Al di sopra dei problemi
Come liberarsi dal senso di colpa (2)
Alexander Pope disse: “Errare è umano, perdonare è divino”.Una citazione molto profonda e chissà quante volte l’abbiamo sentita, o detta, ma che rispecchia una verità biblica, infatti nel libro sacro del Signore, il tema del perdono è centrale.
Dio è pronto a perdonare i peccati di coloro che si pentono sinceramente (cfr. per esempio Salmo 86:5; Isaia 1:18; 55:6-7; 1 Giovanni 1:8-10).
Questa è la seconda predicazione su come liberarsi del senso di colpa considerando l’esempio del re Davide.
Abbiamo meditato sul Salmo 38:4-7 e 32:1-2, oggi meditiamo sul Salmo 51:1-4.
Il Salmo 51, è una preghiera di confessione di peccato, qui troviamo alcune caratteristiche per sbarazzarsi dal senso di colpa.
I IL RICHIAMO
Questo salmo descrive la storia di quando il profeta Natan andò da Davide dopo che il re commise adulterio con Bat-Sceba e si macchiò dell’omicidio del marito di lei (2 Samuele 11) e il suo pentimento (2 Samuele 12:1-14).
Prima di tutto vediamo:
A) L’orientamento del richiamo: la natura amorevole di Dio
Davide grida a Dio chiedendo di avere pietà (chānan), cioè, esprime il desiderio di azione favorevole e benefica, che coinvolge la risposta di un superiore a un inferiore (2 Samuele 12:22; Giobbe 19:21; 33:24; Salmo 4:2; 56:2; 57:2).
La preghiera è per la misericordia e la grazia di Dio immeritata.
Nel Salmo 51:1 leggiamo: “Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti.
Il Salmo inizia cogliendo da subito il carattere di Dio come il solo motivo di speranza.
Si narra che Martin Lutero, tormentato dai sensi di colpa per i suoi peccati, lottasse per trovare la pace interiore.
Un giorno, meditando sul Salmo 51:1, si rese conto che la chiave del perdono non era nelle sue opere di penitenza, ma nella misericordia di Dio.
Fu una scoperta rivoluzionaria che cambiò la sua vita e diede inizio alla riforma protestante.
Anche John Newton, noto per aver scritto l'inno "Amazing Grace", era un capitano di schiavi che conduceva una vita immorale. Un giorno, durante una tempesta in mare, si rivolse a Dio con le parole del Salmo 51:1, implorando pietà. La sua esperienza di conversione lo portò a diventare un pastore e un attivista contro la schiavitù.
Albert Barnes riguardo “abbi pietà di me, o Dio” scriveva: “Questa è l'espressione di un cuore pieno; un cuore schiacciato e spezzato dalla consapevolezza del peccato. Al salmista era stato fatto vedere la sua grande colpa, e il suo primo atto è invocare pietà. Non c'è alcun tentativo di scusare il suo peccato, o di scusarsene; non c'è nessuno sforzo per rivendicare la sua condotta; non c'è alcuna lamentela riguardo alla giustizia di quella santa legge che lo condannò. Era il senso di colpa quello che aveva in mente, solo colpa, senso di colpa profondo e terribile.
L'appello esprime propriamente lo stato d'animo che è sopraffatto dal ricordo del crimine, e che si rivolge con serietà a Dio per implorare perdono”.
L'unica speranza del peccatore schiacciato dalla consapevolezza del proprio peccato è invocare la pietà di Dio!
In un disperato bisogno del perdono di Dio, il peccatore non può fare nulla che gettarsi umilmente ai piedi di Dio facendo appello alla Sua pietà (ḥānan), che è la richiesta di un'azione, o una disposizione positiva di grazia, compassione e generosità verso di lui (cfr. per esempio 2 Re 13:23).
“Pietà” è un appello alla natura del Signore come Colui che agisce con favore e grazia verso le persone indipendentemente dal loro merito, perché questa è la Sua natura.
“Pietà” si riferisce al favore di Dio immeritato!
Il peccatore colpevole merita la morte, Davide lo sa, quindi, la preghiera è per il perdono immeritato di Dio.
Davide non pregava per ciò che meritava, ma per ciò di cui aveva disperatamente bisogno: il favore immeritato di Dio, della Sua grazia!
La confessione viene fatta a Dio, alla meravigliosa possibilità del perdono di Dio basato sulla Sua grazia e non perché lo meritiamo.
John MacArthur dice: "La prima cosa che Davide fa in questo salmo è implorare la misericordia di Dio. Non cerca di scusarsi, o di giustificare le sue azioni. Riconosce semplicemente la sua colpa e si rivolge a Dio per ricevere grazia".
Questo ci fa capire che Davide, consapevole dei suoi peccati, tuttavia, glorifica il Signore nel modo in cui li affronta, non solo non cerca di giustificarsi, ma nemmeno incolpa Dio, come molte persone fanno riguardo i loro peccati!
Non importa quanto sia nero il peccato (per Davide era di adulterio e omicidio), perché Dio è disponibile a perdonare colui, o colei che si pente sinceramente dei propri peccati.
Il Signore ha promesso di perdonare, e il Suo perdono si basa esclusivamente sulla Sua bontà (ḥě∙sěḏ- cfr. per esempio Esodo 34:6-7).
“Bontà” indica amore fedele, è la parola del patto con cui il Signore ha legato a Sé il Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 34:6-7; Deuteronomio 7:9,12).
Il punto è che Davide basava il suo appello del perdono sul rapporto di questo patto che aveva con il Signore, un rapporto del Dio fedele e buono nei riguardi del Suo popolo.
Invece “misericordia” (rǎ∙ḥǎmîm – cfr. per esempio Salmo 25:6; Isaia 63:7), porta un senso d’intensa emozione, di profondi sentimenti, un amore viscerale che si ha per una persona che è particolarmente vicina e cara, simile all’intimità e alla cura di una madre (cfr. per esempio 1 Re 3:26; Isaia 49:15), indica anche che è pronto a perdonare il peccato, a sostituire il giudizio con il perdono (cfr. per esempio 2 Samuele 24:14; 1 Re 8:50).
Consideriamo ora:
B) L’obbligatorietà del richiamo alla natura amorevole di Dio
Come già accennato prima, l’unica speranza per i peccatori è rivolgersi al Dio amorevole.
Il perdono dei peccati ha la sua base non nel merito, o nella dignità della persona, ma nel fatto che Dio è buono e misericordioso.
Il suo peccato era così grande, la sua offesa così aggravata, che Davide non poteva sperare che solo nel Dio di amore! (cfr. per esempio 1 Giovanni 4:8-10), alla grandezza dell’amore di Dio (Romani 5:6-8).
Questo ci insegna Davide!
Consapevole della propria indegnità, il peccatore implora il perdono di Dio, confidando unicamente nel Suo grande amore, e non sui propri meriti.
Allen Ross scrive: “La preghiera, quindi, si basa sulla natura di Dio - e cos'altro si può fare quando si è colpevoli di un peccato, se non appellarsi all'amore e alla compassione che Dio ha mostrato al suo popolo più e più volte? Nel caso di Davide, i peccati erano così gravi che non aveva fiducia nel futuro, perché meritava la morte. Così si rivolse a Dio semplicemente come ‘Dio’, il termine generale per indicare Dio onnipotente, e poi si appellò alla grazia, all'amore e alla compassione”.
Questo versetto ci mostra da dove dovremmo cominciare nelle nostre preghiere quando siamo schiacciati dalla consapevolezza del peccato: dobbiamo ricordarci di chi è Dio, e invocare la Sua grazia, il Suo amore e la sua compassione.
Dio non si stanca mai di darci il perdono per tutte le volte che pecchiamo, siamo noi che ci stanchiamo di chiederlo!
Isaia 55:7 dice: “Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare”.
Noi molte volte ci stanchiamo quando una persona sbaglia con noi, e lo facciamo per varie ragioni.
Ma Dio non si stanca nel perdonarci quando gli è lo chiediamo!
Noi vediamo che Davide è consapevole, in mezzo all’angoscia del suo peccato, della grande misericordia di Dio, se non siamo consapevoli e crediamo che Dio è misericordioso, noi soccombiamo sotto il peso della nostra colpa!
Quindi i peccati vanno visti alla luce della grazia di Dio: dove il peccato abbonda, la grazia di Dio sovrabbonda.
Romani 5:20-21 dice: “La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché, come il peccato regnò mediante la morte, così pure la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”.
La grazia di Dio è sempre più grande del nostro peggiore peccato!
John Piper dice: "La legge non ha salvato nessuno, ma ha fatto abbondare il peccato. E dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata. La grazia non è solo più grande del peccato, ma è infinitamente più grande".
Non c’è peccato così grande, che Dio non possa perdonare!
La legge ci mostra la nostra incapacità di obbedire a Dio, ma la grazia di Dio, che è un dono Suo gratuito che non possiamo meritare ed è più infinitamente più grande del nostro peccato, ci offre il perdono e la salvezza attraverso la fede in Gesù Cristo (cfr. per esempio Atti 10:43; 13:38-39).
Benché il perdono di Dio sia gratuito per noi, come abbiamo visto prima, è stato acquistato a caro prezzo del sangue di Gesù Cristo sulla croce (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:20; Efesini 1:7; 1 Pietro 1:18-20).
Quindi nel richiamare la natura di Dio, dovremmo anche essergli grati (cfr. per esempio Salmo 100:4) come quel Sammaritano che ritornò indietro da Gesù per ringraziarlo che lo aveva guarito dalla lebbra (Luca 17:11-19).
Il perdono di Dio dei peccati in Cristo ci porta un benessere interiore (cfr. per esempio Romani 14:17).
È come una dolce medicina che guarisce l’anima malata dal peccato.
Quando Dio perdona, non solo cancella il nostro peccato e ci riconcilia con Lui, ma ci dona anche la pace interiore e la gioia che solo Lui può dare!
Dopo il richiamo, dopo aver gridato a Dio di aver pietà, vediamo infine:
II LA RESPONSABILITÀ
La consapevolezza del peccato incombe sul peccatore come una nuvola oscura finché non viene spazzata via dal vento della grazia di Dio!
Per sbarazzarci della colpevolezza, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità per i peccati commessi e riconoscerli così come sono confessandoli a Dio.
La confessione è fondamentalmente riconoscere il peccato a Dio, o dire la stessa cosa riguardo al peccato come pensa Dio.
La confessione dei peccati è un atto di fede e di speranza, di umiltà e di buona volontà, un segno di allineamento con la santità e la giustizia di Dio!
Possiamo dire che la confessione è come un momento di rinascita, un'alba di rinnovamento che sorge dalla fede e dal ravvedimento.
Davide sa che deve assumersi le responsabilità per i suoi peccati, Davide ha riconosciuto i propri peccati.
Nel Salmo 51:1-4 leggiamo: “Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti. Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi”.
Nella responsabilità vediamo:
A) L’indicazione della confessione riguardo Davide
Questi versetti ci presentano una profonda preghiera di fede e pentimento, di umiltà, di richiesta di perdono da parte di Davide.
Martyn Lloyd Jones scriveva: "La confessione dei peccati è un atto di umiltà, ed è proprio l'umiltà che Dio richiede".
Di fronte al peso del suo peccato, Davide si rivolge a Dio con umiltà, con un cuore rotto e contrito - ed è di questo atteggiamento che il Signore si compiace (cfr. per esempio Salmo 34:18; 51:17; Isaia 57:15; 66:2; Matteo 5:4) - e supplica la Sua misericordia riconoscendo la propria colpevolezza, la gravità dei suoi misfatti e chiede che vengano cancellati.
Steven Lawson scrive: “Quando i credenti si presentano davanti a Dio per confessare il loro peccato, lo spirito interiore che desiderano è la rottura e l'umiltà. Ogni peccato nasce dalla radice dell'orgoglio, che è l'esaltazione della nostra volontà rispetto alla volontà di Dio. Allo stesso modo, l'orgoglio comporta sempre un indurimento del nostro cuore. Essi diventano meno malleabili e meno sensibili alle cose di Dio.
Ma quando i giusti confessano il loro peccato a Dio, questi aspetti del peccato devono essere invertiti. Al posto della durezza del cuore, ci deve essere la rottura, ovvero la frantumazione dell'ego e lo schiacciamento dell'orgoglio. Il terreno indurito dell'anima deve essere smantellato se si vuole che essa riceva i comandi di Dio e gli risponda.
Piuttosto che l'autoesaltazione, ci deve essere un cuore contrito, che si abbatte e si abbassa alla presenza di Dio.
Questo è il sacrificio che Dio desidera: un cuore spezzato e contrito. Da una tale vita nasce il sacrificio di un aroma profumato, gradito a Dio. I credenti si rivestono di umiltà quando confessano i loro peccati a Dio. Il Signore si oppone ai superbi, ma dà grazia agli umili”.
Davide desidera che sia lavato dalle sue iniquità, purificato dal suo peccato.
Ma “poiché riconosco le mie colpe” non implica che egli si riferisse alla sua disponibilità a confessare i propri peccati come un atto di merito, ma indica uno stato d'animo necessario al perdono, e senza la quale non poteva sperare nel perdono di Dio.
La consapevolezza delle sue colpe è profonda e costante, tanto che il suo peccato è sempre davanti a lui.
Un'ombra cupa di colpa lo perseguita, un fardello opprimente che grava sulla sua anima.
Il peso delle sue trasgressioni lo tormenta incessantemente, una morsa ferrea stritola la sua mente.
Molti si addolorano per le conseguenze del peccato, ma pochi per il peccato stesso!
Ma non Davide, infatti non ha detto: “La mia punizione è sempre davanti a me” o “Le mie conseguenze sono sempre davanti a me”.
Ciò che lo preoccupava era il suo peccato davanti a Dio!
Questo ci porta a considerare:
B) L’indicazione della confessione riguardo a Dio
Ancora nel Salmo 51:4 leggiamo: “Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi”.
Davide ammette la sua responsabilità di fronte a Dio; ha peccato contro di Lui, contro il solo vero Dio (cfr. per esempio 1 Tessalonicesi 1:9), e ha fatto ciò che è male ai Suoi occhi.
In questa confessione di peccato, Davide riconosce la giustizia di Dio nelle Sue parole e nei Suoi giudizi.
Non può che ammettere la Sua irreprensibilità! Dio non sbaglia mai!
Il peccato meritava tutto ciò che Dio nella Sua legge gli aveva dichiarato di meritare.
Davide non ignora l’enormità delle sue azioni peccaminose, la vera confessione, o pentimento non rende il peccato “di colore chiaro”, ma ammette senza problemi che è grave, “è nero” punto è basta!
Notate che Davide confessa invocando la purificazione dai peccati dicendo: “I miei misfatti”; “le mie iniquità”; “mio peccato”, “mie colpe”, in questo vediamo, appunto, che Davide si assume le proprie responsabilità.
Purtroppo, non è sempre così nella vita delle persone, anche dei credenti, infatti, si tende a giustificarsi dando la colpa agli altri e anche a Dio come ha fatto Adamo quando rispose a Dio dicendo: “La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato” (Genesi 3:12).
Davide non minimizza le sue azioni, ma le riconosce come peccati gravi che offendono Dio.
Davide ha confessato i peccati a Dio, perché il peccato è un’offesa contro Dio (Salmo 51:4) e solo Dio può perdonarlo!
“Il salmista dichiara che il perdono dei peccati, di qualunque tipo – sia contro Dio o contro l’uomo, grandi o piccoli, coscienziosi o involontari, o per omissione o commissione – si trova in Dio” (VanGemeren).
Peccare è offendere Dio, è andare contro Dio (cfr. per esempio Genesi 39:9; 2 Samuele 12:13), è trasgredire la legge di Dio (cfr. per esempio 1 Giovanni 3:4).
Confessare i peccati significa riconoscere che abbiamo trasgredito la legge di Dio imponendo la nostra legge, per questo motivo il perdono dei peccati può e deve venire da Dio solo.
Quando pecchiamo ci mettiamo al di sopra della legge di Dio.
Davide non rifiuta né discute con Dio perché conosce che è giusto e non sbaglia mai! È puro, senza colpa quando giudica!
Davide scrive: “Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi”.
Davide confessando i peccati a Dio, riconosce che la Sua parola e quindi la Sua legge è giusta, e quindi ne riconosce anche il giusto giudizio di conseguenza, quindi, non solo accetta la punizione che ne deriva, ma ammette che Dio è ineccepibile nel Suo giudizio.
Confessando il suo peccato, Davide conferma la giustizia e il carattere santo di Dio, dimostrando che i Suoi comandi erano buoni e giusti anche quando Davide li infrangeva, così come anche il Suo giudizio!
Davide, dunque, non mette in discussione la giustizia di Dio, ma la accetta con umiltà.
Si sottomette al giudizio divino, consapevole della Sua autorità e infallibilità.
Ancora una volta, vediamo che Davide non fa alcun tentativo di evasione, o di giustificazione per i propri peccati, ma pensa sempre al suo peccato, lo riconosce, come riconosce il giusto giudizio di Dio (Salmo 51:4; cfr. per esempio Salmo 7:11-17; 9:7-8; Romani 2:5).
In questo versetto, come tutto il Salmo, vediamo quanto sia grande il peccato commesso, perché è contro Dio!!
Poiché il peccato è diretto contro Dio, qualsiasi giudizio o decisione contro l’uomo che presenta Dio è giusta, è ineccepibile!
Una persona che si pente veramente non sminuisce il suo male, né d’altra parte lo esagera, egli ammette semplicemente che ha peccato e Dio da parte Sua è nel giusto.
CONCLUSIONE
Abbiamo visto come il peccato sia un'offesa contro Dio, ma anche come la Sua grazia sia infinita e sovrabbonda anche il nostro peccato più grande.
Se sei consapevole di aver peccato, non indugiare oltre!
Confessa i tuoi peccati a Dio con un cuore sincero, umile e pentito e sperimenterai il Suo grande amore.
Ricorda che Dio ti ama e desidera perdonarti e pronto ad accoglierti a braccia aperte.
Apri il tuo cuore alla Sua grazia e lasciati avvolgere dalla Sua pace e inondare dalla Sua gioia!
Vi lascio con una poesia che dice così:
Nel silenzio del cuore contrito,
un'ombra scura si dispiega,
un velo di colpa che avvolge l'anima,
e lacera il velo della grazia.
Un gemito sommesso, un pianto silenzioso,
sale al cospetto del Dio Altissimo,
implorando pietà, implorando perdono,
per un'onta che macchia l'innocenza.
Ma ecco, un raggio di luce divina,
fende le tenebre del rimorso,
e accarezza le ferite dell'anima,
con l'infinita grazia del Signore.
Un fiume di lacrime purifica il cuore,
e la confessione sincera libera il peso,
la contrizione sincera apre la porta,
alla dolce carezza del perdono del Dio di grazia.
L'amore di Dio, oceano infinito,
avvolge l'anima pentita e la redime,
la solleva dalle profondità del peccato,
e la inonda di una gioia ineffabile.
Rinnovata dalla grazia divina,
l'anima risplende di candore immacolato,
e accoglie la pace del Signore,
un balsamo che lenisce ogni dolore.
Un nuovo canto sorge dal cuore redento,
un inno di lode al Dio misericordioso,
che ha donato il perdono e la salvezza,
e ha aperto le porte del paradiso.