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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giovanni 12:26: All’ombra della croce di Gesù Cristo si coltiva la speranza

 Giovanni 12:26: All’ombra della croce di Gesù Cristo si coltiva la speranza
“Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l'onorerà”.
Quanti di noi hanno ammirato un grande atleta o un artista e hanno desiderato emularne le gesta?
Il desiderio di seguire un modello, un mentore, è profondamente radicato nell'animo umano. 

Ma cosa significa veramente seguire qualcuno? E soprattutto, cosa significa seguire Gesù Cristo?

In un mondo che ci invita a essere indipendenti e a perseguire i nostri obiettivi personali, queste parole di Gesù di Giovanni 12:26, ci invitano a riflettere sul significato profondo del discepolato. 

In questa predicazione, esploreremo il significato di seguire Gesù, le sfide e le gioie che ne derivano, e la meravigliosa promessa che Egli ci fa di essere sempre con Lui e ricevere l'onore del Padre.

Il contesto di questo versetto parla della glorificazione del Figlio dell’uomo, cioè Gesù.

Questo verso si inserisce in un discorso di Gesù che anticipa la sua glorificazione attraverso la morte e la risurrezione. 
Gesù sta preparando i discepoli a comprendere il significato profondo della sua missione.

Poco prima, Gesù aveva utilizzato l’immagine del chicco di grano che deve morire per produrre frutto. 
Questa immagine è una metafora della sua morte e della nuova vita che ne deriverà per molti.
Gesù contrappone l’amore per la propria vita terrena all’odio per essa, intendendo con odio un distacco dalle cose mondane per seguire Dio.

Il testo parla di due cose importanti vale a dire, il richiamo di Gesù, cioè di servirlo, e la ricompensa per il Suo servo. 

Cominciamo a vedere:
I IL RICHIAMO DI GESÙ: SERVIRE È SEGUIRE
“Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io sarà anche il mio servitore”.

Essere cristiani significa servire Gesù, seguirlo. 
Ogni cristiano è chiamato a servire Gesù, è un servo di Dio (cfr. per esempio Romani 12:11; 1 Pietro 2:16).

Non significa smettere di lavorare, di occuparsi della famiglia, o di studiare a scuola; significa fare tutto questo come un servitore di Gesù.
Essere servo di Gesù non si limita solo a pregare, o ad andare solo in chiesa, o a leggere solo la Bibbia! 
Va oltre tutto questo, permea ogni aspetto della nostra vita!

Così possiamo servire Gesù dovunque ci troviamo e in tutto quello che facciamo.

Dunque, chi serve Gesù, o chi lo vuole servire lo deve seguire!

Da quando abbiamo iniziato a volare tra il 1950-1960, fino a oggi, quando un aereo atterrava, una piccola auto si posizionava davanti all’aereo in atterraggio. Sopra al tetto dell’auto c’era un cartello con queste parole: “Seguimi”, in inglese: “Follow me”.
L'autista dell’auto conduceva il pilota e i suoi passeggeri al terminal.

A differenza di questo, vi era un simpatico adesivo dietro un’auto per strada che diceva: “Non mi seguire, ho perso la strada”.

Questo testo di Giovanni non parla di seguire, o non seguire una auto, Gesù stava dicendo di seguirlo!

Queste parole di Gesù sono apparentemente rivolte ad Andrea e Filippo, ma è probabile che ci fossero altri presenti, certi Greci che volevano vedere Gesù (vv.20-22).
Questo sarà lo spunto per parlare della missione di Gesù che ora deve morire per il mondo, Greci inclusi.

Ma è occasione di parlare del discepolato che deve caratterizzare chi vuole conoscere Gesù come quei Greci, Andrea e Filippo e chiunque altro.

La richiesta dei Greci di vedere Gesù forse era per curiosità, o un desiderio passeggero, o desideravano una prova tangibile, una conferma visiva della Sua identità e del Suo messaggio, o il desiderio di toccarlo; cercavano forse una prova tangibile, un segno visibile.

Tuttavia, Gesù li indirizza a guardare oltre l’orizzonte del visibile, verso un viaggio, o una comprensione più alta e spirituale, a innalzarsi verso le sublimi altezze della fede.

La vera fede va oltre il vedere, o il toccare!  Non si ferma alla superficie dell'apparenza!

Non è un semplice accumulo di conoscenze sulla Sua vita, né un'emozione passeggera che scalda il cuore per poi svanire!

La vita cristiana non si limita a una conoscenza intellettuale, o a un'esperienza emotiva con Gesù; è una relazione personale con Gesù Cristo, significa intrecciare la nostra vita con la Sua, significa servire (diakonesai) e seguire (akolouthéō) Gesù, e questo comporta impegno e sacrificio seguendo il Suo modello stesso di servizio (cfr. per esempio Matteo 20:28; Marco 10:45), come anche andare in crescendo verso la maturità in Cristo (cfr. per esempio Romani 8:28-29; Efesini 4:13; Colossesi 1:28).

La vita cristiana è un cammino di servizio amorevole, dove ogni passo è un atto di devozione. 

Richiede il coraggio di lasciar morire il nostro vecchio sé, come un seme che si dissolve nella terra per dar vita a una nuova trasformazione fruttuosa interiore (cfr. Giovanni 12:24; 15:1-11; 2 Corinzi 5:17).

Ma vediamo da vicino il significato di:“Mi segua”.
“Mi segua”:
A) È un comando di Gesù
Il cammino del vero discepolo non è un invito, è un comando da applicare ogni giorno! Si riferisce all’obbedienza costante a Lui.

Un comando a camminare con Lui, giorno dopo giorno, passo dopo passo.
Infatti “mi segua” nel greco è un presente attivo imperativo (akoloutheitō); quindi chi vuole servire Gesù lo deve seguire; questo allora indica che non possiamo fare di testa nostra, siamo chiamati a essergli fedeli.

Significa “andare nella stessa direzione”; è “andare dietro a qualcuno o qualcosa”, da qui “imitare o seguire l’esempio di qualcuno”, in questo caso di Gesù. 

Il discepolo di Gesù Cristo è colui, o colei che, come un’ombra, segue la luce, si muove sempre nella direzione di Gesù.

È un cammino che richiede coraggio, perseveranza e un'apertura costante alla grazia divina.

Quindi “seguire Gesù non è un evento isolato, ma un cammino continuo (mi segua – presente attivo). 

Questo ci porta a considerare che “mi segua”:
B)  È una chiamata a essere discepoli di Gesù
"Non basta credere in Gesù, bisogna seguirlo" diceva Agostino.
 
La fede in Cristo va oltre il credere, è diventare Suoi discepoli!

“Andare dietro a qualcuno” equivale a “essere il discepolo di qualcuno”, ed è un impegno totale che va ben oltre il mero credere.

“Seguire” è usato nel Nuovo Testamento per assistere, per accompagnare, per andare con, o seguire un insegnante (cfr. per esempio Matteo 4:20, 22, 25; 9:9; 19:27, 28; 27:55; Marco 1:18; 9:38; Giovanni 1:41; 12:26). 

(1) Essere discepoli di Gesù è una crescita costante
Essere discepoli di Gesù significa intraprendere un viaggio di crescita continua. 
Non è una destinazione, ma un processo di trasformazione quotidiana.

John Stott disse: "Il discepolato cristiano è un viaggio lungo, e a volte difficile, verso la maturità in Cristo".

Essere discepoli di Gesù implica una crescita costante nella fede resa possibile dallo Spirito Santo, che ci guida e ci trasforma sempre più a immagine di Cristo (cfr. per esempio 2 Corinzi 3:18), avendo come modello gl’insegnamenti e il carattere di Gesù per metterli in pratica.

Essere un discepolo richiedeva un attaccamento personale all’insegnante, perché il discepolo come studente imparava non solo dalle parole del suo insegnante (cfr. per esempio Matteo 8:19; 9:9), ma molto di più dalla sua osservanza pratica dei suoi insegnamenti in linea con la legge Mosaica. 

Coloro che aderivano al maestro dovevano anche seguire la Sua guida e agire secondo il Suo esempio, così anche per Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 8:12; 10:4-5,27). 

J. C. Ryle commenta: “Come il soldato segue il suo generale, come il servo segue il suo padrone, come lo studioso segue il suo insegnante, come la pecora segue il suo pastore, così il cristiano professante dovrebbe seguire Cristo. Fede e obbedienza sono i tratti distintivi dei veri seguaci e saranno sempre visibili nei veri cristiani credenti”.

L'obbedienza che Gesù richiede è totale e radicale! 
Non c'è spazio per una fede con un’obbedienza parziale, o a compartimenti stagni!
Altrimenti non è vera obbedienza!

(2) Essere discepoli di Gesù Cristo è condividere la Sua croce
Il discepolato non è un cammino di gloria terrena, ma di identificazione con le sofferenze di Cristo.

I discepoli di Colui che ha ricevuto una corona di spine, non possono aspettarsi una corona di fiori!

“Non puoi essere servitore di Cristo se non sei disposto a seguirlo, croce e tutto. Cosa desideri? Una corona? Allora deve essere una corona di spine se vuoi essere come lui. Vuoi essere innalzato? Lo farai, ma sarà su una croce” disse Spurgeon.

Gesù in Matteo 10:24-25 parlando di persecuzione avverte: “Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua!”


Gesù sottolinea che il discepolo non deve aspettarsi un trattamento diverso dal suo maestro. 
Se Gesù, il Figlio di Dio, è stato perseguitato e calunniato, anche i suoi seguaci lo saranno.
Essere perseguitati non è un segno di debolezza o di fallimento, ma piuttosto una conferma dell'autenticità della propria fede. 
Se il mondo ha odiato e perseguitato Gesù, odierà e perseguiterà anche i Suoi discepoli!

Gesù in Giovanni 15:18-20 dice: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: ‘Il servo non è più grande del suo signore’. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra”.

Il servo deve seguire il suo Signore. Va dove va Lui. 
Questo potrebbe non essere sempre secondo i nostri piani, ma siamo chiamati a seguirlo dovunque Egli voglia, anche alla morte per amore di Gesù.

"Mi segua” ci esorta a una relazione personale e profonda con Gesù Cristo. 

È un’esortazione a uscire dalla propria zona di comfort e a mettersi completamente a disposizione di Gesù!

Il Signore Gesù ha posto costantemente l’accento sulla necessità dell'abnegazione e della comunione con la croce (cfr. per esempio Matteo 8:19-22; 10:38; 16:24-26; Marco 8:34-38; Giovanni 8:12). 

Seguiamo Gesù, non solo attenendoci al Suo insegnamento, al Suo servizio, al Suo carattere e comportamento santo, ma anche in una vita di rinuncia a se stessi e alla comunione della croce. 

Seguire Gesù denota quindi una comunione di fede e una comunione di vita, condividendo le Sue sofferenze che nascono da una comunione morale e spirituale interiore.

Così seguire Gesù implica che una persona potrebbe doverlo seguire fino alla morte, o seguirlo nel percorso del sacrificio (cfr. per esempio Matteo 16:24; Marco 8:34; Luca 14:27).

I discepoli devono rischiare la morte rinnegando se stessi e prendendo la propria croce.

Così seguire significava percorrere e condividere il cammino della resa della vita di Gesù per essere poi glorificati (cfr. per esempio 1 Corinzi 15:42-48; Filippesi 3:21).

Seguire Gesù significa seguire la strada che ha percorso Lui, non la via del potere e dell’onore terreni, ma la via dell’umiltà e della morte (cfr. per esempio Matteo 20:20-28). 

Tutto ciò che Gesù ha fatto è stato per la gloria di Dio (cfr. per esempio Giovanni 17:4). 

Quando scegliamo di seguirlo, dobbiamo vivere solo per la gloria di Dio (cfr. per esempio Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31; Efesini 1:6,12,14). 

Infine, “mi segua”:
C) È una chiamata alla sottomissione a Gesù
“Mi segua; e là dove sono io sarà anche il mio servitore”.

A.W. Tozer ci ricorda: “La ragione per cui molti sono ancora turbati, ancora alla ricerca, ancora in agitazione è che non hanno ancora accettato l'assoluta signoria di Gesù Cristo”. 

Quest’accettazione è il cuore del discepolato.

Come Davide, il discepolo di Gesù dirà: “L’anima mia si lega a te per seguirti” (Salmo 63:8).

Quello che Gesù richiede qui, non è la sottomissione a una serie di regole, ma la sottomissione a una persona; è un cambiamento radicale di prospettiva, dal nostro io a Gesù!

Il vero discepolato richiede una dedizione totale perché Gesù per noi ha un grande valore!

Charles Spurgeon riassumeva potentemente in questo: “Se Cristo non è tutto per te, Egli non è nulla per te”. 

Spurgeon ci ricorda che Cristo deve essere al centro della nostra vita, di ogni nostra decisione, di ogni nostro pensiero; non può esserci spazio per compromessi, o divisioni, o mezze misure!

Il discepolato richiede una dedizione totale, un impegno che coinvolge ogni aspetto della nostra vita!

Gesù deve occupare il posto centrale nella vita del credente. Non può essere semplicemente una parte della nostra vita, ma deve essere il fulcro attorno al quale tutto il resto ruota!

Se Cristo non è tutto, significa che ci sono altre cose che competono con Lui con il nostro affetto, il nostro tempo, le nostre energie. 
In questo caso, la nostra fede non è tutta per Gesù Cristo!
Spurgeon, sfida l'idea di un cristianesimo nominale o superficiale; suggerisce che una fede tiepida o parziale equivale a non avere fede affatto.

Questa idea riecheggia le parole di Gesù sull'essere "caldi o freddi", ma non tiepidi (Apocalisse 3:15-16).

O Gesù Cristo è al primo posto, o non è nel posto giusto (cfr. per esempio Matteo 6:24; Luca 14:26).

La vera fede in Cristo non è un'aggiunta alla nostra vita, ma una completa ridefinizione di essa, cioè quando abbiamo una vera fede Cristo al centro di tutto, non è relegato a una parte marginale della nostra esistenza.

La frase di Spurgeon è un'eco del comando di Gesù di amare Dio con tutto noi stessi (cfr. per esempio Matteo 22:37), ha un amore prioritario (cfr. per esempio Luca 14:27), ci invita a una fede totale, radicale e assoluta anche nella sofferenza! 

La via verso la vera vita e la glorificazione con Cristo passa attraverso la morte a se stessi e la disponibilità a seguire Gesù anche nelle difficoltà (cfr. per esempio Marco 8:34-38; Atti 14:21-22; Romani 8:17-18)

Nessuna persona è qualificata per essere un discepolo di Cristo finché non si è spogliato di sé, finché non è morta a se stessa!

Bonhoeffer scrisse: “Quando Cristo chiama un uomo, lo invita a venire e morire”.
Seguire Gesù significa abbracciare la Sua volontà! 

Seguire Gesù significa allineare la nostra volontà alla Sua perché lo amiamo, (cfr. per esempio Giovanni 14:15,21,24), proprio come Gesù che aveva un solo desiderio, la cosa più importante per Lui era fare la volontà del Padre (cfr. per esempio Giovanni 4:34; 6:38) perché lo amava (cfr. Giovanni 14:31)

Avere questo desiderio è proprio una caratteristica di tutti coloro che lo seguono, cioè che gli sono discepoli!

“Seguire Gesù” è un cammino di sottomissione amorevole e gioiosa obbedienza.

Queste parole di Gesù ci chiamano a una sottomissione totale, una rivoluzione interiore che sfida le nostre inclinazioni umane più profonde.

Per natura siamo egocentrici, ma l'infinita e spudorata concentrazione su di sé deve essere sostituita dalla concentrazione su Gesù Cristo!

In secondo luogo, consideriamo:
II LA RICOMPENSA PER IL SERVO DI GESÙ 
“E là dove sono io sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l'onorerà”.

R.C.H. Lensky scriveva: “Seguire Gesù significa stargli vicino, camminare sul sentiero che ha scelto (vera obbedienza), ascoltare la sua voce e la sua parola (non affidarsi alla nostra saggezza). 
Servizio e sequela vanno sempre di pari passo; questa ingiunzione è quindi molto naturale. Eppure, è stato detto, fin troppo giustamente, che il Figlio dell'uomo ha molti ammiratori, ma pochi seguaci. Alcuni addirittura chiedono ad altri di seguirlo, ma sono loro stessi negligenti nel seguirlo.
‘Mi segua’ è in realtà l'offerta di un grande privilegio, perché non Gesù, ma il seguace trae tutti i benefici”.

Anche Elisabeth Elliot diceva qualcosa del genere: "La sottomissione a Dio non è mai una perdita, è sempre un guadagno".
 
A prima vista, la sottomissione a Gesù può sembrare una perdita di autonomia, della propria libertà, della rinuncia dei desideri, dei sogni, e così via!

In realtà, la sottomissione a Dio è un guadagno immenso!
È come scambiare una moneta falsa con un tesoro inestimabile!

Pensiamo alla pace (cfr. per esempio Giovanni 14:27; Romani 5:1-11), alla gioia (cfr. per esempio Salmo 16:11; Giovanni 15:11), alla protezione, all’aiuto, sostegno, soccorso (cfr. per esempio Salmo 91:1-2; 121:1-2; Isaia 41:10), e infine alla salvezza dai peccati e la vita eterna (cfr. per esempio Matteo 1:21; Giovanni 3:16; 6:68), allora sottomettersi a Dio non è una perdita!

Nella ricompensa del servo vediamo due promesse.
A) La prima promessa è stare alla presenza di Gesù
“E là dove sono io sarà anche il mio servitore”.

Questa frase sottolinea l’intimità profonda che si crea tra Gesù e coloro che lo seguono. 

Se seguiamo Gesù, possiamo essere certi che ovunque saremo, Lui sarà con noi!

In effetti, questo è ovvio. Perché, se siamo con Lui, allora ovviamente anche Lui è con noi, e questa è una grande promessa. 

Cosa c'è di meglio di stare con Gesù e Gesù che sta con noi?

Servire Gesù significa essere dove si trova Lui, e dal contesto indica la sofferenza (Giovanni 12:24-25), la strada che porta alla morte della croce.

È vero, come ha detto qualcuno: “Seguire Gesù Cristo costa, ma costa di più non seguirlo”, infatti senza Gesù ci aspetta l’ira di Dio e la perdizione, l’inferno! (cfr. per esempio Giovanni 3:16,36).
Anche il vero servitore di Gesù è su una strada segnata dalla morte di sé. 

Ma dal contesto (Giovanni 12:23; cfr. per esempio Giovanni 17:5), Gesù anche allude alla presenza in cielo con Lui, la glorificazione che inizia con la morte (cfr. per esempio Giovanni 12:23-24; 13:31-32; 17:1).

Servire Cristo è abbracciare la sofferenza per condividere la Sua gloria! (cfr. per esempio Romani 8:16-18; Filippesi 3:20-21).

La presenza di Cristo è la nostra patria eterna! (cfr. per esempio Giovanni 14:2-3; 17:24; Filippesi 3:20-21).

Servire Gesù significa intraprendere un pellegrinaggio verso casa, un viaggio che, seppur segnato dalla croce.

Coloro che seguono Gesù nella via dell’abnegazione in questo mondo, la via del discepolato che potrebbe costare anche la vita, il martirio, avranno un posto con Lui nella sua gloria futura!
 
Mentre i critici non sapevano dove Gesù stava andando, e non potevano andare (Giovanni 7:34; 8:14), è proprio lì (Giovanni 12:26) che anche i Suoi servi andranno e staranno per sempre!

Questa è una meravigliosa promessa, un’aspettativa certa!

Gesù è il Figlio che il Padre ha inviato nella Sua grande missione, il Figlio che tornerà in gloria al Padre quando quella missione sarà compiuta. 

Così tutti coloro che per la missione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, sono uniti a Lui, anche nella sofferenza della persecuzione, sono portati anche al Padre nella gloria eterna (Ebrei 2:10; cfr. per esempio Giovanni 17:24; Romani 8:18; 2 Corinzi 4:16-5:4; 2 Timoteo 2:10; 1 Pietro 5:10).

Allora dobbiamo chiederci: “Preferisco avere circostanze piacevoli senza stare alla presenza di Cristo?”

Oppure: “Ne vale la pena evitare il peggio che questo mondo può darmi se penso alla grandezza insuperabile di vivere con Cristo per sempre nella gloria?”

A. M. Hunter scrisse: “È stato detto che seguirmi è tutto il dovere di un cristiano, così come stare dove si trova Cristo è tutta la sua ricompensa”.

B) La seconda promessa della ricompensa è l’onore del Padre
Quando il re spartano avanzò contro il nemico, aveva sempre con sé qualcuno che era stato incoronato nei giochi pubblici della Grecia. 
Si racconta di uno Spartano, quando gli furono offerte grandi somme a condizione che non entrasse nelle liste olimpiche, ma le rifiutò. 
Una persona gli chiese: “Spartano, cosa otterrai da questa vittoria?” Rispose con un sorriso: “Avrò l’onore di combattere per primo nelle file del mio principe”.

Per quell’ atleta servire il suo re non era una cosa da evitare, lo ricercava, per lui era un onore, e così dovrebbe essere per ogni persona che si dice di essere un cristiano: cercare l’onore di Dio Padre!  

“Se uno mi serve, il Padre l’onorerà”.
Questa frase parla della ricompensa per aver servito Gesù.

Il punto essenziale è che Gesù e i suoi seguaci sono uno nella loro obbedienza al Padre e hanno intrapreso insieme la strada dell’obbedienza alla sua volontà e saranno onorati dal Padre.

Tutti gli onori umani impallidiscono in confronto all’onore eterno che Dio concederà a coloro che amano e servono Suo Figlio. 

Vediamo allora tre aspetti della ricompensa.
Prima di tutto:
(1) Il periodo della ricompensa
La ricompensa arriverà dopo il servizio che a volte comporta grandi sacrifici, addirittura anche la morte.

A tutti piace la ricompensa, ma pochi sono interessati al requisito del duro servizio. 

A proposito Stephen Oldford diceva: “Siamo veloci a promettere la nostra obbedienza, ma non appena incontriamo opposizione cerchiamo un altro lavoro! Decidiamo che il Signore ci ha chiamato ad altri ministeri”.

Si racconta la storia di un principe e del suo servitore che viaggiavano attraverso una regione ostile e furono fatti prigionieri dal nemico. 
Dopo essere stato picchiato e gettato in una prigione, il principe si ammalò gravemente, sembrava che i suoi giorni fossero contati. 
Tuttavia, nonostante fosse semi-incosciente non perse l'occasione di avvisare il suo servitore quando un giorno la loro guardia si addormentò.
"Prendi le sue chiavi e vattene da qui. Sono troppo debole; non ce la faccio. Ma tu vai. Questa è la tua occasione", disse il principe.
"Mio principe", rispose il servitore, "dove sei tu, lì sarò anch’io. Se necessario, moriremo entrambi qui insieme".
Due settimane dopo, il padre del principe lanciò un'invasione e liberò il figlio imprigionato.
"Oh, padre", disse il principe immediatamente al suo ritorno, "così come il mio servitore è rimasto con me nel mio pericolo, ha sofferto con me nella mia malattia, mi è stato accanto nella mia prigionia, onoralo ora". 
E il servitore fu onorato in tutto il regno.

Lo stesso vale per i veri cristiani che perseverano nell’obbedienza anche nella persecuzione, saranno onorati dal Re dei re!

Servire Gesù si tradurrà nell’essere onorati dal Padre! 

Come la crocifissione di Gesù è il cammino verso la Sua glorificazione, così la “morte” del credente è il cammino verso l’onore del Padre.

In questa vita i discepoli di Gesù possono sperimentare il disprezzo del mondo come hanno fatto con Lui (Giovanni 15:18-21; 16:2; 17:14; 1 Giovanni 3:13; cfr. per esempio Matteo 10:22; 24:9; Luca 6:22; 21:17), ma nell’ultimo giorno riceveranno l’onore dall’unico che conta in definitiva, Dio stesso. 

Boice scriveva: “Gesù ci dice che Dio onorerà coloro che lo seguono in questa vita. In questa vita la sua via spesso implica la sofferenza. A volte implica la morte per amor suo. Implica sempre l’abnegazione. Ma, dice Cristo, la sofferenza sarà seguita dall’onore e l’abnegazione dalla lode”. 

Quando un uomo di Dio pronunciò il giudizio sulla casa del sacerdote Eli, disse, da parte di Dio: “Io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati” (1 Samuele 2:30). 

Gesù ha promesso l’onore di Dio a tutti coloro che lo servono.

Consideriamo ora:
(2) I particolari della ricompensa
Nel greco classico, tra i vari significati, “onorare” (timáō) era quello di “ricompensare, rendere onore a”; come anche di “stimare, dare valore, premiare”, quindi “avere particolare riguardo per”.

L’onore arriva da Dio Padre! 
È la ricompensa che Dio riserva a coloro che hanno seguito fedelmente Cristo (cfr. per esempio Colossesi 3:24), anche attraverso le sofferenze (cfr. per esempio Romani 8:17-18,30).

È il riconoscimento da parte di Dio del fedele servizio reso a Gesù Cristo (cfr. per esempio Matteo 25:21).

È l’approvazione divina della vita di discepolato vissuta in obbedienza a Cristo (cfr. per esempio Apocalisse 3:5).

Quest’onore contrasta con il possibile disprezzo o persecuzione che i discepoli possono sperimentare nel mondo (cfr. per esempio Matteo 5:11-12)

Implica una partecipazione alla gloria stessa di Cristo (cfr. per esempio Giovanni 17:22).

Rappresenta il giudizio positivo di Dio sulla vita del credente al termine della sua esistenza terrena.
Questo è il più grande onore che l’uomo possa mai avere. 

L’onore conferito dal Padre ai discepoli di Gesù è diverso dall’onore conferito da coloro che sono nel mondo. 

Tuttavia, poiché è onore conferito dal Padre, è sicuro, fermo e duraturo piuttosto che l'onore fugace e precario conferito agli occhi dell'umanità.

Comprendere la natura dell'onore divino ha profonde implicazioni per la nostra vita cristiana.

Ci sarà motivazione al servizio
Sapere che il nostro servizio sarà riconosciuto e ricompensato da Dio ci motiva a perseverare nella fede.

Porterà consolazione nelle sofferenze
La promessa dell’onore divino ci dà forza e speranza nei momenti di prova e di difficoltà.

Ci darà fiducia in Dio
Sapendo che il nostro valore è determinato da Dio e non dall’opinione degli altri, possiamo vivere con maggiore libertà e sicurezza.

Stimolerà la santificazione
L’aspettativa dell’onore divino ci spinge a vivere una vita santa e a conformarci sempre più all'immagine di Cristo.

Infine, vediamo:
(3) La popolarità della ricompensa
Perché l’onore divino è spesso trascurato?

Un motivo è perché il mondo contemporaneo, incentrato sul successo immediato e sulla gratificazione istantanea, tende a svalutare le ricompense future e spirituali

Un altro motivo è per la paura della sofferenza
Il cammino verso l’onore divino spesso implica sofferenza e rinunce. 
Molti preferiscono evitare il dolore a breve termine piuttosto che perseguire una gioia eterna.

Un terzo motivo è la vanità umana
L’orgoglio e la vanità ci spingono a cercare l’approvazione degli altri, piuttosto che la gloria di Dio.

Infine, per l’incomprensione della natura dell’onore divino
Molti non comprendono appieno la profondità e la bellezza dell’onore che Dio offre.

I discepoli di Gesù devono cercare l’onore, non dagli altri, ma da Dio Padre!

Questa ricompensa non è popolare nel mondo, perché si è interessati principalmente all’onore che si riceve in questa vita. 
L’onore del cielo non interessa a molti, ma l’onore della terra sì. 

Ma tutti gli onori del mondo impallidiscono fino a diventare insignificanti rispetto all’onore di Dio!

C’è un contrasto tra onore divino e onore mondano
Per la sua natura
L’onore divino è intrinseco, stabile ed eterno, mentre l'onore mondano è estrinseco, precario e spesso illusorio.

Per la sua fonte
L’onore divino proviene da Dio, il creatore, mentre l’onore mondano dipende dall’opinione degli altri, dalla creatura.

Per il suo scopo
L’onore divino ha lo scopo di glorificare Dio e di santificare l’individuo, mentre l’onore mondano è spesso motivato dall’egoismo e dall’ambizione personale.

CONCLUSIONE
Queste parole di Gesù sono molto più di un semplice invito: è una chiamata a una vita trasformata, a un discepolato radicale che coinvolge ogni aspetto del nostro essere. 

Significa abbracciare una vita di servizio, di abnegazione e, a volte, di sofferenza, ma con la promessa che un giorno saremo con Gesù Cristo nella beatitudine eterna e riceveremo l’onore da Dio Padre! Questo supera qualsiasi piacere terreno!

Mentre riflettiamo su queste parole di Gesù, siamo chiamati a esaminare la nostra vita e a chiederci: stiamo veramente seguendo Cristo con tutto noi stessi?

La risposta a questa domanda determinerà non solo il corso della nostra vita terrena, ma anche il nostro destino eterno!

Che possiamo trovare il coraggio e la grazia di Dio di rispondere "sì" a questa chiamata divina, sapendo che in Cristo troviamo non solo il nostro modello supremo, ma anche la nostra forza e la nostra ricompensa eterna.

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