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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Osea 3:3: Un amore che sa aspettare

 Osea 3:3: Un amore che sa aspettare
Ci sono domande come queste che molti si pongono: “Dio mi ama davvero nonostante i miei fallimenti e peccati?” 
Oppure: “Se le persone cadono nel peccato e voltano le spalle a Dio, Egli le amerà ancora?” 
“Se le persone che hanno una relazione con Dio (come gl’Israeliti), ma gli sono infedeli, ‘si prostituiscono spiritualmente’ amando qualcuno, o qualcos'altro (idoli) più di Dio, Dio le rifiuterà per sempre?”
 
La risposta si trova in una delle storie d'amore più scioccanti della Bibbia: la storia di Osea e di sua moglie Gomer.
Proviamo a calarci in questa storia: Osea, un profeta di Dio, sposa Gomer sapendo che lei lo tradirà. 
Eppure, quando lei lo abbandona per darsi ai suoi tradimenti, Dio gli comanda di riprenderla e amarla di nuovo. 
Osea ci fa capire che nessuno ha mai meritato, o merita l'amore di Dio; è sempre un dono gratuito per coloro che ne sono indegni.
Quindi, questa storia è molto più che un semplice racconto di altri tempi! Perché è lo specchio dell'amore di Dio per ciascuno di noi. 
Un amore paziente che non abbandona, nonostante le nostre infedeltà, un amore che sa aspettare. 
Un amore purificatore che ci conduce attraverso il crogiolo delle prove per forgiare in noi un carattere santo.
Il cuore di Dio per noi non è la condanna, ma la redenzione!
Dio non vuole lasciarci nelle catene del peccato, ma riscattarci a caro prezzo per renderci Suoi per sempre. 
Proprio come Osea riaccolse Gomer, Dio ci attende a braccia aperte, pronti a perdonarci e purificarci attraverso il sacrificio di Cristo.
Sta a noi scegliere se continuare a vagare lontani come Gomer, o tornare all'abbraccio in Colui che ci ama.
E allora, apriamo i nostri cuori a questo messaggio rivoluzionario dell’amore divino!
Lasciamo che l'esempio di Osea ci mostri la via per abbracciare pienamente l'amore paziente e purificatore del nostro Dio!
Nelle precedenti predicazioni di Osea 3, abbiamo visto che l’amore di Dio persiste al tradimento con la storia di Osea e di sua moglie infedele, poi abbiamo visto che l’amore è un amore redentivo.
Nei vv.3-5 vediamo che i figli d’Israele sarebbero stati privati per un lungo periodo di ciò che per loro era davvero importante, dopo di che il rapporto con Dio sarebbe stato ripristinato. 
Questo è simboleggiato dal rapporto di Osea con la moglie Gomer; dopo averla acquistata, sarà privata e la sua libertà sarà limitata per un lungo periodo.
Oggi parleremo dell’amore che sa aspettare secondo Osea 3:3, che parla di una temporanea separazione di disciplina che precede la restaurazione (Osea 3:4-5).
L’amore che sa aspettare non è solo attendere qualcuno, o qualcosa, ma di farlo con un atteggiamento di speranza, fiducia e compassione. 
È un amore che resiste alle prove del tempo, alle delusioni e alle difficoltà, rimanendo fedele e incrollabile.
Nel v.3 vediamo due aspetti dell’attesa: la durata e la dedizione.
Cominciamo a vedere: 
I LA DURATA DELL’ATTESA 
Nel v. 3 è scritto: “E le dissi: ‘Aspettami per parecchio tempo’”.
Il v.3 è uno dei versetti più controversi dell'intero libro, con diverse interpretazioni.
A mio avviso, l’interpretazione più corretta è una combinazione tra l’interpretazione letterale e quella simbolica, vale a dire tra la storia di Osea e la moglie adultera, e quindi tra l’infedele Israele e Dio.
Consideriamo:
A) L’amore paziente di Dio
Nonostante un amore tradito, una relazione spezzata, Dio non abbandona!
‘Aspettami per parecchio tempo’ letteralmente: "Giorni molti starai con me” (āymîm rabbîm tēšbî lî).
“Starai” (tēšbî -qal imperfetto attivo) è usato nell’Antico Testamento per indicare “abitare”, “dimorare”, “vivere”, “rimanere” (cfr. per esempio Genesi 4:20; 13:6-7; 14:7; Deuteronomio 1:4; Osea 4:3; 9:3; 11:11; 12:9; 14:7), è stare in un luogo per un periodo di tempo qualsiasi, di solito implicando un periodo di tempo più lungo (cfr. per esempio Genesi 4:16).
È usato ancora per vivere in un luogo insieme ad altri (cfr. per esempio Genesi 47:11).
Ed è ancora interessante che questa parola è usata anche per sposare, cioè unirsi in una relazione, o in un patto matrimoniale con un coniuge (cfr. per esempio Esdra 10:2, 10, 14, 17, 18; Neemia 13:23, 27).
Il verbo Ebraico “starai” (tēšbî -qal imperfetto attivo) ha una prospettiva futura, esprime azioni future, per cui si riferisce a una condizione che si realizzerà dopo il momento di questa dichiarazione profetica.
Dal punto di vista letterale, questa frase deve essere sembrata inaspettata a una donna che si prostituiva. 
Una donna così poteva aspettarsi di essere rivenduta, o condivisa con altri uomini, o presto abbandonata. 
Ma Osea le dice che resterà a lungo con lui, per molti giorni.
Questa donna adultera dopo un periodo di separazione si riconcilierà con il marito Osea.
Ma come abbiamo già visto, è un rapporto simbolico tra Israele (Gomer – moglie adultera) e il Signore (Osea).
Nell’interpretazione simbolica, Israele doveva passare per un periodo di esilio e di prova prima di essere riconciliato con Dio.
L’esilio avverrà quando Israele sarà conquistata completamente dagli Assiri ed esiliata in Assiria nel 722 a.C.
Quindi Osea stava profetizzando, attraverso la sua storia con la moglie, un periodo di separazione e prova d’Israele (esilio) per molto tempo, e poi di riconciliazione piena con Dio per molti giorni. 
Quindi vediamo:
B) L’amore purificatore di Dio
Nonostante l'infedeltà e la separazione, Dio promette che il popolo (Israele) alla fine "starà", o "dimorerà" con Lui per un lungo periodo dopo essere stato purificato dall'esilio, quindi troviamo una promessa di piena riconciliazione futura.
L'esilio sarà un’occasione per Israele di purificarsi e ritornare all'amore di Dio.
I credenti, per la saggezza di Dio, devono attraversare tempi di prova e attesa nella vita.
I periodi di "esilio" o prova hanno lo scopo di purificarci e rafforzare la nostra fede, sono tempi di crescita spirituale.
La nostra crescita spirituale comporta spesso fasi di prova da affrontare con perseveranza, prima di arrivare a una maggiore maturità nella nostra relazione con Dio (cfr. per esempio Romani 5:3-5; 8:28; Ebrei 12:5-11; Giacomo 1:2-4; 1 Pietro 1:6-7).
Così possiamo affermare: nel periodo di esilio che Dio permette, è una prova purificatrice per la crescita spirituale. 
Sebbene sia un cammino di temporanea separazione, esso rafforza la fede e conduce a una riconciliazione più profonda con il Signore, come vediamo nei vv.4-5. 
Nel crogiolo “dell'esilio divino”, delle varie prove, il nostro carattere spirituale si tempra, emergendo più puro e luminoso secondo la volontà di Dio. 
Il credente è chiamato a perseverare con pazienza nei periodi di prova, certi che Dio stesso lo farà crescere sia nel carattere che nella comunione con Lui.
E ancora vediamo:
C) L’amore redentivo di Dio
Era per amore che Osea ha cercato la moglie adultera e l’ha comprata, e sempre per amore che aspetta la moglie infedele, prendendo la vergogna per la sua infedeltà.
L'adulterio era visto come un crimine molto grave contro il patto matrimoniale. Secondo la legge mosaica, una donna adultera poteva addirittura essere lapidata (Levitico 20:10, Deuteronomio 22:22).
Riprendere con sé una moglie che lo aveva tradito e disonorato pubblicamente era qualcosa di praticamente impensabile. 
Sarebbe stato visto come un atto di estrema debolezza e mancanza di onore da parte del marito.
Joshua N. Moon scrive: “Prendendo per sé la vergogna della moglie infedele…YHWH condivide il suo onore con il suo popolo. L'enfasi nei Vangeli e nelle epistole sulla vergogna della sofferenza di Cristo sulla croce non è un aspetto rivelato di recente del carattere di Dio; è la più alta incarnazione di ciò che apprendiamo di Dio in Osea. Il nostro Dio cerca il suo popolo caduto in disgrazia, prende su di sé la loro vergogna e dà loro una parte del suo onore. Poi li incarica di vivere fedelmente secondo la loro onorata condizione”.
Il punto di Osea è che Dio gli rivelò com'era il Suo amore, ed egli si rese conto di essere chiamato a rispecchiarlo e a incarnarlo in modo che le persone lo sapessero. 
Abbracciando la vergogna che deriva dallo sposare una donna adultera, probabilmente una prostituta professionista, Osea incarna l'abbraccio di Dio alla vergogna che deriva dall'associarsi a un popolo adultero che “si prostituisce” con gli idoli.
Dio ha redento il Suo popolo, e ancora oggi redime i peccatori grazie al sacrificio di Gesù.
Boice riguardo il luogo dove venivano venduti gli schiavi, cioè alla piazza del mercato, scrive: “Dio ama così? Sì, Dio ama così! Dio entra nel mercato del peccato e ci riscatta dalla schiavitù del peccato con la morte di Cristo”.
E ancora dice: “Il mondo offre fama, ricchezza, prestigio, influenza, potere, tutte quelle cose che sono la valuta del mondo. Ma quando tutto sembrava perduto, Dio mandò il Signore Gesù Cristo, Suo Figlio, sulla piazza del mercato per comprarci a costo della Sua vita”. 
Non c'era offerta più grande di questa. 
Così siamo diventati suoi, ed egli ci ha presi, ha tolto i nostri stracci sporchi della nostra vecchia ingiustizia, dell’iniquità (cfr. per esempio Isaia 64:6), e ci ha rivestiti con abiti nuovi e puliti, di abiti magnifici (cfr. per esempio Zaccaria 3:3-5) delle vesti della giustizia attraverso Gesù. 
Come ci giustifica Dio tramite Cristo? Come può Dio essere soddisfatto?
Prima di tutto:
• Dio Accredita a noi la giustizia di Gesù.
Il vangelo ci insegna che ciò che non si poteva trovare in noi e che si doveva cercare in altri, non si poteva trovare in altri se non in Cristo!
Con la sua vita e obbedienza perfetta Gesù ha soddisfatto pienamente la giustizia di Dio (cfr. per esempio Romani 4:5-6; 5:18-19; 8:1-4; 1 Corinzi 1:28-31; 2 Corinzi 5:19-21; Filippesi 3:9). 
Dio ci riveste della giustizia di Cristo, perciò la giustizia non è la nostra, è al di fuori di noi, è di Cristo, che ci viene imputata, attribuita per grazia di Dio.      
Pertanto, la giustificazione è una giustizia al di fuori di noi, di un altro, non è la nostra, ma è un beneficio per grazia di Dio che ha come fondamento Gesù e lo riceviamo per i meriti Suoi, perché non ha peccato!  (cfr. per esempio Romani 8:1-4).
Dio ci giustifica:
• Addebitando su Gesù i nostri peccati.
Nell’espiazione Gesù soddisfa la giustizia di Dio.
Egli sopporta e prende su di Sè i nostri peccati e la nostra colpa per i peccati, subisce al posto nostro l’ira di Dio (cfr. per esempio 2 Corinzi 5:19; Romani 5:9; Ebrei 10:14).
La storia d'amore tra Osea e Gomer, il profeta e la prostituta, allora ci parla della grandezza dell’amore di Dio. 
Giovanni 3:16 dichiara: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". 
E ancora Romani 5:6-8 dice: “Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”.
L'amore di Dio non si basa sui nostri meriti, infatti mentre eravamo deboli e impotenti di fronte al peccato, cioè ancora peccatori incapaci di salvarci, Dio già ci amava in Cristo! 
E a suo tempo, cioè nel momento stabilito da Dio, il momento perfetto per la redenzione dell'umanità, Gesù si è sacrificato.
È raro che qualcuno sia disposto a morire per una persona giusta e innocente, forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire.
Ma noi non eravamo ne giusti, ne buoni, eravamo peccatori, e mentre lo eravamo; Cristo è morto per noi! 
Questa è la grandezza dell’amore di Dio.
Dio non ci ha amato perché eravamo giusti, o meritevoli, ma ci ha amati nonostante la nostra condizione di peccato. 
Il sacrificio di Cristo sulla croce rappresenta la massima espressione di questo amore, un amore che supera ogni comprensione umana per mezzo del quale possiamo essere liberati dal peccato e dalla sua conseguenza: la morte fisica, spirituale ed eterna.
Romani 6:23 lo dice chiaramente: “Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore”.
La paga meritata per il peccato è la morte fisica, spirituale ed eterna, porta separazione e condanna.
Mentre meritiamo la morte per il nostro peccato, Dio nella Sua grazia ci dona invece un dono inestimabile: la vita eterna per mezzo della fede in Cristo Gesù.
La vita eterna è un dono, quindi non è qualcosa che possiamo guadagnare o meritare, ma proviene unicamente dalla grazia di Dio manifestata nell'opera redentrice di Cristo per noi. 
È un dono gratuito che possiamo solo ricevere con fede (cfr. per esempio Giovanni 3:16,36; 6:47; Efesini 2:8-9).
Questo versetto riassume perfettamente il messaggio centrale del Vangelo - siamo colpevoli e condannati a causa del peccato, ma Dio nella sua misericordia ci offre la vita per mezzo del sacrificio di Cristo al nostro posto. 
Come in Osea, siamo come Gomer indegni e infedeli, eppure Dio ci riscatta e ci offre di entrare in una nuova relazione di vita con Lui.
Come Gomer, anche noi siamo spesso infedeli, ci allontaniamo da Dio, cadiamo nel peccato. 
Ma Dio, come Osea, non ci abbandona mai!
Attende il nostro pentimento, la nostra conversione, pronto a riaccoglierci nella Sua grazia infinita.
"Starai con me molti giorni" non è solo una promessa per Israele, ma un messaggio universale di speranza per tutti coloro che credono. 
Un invito ad abbandonare la via del peccato e ad abbracciare l'amore salvifico di Dio.
Così per amore il Signore disse, e lo dice anche a noi oggi, se siamo veri cristiani: "Starai con me molti giorni”, perché nonostante abbiamo peccato, in Cristo abbiamo la vita eterna, e staremo per sempre con il Signore nella Sua casa (cfr. per esempio Giovanni 14:1-2; 2 Corinzi 5:1-4; Filippesi 3:20, Apocalisse 21:1-4).
C’è ancora una seconda parte:
II LA DEDIZIONE NELL’ATTESA 
Vediamo la dedizione, cioè la fedeltà ancora nel v.3, quando dice: “Non ti prostituire e non darti a nessun uomo; io farò lo stesso per te”.
Prima di tutto vediamo:
A) L’attesa restrittiva
Il fatto che Osea abbia acquistato Gomer non significava che lei potesse fare ciò che voleva; l'ha solo riportata indietro a certe condizioni rigorose. 
Non doveva vivere in modo dissoluto come aveva fatto in precedenza; doveva voltare le spalle al suo vecchio stile di vita. 
Proprio come in precedenza aveva lasciato Osea, così ora doveva lasciarsi alle spalle il suo stile di vita immorale.
Gomer era stata comprata dal marito Osea, la sua vita peccaminosa era finita; quindi, non doveva avere rapporti sessuali con nessun altro. 
Dobbiamo tenere presente che queste restrizioni adempiono il comandamento dell’amore, e quindi non hanno lo scopo di nuocere, quanto di proteggere. 
L’amore di Dio non è un’accettazione cieca dei peccati, perché è un Dio santo (cfr. per esempio Isaia 6:3; Apocalisse 4:8), ma un ardore impegnato per purificare il Suo popolo. 
Pur amando profondamente, Dio non scende a compromessi con la Sua natura, standard e norme di santità; se pone delle restrizioni, lo fa per proteggere e guidare alla santificazione. 
Il Signore è un Dio geloso (Esodo 20:5; Deuteronomio 5:9), nel senso di voler proteggere ciò che ama; quindi, amando Israele gli vuole proibire di peccare ulteriormente per il suo bene.
Per comprendere appieno la gelosia di Dio, è importante tenere a mente la natura speciale del rapporto che Egli ha stretto con Israele attraverso il patto sinaitico (Esodo 19-24). 
In questo patto, Dio si è impegnato ad essere l'unico Dio di Israele e ad amarlo e proteggerlo in modo unico. 
In cambio, Israele era chiamato ad adorare solo Dio e a obbedire alle Sue leggi (Levitico 26; Deuteronomio 27-30).
La gelosia è una devozione intensa nel curare e proteggere ciò che si ama, è la giusta sollecitudine di mantenere un rapporto integro!
Dio pensa allo stesso modo per il Suo popolo, è gelosamente protettivo nei riguardi del Suo popolo.
La gelosia di Dio è un antropomorfismo, ed è una qualità meravigliosa del Suo amore redentore, è il Suo impegno appassionato a preservarci dal male e renderci partecipi della Sua santità per la nostra stessa benedizione.
Così Osea agisce in modo restrittivo nei confronti della moglie; l'ha comprata non per il suo piacere, ma per riformarla, per purificarla.
Questa è l’immagine di ciò che Dio fa con il Suo popolo.
John Mackay scrive: “L'amore per il suo popolo non è un'accettazione senza pretese di tutto ciò che fa, o vuole, ma un ardore impegnato che desidera vederlo purificato da ogni ingiustizia e vivere in fedele obbedienza a Lui. Non importa quanto tempo ci vorrà, Egli è pronto a punire in modo da operare la santità in loro, purificando tutto ciò che contamina fino a raggiungere il risultato che desidera (cfr. Malachia 3:2-4). Pur agendo con amore, l'Iddio che non può cambiare non scende a compromessi sulle sue immutabili norme. Non è disposto a prendere una via d'uscita facile per una vita pacifica….Al contrario, egli lavora nell'amore per raggiungere il suo obiettivo di far entrare il suo popolo in perfetta unione e armonia con lui (cfr. 2 Pietro 1:3-11)”.
Dunque, l’attesa restrittiva è l’espressione dell’amore perfetto che vuole il nostro sommo bene. 
Proibendo il peccato, Dio non sta limitando la nostra libertà, ma preservandoci dai danni spirituali e dalle conseguenze dannose del peccato (cfr. per esempio Proverbi 16:29; Romani 6:20-23; Giacomo1:14-15).
Come Osea inseguiva Gomer, così Dio cerca di riportare a sé il suo popolo, nonostante il suo insensibile disprezzo per Lui (Deuteronomio 10:14–16; Geremia 7:25; 11:7–8; 25:3–7; 26:5–6; 29:19; 31:3; 32:33; Osea 11:2; 12:13–14). 
In effetti, è l'amore di Dio che alla fine si tradurrà nella restaurazione del Suo popolo in modo che possa godere delle benedizioni che Dio ha riservato per lui (Osea 11:8-11; 14:4).
Infine, vediamo:
B) L’attesa richiede la fedeltà reciproca
La relazione che Osea ha stabilito con la moglie adultera era a lungo tempo, senza limiti temporali (cfr. per esempio Geremia 32:14; 35:7), e doveva comportare fedeltà reciproca.
Doveva esserci una fedeltà reciproca: ne Gomer doveva concedersi agli altri, ne Osea alle altre, o a lei stessa, come dire “Io, come te, sarò celibe”.
Vediamo una fedeltà reciproca del popolo e di Dio, dove troviamo l’appello alla volontà della moglie, quindi d’Israele a non prostituirsi (prostituire - qal imperfetto iussivo attivo) e a non darsi (darsi- qal imperfetto iussivo attivo) a nessun uomo, per Israele agli idoli.
L'infedeltà di Israele al Signore è come l'infedeltà di una donna dissoluta!
Israele deve mantenere la fedeltà per poi essere reintegrata nella sua relazione matrimoniale con Dio dopo l'esilio purificatore. 
Dio si attende un potente richiamo alla fedeltà incrollabile dal Suo popolo.
C'è un comando esplicito alla donna adultera (che rappresenta Israele) di non continuare più con la prostituzione e l'infedeltà.
Questa esortazione a cessare l'idolatria spirituale è condizione necessaria per il periodo di separazione/esilio che seguirà.
La frase “io farò lo stesso per te” indica che così come la donna deve astenersi da rapporti illeciti, allo stesso modo Dio si asterrà dal relazionarsi pienamente con Israele durante questo periodo di disciplina, oppure con altri popoli.
Ma l'implicazione è: se Israele mantiene la fedeltà durante l'esilio, Dio a sua volta manterrà la Sua promessa di amore e riconciliazione finale.
Quindi il periodo di separazione ha una funzione disciplinare, ma anche di mettere alla prova la fedeltà d’Israele prima del pieno ristabilimento del patto.
Questo versetto ha implicazioni profonde per la fede individuale. 
Dio ci chiama a una relazione di fedeltà esclusiva con Lui, proprio come un marito fedele desidera la fedeltà della propria moglie.
Siamo chiamati a rimanere fedeli a Dio durante i tempi di attesa.
L'infedeltà, intesa come allontanamento da Dio attraverso il peccato, può portare a una separazione spirituale, ma Dio rimane sempre pronto a perdonare e a riaccogliere il credente pentito.
Come per Gomer, quando diventiamo cristiani ci viene richiesto di voltare le spalle al nostro vecchio e peccaminoso modo di vivere (Romani 6:11-14; 2 Corinzi 5:17; Efesini 4:22-24; Colossesi 3:5-10; 1 Pietro 1:14-16).
L'amore di Dio richiede di voltare le spalle al vecchio stile di vita peccaminoso. Non possiamo continuare a vivere nella dissolutezza dopo essere stati redenti.
 
A differenza della disobbedienza del popolo d’Israele ai tempi di Osea, i credenti del Nuovo Patto, cioè quello di Gesù Cristo con la chiesa, devono amare Dio con tutto se stessi (cfr. per esempio Matteo 22:37), obbedire (Giovanni 14:15; 15:10) e servirlo fedelmente (cfr. per esempio 1 Corinzi 4:2; 1 Pietro 4:10). 
Come Gesù (cfr. per esempio Salmo 40:8; Giovanni 4:34), fare la volontà di Dio per noi sarà un piacere! 
Inoltre, poiché Dio ha amato i credenti, essi devono vivere nell'amore (cfr. per esempio Efesini 5:1-2), amandosi l'un l'altro (1 Giovanni 4:7-10) e il prossimo come se stessi (cfr. per esempio Matteo 22:38; Luca 10:29-37). 
Poiché i credenti sono i destinatari del grande amore di Dio per tutte le persone, sono chiamati a condividere quell'amore con un mondo incredulo (cfr. per esempio 2 Corinzi 5:16-21).
CONCLUSIONE 
Osea 3 ci ricorda che "Dio è amore" (1 Giovanni 4:8,16), un amore legato al patto con cui Israele era legato a Dio, un amore paziente, persistente e purificatore, redentivo.
L'amore di Dio è veramente oltre ogni comprensione umana!
Come Osea che continua ad amare e a redimere la sua sposa infedele, così Dio ci ama con un amore che non si spezza, nonostante i nostri continui tradimenti.
Se siamo infedeli, Lui rimane fedele! (2 Timoteo 2:13).
La storia di Osea e Gomer non è solo un racconto antico, ma uno specchio di ciò che Dio ha fatto per noi in Cristo Gesù.
Mentre eravamo ancora peccatori, immeritevoli e indegni, Dio ci ha riscattati a caro prezzo sulla croce. 
Il Figlio di Dio è sceso nel "mercato del peccato" per comprarci e rivestirci con la Sua stessa giustizia.
Come Suo popolo, il nostro Dio non ci condanna, ma ci offre redenzione in Cristo! (cfr. per esempio Giovanni3:16,36; Romani 8:1).
Anche quando cadiamo e pecchiamo, Lui pazientemente attende il nostro ritorno per accoglierci a Sé festosamente, come il padre nella parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-24). 
Anche le prove sono per l’amore che Dio nutre per noi, perché attraverso di esse, forgia il nostro carattere secondo il modello di Gesù Cristo (cfr. per esempio Romani 8:28-29; Giacomo1:2-4).
Dovremmo essere riconoscenti a Dio anche per questo!
Oggi vi esorto a non rimanere lontani come Gomer, ma a tornare all'abbraccio di Dio e ad abbracciarlo nonostante prima abbiamo abbracciato il peccato!
Richard Baxter disse: “Dio ci darà il permesso di amarlo; che garantirà di essere abbracciato da tali braccia, che hanno abbracciato la concupiscenza e il peccato prima di lui!”
Accogliete allora l'invito di Dio: "Starai con me molti giorni". 
Abbandonate la via del peccato e abbracciate il Suo amore paziente, persistente, purificatore e redentivo, il Suo amore devoto per noi e cui dovremmo rispondere con altrettanta devozione.
Solo in Cristo troverete la vita eterna, la gioia di camminare con Dio e la speranza di dimorare con Lui in eterno. 
Non c'è amore più grande di quello che il Padre ci ha dimostrato nel Figlio. 
Affrettatevi dunque a rispondere con cuori sinceri e vite santificate a questo amore divino che supera ogni comprensione umana! 


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