Ecclesiaste 1:8: Niente soddisfa
La vanità del mondo umano
L’ecclesiaste, Salomone dai vv.2-11 sta parlando della vanità della vita.
I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?”
Dai vv.8-11 vediamo tre aspetti della vanità della vita, oggi vediamo il primo aspetto nel v.8: niente soddisfa.
Non ci sono prove che il filosofo francese Alber Camus abbia affermato di essere stato direttamente influenzato da Salomone, tuttavia, è interessante notare che entrambi affrontano il tema del significato della vita e dell'assurdità dell'esistenza.
L’insegnante di filosofia e scrittore Jonny Thomson su di lui scrive: “Camus, esponente dell’esistenzialismo francese, partì dalla tesi secondo cui non esistono regole oggettive che possono guidare la nostra vita. L’uomo non ha alcun ‘fine’ a cui tendere (come sosteneva invece Aristotele), non esiste una legge morale (come riteneva Kant) né un aldilà in cui sperare. Una visione piuttosto cupa, non c’è che dire. Nel suo saggio del 1942 ‘Il mito di Sisifo’, Camus illustra l’assurdità dell’esistenza. Sisifo, per un qualche sgarbo nei confronti delle divinità dell’Olimpo, è condannato a spingere in cima a una montagna un masso pesantissimo, che ogni volta rotola fino alla base, costringendolo a ripetere l’impresa all’infinito. Allo stesso modo l’uomo è sempre indaffarato, ben sapendo che tutto ciò non porterà a nulla; un giorno tutti, i protagonisti della storia così come gli individui più anonimi, non saremo altro che polvere. Tutto è assurdo, e non importa quanto c’impegniamo a nasconderlo dietro la routine quotidiana o chissà quali obiettivi grandiosi, pur sapendo che ogni cosa svanirà nel nulla. La vita è solo una perdita di tempo”.
In un certo senso, fino a un certo punto è anche la visione di Salomone, nel descrivere questa vita senza Dio.
Sotto una lente terrena, la negazione dell'esistenza di Dio e la conseguente assenza di una relazione con Lui svuotano la vita di valore, rendendola vana, insipida, priva di senso e di profitto; questa è la visione di Salomone, espressa nel libro dell'Ecclesiaste.
Certamente, esistono affinità tra l'ecclesiaste e gli esistenzialisti: entrambi riconoscono la natura effimera della vita terrena e la futilità di ricercare la felicità nelle cose materiali.
Tuttavia, le divergenze sono profonde: l'ecclesiaste trova il senso, il significato e il profitto della vita nella relazione con Dio, che deve essere posto al centro della propria esistenza in un'obbedienza fiduciosa (Ecclesiaste 12:15).
Gli esistenzialisti, invece, assumono generalmente una posizione atea o agnostica: enfatizzano la libertà individuale e la responsabilità di creare il proprio significato, senza rifarsi ad un'autorità divina.
Sotto una lente terrena, negare l'esistenza di Dio e non avere una conseguente relazione con Lui, rende la vita vana, insipida, priva di senso, significato e profitto, secondo Salomone.
Il gruppo rock Statunitense “Kansas” ha scritto una canzone che si chiama "Polvere nel vento" (Dust in the wind).
Riguardo il significato di questa canzone, molti pensano che significhi: “La vita è priva di significato e come i nostri sogni e le nostre passioni non significano davvero nulla”.
Salomone afferma ancora sulla scia dei vv.5-7, dei fenomeni naturali, dei movimenti costanti senza un significato, o scopo distinguibile, che illustrano che tutta la nostra attività umana è ripetitiva e inutile perché nulla ci soddisfa e cambia nonostante tutte le nostre fatiche, le nostre attività, dice nel v. 8:“ Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire”.
La CEI traduce: “Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire”.
Il primo aspetto che vediamo al v.8 è:
I TUTTO È IN AFFANNO SENZA SPIEGAZIONE
“Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire”; oppure “Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo” (v.8), indicano che sono senza una spiegazione, o che nessuno può darne una spiegazione soddisfacente e definitiva, nessuna può parlarne adeguatamente.
“Tutte le cose”, oppure “ogni cosa” (kāl-haddĕbārîm – cose – debārîm - cfr. Genesi 18:4; 24:28 Levitico 5:2; Giudici 18:10; Ecclesiaste 1:10; 6:8; 8:1) collega i fenomeni naturali dei vv.4-7, a tutto ciò che avviene in questo mondo, tutto ciò che vediamo e sentiamo (v.8) e a quello che sarà (vv.9-11).
Dunque, il riferimento di Salomone è a ciò che ha detto nei versetti precedenti e dirà nei versetti successivi.
“Travaglio” (yĕgēʿîm - aggettivo), indica lavoro, sforzo, affanno, fatica, essere o diventare stanco, essere logorato dalla fatica, anche in senso mentale.
Si riferisce a uno stato di debolezza, o di esaurimento dovuto allo sforzo fisico e all'oppressione (cfr. per esempio Deuteronomio 25:18; 2 Samuele 17:2).
Qui si riferisce in generale alla stanchezza, all'esaurimento e alla monotonia del ciclo infinito di ripetitività del mondo (vv.4-7), come anche alla fatica del lavoro, o che deriva dal lavoro, oppure essere affaticati, estenuati, logorati dalla vita terrena con la sua ripetitività osservata.
Il lavoro manuale, in particolare quello svolto in condizioni difficili, può causare un profondo senso di stanchezza e logoramento.
Il lavoro, anche se non manuale, può essere fonte di stress e fatica, soprattutto se non appagante, o se svolto in condizioni negative, o se non si raggiungono risultati.
La monotonia della vita quotidiana, con la sua routine incessante, può generare un senso di stanchezza e frustrazione.
La vita stessa, con le sue sfide e le sue sofferenze, può logorare una persona, portandola a un senso di stanchezza e disillusione, cioè a quella consapevolezza che la realtà non è come la si immaginava o la si sperava, quindi delusione.
La disillusione può colpire anche i più grandi!
Albert Einstein, uno dei più grandi scienziati della storia, dedicò gran parte della sua vita alla ricerca di una teoria unificata del campo.
Questa teoria avrebbe dovuto spiegare tutte le forze della natura in un unico sistema coerente.
Einstein, nonostante i suoi sforzi incessanti e la sua genialità, non riuscì mai a raggiungere questo obiettivo; la sua ricerca si rivelò un travaglio frustrante e una delusione profonda.
Lui disse: "Se non ho avuto successo, è perché non ho avuto abbastanza immaginazione. Non ho saputo immaginare la realtà in modo sufficientemente semplice".
Einstein illustra la fatica e la delusione che possono derivare dal perseguire un obiettivo ambizioso e sfuggente.
La ricerca di una teoria unificata del campo assorbì Einstein per decenni, ma alla fine si rivelò un'impresa impossibile.
La ricerca incessante di una conoscenza impossibile può generare un senso di stanchezza e disillusione.
La sua ricerca si rivelò un travaglio frustrante e una delusione profonda.
Come lui, anche noi possiamo essere delusi dai nostri fallimenti e dalle nostre frustrazioni.
Questa delusione molte volte porta alla perdita di speranza e di entusiasmo, a vedere il mondo in modo negativo e pessimistico, perdendo la speranza in un futuro migliore e l'entusiasmo per le nuove esperienze.
Oppure all’isolamento e all’apatia; la disillusione può portare la persona a chiudersi in se stessa, isolandosi dagli altri e perdendo interesse per le attività che prima le piacevano.
Nei casi più gravi la disillusione, può portare anche in veri e propri disturbi psicologici come la depressione o l'ansia.
“Più di quanto l'uomo possa dire; o “E nessuno potrebbe spiegarne il motivo” (lōʾ-yûkal ʾîš lĕdabbēr) sottolinea l'incapacità umana di esprimere a parole determinate esperienze, o concetti con un altro (cfr. per esempio Genesi 18:27; Salmo 119:23; Ezechiele 33:30; Malachia 3:13,16); o parlarne adeguatamente perché ci sono aspetti sconosciuti e quindi le parole non raggiungono lo scopo.
Roland Murphy scrive: “L'inadeguatezza delle parole non è semplicemente l'incapacità degli esseri umani di trovare parole che si adattino (l'ideale del saggio era la parola giusta al momento giusto; cfr. Proverbi 15:23; 25:11). Piuttosto, il punto è che le parole umane non raggiungono mai il loro scopo”.
Certamente ci sono tanti motivi per cui c’è un’incapacità umana, che non significa che l’umanità sia incapace di ragionare e di parlare, ma nel senso che non è in grado di spiegarli in modo adeguato.
Salomone si riferisce a ciò che aveva detto precedentemente sulle generazioni che muoiono e di nuove che nascono, e sulla monotonia dei fenomeni naturali.
Ma possiamo anche aggiungere a questi anche i misteri della vita, o la profondità dell’animo umano, o le esperienze che uno vive… le parole umane sono limitate nel loro potere di descrivere la vastità e la complessità della realtà nella loro totalità!
Tutto questo sfugge a qualsiasi classificazione linguistica, se ne può ragionare e parlare, ma nonostante la ragione e le parole siano strumenti potenti, hanno dei limiti!
Non possono catturare la vastità e la complessità della realtà in tutta la sua ricchezza! Come ci ha ricordato Einstein prima!
L’intento di Salomone è mostrare che l'umanità, come la natura, è confinata in un circolo chiuso e ciclico dal quale non può liberarsi, e sebbene usi tutti i poteri di cui è dotata per svelare il mistero della vita, non arriverà a comprendere pienamente e a spiegare tutte le cose!
L'umanità è arrivata certamente a conoscere tante cose, a raggiungere alcune certezze, ad apprendere alcune verità; ma non può capire tutto e le parole sono incapaci di spiegare il tutto, la sua conoscenza e le sue spiegazioni arrivano fino a un certo punto, può conoscere alcuni aspetti, ma c'è ancora una certa profondità che le sue capacità non può sondare!
Nessuno può parlare in modo significativo e definitivo di ciò che accade nel mondo come il ciclo delle generazioni e dei fenomeni naturali; nessuno può spiegarlo, influenzarlo o controllarlo.
Infatti questo verso può anche essere come un richiamo a rinunciare all'illusione di poter controllare e dominare tutte le cose! A farci divini!
Nonostante i nostri sforzi umani, abbiamo bisogno di accettare l'inarrestabilità e l'imprevedibilità della vita.
Quindi, questa frase: “Più di quanto l'uomo possa dire; o “E nessuno potrebbe spiegarne il motivo” invita a una riflessione sulla limitatezza del linguaggio umano nel descrivere il mondo e la realtà.
Salomone, e non solo, ma tutti, siamo a corto di parole, non abbiamo spiegazioni per tutto quello che vediamo, o sentiamo in questa vita!
Ci sono cose che ci sono sconosciute che non possiamo dare una spiegazione!
In sintesi umanamente parlando, dobbiamo essere consapevoli della natura enigmatica del mondo con i suoi travagli, delle limitazioni delle parole nel comunicare la nostra limitata comprensione della realtà e della vita inarrestabile e imprevedibile che non possiamo controllare nonostante i nostri sforzi.
Il secondo aspetto:
II TUTTO È AVIDO SENZA SODDISFAZIONE
“L'occhio non si sazia di guardare e l'orecchio non mai stanco di udire” (v.8).
La CEI invece traduce così: “Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire”.
“Saziare” (śāḇaʿ) significa “essere riempito”, “essere pieno” per esempio con il cibo, mangiare a sazietà (cfr. per esempio Esodo 16:8,12; Deuteronomio 6:11; Proverbi 12:11), quindi essere appagato, soddisfatto.
È interessante notare che vedere, udire è ancora un altro ciclo di fenomeni che si ripetono senza fine come vediamo nei vv.4-7.
Siamo coinvolti in un ciclo infinito e faticoso.
L'occhio vede e vede, e l'orecchio sente e sente, ma senza mai essere saziati, soddisfatti!
Questa frase sottolinea il concetto non solo della ripetizione dell’attività umana, quindi la monotonia, la noia, ma anche la realtà dell'attività umana che non raggiunge il suo scopo di essere soddisfatto!
Gli occhi e le orecchie non si limitano a ripetere le loro azioni, ma falliscono nelle loro azioni di soddisfarci.
Siamo presi dallo sfrenato shopping e dalla continua ricerca di nuovi capi di abbigliamento, accessori e oggetti per la casa, anche quando non necessari.
Siamo ossessionati per i social media e il bisogno compulsivo di postare foto e video per ricevere approvazione e like.
Siamo presi e dipendenti dal consumo eccessivo di contenuti multimediali, come film, serie TV e videogiochi, da notifiche e suoni provenienti da smartphone e altri dispositivi elettronici che non soddisfano pienamente!
Ogni giorno vediamo una processione infinita di immagini visive sia per strada, o su YouTube, o in televisione con le migliaia di canali e ascoltare un flusso infinito di musica alla radio, come alle varie applicazioni sullo smartphone.
Dopo tutto il nostro guardare e ascoltare, i nostri occhi e le nostre orecchie non sono mai soddisfatti. Vogliamo ancora vedere e sentire di più.
Non siamo mai appagati e ne siamo schiavi!
"Più cose possiedi, più ti possiedono" (Anonimo).
La nostra società moderna è caratterizzata da un consumo sfrenato di immagini, suoni e informazioni, che però non sembra mai saziare la nostra sete di appagamento, anzi ne siamo sottomessi!
Come le parole umane non raggiungono mai il loro scopo, la stessa idea è espressa in relazione agli occhi e alle orecchie.
Gli occhi e le orecchie non raggiungono mai un obiettivo o un risultato finale di una completa e definitiva soddisfazione.
La vita offre un'infinita varietà di attività che non vanno in nessun luogo!
Siamo come quel criceto in gabbia, che con la sua corsa veloce gira in una ruota sempre più velocemente senza mai raggiungere nessuna parte!
Non siamo mai soddisfatti!
L’hanno cantato anche i Rolling Stones con “Satisfaction”, il ritornello dice: “Non riesco ad avere nessuna soddisfazione non riesco ad avere nessuna soddisfazione e ci provo e ci provo e ci provo e ci provo non ci riesco, non ci riesco”
Questa canzone rappresenta un’espressione di sfogo personale, in cui l’artista si sente profondamente insoddisfatto e frustrato e lo grida al mondo attraverso appunto questa canzone.
Lutero descrisse opportunamente il cuore come “un abisso costantemente spalancato”.
I nostri desideri non sono mai soddisfatti, vogliamo sempre di più!!
L'uomo è perennemente alla ricerca di qualcosa che lo soddisfi, ma questa ricerca sembra destinata a rimanere vana.
Più hai e più vuoi avere, e dopo che hai ti manca ancora qualcosa!
“Più hai e più vuoi avere” è un paradosso che accompagna l'umanità da sempre.
L'accumulo di beni materiali, di esperienze, o di successi, non saziano completamente la nostra sete di appagamento.
Il raggiungimento di un obiettivo alimenta il desiderio di qualcosa di ancora più grande o migliore: chi ha vuole avere di più!
Il raggiungimento di un obiettivo, invece di placare il desiderio, innesca un circolo vizioso che porta a desiderare sempre di più.
L’ecclesiaste sottolinea la natura faticosa e vana dell'esistenza umana nella ricerca continua di soddisfazione, ma questa ricerca è destinata a fallire.
Salomone sottolinea come l'uomo sia caratterizzato da un desiderio insaziabile di vedere, udire e accumulare esperienze.
Tuttavia, questo desiderio non può mai essere completamente soddisfatto, portando a frustrazione e delusione.
Questo avviene anche nella speranza dei cambiamenti, continuiamo ad aspettare un cambiamento nelle circostanze che ci renderà felici, viviamo tutta la nostra vita sperando che i cambiamenti ci rendano più felici!
E poi cosa succede quando arrivano i cambiamenti? Ti rendi conto che ti manca ancora qualcosa!
Ma non sai che ciò che ti manca è Dio! Ed è quello che dobbiamo ricercare!
Solo Dio può dare all'uomo un senso di significato e di scopo nella vita, come gioie e pace a sazietà!
È solo quando ci rivolgiamo a Dio che possiamo trovare la vera direzione e il vero appagamento interiore (cfr. per esempio Ecclesiaste 12:15).
Quello che in definitiva cerchiamo è la gioia e la pace che messe insieme indicano la felicità! Queste le troviamo solo in Dio grazie a Gesù Cristo.
Gesù è l'unica via che conduce a Dio e alla vera felicità; solo attraverso di Lui possiamo conoscere Dio e avere vita eterna (cfr. per esempio Giovanni 14:6; 17:3; 1 Timoteo 2:5), e sperimentare la gioia e la pace che solo Dio può dare! (cfr. per esempio Salmo 4:7-8; Romani 15:13).
Mi ricordo la prima volta, quando sperimentai Dio nella mia vita, dopo avergli confessato con vero pentimento i miei peccati e creduto in Gesù Cristo, ebbene sperimentai quella gioia con una pace indescrivibile, che esplodevano nel grido: “Sono felice! Sono Felice!” che provenivano da un cuore pieno dello Spirito di Dio!
Il Salmo 16:11 dice: “Tu m'insegni la via della vita; ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno”.
Questo salmo ci parla della gioia che deriva dalla comunione con Dio.
È una gioia che non ha fine e che supera qualsiasi altra gioia che possiamo trovare nel mondo.
"Gioie a sazietà" esprime l'idea di una soddisfazione completa e abbondante, una gioia tale da non desiderare altro.
Inoltre Dio dona la pace che va oltre la comprensione umana, che non troviamo in questo mondo!
È una pace che nasce dalla fede in Dio e dalla fiducia nel Suo amore (Giovanni 14:27).
E Gesù fa questo invito in Matteo 11:28: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.
Gesù invita tutti coloro che sono stanchi e carichi di pesi a trovare riposo in Lui. È un invito di portare a Lui le nostre preoccupazioni e a trovare sollievo nella sua grazia e nel suo amore.
CONCLUSIONE
Nel 1997, un uomo di nome Marvin Minsky, pioniere dell'intelligenza artificiale, raccontò di un aneddoto che gli capitò durante una conferenza.
Mentre era in piedi davanti a un poster che mostrava un sistema di intelligenza artificiale da lui progettato, una donna si avvicinò e gli chiese: "Scusi, dov'è il bagno?". Minsky, distratto dalla sua presentazione, rispose: "È proprio di fronte a te, signora".
La donna se ne andò, ma poco dopo tornò indietro e gli disse: "Signore, mi scusi, ma non ho trovato il bagno".
Minsky, ancora assorto nei suoi pensieri, ripeté la stessa risposta: "È proprio di fronte a te, signora".
Solo a quel punto si rese conto che la donna non era una persona reale, ma un'immagine bidimensionale del poster.
L'immagine bidimensionale della donna sul poster era così realistica che Minsky, un esperto di intelligenza artificiale, non è stato in grado di distinguerla da una persona reale.
L'aneddoto di Marvin Minsky ci fa riflettere sul potere dell'illusione e su come essa possa influenzare la nostra percezione della realtà.
Così c’illudiamo di trovare un senso, soddisfazione e significato nella vita nelle cose di questo mondo per poi essere disillusi!
Dobbiamo essere consapevoli che le cose di questo mondo non appagheranno mai il nostro cuore, il nostro essere interiore!
L’appagamento e la verità va oltre le illusioni effimere di questo mondo!
È in Dio mediante solo Gesù Cristo!
Pertanto:
1) Riconosci le illusioni
(a) Le illusioni che provengono dai limiti della tua percezione e dei fattori come i tuoi pregiudizi, aspettative, emozioni, stato di salute, problemi che possono influenzare la tua interpretazione della realtà
(b) Le illusioni che provengono da questo mondo
Non lasciarti ingannare dalle sue apparenze e promesse effimere di appagamento!
Solo il nostro Creatore ci dà il senso, il significato e appaga la nostra vita!
(c) Abbi il coraggio di mettere in discussione le tue convinzioni
Questa è la cosa più difficile da fare, perché le convinzioni sono radicate in noi, ci danno sicurezza, possono essere legate a emozioni forte, sono rafforzate dall’ambiente sociale dove viviamo, e perché cambiarle richiede tempo e sforzo.
Ma ne vale la pena per sperimentare Dio nella nostra vita!
2) Cerca Dio
Che meravigliosa promessa troviamo in Geremia a riguardo: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi", dice il SIGNORE” (Geremia 29:13-14).
Non accontentarti di una vita superficiale e priva di significato.
Vai oltre le illusioni e cerca il Dio di verità (Deuteronomio 32:4) di cui ci possiamo fidare veramente e mai deluderci (Salmo 34:5).
Esplora la Bibbia e la fede cristiana per trovare Dio e per scoprire il vero senso e significato della vita, una vita davvero appagante!
3) Accogli Gesù Cristo nella tua vita come Signore e Salvatore (Atti 4:12; 16:30-31; Romani 10:9-10)
Dio lo ha mandato sulla terra per salvarti dai tuoi peccati e per avere così una relazione con Lui e la vita eterna (Matteo 1:21; Giovanni 3:16,36; 17:3).
Così sperimenterai la gioia e la pace che solo Dio può dare!
E la tu avita sarà piena di significato e sarai soddisfatto!
Preghiamo:
Padre Celeste,
Veniano a te oggi, consapevoli della vanità di questo mondo e del travaglio che pervade ogni cosa. I nostri occhi non si saziano di guardare, le nostre orecchie non sono mai stanche di udire, eppure cerchiamo invano la vera soddisfazione nelle cose effimere.
Confessiamo la nostra insoddisfazione e la nostra delusione. Ci siamo lasciati ingannare dalle illusioni di questo mondo, credendo che avrebbero potuto appagare il nostro cuore.
Ti chiediamo di aprire i nostri occhi alla tua verità. Aiutaci a vedere oltre le apparenze e a discernere ciò che è realmente importante.
Guidaci nella ricerca di Te, l'unico Dio di verità. Donaci la fede per credere in Te e in Gesù Cristo, tuo Figlio, che hai mandato per salvarci dai nostri peccati e darci la vita eterna.
Accogliamo Gesù nella nostra vita come Signore e Salvatore. Vogliamo vivere una vita in comunione con Te, piena di significato, gioia e pace.
Ti ringraziamo per il tuo amore infinito e per la tua grazia che ci salva. Nel nome di Gesù! Amen.