Genesi 50:20: Dio cambia il male in bene!
“Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso”.
Quanti giorni brutti possiamo sopportare? Quanti problemi uno dopo l’altro possiamo sostenere? In che modo dobbiamo reagire in queste circostanze? Quali verità su Dio dobbiamo ricordare?
La storia di Giuseppe ci aiuta a rispondere a queste domande.
Se qualcuno ha avuto una serie di circostanze brutte senza aver commesso nulla di male, quello era proprio Giuseppe, e questo ci fa capire che non sempre la sofferenza è una disciplina (cfr. per esempio Ebrei 12:4-11), o una prova (cfr. per esempio 1 Pietro 1:6-7), o un giudizio di Dio (cfr. per esempio 1 Corinzi 11:27-31).
A causa della gelosia dei suoi fratelli, Giuseppe si trovò prima gettato in una cisterna (Genesi 37:12-24), poi venduto schiavo a dei mercanti (Genesi 37:25-36), che a loro volta lo vendettero schiavo in Egitto a Potifar, un ufficiale del faraone (Genesi 39:1-6).
Accusato ingiustamente dalla moglie di Potifar di tentata violenza nei suoi confronti, perché rifiutò, per non peccare contro Dio, le avances di lei, fu imprigionato (Genesi 39:7-20).
Ma il Signore era con Giuseppe (Genesi 39:2,21,23), fu liberato e divenne un uomo potente dopo che interpretò per grazia di Dio i sogni del faraone (Genesi 41:16,28,32,38-39), e riconoscendo che lo Spirito di Dio era in lui e anche la sua intelligenza e saggezza, lo fece suo vicerè (Genesi 40:1-41:37-46).