvato” dice ancora il v.16.
Lo scopo dell’incarnazione di Gesù è stato di salvare anziché condannare, cioè donare la vita eterna a coloro che credono.

“Sarà salvato” (sōthēseta – futuro passivo indicativo) è al passivo, quindi non è che una persona si salva da sé, ma è salvata da Dio, come quell’uomo qualche anno fa che cadde in mezzo al fango nei pressi di un argine di un fiume, e non si poteva liberare da solo, lo tirarono fuori i pompieri dall’alto.

Così solo Gesù ci può tirare fuori, liberare dal fango del peccato!

Ora se è Dio che salva tramite Gesù (cfr. per esempio Giovanni 4:42; Atti 4:12), pertanto la salvezza è una realtà, una certezza nella vita di un credente, perché lo è nel piano di Dio dall’eternità, e non è che oggi si è salvati e domani si perde questa salvezza! (cfr. per esempio Giovanni 5:24; 10:28-30; Romani 8:28-39; Efesini 1:3-14; Filippesi 1:6).

Se fosse possibile una cosa del genere Dio, Gesù e lo Spirito Santo, fallirebbero, ma questo è impossibile! 

Ma da che cosa Dio ci salva in Gesù?

“Salvezza” (sōzō) è essere liberato dai peccati (Matteo 1:21; 1 Timoteo 1:15) e dalle conseguenze: dal giudizio di Dio e dalla morte eterna (cfr. per esempio Giovanni 3:16; 10:9-10; Romani 5:9; 1 Tessalonicesi 5:9; Apocalisse 20:6,14-15; 21:1-8).

Questa salvezza è per la sola grazia di Dio in Gesù Cristo e non per le nostre opere! (Efesini 2:8-9).

R.C.H. Lensky scriveva: “Il cristianesimo è l'unica religione che non esige che il peccatore salvi se stesso, ma che permetta al Figlio di Dio di salvarlo e tenerlo al sicuro”.

Consideriamo:
B) L’avvertimento per gli increduli
Ancora nel v.16 Gesù dichiara: “Ma chi non avrà creduto sarà condannato”.

Ci saranno altri che dopo aver ascoltato il messaggio del Vangelo risponderanno increduli, rifiutandosi deliberatamente di riceverlo.

Gesù non disse che quelli che non saranno battezzati saranno condannati, ma che quelli che non avrebbero creduto saranno condannati.

Dunque come abbiamo detto prima, non è la mancanza del battesimo che non salva, ma la presenza dell’incredulità, infatti “non avrà creduto” (apistēsas – aoristo attivo participio) si riferisce proprio all’incredulità, allo scetticismo, alla mancanza di fede, quella che ebbero per esempio i discepoli in un primo momento in Luca 24:11 nei confronti della testimonianza delle donne secondo cui Gesù era risorto dai morti (cfr. per esempio Luca 24:41; Atti 28:24; Romani 3:3).

L’ incredulo sarà condannato!

“Sarà condannato” (katakrithēsetai- futuro passivo indicativo) significa “emettere un giudizio contro” giudicare qualcuno come definitivamente colpevole e soggetto a punizione.

“Sarà condannato” allora si riferisce a essere soggetto a una dichiarazione di colpevolezza e a una sentenza punitiva in un contesto giuridico.

È usato qui in senso teologico e si riferisce all'essere condannati nel “Giorno del Giudizio” (cfr. per esempio 1 Corinzi 11:32) dopo la morte per andare alla punizione eterna, cioè nello stagno di fuoco, all’inferno (cfr. per esempio Matteo 25:31-46; Romani 2:1-11; Ebrei 9:27; Apocalisse 20:11-15).

J.C. Ryle disse: “Quanto maggiore sarà la misericordia offertaci nel Vangelo, tanto maggiore sarà la colpa di coloro che si ostinano a rifiutarsi di credere… Colui che morì sulla croce ci ha dato un chiaro avvertimento che esiste un inferno e che i non credenti saranno dannati. Stiamo attenti che il Suo avvertimento non ci sia dato invano!”

CONCLUSIONE 
Allora la Bibbia ci dice che c'è un paradiso e un inferno per volontà di Dio secondo la Sua santità e giustizia, e credere veramente questo significa cercare l’uno ed evitare l’altro. 

Credere al Vangelo significa scampare all’ira, al giudizio di Dio per non finire all’inferno!

Così come discepoli di Gesù siamo chiamati a predicare il Vangelo sapendo che ci sono molte persone sotto l’ira di Dio che stanno andando all’inferno!

Ogni credente che è veramente salvato deve predicare il Vangelo (cfr. per Matteo 28:19–20; Giovanni 20:21; Atti 1:8; 2 Timoteo 2:2; 1 Pietro 3:15).

Questo è un atto di obbedienza verso Dio come anche di amore per chi ancora non lo conosce!

Questo comando di Gesù, cioè il “grande mandato”, non considera le difficoltà, i pericoli o le barriere come motivi, o scuse per non andare. 

La questione della vita eterna e della condanna, quindi dell’inferno, è una questione troppo importante per permettere a qualsiasi cosa di fermarci a predicare il Vangelo di Dio in Cristo a tutti!

Se ci pensiamo bene, la vita è breve e le persone intorno a noi sono sulla via dell’inferno, allora proclamiamogli la buona notizia della salvezza se siamo veri cristiani, e chi non lo è consideri l’avvertimento della condanna se non crede al Vangelo!



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