Al di sopra dei problemi
Come liberarsi dal senso di colpa (1)
Alzate la mano se vi è mai capitato di sentirvi schiacciati dal peso del senso di colpa.
Quante volte avete commesso un errore e poi vi siete tormentati per giorni, settimane, mesi, o addirittura anni?
Il senso di colpa è un'esperienza comune a tutti noi, può essere causato da errori grandi o piccoli, reali o immaginari.
Il senso di colpa è come un fardello di grossi sassi, o addirittura un peso come una casa che c’impediscono di muoverci e di vivere serenamente.
È come un'ombra che ci perseguita ovunque andiamo, facendoci rivivere continuamente i nostri errori e le nostre mancanze.
È come una voce interiore che ci tormenta con rimproveri e accuse.
È come una prigione mentale, può imprigionarci in una gabbia di pensieri negativi, impedendoci di vedere il futuro con speranza.
Il Signore, il Dio della Bibbia è Colui che ci libera dai sensi di colpa!
J. I. Packer disse: “Il fatto fondamentale della religione biblica è che Dio perdona e accetta i peccatori credenti”.
Tutti noi abbiamo fatto cose che ci dispiacciono, cose che avremmo fatto di tutto per annullarle, o cancellarle.
Nessuno di noi è perfetto, tutti commettiamo errori, tutti siamo peccatori (cfr. per esempio Ecclesiaste 7:20; Romani 3:10-12,23; 1 Giovanni 1:8-10).
Ora ci sono due estremi riguardo il senso di colpa, da una parte si cerca di ignorarlo, non si vuole riconoscere i propri errori, o essere ritenuto responsabile di uno sbaglio.
Di conseguenza, non ci si sente in colpa, e ci si giustifica dando la colpa ad altri anche a quelli del passato.
Il ragionamento è: se oggi sbaglio è perché ho avuto un tipo di educazione, o un’esperienza negativa, o sono stato traumatizzato.
Quindi riguardo agli errori, o ai peccati nel presente ci giustifichiamo sentendoci vittime, oppure l’errore è la conseguenza delle azioni di altri.
Questo è un estremo: non si è colpevoli perché ci si sente vittime.
Un altro estremo è il falso senso di colpa, vale a dire che un cristiano avendo ricevuto il perdono di Dio, continua a sentirsi in colpa, mentre la Bibbia dice che se confessiamo i nostri peccati, Dio ci perdona (cfr. per esempio Proverbi 28:13; 1 Giovanni 1:8-10).
Di solito è il diavolo che accusa la coscienza dei credenti (cfr. per esempio Zaccaria 3:1-4; Apocalisse 12:10).
Possiamo dire che il senso di colpa è positivo quando c’è stato un errore, un peccato, quando produce il ravvedimento (cfr. per esempio Luca 18:13-14; Atti 2:37-38; 2 Corinzi 7:10), mentre è negativo se produce una falsa condanna, cioè quando il peccato è stato perdonato (cfr. per esempio Salmo 32:1-2; Romani 8:1-2), in questo senso paralizza una persona fino a consumarla!
Affrontare il peso del senso di colpa rappresenta una delle sfide più ardue dell'esistenza umana, e troppi cristiani si sono caricati inutilmente di un fardello di colpevolezza per anni, sopportando una sofferenza ingiustificata.
Faremo una serie di predicazioni su come liberarsi dal senso di colpa, cominciamo con il vedere un esempio rilevante, e poi a Dio piacendo prossimamente continueremo su come liberarsi del senso di colpa.
Nessuno nella Bibbia portava un fardello più pesante di colpa del re Davide, l’autore del Salmo 23, il salmo più famoso della Bibbia.
Davide, oltre a essere stato un re e uno scrittore, è stato anche un grande guerriero e un leader straordinario, era un uomo spirituale, un uomo secondo il cuore di Dio (cfr. per esempio 1 Samuele 13:14; 16:7; Atti 13:22).
Eppure, al culmine della sua carriera Davide peccò di adulterio con una donna di nome Bat-sceba e fece uccidere anche il marito di lei, Uria, in modo da poter stare con la donna e giustificare la gravidanza frutto di questa unione adultera (2 Samuele 11).
Iniziamo con il vedere:
I LA DEVASTAZIONE DEL PECCATO
In uno dei suoi salmi, nel Salmo 38:4-7 leggiamo: “Poiché le mie iniquità sorpassano il mio capo; sono come un grave carico, troppo pesante per me. Le mie piaghe sono fetide e purulente per la mia follia. Sono curvo e abbattuto, triste vado in giro tutto il giorno. I miei fianchi sono infiammati, e non v'è nulla d'intatto nel mio corpo”.
James Hamilton scrive: “C'è una profonda connessione tra il nostro stato spirituale e la nostra salute fisica, e qui Davide nota il modo in cui il suo peccato ha reso Dio indignato con lui e ha portato alla debolezza fisica. Sente l'angoscia nelle ossa e la debolezza nella carne”.
Davide si rese conto che i suoi peccati avevano attirato la punizione di Dio, descrive l'effetto devastante, della mano pesante di Dio che gravava su di lui.
Notando la causa e l'effetto tra il peccato e la sua sofferenza, Davide si lamenta della sua sofferenza e riconosce che è stata causata dalle sue stesse azioni peccaminose, che considera follia!
La parola Ebraica per “follia” (ʾiwweleṯ) può essere considerata anche stupidità, stoltezza.
Davide, dunque, è sotto l’ira del Signore a causa dei suoi peccati (vv.1-3).
La mano castigatrice e le frecce punitive di Dio erano evidenti in qualche tipo di malattia che non è menzionata.
Davide si rende conto che la sua situazione è senza via d’uscita, era tra “l’incudine e due martelli” dell’ira di Dio e dei suoi peccati con le sue conseguenze devastanti di sofferenza ripugnante e insopportabile sul suo corpo.
Davide usa due metafore nel v.5: "Il peccato è un diluvio che affoga" (cfr. per esempio Esdra 9:6), quando dice che le sue iniquità sorpassano il suo capo, e: "Il peccato è un peso che schiaccia", quando dice: “Sono come un grave carico, troppo pesante per me”.
Davide aveva un fardello davvero pesante da portare, così che il “nulla d’intatto” (malattia) nel suo corpo, gli appare come una giusta punizione da parte di Dio.
Così sotto l’affogamento e il peso del peccato, e della conseguente malattia, Davide si contorce nel dolore, consapevole della sua follia implorando la misericordia di Dio (Salmo 38:15-22).
Il peccato non confessato, causa un peso interiore di colpa, ma può avere anche delle conseguenze deleterie sul nostro corpo, per questo motivo è una follia!
Il peccato è una scelta irresponsabile e dannosa per noi stessi e per il nostro rapporto con Dio, per questo è follia!
Anche la disobbedienza di Adamo ed Eva ci insegna che il peccato ha conseguenze dolorose e inevitabili (Genesi 3:1-19; cfr. per esempio Romani 5:12-13; 6:23).
La malattia non è sempre la conseguenza di un peccato (cfr. per esempio Giobbe 1:8; 2:7; Giovanni 9:3; 11:1-46 2 Corinzi 12:7), o per una correzione disciplinare da parte di Dio (cfr. per esempio Ebrei 12:5-11).
Molte malattie sono il prodotto naturale dei nostri corpi mortali e corruttibili, come anche per la conseguenza di scelte di vita sbagliate, per esempio seguire una dieta poco sana, una vita sedentaria, e così via, ma in questo caso Davide ci fa capire che era per i suoi peccati.
Anche Uzzia, re di Giuda, un uomo orgoglioso fu castigato dal Signore con la lebbra quando entrò nel luogo sacro riservato solo ai sacerdoti (2 Cronache 26:16-23).
I credenti di Corinto soffrivano fisicamente a causa del loro peccato di prendere la cena del Signore in modo indegno (1 Corinzi 11:29-30).
È indubbio che molte delle sofferenze e delle malattie che i devoti sperimentano sono il risultato diretto del peccato che richiede la confessione davanti a Dio (Giacomo 5:14-18; 1 Giovanni 1:8-10).
Eppure nonostante sappiamo delle conseguenze devastanti del peccato, ci ricadiamo con facilità!
Dobbiamo tener presente quel proverbio che dice: “Chi mira Dio presente, dalla colpa sta lontano”.
Colui, o colei, che tiene sempre a mente la presenza di Dio, quindi che è consapevole e crede che Dio è onnisciente e onnipresente, che sa tutto ed è in ogni luogo, si allontana dal peccato.
La consapevolezza della presenza di Dio può fungere da deterrente contro le azioni peccaminose, ci spinge a vivere una vita secondo la Sua volontà, una vita virtuosa, santa.
Questo proverbio allora sottolinea l'importanza della fede e del timore di Dio come guida morale.
Ma molte volte cadiamo in peccato, allora confessiamo i nostri peccati a Dio come ci insegna Davide.
Infatti, in questa situazione disperata, Davide fa la cosa più giusta da fare, percorre l’unica via disponibile per ristabilire la relazione con Dio: la confessione a Dio del suo peccato e la sua colpa (vv.9,18).
Così anche per noi oggi, dobbiamo ricordare che il peccato ci separa da Dio (cfr. per esempio Isaia 59:1-2; Romani 3:23; 6:23), con la confessione di ravvedimento (cfr. per esempio Salmo 32:5; Atti 3:19) in Cristo con il Suo perdono, il peccato è cancellato (Salmo 32:5; Atti 3:19; 1 Giovanni 1:9) e la relazione con Dio viene ristabilita (cfr. per esempio Romani 5:9-11; 2 Corinzi 5:18-21; Colossesi 1:20-21).
Se il peccato opprime, il perdono di Dio in Cristo libera!
Se il peccato ci separa, il perdono di Dio in Cristo cancella i nostri peccati e la colpa, e ci riconcilia con Lui.
Questo ci porta a considerare:
II LA BENEDIZIONE DELLA CONFESSIONE
Il senso di colpa è stressante, può essere un peso opprimente che c’impedisce di vivere una vita felice e serena.
La buona notizia, come abbiamo visto prima, è che c'è una via d'uscita: la confessione e il perdono di Dio.
Se siete turbati dal senso di colpa da qualche giorno, o da qualche mese, o da una vita, la felicità è distante solo una preghiera di confessione a Dio fatta sinceramente.
Dio è sempre pronto e desideroso di perdonare i nostri peccati! Non importa quanto grandi, o gravi siano le tue mancanze nei riguardi di Dio!
In un altro Salmo, il Salmo 32:1-2 Davide scrive: “Beato l'uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto! Beato l'uomo a cui il SIGNORE non imputa l'iniquità e nel cui spirito non c'è inganno!”
Davide inizia questo salmo incoraggiandoci a rivolgerci a Dio quando abbiamo peccato.
Come illustrato dal padre del figliol prodigo, il Signore ci aspetta per riceverci a braccia aperte e festeggiare con noi quando andiamo a Lui pentiti (Luca 15:20).
In questo Salmo 32 (vv.3–4), Davide esprime il dolore emotivo associato al senso di colpa.
Davide era tormentato dal senso di colpa.
Allora il senso di colpa non gestito bene, ci può portare anche alla depressione.
Infatti uno studio condotto dal neuroscienziato clinico Roland Zahn dell'Università di Manchester ha identificato come il cervello collega la conoscenza del comportamento sociale con il sentimento morale.
Di particolare interesse per Zahn era la connessione tra senso di colpa e depressione. Spiega: "La caratteristica più distintiva dei disturbi depressivi è un atteggiamento esageratamente negativo verso se stessi, che è tipicamente accompagnato da sentimenti di colpa".
La depressione non è la sola conseguenza del senso di colpa gestito male, ma può portare a una bassa autostima; a rimuginare continuamente sugli errori passati bloccandoci, al senso di vergogna, all’auto-isolamento; a comportamenti compulsivi, all’abuso di droghe o alcol, all'autolesionismo, o al gioco d'azzardo, a procrastinare le attività per paura di fallire o di non essere all'altezza; a un perfezionismo eccessivo, ai disturbi del sonno; a problemi digestivi, a mal di testa e dolori muscolari.
Quindi liberarsi del senso di colpa è importante!
Davide, nel Salmo 32, avendo fatto l’esperienza del perdono e della benedizione di Dio, dopo la confessione del suo peccato, istruisce altri in questo percorso di perdono.
Racconta il tormento che ha sofferto quando era in silenzio e il perdono che ha ricevuto quando ha riconosciuto il suo peccato davanti al Signore.
Il rimorso segreto, un auto-consulenza, o avere un senso di colpa non è la confessione.
Il silenzio deve essere rotto davanti a Dio in preghiera, aprendo completamente il cuore davanti a Lui elencandogli i nostri peccati senza nasconderli.
Il Salmo 32 allora sottolinea l’importanza cruciale della confessione del peccato e il perdono dei peccati quando ci presentiamo a Dio come peccatori (cfr. Proverbi 28:13; 1 Giovanni 1:8-10).
Nel Salmo 32 vediamo come il perdono di Dio è il primo e il principale fondamento della vita del Suo popolo (cfr. per esempio Isaia 40:2; 55:6-7; Matteo 26:28; Efesini 1:7), ed è beato la persona che riceve il perdono di Dio!
La parola “beato” (ʾashrê - plurale) significa “felice”, “benedetto”, ma in un modo intensivo.
Infatti nell’Ebraico l’esclamazione “beato” è “beati” quindi “beati l’uomo”, non è da considerare numerico, ma intensivo, e quindi ha un significato più profondo del semplice "felice" o "benedetto".
Con “beati l’uomo” si vuole sottolineare che è veramente beato in modo abbondante, o traboccante, chi è perdonato da Dio!
Questo potrebbe essere tradotto così: “Quanto è abbondantemente benedetto colui le cui trasgressioni sono perdonate”.
E ancora, la grande gioia del perdono è sottolineata due volte con la parola “beato”, che sottolinea inoltre la completezza di questo perdono, poiché Dio perdona pienamente le nostre mancanze davanti a Lui.
Albert Barnes riguardo la condizione di chi è perdonato diceva: “La sua condizione è felice o beata (a) rispetto al suo stato precedente, quando era oppresso o piegato dal senso di colpa; (b) nella sua condizione reale, come quella di un uomo perdonato - un uomo che non ha più nulla da temere come risultato della sua colpa, o che sente di essere in pace con Dio; (c) nelle sue speranze e prospettive, come ora un figlio di Dio e un erede del cielo”.
Il beato è colui al quale la trasgressione è perdonata, il cui peccato è coperto, a cui il Signore non imputa l’iniquità.
Noi vediamo:
A) Tre sinonimi per il peccato
Non tre tipi distinti di peccato, ma sinonimi che si sovrappongono.
La “trasgressione” (peshaʿ) indica ribellione, infrangere la legge di Dio, staccarsi, defilarsi, allontanarsi da Dio, una rivolta della volontà dell’uomo contro quella di Dio.
Mentre “peccato” (chătāʾāh) è un reato contro una norma morale, con un’attenzione sulla colpevolezza, o condanna ricevuta per tale reato, indica fallimento, mancare il bersaglio, vagare dal sentiero di Dio, deviare da ciò che è gradito a Dio.
Infine “iniquità” (ʿāwōn) è perversione, distorsione, indica un’attitudine che non è in armonia con la volontà di Dio, un’assenza di rispetto per la volontà di Dio.
Ma la cosa più importante in questi versetti non è la natura del peccato, la cosa più importante è che tutti i peccati possono essere perdonati!
Spurgeon disse: "Non c'è peccato così grande che la grazia di Dio non possa coprire".
Noi troviamo:
B) Tre sinonimi per il perdono di Dio
“Perdonare” (nāsāʾ) indica che Dio toglie, solleva, prende e porta via un fardello, in questo caso il peccato, è l’atto della rimozione.
“Coprire” (kāsāh) indica rivestire in modo che la sporcizia del peccato non offende l’occhio del Dio santo, è l’atto dell’espiazione con cui Dio riconcilia a sé il peccatore e il peccato è una questione del passato, in modo che il Signore non è più dispiaciuto.
Infine “non imputare” (chāshav) è addebitare, fare i conti, che non esprime un giudizio, ma la cancellazione di un debito, che non tiene conto del reato dell’autore, esprime l’atteggiamento di Dio verso coloro che ha perdonati vedendoli giustificati.
Nella Sua contabilità, Dio cancella il peccato “dal registro” e aggiunge la giustizia per coloro che perdona!
Il perdono di Dio non riscrive la nostra storia, non cambia i fatti del caso, non ci rende innocenti, ma è come se lo fossimo, perché con il perdono, il peccato non viene addebitato, o imputato, ma coperto con la Sua misericordia, accogliendo così il peccatore che si pente come se fosse sempre stato innocente, come se non avesse mai peccato.
Noi vediamo che in questi versetti viene messa in evidenza sia il peccato dell’uomo e sia il perdono di Dio, per questo motivo l’uomo che confessa il proprio peccato è perdonato.
In altre parole questi versetti non presuppongono una persona senza peccato, ma una persona a cui i peccati sono perdonati.
L’intensità e l’insistenza della doppia beatitudine e i tre sinonimi sul perdono (perdonata, coperto, non imputa) esprimono l’assolutezza e la certezza del perdono di Dio.
Quando Dio perdona, lo fa veramente!
Non tiene conto dei nostri errori e non ci condanna per essi.
Dio non solo perdona i nostri peccati, ma li cancella completamente, come se non fossero mai esistiti!
Quando Dio perdona, non ci ricorda più i nostri peccati (Isaia 43:25; Geremia 31:34).
Li getta alle spalle e non li guarda più! (Isaia 38:18).
Li allontana come l’oriente dall’occidente (Salmo 103:12).
Li fa diventare bianchi (Isaia 1:18)
Li getta nel profondo del mare (Michea 7:18-19), per non pescarli mai!
Le triplici ripetizioni sono volutamente sinonimi e servono per evidenziare il perdono dei peccati che indica l’atto in cui Dio toglie dal peccatore il peso della colpa e ristabilisce il rapporto con Lui, rapporto che era stato interrotto dal peccato, questa è la persona beata!
Tutte le altre beatitudini e quindi il rapporto con Dio dipendono da questa beatitudine: dal perdono dei peccati che è il favore libero, o gratuito di Dio con cui Egli non solo non addebita i nostri peccati, ma ci riconcilia a Sé!
Il salmista vede gli esseri umani che peccano, la cui possibilità di felicità sta nel perdono dei loro peccati!
Il perdono di Dio è basato sulla grazia, non sulle nostre opere!
Noi non possiamo guadagnare il perdono di Dio con le nostre buone azioni, o con la nostra qualsiasi penitenza (per esempio recitare un certo numero di preghiera, opere di carità, flagellazione corporale auto-inflitta, e così via) come scopo di transazione di scambio religiosa, uno scambio tipo commerciale per pagare il perdono di Dio!
La salvezza e il perdono non sono transazioni commerciali in cui scambiamo opere di bene per il favore divino.
Il perdono di Dio è secondo la Sua grazia che è più abbondante di qualsiasi peccato! (Romani 5:20).
È un dono che Dio ci offre gratuitamente per grazia in Gesù Cristo costato tanto per noi con la morte di Gesù (cfr. per esempio Giovanni 3:16-17; Romani 3:23-25; Efesini 1:7; Colossesi 2:13-14; Ebrei 9:11-14; 10:1-18).
Spurgeon disse: "Il perdono di Dio è gratuito, ma non è a buon mercato. È costato il sangue di Gesù Cristo".
Nel Salmo 32:2 leggiamo riguardo la persona che chiede perdono, quale atteggiamento deve avere, o condizione è necessaria, dice: “Beato l'uomo a cui il SIGNORE non imputa l'iniquità e nel cui spirito non c'è inganno!”
Il perdono di Dio è disponibile a tutti! Ma se siamo sinceri davanti a Lui!
Non importa quanto gravi siano i nostri peccati, Dio è sempre pronto a perdonarci se li confessiamo sinceramente a Lui!
Una persona per ricevere perdono deve confessare il proprio peccato, o peccati, ma deve essere sincero, onesto, non deve mentire (inganno - remîyāh) davanti a Dio e con se stesso, solo così, per la sola grazia di Dio (Efesini 1:6-7; 2:8-9) può essere perdonata.
La sincerità di spirito (rûach, qui si riferisce alla mente o a un atto mentale, o modo di pensare e agire) è alla base del rapporto con Dio.
L'idea non è quella di chi è innocente, o senza colpa, ma di chi è sincero nel confessare i propri peccati; di chi non nasconde nulla quando va davanti a Dio, che li confessa chiamandoli per nome!
Molti ingannano se stessi razionalizzando e nascondendo il proprio peccato per varie ragioni.
Ma dobbiamo ammettere onestamente quali sono i nostri peccati se vogliamo essere benedetti da Dio con il Suo perdono!
Non possiamo andare davanti al Signore e sostenere la nostra innocenza, ma possiamo andare davanti a Lui confessando i nostri peccati sinceramente!
Dio è contro l’ipocrisia (Matteo 23:1-36), ama che la verità risieda nell’intimo (Salmo 51:6).
Il peccatore può ingannare se stesso (Geremia 17:9), ma non può ingannare Dio.
Dunque se vuoi che i tuoi peccati siano perdonati, li devi confessare sinceramente a Dio.
CONCLUSIONE
Cosa c’è che non va nel mondo?
A questa domanda ci saranno certamente tante risposte oggi: cambiamenti climatici, disuguaglianza economica, conflitti e guerre, fame e povertà, crisi idrica, discriminazione, deforestazione, criminalità, mancanza di lavoro, le dipendenze, inquinamento, e altro ancora.
Molti anni fa ci fu una famosa corrispondenza sul “Times” di Londra dal tema: “Cosa c’è che non va nel mondo oggi?”
In questo editoriale lo scrittore ha ricercato e riferito sui vari mali morali e sociali che affliggono il mondo.
L'articolo richiedeva una risposta retorica da parte dei lettori.
La migliore lettera spedita all'editore fu una risposta dell'illustre scrittore Gilbert Keith Chesterton (1874- 1936).
“Caro editore: Cosa c’è che non va nel mondo? Io. Con fede GK Chesterton”.
Questa risposta ci fa sorridere, ma ciò che leggiamo nella Bibbia è che indubbiamente il cuore dei problemi del mondo è il peccato!
La fonte dei problemi di ogni persona è il peccato, più specificamente, il proprio peccato!
Anche le persone più devote possono cadere in un peccato terribile, come abbiamo visto nella vita di Davide.
Ogni persona deve vigilare sulla propria vita per non peccare, e quando questo avviene, dobbiamo subito confessarlo immediatamente con un atteggiamento di pentimento con la certezza che Dio ci perdonerà! (cfr. per esempio 1 Giovanni 1:9)
Così saremo liberi dai sensi di colpa!
Hai dei peccati da confessare a Dio?
Sei immerso e schiacciato dal peso dei tuoi peccati?
Confessali in questo momento nel nome di Gesù a Dio e Dio ti perdonerà! E sarai libero dai sensi di colpa! Leggero come una piuma!
Preghiamo:
Signore Dio e Padre onnipotente,
ci rivolgiamo a Te con umiltà e contrizione,
consapevoli delle nostre mancanze
e del peso del senso di colpa che ci opprime.
Ammettiamo i nostri peccati e le nostre colpe,
le nostre azioni e le nostre omissioni
che hanno offeso Te, i nostri fratelli e noi stessi.
Ci pentiamo sinceramente e chiediamo il Tuo perdono.
Tu che sei amore infinito e misericordia senza fine,
accogli il nostro pentimento sincero e cancella i nostri peccati.
Liberaci dal fardello del senso di colpa che ci tormenta
e abbondaci della Tua pace nei nostri cuori.
Aiutaci a imparare dai nostri errori
e a crescere nella consapevolezza e nella responsabilità.
Donaci la forza di cambiare rotta
e di camminare secondo la Tua volontà
con rinnovato impegno.
Effondi su di noi la Tua grazia e riempici del Tuo Spirito,
affinché possiamo vivere con cuore puro e mente rinnovata.
Concedici la Tua benedizione,
donaci la forza di perdonare noi stessi come fai tu con noi.
Nel nome di Gesù Cristo nostro Signore, Amen.