Genesi 50:19-20: Dio guida la storia!
“Si faccia una domanda e si dia una risposta”, dice il giornalista e conduttore televisivo Gigi Marzullo.
Sappiamo che certe domande hanno una risposta immediata, altre domande non hanno risposte, altre ancora arriveranno con il tempo.
C’è una frase che reputo molto simpatica del filosofo, mistico e guru Osho (1931-1990): “Solo il tempo ti darà le risposte che stai cercando, e te le darà quando avrai dimenticato le domande”.
Ma come possiamo rispondere a queste domande:
“Quanti giorni brutti possiamo sopportare?”
“Quanti problemi uno dopo l’altro possiamo sostenere?”
“In che modo dobbiamo reagire nelle circostanze brutte?”
“Quali verità su Dio dobbiamo ricordare nelle circostanze brutte?”
Altre domande potrebbero essere:
“Cosa spingerebbe dei fratelli a vendere un loro fratello?”
“Come può un giovane essere tradito e venduto come uno schiavo, e da questa condizione diventare il secondo uomo più potente di Egitto?
Prima di dimenticare le domande, oggi vediamo la storia di Giuseppe che ci aiuta a rispondere a queste domande.
Certamente in un mondo dominato dalla paura e dall’incertezza, la storia di Giuseppe offre una luce di speranza per ognuno di noi!
La sua fede incrollabile e la sua capacità di perdonare c’insegnano che è possibile superare ogni avversità serenamente anche quando tutto sembra perduto!
Cominciamo a vedere:
I IL CONTESTO DELLA VITA DI GIUSEPPE
Se qualcuno ha avuto una serie di circostanze brutte senza aver commesso nulla di male, e questo ci fa capire che non sempre la sofferenza è una disciplina (cfr. per esempio Ebrei 12:4-11), o una prova (cfr. per esempio 1 Pietro 1:6-7), o un giudizio di Dio (cfr. per esempio 1 Corinzi 11:27-31), quello è proprio Giuseppe!
A causa della gelosia dei suoi fratelli, Giuseppe si trovò prima gettato in una cisterna (Genesi 37:12-24), poi venduto come schiavo a dei mercanti (Genesi 37:25-36), che a loro volta lo vendettero schiavo in Egitto a Potifar, un ufficiale del faraone (Genesi 39:1-6).
Accusato ingiustamente dalla moglie di Potifar di tentata violenza nei suoi confronti, perché rifiutò, per non peccare contro Dio, le avances di lei, fu imprigionato (Genesi 39:7-20).
Ma il Signore era con Giuseppe (Genesi 39:2,21,23), fu liberato e divenne un uomo potente dopo che interpretò per grazia di Dio, i sogni del faraone (Genesi 41:16,28,32,38-39), e riconoscendo che lo Spirito di Dio era in lui e anche la sua intelligenza e saggezza, il faraone lo fece suo vicerè (Genesi 40:1-41:37-46).
Riepilogando, Giuseppe viveva in un contesto familiare disfunzionale, i suoi fratelli erano gelosi di lui e lo odiavano, per questo fu una loro vittima, fu venduto da loro come schiavo; la sua rettitudine morale venne ricompensata con un'accusa del tutto ingiusta; poi fu imprigionato e dimenticato per due anni.
Giuseppe soffrì emotivamente e fisicamente, ma non spiritualmente, non dubitò e si lamentò mai di Dio, come a volte facciamo noi quando ci troviamo in una brutta situazione e ci chiediamo: “Dov’è Dio in tutto questo?”, oppure gli chiediamo: “Perché mi hai abbandonato?”
Giuseppe non lo fece!
Giuseppe continuò a rimanere fedele a Dio nonostante le circostanze avverse!
La mano invisibile di Dio era all’opera nella vita di Giuseppe! Come lo è anche nella nostra anche se molte volte non ce ne rendiamo conto!
La storia di Giuseppe continua.
Nella sua posizione di comando, il saggio governatore Giuseppe, non solo salvò l’Egitto da una terribile carestia di sette anni, ma aiutò anche altri popoli che si recavano in Egitto per comprare il grano (Genesi 41:56-57), tra questi anche la famiglia di Giuseppe (all’inizio i fratelli non lo riconobbero) che si stabilirà in Egitto (Genesi 42-49).
Alla morte del padre, i fratelli avevano paura che Giuseppe si potesse vendicare del male che subì da loro, ma non lo fece, in Genesi 50:19-20 leggiamo: “Giuseppe disse loro: ‘Non temete. Sono io forse al posto di Dio? Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso’”.
In questi versetti troviamo:
II LA CONSOLAZIONE DI GIUSEPPE (vv.19-20)
“Giuseppe disse loro: ‘Non temete. Sono io forse al posto di Dio?” (v.19).
Giuseppe consola i suoi fratelli.
Prima di tutto:
A) Giuseppe non aveva alcuna intenzione di elevarsi a giudice
“Sono io al posto di Dio” (v.19).
Non è difficile per le persone che hanno potere pensare di essere Dio, quindi che possono fare quello che vogliono, quando vogliono ed essere trattati come se fossero Dio.
Ma questo Giuseppe non lo pensava e non lo faceva nella sua posizione di potere!
La frase “sono io al posto di Dio” la troviamo in Genesi 30:2, quando Rachele, la moglie di Giacobbe, gli chiede di darle dei figli, noi leggiamo la reazione del patriarca: “Giacobbe s'irritò contro Rachele, e disse: ‘Sono forse io al posto di Dio che ti ha negato di essere feconda?’”
Con questa risposta Giacobbe riconosceva che solo Dio ha il potere di rendere fecondi, voleva affermare che solo Dio è sovrano sul grembo materno! (cfr. per esempio Genesi 16:1-4; 20:17-18; 29:31-34; 1 Samuele 1:5,20)
In questo senso, Giuseppe, anche se era un uomo potente, era consapevole che non era Dio e non voleva farsi Dio giudicando i suoi fratelli! (cfr. Genesi 50:19,21).
R. Kent Hughes scrive: “Giuseppe aveva una visione chiara di chi fosse Dio, e lo abbinava a una chiara comprensione di chi lui stesso non era. Non aveva alcun desiderio di essere Dio nella loro vita”.
Giuseppe non poteva vendicarsi, perché Dio non lo vuole, è il Suo compito giudicare, non dell’uomo! (cfr. per esempio Levitico 19:18; Deuteronomio 32:35; Salmo 94:1; Giacomo 4:12).
Per esempio in Romani 12:19 Paolo ci esorta: “Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: ‘A me la vendetta; io darò la retribuzione’, dice il Signore”.
Dobbiamo stare attenti a non rendere male per male, ma a fare del bene a tutti! (1 Tessalonicesi 5:15).
Giuseppe c’insegna a non farci “Dio” nella vita degli altri, ma a rimanere umili e mansueti, e quindi a non vendicarci, ma a perdonare chi ci ha fatti male! Questa è la volontà di Dio! (cfr. per esempio Matteo 5:44-48; 6:14-15; Romani 12:17-21; Efesini 4:31-32; Colossesi 3:13).
“Sono io al posto di Dio” significa anche che:
B) Giuseppe non poteva interferire nei piani di Dio
Leggiamo ancora i vv.19-20: “Sono io forse al posto di Dio? Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso”.
Come già detto, i fratelli avevano paura che Giuseppe si vendicasse, ma li riporta a considerare Dio!
Bruce K. Waltke scrive: “Giuseppe distoglie la loro attenzione da se stesso, verso il Dio sovrano che governa la loro storia. È consapevole dei limiti della sua autorità”.
Così dovremmo fare sempre anche noi: Giuseppe mette l’attenzione su Dio e non su stesso!
James Montgomery Boice scriveva: “Fu amato e odiato, favorito e maltrattato, tentato e fidato, esaltato e umiliato. Eppure in nessun momento dei 110 anni di vita di Giuseppe sembrò mai staccare gli occhi da Dio, o smettere di fidarsi di lui. Le avversità non hanno indurito il suo carattere. La prosperità non lo ha rovinato. Era lo stesso in privato come in pubblico. Era davvero un grande uomo”.
La differenza tra Dio e noi è che Lui non pensa di essere noi, mentre noi a volte pensiamo di essere Lui!!
Questi versetti ci fanno capire che Giuseppe aveva capito quali fossero i piani di Dio, e non poteva mettersi al posto di Dio cambiandoli!
Come poteva Giuseppe cercare di frustrare il piano di Dio? Come poteva rifiutare la volontà di Dio?
Poteva permettersi di ribellarsi a Dio ricercando la sua vendetta, e quindi di ostacolare, o cambiare i propositi di Dio (una cosa del genere non è possibile – cfr. per esempio Salmo 33:10-11; Proverbi 19:21; Isaia 14:27; 46:9-10; Daniele 4:35), o doveva a sottomettersi a essi?
Il piano sovrano di Dio era quello che la famiglia di Giacobbe fosse salvata dalla carestia (v.20), e in questo modo il popolo che da essa sarebbe nato e cresciuto, sarebbe stato preservato.
“Giuseppe sarà solo lo strumento di Dio, mai il suo sostituto” (Victor Hamilton).
Giuseppe c’insegna a ricercare la volontà di Dio e ad allinearci a essa, e questo si può fare se abbiamo una relazione con Lui, quindi se lo conosciamo, e poi curando questa relazione attraverso la preghiera e lo studio della Bibbia, e non a contare sul nostro discernimento (cfr. Proverbi 3:5-6; Efesini 5:17).
Inoltre Giuseppe c’insegna a non cercare di correggere la saggezza di Dio riguardo una determinata situazione, o a ricercare il nostro piano!
Giuseppe umilmente credeva che il suo compito non era aprire e indicare la strada, ma seguire la strada di Dio!
Infine in questi versetti troviamo:
III LA CONSTATAZIONE DI GIUSEPPE (vv.19-20)
I progetti e il comportamento di Dio sono diversi dai nostri e molte volte incomprensibili per la nostra mente limitata (Isaia 55:8-9; Romani 11:33).
Dio sfugge alla nostra piena comprensione anche se si è rivelato all’umanità!
Lo possiamo conoscere, ma non comprenderlo pienamente!
Agostino disse: "Se comprendi, non è Dio"; oppure saresti anche tu Dio!
Con la Sua rivelazione Dio evidenzia che è Dio!
K. Scott Oliphint scrive: “Rivelandoci se stesso e le sue vie nel mondo, Dio ci indica i nostri limiti di creature. Ci ricorda che Lui è Dio e noi no”.
Immagina di guardare l'oceano: puoi percepirne la vastità, la potenza e la bellezza, ma non puoi comprenderne appieno la profondità!
Allo stesso modo, possiamo conoscere Dio, ed essere rapiti dalla Sua bellezza per come si è rivelato nella Bibbia, nella creazione, o attraverso Gesù Cristo, ma la Sua essenza, come i Suoi piani sono un mistero!
Il mistero fa parte di Dio, ed è una fonte di fascino e stupore.
In questi due versetti vediamo:
A) La constatazione di Giuseppe riguardo il male dei fratelli
Il v.19 dice: “Voi avevate pensato del male contro di me”.
“Pensato” (ḥăšabtem – qal perfetto attivo) indica “complottato” “pianificato segretamente”, come in questo caso complottare qualcosa di malvagio (cfr. per esempio 2 Samuele 14:13-14; Salmo 35:4; Geremia 48:2; Michea 2:3; Naum 1:11; Zaccaria 7:10; 8:17).
“Male” (rāʿāh) si riferisce a un comportamento moralmente negativo, sbagliato (cfr. per esempio Deuteronomio 31:18), quindi ciò che è sgradevole davanti a Dio (cfr. per esempio Genesi 39:9; Giudici 11:27; 1 Samuele 12:19; 24:11), o anche ciò che è disastroso, o dannoso (cfr. per esempio Esodo 32:12, Neemia 6:2), quindi opposto di bene (cfr. per esempio Genesi 44:4), oppure indica un atto malvagio con l’implicazione che reca danno.
Giuseppe si riferisce a entrambi i concetti, come vediamo dalla sua storia.
Dunque, Giuseppe riconobbe il male dei fratelli che gli avevano fatto, non lo ha minimizzato, o giustificato, ma lo ha dichiarato!
Ora dobbiamo ricordare ed evidenziare questo: non è perché Dio usi le azioni peccaminose dell’umanità che queste non saranno giudicate!
Dio si serve delle azioni dei malvagi, rimanendo tuttavia puro da ogni colpa, per realizzare i Suoi piani (cfr. per esempio Proverbi 16:4).
Dio si è servito del popolo Assiro per giudicare Israele, ma a sua volta sarà giudicato (Isaia 10:5-12,24-25).
Dio ha voluto e guidato la crocifissione di Gesù: i malvagi con i loro peccati hanno fatto quello che Dio aveva deciso usando la loro malvagità (Atti 2:23,36; 4:27-28), ma comunque, saranno giudicati per il loro peccato!
Dio può prendere il male intenzionale di una persona e trasformarlo in bene secondo i Suoi progetti!
Ma quelle persone saranno giudicate per quel male!
Noi vediamo ancora:
B) La constatazione di Giuseppe riguardo la provvidenza di Dio
Nel v.20 Giuseppe afferma: “Ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso’”.
Queste sono le parole che hanno confortato Samuel Logan Brengle quando gli spaccarono la testa perché predicava il Vangelo.
Brengle, il cui padre fu ucciso nella Guerra Civile, fu allevato dalla madre in una fattoria dell'Indiana. Sotto la sua guida divenne cristiano e, dopo la sua morte, vendendo la fattoria per finanziare la sua istruzione, si preparò per il ministero. Brengle si preoccupò per gli affamati e i senza tetto e si recò a Londra per unirsi all’associazione umanitaria dell'Esercito della Salvezza.
Lì Brengle incontrò il generale William Booth, fondatore dell'Esercito, che guardò il giovane americano e gli disse: "Brengle, non credo che vorrai sottometterti alla disciplina dell'Esercito della Salvezza. Siamo un esercito e pretendiamo obbedienza".
"Ho ricevuto lo Spirito Santo come santificatore e guida", rispose Brengle. "Mi ha condotto qui per servirvi. Datemi una possibilità".
Brengle ebbe la sua occasione e si distinse per l'umiltà e il servizio.
Qualche tempo dopo, a Boston, ricevette un’aggressione. Stava svolgendo il suo servizio nel quartiere dei barboni e un ubriaco gli scaraventò addosso un mattone sulla testa che per poco non lo uccise.
Ma mentre si riprendeva, Brengle si dedicò a scrivere articoli per la rivista dell'Esercito della Salvezza: “The war cry”. Le sue rubriche divennero così famose da essere raccolte e pubblicate con il titolo “Helps to Holiness”.
In seguito molte persone dissero a Brengle quanto il suo piccolo libro li avesse edificati. La sua immancabile risposta fu: "Beh, se non ci fosse stato un piccolo mattone, non ci sarebbe stato un piccolo libro".
La moglie conservò il mattone incriminato e su di esso scrisse Genesi 50:20 come testimonianza: "Quanto a te, tu hai pensato male di me, ma Dio l'ha fatto per il bene".
James Montgomery Boice scriveva: “Quando le persone cospirano per farci del male e ci infliggono ferite nate dall'odio crudele o dall'indifferenza, non chiameremo bene il loro male. Il male rimane male. Il peccato è sempre peccato. Ma testimonieremo davanti a loro e al mondo che in un universo governato da un Dio sovrano e benevolo - il nostro Dio - il loro male non avrà successo. Diremo: ‘Volevate farmi del male, ma Dio ha voluto il bene’. Dichiareremo che, in ultima analisi, nulla può essere altro che un bene per il popolo di Dio”.
Dio dal male trae fuori il bene! È l’Iddio della provvidenza! E Giuseppe ne era consapevole.
La dottrina della provvidenza ci dice che il mondo e le nostre vite non sono governate dal destino, ma da Dio!
La provvidenza di Dio insegna che Dio è il Creatore infinitamente potente e Signore, il Sovrano che regna su tutto e fa ciò che vuole guidando la storia dell’umanità secondo la Sua volontà (cfr. per esempio Salmo 103:19; 135:6; Daniele 4:35; Efesini 1:11).
Noi vediamo tre aspetti riguardo la constatazione di Giuseppe.
Il primo aspetto è:
(1) Dio aveva un piano diverso dai fratelli di Giuseppe
“Ma Dio ha pensato di convertirlo in bene”.
Se i fratelli avevano pianificato il male nei confronti di Giuseppe, Dio aveva pianificato il bene!
Da un lato vediamo che c’è una realtà terribile e peccaminosa dell’umanità; dall'altro c'è un aspetto dell’amore, della grandezza, della sovranità, del piano salvifico di Dio che la supera.
“Convertirlo” (ḥăšābâ – qal perfetto attivo) in Ebraico è la stessa parola di “pensare”, ma qui ha una connotazione positiva, di “pianificare il bene”, cioè conservare in vita un popolo numeroso, con il senso del cambiamento, della trasformazione della situazione dal male in bene.
“Bene” (ṭô·ḇā) è il contrario di male come abbiamo visto prima, si riferisce a un’azione morale positiva, giusta, che implica un atteggiamento, o un favore positivo verso chi riceve la buona azione (cfr. per esempio Salmo 35:12).
Dio è buono e fa del bene (cfr. per esempio Salmo 119:67-68), e pensa al bene per i Suoi figli come ci ricorda Romani 8:28: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.
Non c’è davvero nulla nella tua vita che possa essere escluso dal controllo di Dio per il tuo bene, anche quelle circostanze che ritieni siano brutte!
Infatti, “tutte le cose” indica anche le circostanze che ci fanno soffrire e non solo quelle che ci danno piacere!
Il cristiano maturo non dirà: “Credo che la maggior parte delle circostanze della vita sono controllate da Dio e sono a volte buone per me”, ma dirà: "Credo che tutte le circostanze della mia vita sono sotto il controllo di Dio e tutte sono sempre per il mio bene”.
Dio pensa sempre al bene per coloro che gli sono consacrati, anche quando è severo nel disciplinarli! (cfr. per esempio Ebrei 12:4-11).
Genesi 50:20 ci parla della sovranità di Dio!
Come già detto, Giuseppe riconobbe il male dei fratelli che ha subìto, ma era consapevole anche della sovranità di Dio: “Voi mi avete fatto del male, ma Dio lo ha trasformato in bene, vale a dire la conservazione in vita di un popolo numeroso!”
Riguardo questo versetto John Currid scrive: “Non c'è dichiarazione più forte sul vero significato della sovranità di Dio nella Scrittura di quella che Giuseppe dice qui ai suoi fratelli”.
Il punto di Giuseppe è che i suoi fratelli sono stati gli esecutori responsabili, ma inconsapevoli di un piano che Dio aveva per Israele e l’umanità, com’è scritto in Genesi 45:5–8: “Ma ora non vi rattristate, né vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi portato qui; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà raccolto né mietitura. Ma Dio mi ha mandato qui prima di voi, perché sia conservato di voi un residuo sulla terra e per salvare la vita a molti scampati. Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio. Egli mi ha stabilito come padre del faraone, signore di tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto”.
Quando si fa riconoscere dai suoi fratelli, Giuseppe li ha incoraggiati con queste parole e per tre volte dice loro che è stato Dio ha mandarlo prima di loro per la loro salvezza dalla carestia!
Giuseppe dice loro che avevano adempiuto il proposito di Dio, anche se inconsapevolmente!
Dio era dietro le loro azioni peccaminose per la loro salvezza!
Incredibilmente misterioso: Dio ha usato il male dei fratelli di Giuseppe per salvarli dalla carestia!
Il secondo aspetto riguardo la constatazione di Giuseppe è:
(2) Dio è all’opera anche quando non ne siamo nell’immediato consapevoli
Dio sta realizzando il Suo piano sovrano nella tua vita anche se non sei consapevole di questo!
Anche se in quel momento i fratelli di Giuseppe e lo stesso Giuseppe, non vedevano la mano di Dio in azione, Dio comunque stava guidando la loro storia secondo la Sua storia per realizzare i Suoi buoni propositi.
La provvidenza di Dio non è sempre visibile, ma è sempre all’opera in questo mondo! (cfr. per esempio Giovanni 5:17; Efesini 1:11).
La mano di Dio può essere nascosta, ma il Suo controllo è certo e assoluto su tutti e tutto, Dio è sempre all’opera anche quando non ci accorgiamo, anche quando non lo vediamo agire nell’immediato!
“La mano invisibile può essere oscurata, a volte dalle nebbie delle circostanze, ma solo perché non possiamo vedere il sole in un giorno nuvoloso non significa che non ci sia” (Vance Havner).
Dio guida le azioni dell’umanità secondo i Suoi piani!
Gli esseri umani fanno i loro progetti, ma Dio determina il risultato! (cfr. per esempio Proverbi 16:1; 20:24; Salmo 37:23; Geremia 10:23).
Giuseppe vedendo il risultato della salvezza della sua famiglia, si rese conto che è stato per la mano di Dio!
Joyce Baldwin scrive: “Nonostante tutte le ingiustizie subite e gli anni di prigionia, Giuseppe poteva vedere la mano di Dio all’opera nell’esito degli eventi”.
Dio ha trasformato le cattive intenzioni e le azioni dei fratelli nelle sue buone intenzioni e azioni per salvare molte vite!
Questo era l’obbiettivo e da questo risultato Giuseppe si è reso conto della provvidenza di Dio!
Giuseppe ha visto la mano di Dio sovrana all'opera nella sua vita di sofferenza che aveva lo scopo di salvare la sua famiglia, che poi diventerà un popolo numeroso, il popolo d’Israele, da cui poi nascerà Gesù Cristo il Salvatore del mondo (cfr. per esempi Giovanni 4:22,42; Ebrei 9:5).
Come per Giuseppe non capiremo tutto in una volta la volontà di Dio!
F. W. Faber scrive a riguardo: “La volontà di Dio non ci viene data nel suo insieme, ma in frammenti e generalmente in piccoli frammenti”.
Vogliamo sapere tutto e subito, ma con Dio non funziona così!
Questo c’insegna la storia di Giuseppe!
Dio non disse a Giuseppe quello che gli sarebbe accaduto, Giuseppe lo scoprì anni dopo guardando indietro, capì il motivo per cui si trovò in Egitto dovendo passare per diverse sofferenze!
Prima di lamentarci contro Dio, o di dubitare di Lui, dobbiamo aspettare il risultato finale dell’opera di Dio nella nostra vita!
Da un punto di vista umano, la provvidenza di Dio è progressiva, nel senso che non sappiamo tutto in una volta!
Paul W. Powell dice: “La provvidenza di Dio è progressiva; non può essere pienamente compresa fino a quando Dio non l'ha portata a termine. Siamo come un ragazzino che guarda una sfilata circense attraverso un buco nella recinzione. Davanti c'è una banda che suona una bellissima musica. Più in basso ci sono clown, orsi danzanti e animali selvatici. Ma l'unica parte della sfilata che possiamo vedere è quella direttamente di fronte a noi.
Se potessimo trovare un altro punto di osservazione, se potessimo vedere dall'alto di un palazzo, se potessimo vedere la parata nella sua completezza dall'inizio alla fine, sarebbe molto diverso. La nostra visione è limitata a causa di dove ci troviamo.
È così nella vita. Per questa ragione non dobbiamo dire di nessuna esperienza: è buona, o cattiva finché Dio non l'ha finita.
Se Giuseppe avesse valutato gli eventi della sua vita mentre era nella fossa, probabilmente avrebbe detto: ‘Non vedo alcun raggio di speranza’. Se avesse emesso un verdetto sulla vita mentre era sul banco dei testimoni davanti a Potifar, probabilmente avrebbe concluso: ‘Non c'è giustizia nella vita’. Se avesse valutato la sua vita mentre aspettava due anni interi in prigione in Egitto, probabilmente avrebbe detto: ‘Non ci si può fidare di nessuno’.
Fu solo dopo che Dio terminò, e mentre guardava indietro all'opera da Lui compiuta che poté dire: ‘Dio intendeva che fosse per il bene’.
Possiamo valutare un'esperienza troppo presto. Il tempo di attesa non è mai tempo sprecato”.
Se esistesse un drone del tempo che ci permettesse di vedere tutto “dall'alto del tempo”, vedremmo tutta la nostra vita.
Ma oggi non è così, vediamo in modo immanente e sappiamo in una certa misura, quello che ci è già accaduto!
Non solo Giuseppe, ma anche per noi l'opera di Dio nella nostra vita è spesso impercettibile, vale a dire spesse volte non vediamo la Sua mano all’opera, come ha operato, se non in retrospettiva.
È solo quando guardiamo indietro che siamo in grado di capire come Dio ha operato nella nostra vita.
Così possiamo dire con John Flavel: “La provvidenza di Dio è come una parola ebraica, che può essere letta solo all'indietro!”
Non solo non sappiamo cosa ci accadrà, come Dio opererà, ma quando ci accade qualcosa, non subito capiamo il perché di una circostanza, o di circostanze terribili una dietro l’altra, ma un giorno, Dio molto probabilmente ce lo farà capire come ha fatto con Giuseppe!
Molte cose che non hanno senso nel momento in cui le viviamo, probabilmente alla fine più avanti nel tempo, o quando saremo alla Sua presenza, capiremo qual era il piano di Dio!
Greg Laurie scrive: “Ho visto accadere molte cose nella mia vita che in quel momento non capivo. Ma dopo alcuni anni, ho potuto guardarmi indietro e capire perché il Signore lo aveva permesso. Non tutto però funziona così. Ci saranno cose che attraverserai nella vita che non avranno una spiegazione conveniente. Ci saranno alcune domande senza risposta. Ma sappiamo che nell’ultimo giorno, quando saremo davanti a Dio, tutte le nostre domande riceveranno risposta. Tutti i nostri problemi saranno risolti”.
Nel frattempo fidiamoci di Dio! Non perdiamo la speranza in Lui come c’incoraggia John Crotts con queste parole: “Non arrenderti. Dio è all'opera. È saggio, grande, potente, fedele e amorevole. Sa tutto della tua situazione. Tutti i tuoi giorni brutti sono davanti a lui. Un giorno (potrebbe essere in paradiso), lo capirai anche tu, quando Dio rivelerà ciò che stava realizzando. Ma fino a quel giorno, abbi fiducia in ciò che sai riguardo al carattere di Dio. Consideriamo Giuseppe. Continua a sperare”.
Il terzo aspetto riguardo la constatazione di Giuseppe è:
(3) Dio è all’opera usando anche i peccati dell’umanità trasformandoli in bene
Sarò ripetitivo, ma voglio ancora evidenziare che la frase: “Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso”, ci dice che Dio usa la peccaminosità degli uomini per realizzare i Suoi buoni propositi nella vita dell’umanità!
Dio è sovrano su tutto, anche sulle azioni malvagie delle persone!
Che grande mistero: dai peccati di uomini malvagi, Dio scaturisce il bene!
Dio trasforma il male in bene!
Dio ha preso il male dei fratelli di Giuseppe che avevano architettato contro di lui e lo ha trasformato in bene!
La Bibbia sottolinea più volte che Dio è l’Iddio della trasformazione e non per un progetto come in questo caso, ma lo è anche per le circostanze, per esempio trasforma il dolore in gioia (cfr. per esempio Salmo 30:11-12), lo è per le persone, per esempio il persecutore dei cristiani Saulo in apostolo Paolo, in un uomo salvato e servo di Dio, fondatore di chiese (Atti 9:1-22; Romani 1:2; 1 Timoteo 1:12-16), lo è per la natura: il deserto lo trasforma in giardino (cfr. per esempio Isaia 35:2), la malattia diventa guarigione (cfr. per esempio Luca 17:11-19), un ostacolo lo trasforma in un’opportunità come il Mar Rosso (Esodo 14), così nella resurrezione: il corpo corruttibile in corpo incorruttibile, da ignobile a glorioso, da debole a potente, da naturale a spirituale (cfr. per esempio 1 Corinzi 15:42-44).
È importante sottolineare che da Dio non viene il male, non è l’autore del male e nemmeno complice del male delle persone che lo compiono! (cfr. per esempio Giacomo 1:13).
Come ho già detto, Dio nella Sua sovranità usa il male degli uomini per attuare i Suoi piani come la preservazione del popolo d’Israele mediante Giuseppe che era stato venduto dai suoi malvagi fratelli.
La gelosia dei fratelli non veniva da parte di Dio, ma Dio ha usato quella gelosia per portare Giuseppe in Egitto per vivere certe situazioni per poi salvare la sua famiglia, quindi il popolo d’Israele tramite Giuseppe quando divenne viceré e governatore dell’Egitto!
D.A. Carson a proposito dice: “In quell’evento, la sovranità di Dio, che aveva progettato di salvare milioni di persone in tempo di carestia, non riduce la colpevolezza dei fratelli nell’avere complottato il male. Il loro complotto non rende Dio complice”.
CONCLUSIONE
Certamente abbiamo risposto alle domande che ci siamo posti all’inizio di questo messaggio.
Evidentemente la storia di Giuseppe è una storia che c’invita a non perdere mai la fede e la speranza in Dio.
Questa storia c’insegna non solo a perdonare chi ci ha fatto del male e a fare loro del bene come si propone di fare Giuseppe verso i suoi fratelli (Genesi 50:21), ma anche che nelle circostanze brutte possiamo conservare la speranza concentrandoci sulla sovranità di Dio e quindi credere che Dio sta controllando la storia dell’umanità come anche la nostra storia individualmente, quindi anche le brutte circostanze secondo il piano che ha per noi.
Se tutte le cose cooperano per il nostro bene, anche se non ce ne rendiamo conto nel presente, per fede possiamo essere riconoscenti a Dio!
"La provvidenza di Dio ci assicura che anche quando tutto sembra andare male, Egli è ancora al controllo e sta lavorando per portare la Sua volontà perfetta nella nostra vita" (Tim Keller).
Per fede dobbiamo credere che Dio sta guidando la nostra storia anche se la Sua mano è all’opera in modo invisibile!
Per fede accettiamo ciò chi viviamo perché è sotto il controllo del Dio sovrano, saggio, perfetto e benevolo!
"La provvidenza di Dio ci invita a depositare la nostra fiducia in Lui, sapendo che anche quando non comprendiamo i Suoi modi, possiamo confidare che Egli è sovrano e ha il controllo su ogni cosa" (Tim Keller).
Eppure non sempre abbiamo questo atteggiamento!
Spurgeon diceva: “Crediamo nella provvidenza di Dio, ma non ci crediamo abbastanza”.
È vero! Perché molte volte viviamo come se non ci credessimo perché dubitiamo, perché perdiamo la pace in certe situazioni, soprattutto quando siamo nel bel mezzo di una brutta circostanza!
Dobbiamo fidarci sempre di Dio, anche quando il mondo sembra che ci stia, o sia crollato addosso a noi!
Anche quando non vediamo la Sua mano in azione, ma Dio è sempre presente anche nelle brutte circostanze, anche quando non sentiamo la Sua presenza, anche quando tace!
Qualcuno ha trovato, scritto sul muro di un seminterrato in Germania alla fine della seconda guerra mondiale, queste parole:
“Credo nel sole, anche quando non splende.
Credo nell'amore, anche quando non riesco a sentirlo.
Credo in Dio, anche quando tace”.
La vera fede è credere ancora in Dio quando apparentemente non faccia nulla, non dica nulla e non cambia nulla!
La vera fede è credere che Dio è sempre attivo e attento a noi, che nonostante non lo vediamo, o sentiamo, sappiamo e crediamo che sta operando in modo saggio e perfetto al Suo piano che ha per noi!
Fidati di Dio anche quando soffri, perché la tua sofferenza può portare la benedizione non solo a te (cfr. per esempio Romani 8:28; Giacomo 1:2-4), ma anche agli altri tramite te, come c’insegna Giuseppe!
Peter Hicks scrive: “Giuseppe è presentato come un modello di fiducia in Dio nonostante le avversità e quindi un uomo di cui Dio ha potuto servirsi. Ciò che Giuseppe soffre viene infine utilizzato per prevenire sofferenze su scala molto più ampia”.
Pertanto come Giuseppe, noi non dobbiamo lamentarci contro Dio delle nostre circostanze brutte, Dio ha un piano, tutto ciò che avviene non è solo per il nostro bene, ma con la sofferenza possiamo essere di benedizione per gli altri!
Nel sapere tutto questo, possiamo conservare la fede e la speranza in Dio!
La storia di Giuseppe è la perfetta dimostrazione che l’ultima parola aspetta a Dio!
È la storia che c’insegna a non arrenderci mai! Perché Dio ha tutto sotto controllo e ha un piano per te!
Non disperare mai! Dio è il Dio di ogni speranza (Romani 15:13) che guida la storia!
Dal male, Dio può far venire fuori il bene! È il Dio della trasformazione! È il Signore della storia!
Non sei nelle mani degli eventi, o delle persone, ma del Dio sempre vittorioso (cfr. per esempio Salmo 33:10-11; Isaia 14:27; 46:9-10) che guida la storia dell’umanità!
“Dio non è solo il Signore della creazione, colui che fa procedere tutto secondo un grande piano. È anche il Signore della storia. La storia è ‘la sua storia’ e, in una qualche insondabile combinazione di sovranità divina e volontà umana, Dio è il maestro giocatore di scacchi che muove le sue pedine avanti e indietro in previsione del momento finale in cui tutto ciò che gli si oppone sarà sconfitto e il suo regno sarà universalmente riconosciuto” (Peter C. Moore).
Dio prima che tu nascessi, conosceva la tua storia (cfr. per esempio Salmo 139:15-16), la sta guidando con saggezza (cfr. per esempio Romani 16:27) e amore (cfr. per esempio Romani 8:37-39) secondo il Suo piano che ha per te!
Abbi fede! Sei nelle mani del Dio che guida la storia dell’umanità e nessuno ti strapperà da lì! (Giovanni 10:28-30).
Dio è con te in ogni momento della tua vita, anche nei momenti bui! (cfr. Per esempio Salmo 23:4; Isaia 43:1-3; 50:10).
Certamente i veri cristiani, i veri credenti possono fidarsi di Dio anche quando è nascosto nell'ombra, perché ha promesso che non li avrebbe lasciati e abbandonati (cfr. per esempio Isaia 41:10; Ebrei 13:5).
Dio è sempre con te, se gli appartieni, se sei un vero credente!