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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Matteo 7:7: Le chiavi della preghiera potente

 Matteo 7:7: Le chiavi della preghiera potente 
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”.
Questo versetto fa parte del “Sermone sul monte”.
Questo discorso esige delle qualità morali, standard alti certamente difficili da raggiungere per la nostra natura umana peccaminosa, ma possiamo pregare con la certezza che il Signore ci esaudirà.
Questo brano offre un incoraggiamento a tutti i discepoli che potevano essere sconfortati da ciò che Gesù aveva comandato di essere e di fare.
Inoltre, è un incoraggiamento per ciò che aveva detto riguardo il non essere ansiosi per i nostri bisogni primari del mangiare e del vestire (Matteo 6:25-34).
Possiamo allora pregare peri nostri bisogni spirituali e materiali certi che il Signore provvederà, esaudirà le nostre preghiere. 
Eppure, troppo spesso trattiamo la preghiera come un esercizio formale, o un’opzione tra le tante della vita cristiana. 
Queste parole di Gesù in Matteo 7:7, ci rivelano l’importanza vitale della preghiera e il modo in cui dobbiamo pregare per sperimentare appieno la potenza presente e trasformatrice della comunicazione con Dio, il Padre Celeste. 
Concentriamoci e apriamo i nostri cuori a questo insegnamento profondo, pregando Dio che oggi si manifesti a ciascuno di noi.
Prima di tutto vediamo:
I LE AZIONI
Le azioni si riferiscono alla: 
A) La preghiera 
Dwight L.Moody disse: “Alcune persone pensano che a Dio non piaccia essere disturbato dal nostro continuo andare e chiedere. L’unico modo per disturbare Dio è non andare affatto”.
Sappiamo benissimo che la preghiera è il respiro della vita spirituale, il canale di comunicazione tra il credente e Dio; nella Bibbia è presentata come essenziale per crescere nella fede e per la comunione con Dio.
È anche uno strumento potente per affrontare le sfide e le tentazioni della vita (cfr. per esempio Matteo 26:41; Filippesi 4:6; Giacomo 5:15).
Gesù parla dell’importanza della preghiera fa usando tre immagini.
Le tre immagini sono quelle di chiedere qualcosa che un altro può essere in grado di fornire; di cercare ciò che è stato perso, o la cui posizione è inizialmente sconosciuta; e di bussare a una porta per entrare in un edificio.
Consideriamo:
B) La promessa 
L’esistenza umana è legata all’incertezza e ai cambiamenti. 
Ci troviamo costantemente ad affrontare scelte, sfide e imprevisti che mettono a dura prova la nostra capacità di controllo e di previsione. 
In questo contesto, la fede nel Dio eterno, fedele e immutabile rappresenta un punto di riferimento fondamentale per noi credenti.
A questo si aggiunge che per la nostra natura umana, non siamo in grado di mantenere le promesse. 
Le debolezze, l'incostanza e i limiti intrinseci dell’essere umano possono farci fallire, deludendo le aspettative di chi ci circonda.
Il Signore invece, per la Sua natura divina, mantiene le Sue promesse, non è come noi umani che promettiamo e poi per qualche ragione non manteniamo le promesse (cfr. per esempio Numeri 23:19).
La certezza che Dio mantiene le sue promesse (cfr. per esempio Numeri 23:19; Deuteronomio7:9; Giosuè 21:45; 2 Corinzi 1:20; Tito 1:2; Ebrei 10:23), che non ci abbandona mai (cfr. per esempio Deuteronomio 31:6; Giosuè 1:9; Ebrei 13:5) e che opera sempre per il nostro bene (cfr. per esempio Geremia 29:11; Romani 8:28), offre una base solida su cui costruire la nostra vita e la nostra speranza.
La fede, allora, è come un ponte che ci permette di attraversare l’abisso dell’incertezza umana e di raggiungere la terra ferma della certezza del Signore anche se non comprendiamo pienamente Dio, anche quando non riusciamo a comprendere appieno i Suoi piani, o il Suo operato.
In questo testo di Matteo 7:7 vediamo che Gesù usa gli imperativi al presente in modo attivo: “chiedete”, “cercate” e “bussate”; con la promessa che ci sarà dato, che troveremo, che ci sarà aperto.
Questi verbi futuri di promessa che riguardano il futuro sono all’indicativo, quindi descrivono una dichiarazione certa, reale, sicura.
Non si tratta di semplici speranze nel senso umano, spesso deludenti perché è fondata su basi fragili e mortali con risorse limitate di conoscenza, previsione e controllo degli eventi, costantemente minacciata dall’imprevedibilità del futuro e dalle tragedie della vita.
Ma si tratta di affermazioni concrete che poggiano su fondamenta eterne e incrollabili, sulla volontà di un Dio Sovrano, presciente, onnisciente, onnipotente e onnipresente che governa ogni evento.
La persona di fede sa che ciò che per l'uomo appare una delusione, secondo la mano misteriosa, ma saggia e fedele di Dio, può rivelarsi il sentiero verso un disegno più grande. 
Per questo la speranza divina non delude!
Nel v.8 Gesù ribadisce ancora la certezza della verità che Dio esaudisce le preghiere, e ne dà ancora il motivo per cui dobbiamo pregare: “Perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa”.
Come già detto, “vi sarà dato”, “troverete” e “vi sarà aperto”, sono tutti indicativi al futuro, ma differenziano nella voce.
“Troverete” (ehurēsete) è voce attiva: i discepoli troveranno; mentre “sarà dato” (dothēsetai) e “sarà aperto” (anoigēsetai) sono al passivo, passivo divino: Dio darà e Dio aprirà.
Il Signore ha la natura e i mezzi per rispondere a qualsiasi preghiera!
È il Dio dell’impossibile! (cfr. Genesi 18:14; Geremia 32:17; Matteo 19:26).
Torrey diceva: “La preghiera può fare tutto ciò che Dio può fare, e poiché Dio può fare qualsiasi cosa, la preghiera è onnipotente. Nessuno può opporsi all’uomo che sa pregare e che soddisfa tutte le condizioni della preghiera prevalente e che prega veramente”. 
E aggiunge che questo è vero perché “il Signore Dio Onnipotente opera per lui e opera per mezzo di lui”.
Infine, nelle azioni vediamo:
C) La progressione 
Alcuni studiosi pensano che i tre verbi che riguardano la preghiera, siano sinonimi 
Certamente le tre parole sono sinonimi, ma c’è una progressione dal generale al particolare: “chiedere” è il più generale, “cercare” è cercare di trovare una cosa particolare, e “bussare” è andare nel luogo in cui si può trovare la cosa cercata. 
Ogni verbo è più intenso rispetto a quello che segue, un’intensità che cresce per far fronte ai diversi ostacoli incontrati man mano.
Quindi indica la perseveranza nella preghiera che diventa sempre più intensa per gli impedimenti, o per la mancanza di esaudimento; quindi, questi tre verbi (chiedere, cercare, bussare) parlano di preghiera costante.
Queste tre azioni possono essere deliberatamente in una scala ascendente di urgenza. 
Richard Glover suggerisce che un bambino, se sua madre è vicina e visibile, chiede; se lei non è né l’una né l’altra, cerca; mentre se lei è inaccessibile nella sua stanza, bussa.
Quando, perciò, non vediamo subito la risposta, o vediamo degli ostacoli per il soggetto di preghiera, o il ritardo della risposta, non dovremmo scoraggiarci e non pregare più, ma al contrario, dovremmo pregare più intensamente, quindi costantemente. 
In secondo luogo, vediamo:
II L’ESORTAZIONE
“Chiedete!”, “cercate” e “bussate” sono imperativi.
Il proverbio inglese: “Molte cose si perdono per mancanza di domanda” sottolinea l'importanza di chiedere, come anche ancor prima dice Giacomo 4:2: “Non avete perché non domandate”.
Nell’esortazione vediamo il modo come dobbiamo pregare.
Siamo chiamati a:
A) Pregare umilmente
“Chiedete” (Aiteite – presente attivo imperativo) è “fate una richiesta specifica”.
Si riferisce a chiedere a Dio ciò di cui si ha bisogno (cfr. per esempio Matteo 7:7; Efesini 3:20; Colossesi 1:9; Giacomo 1:5-6; 4:2-3; 1 Giovanni 3:22; 5:14-15).
Questa parola suggerisce più frequentemente l’atteggiamento di un supplicante, la petizione di qualcuno che è in una posizione di bisogno che può essere di un inferiore che supplica un superiore, come la richiesta da parte di un suddito al re (Atti 12:20); o da parte di un mendicante al donatore (Atti 3:2); o di un bambino al genitore (Matteo 7:9).
L’immagine in questo contesto è quella di un bambino, il bambino dipende dal genitore e per esempio chiede al “Padre” (cfr. per esempio Matteo 6:9; 7:11) qualcosa di cui ha bisogno.
Così come un bambino che dipende dal padre e chiede, così attraverso la preghiera esprimiamo la nostra completa dipendenza da Lui.
La preghiera è la dichiarazione che dipendiamo da Dio!
Dio è il Padre che ama noi Suoi figli in Cristo, più di quanto un padre terreno che è malvagio, ami suo figlio, e quindi certamente ci darà buoni doni (Matteo 7:9-11).
Non tutte le richieste saranno esaudite, o esaudite nel modo in cui chiediamo, ma la bontà di Dio è sempre disponibile e va ricercata attivamente. 
Certamente dobbiamo ringraziare per tutte quelle volte che il Signore non ha esaudito le nostre preghiere, perché se lo avesse fatto, non sarebbe stato un bene per noi!
Pertanto, quando preghiamo dobbiamo deve avere un’apertura mentale!
Questo perché dobbiamo essere disposti a ricevere la Sua volontà e ad accogliere i Suoi doni secondo la Sua sovranità e saggezza.
In definitiva, quindi, la ragione per cui una persona può essere certa che la sua preghiera sia ascoltata, è la certezza, data da Gesù ai Suoi discepoli, della bontà e dell’amore di Dio nostro Padre, che è un Dio vivente ed eterno (cfr. per esempio Geremia 10:10; 1 Tessalonicesi 1:9), che ha un cuore pieno di compassione (Esodo 34:6-7; Salmo 103:8-13; Lamentazioni 3:22) e ascolta preghiere dei Suoi figli, i giusti (cfr. per esempio Salmo 34:15; 116).
Non solo dobbiamo pregare umilmente, ma siamo chiamati a:
B) Pregare seriamente
La parola “cercate” (zēteite - presente attivo imperativo) significa cercare di ottenere, o raggiungere qualcosa che si desidera con impegno, con uno sforzo serio (cfr. per esempio Matteo 6:33; 26:16; 26:59; Luca 12:31; 22:6; Giovanni 5:44; 7:18; 8:50; Romani 2:7; 1 Corinzi 7:27; 2 Corinzi 12:14; Colossesi 3:1; 1 Pietro 3:11).
“Cercate” si riferisce a cercare la faccia di Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 4:29; 2 Samuele 21:1; Salmi 105:4; Geremia 29:13-14; Atti 17:27).
“Cercare in questo modo significa cercare diligentemente, seriamente e tenacemente qualcosa, senza risparmiare sforzi, o spese, perché l’oggetto cercato è apprezzato al massimo grado. Allo stesso modo, i credenti devono cercare Dio” (Thoralf Gilbrant).
Cercare Dio in preghiera non deve essere un’azione superficiale, oppure occasionale, ma un impegno serio, tenace, costante, come chi cerca un tesoro prezioso. 
Dobbiamo dedicare alla preghiera tempo, cuore e mente, certi che il Dio d’amore, nostro Padre ci accoglierà e risponderà.
Purtroppo, certe nostre preghiere non hanno questo atteggiamento!
Ecco alcuni elementi chiave che devono caratterizzare questa ricerca seria nella preghiera:
(1) La preghiera deve scaturire da un profondo e forte desiderio di entrare in comunione con Dio Padre
Non dobbiamo cercare principalmente i benefici, ma Colui che dona i benefici!
(2) La preghiera richiede disciplina
“Cercate” ci ricorda che la preghiera richiede tutte le proprie energie, sottolinea l'importanza di investire risorse fisiche, mentali e spirituali nella preghiera.
Considerando questo, la preghiera, pur essendo un dono importante di Dio nella vita di un credente, spesso si rivela un’impresa faticosa: per la stanchezza, per la vita frenetica, per l’aridità spirituale, per le distrazioni, per i dubbi e incertezze, per le difficoltà emotive, per la mancanza di pratica, per ambiente inadatto.
Ecco perché la preghiera richiede disciplina, impegno costante. 
In sintesi, “cercate” esorta a pregare Dio Padre, con massimo impegno, dedicando tutte le proprie energie e impegno in questa pratica, perché questo è quello che vuole Dio: vuole che preghiamo, ma vuole che lo facciamo seriamente.
La preghiera dovrebbe essere una priorità sopra ogni cosa per ogni cristiano!
Un atteggiamento di superficialità, o svogliatezza sarebbe inconciliabile con questa priorità che è un comandamento del Signore.
Non solo dobbiamo pregare umilmente, seriamente, ma siamo chiamati anche a:
C) Pregare con fede
“Bussate” (Krouete - presente attivo imperativo) è l’immagine di un uomo che bussa a una porta chiusa per entrare (cfr. per esempio Luca 12:36; 13:25), ma si tratta di un “bussare” alla casa celeste di Dio Padre, dove Egli aprirà “la porta” e riceverà favorevolmente noi e la nostra preghiera.
Significa che la porta è chiusa; quindi, bussare dimostra la fede che qualcuno ascolterà e aprirà la porta. 
La preghiera come supplicazione fatta con fede è come bussare “alla porta del cielo”. 
Non è un gesto meccanico, ma è motivato sia dal bisogno, che dalla consapevolezza e fiducia in Dio nella Sua bontà, grazia, compassione e potenza, e ancora disponibilità ad accogliere le nostre suppliche e a riversare su di noi la Sua benedizione.
Ogni supplicazione che sale dal profondo dei nostri cuori è un’affermazione della nostra fiducia che Colui al quale ci rivolgiamo non solo ci ascolta, ma risponderà secondo la Sua volontà.
Pregare senza fede è come battere il pugno contro una porta sigillata, mentre la preghiera con fede è come bussare con la certezza che il Padrone di casa ci aprirà.
Un giorno ad Alessandro Magno fu fatta una richiesta enorme. La esaudì immediatamente. I suoi compagni furono sorpresi e gli chiesero perché; lui rispose per il fatto che l’uomo che ha chiesto credeva che lui (Alessandro) potesse soddisfare la richiesta e ciò lo onorava molto, quindi la esaudì immediatamente. 
Noi vediamo nella Bibbia che la fede è determinante per avere una relazione con Dio; infatti, Ebrei 11:6 dice: “Ora senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”.
Quindi la vera preghiera deve essere fatta con fede, come affermato da diversi passi nella Bibbia (cfr. per esempio Marco 11:24; Giacomo 1:5-6; 5:15). 
Anche per circostanze improbabili, le preghiere di fede saranno esaudite (cfr. per esempio Marco 9:23; Matteo 9:27-31; 17:20; 18:19; 21:22; Giovanni 14:13-14; 15:7,16; 16:23-24), sempre però che siano buoni doni, il Padre da solo questi (Matteo 7:11).
Ma attenzione! Le cose buone sono dal Suo punto di vista! E anche secondo la Sua volontà (1 Giovanni 5:14-15).
Non solo dobbiamo pregare umilmente, seriamente, con fede, ma siamo chiamati anche a:
D) Pregare con riverenza
“Bussate” è picchiare una porta con le nocche delle dita per segnalare la propria presenza a chi è dentro (Matteo 7:8; Luca 11:9-10; 12:36; 13:25; Atti 12:13,16; Apocalisse 3:20).
Benché questa parola simboleggi l’insistenza e la perseveranza, come chi bussa alla porta finché non viene aperta (Luca 11:8-9), è comunque una parola che non indica essere irrispettosi.
John Butler scrive: “In greco ci sono due parole per ‘bussare’. Una si riferisce a un martellamento senza pretese, l’altra a un bussare educato. In questo caso si usa la seconda (Wuest). La parola non significa essere scortesi, prendere a calci la porta, ma bussare con cortesia”.
Quindi il modo con cui dobbiamo presentarci davanti a Dio in preghiera, non in è modo arrogante, irrispettoso, o scomposto. 
Stiamo pregando Dio, non l’uomo!
Mentre dobbiamo andare con coraggio in preghiera (Ebrei 4:16), dobbiamo andare con umiltà e timore reverenziale, pensando che il Padre è il Dio santo, creatore e sovrano! 
Per questo motivo Isaia ebbe timore, nella sua visione (cfr. per esempio Isaia 6:1-5).
Ebrei 12:28-29 dice: “Offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è un fuoco consumante” (cfr. Deuteronomio 4:24).
“Dio è un fuoco consumante” richiama la natura tremenda, pura e incontaminata di Dio, davanti alla quale tutto ciò che è impuro, o empio viene consumato (cfr. per esempio Esodo 3:2; 19:18; 1 Re 9:3-7; 2 Cronache 7:16-20; Salmo 78:21-22, 31-34; 78:44-64; Romani 1:18; Efesini 5:6; Colossesi 3:6; Apocalisse 14:10; 14:19; 15:1; 15:7; 16).
La preghiera non è una comunicazione tra pari, ma un sacro incontro tra la creatura e il Creatore!
Quando ci accostiamo all'Onnipotente con le nostre suppliche, non dobbiamo farlo con arroganza, o leggerezza, ma con un cuore umile e timore reverenziale. 
Poiché il nostro Dio è quel fuoco consumante che brucia ogni impurità, ogni nostra preghiera deve essere offerta con profondo rispetto per la Sua santità trascendente. 
Solo facendo appello alla Sua grazia con timore davanti alla Sua gloria, possiamo sperare che le nostre parole trovino grazia ai Suoi occhi. 
Allora l’invito a “bussare” alla porta di Dio in preghiera non riguarda la forza, ma l’atteggiamento del nostro cuore, un atteggiamento umile e timore reverenziale, riconoscendo la Sua grandezza e la nostra piccolezza.
Dobbiamo pregare umilmente, seriamente, con fede, con riverenza e infine, siamo chiamati a:
E) Pregare con perseveranza 
Il tempo grammaticale di “chiedete”, “cercate” e “bussate” è tutto al presente, quindi indicano un’attività continua; trasmettono l’idea di un continuo chiedere, cercare e bussare.
Quindi “continuare a chiedere”, “continuare a cercare” e “continuare a bussare”, oppure “chiedi e continua a chiedere”, “cerca e continua a cercare”, “bussa e continua a bussare”.
Luca 11:8-9 conferma ancora questo: “Io vi dico che se anche non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gli darà tutti i pani che gli occorrono. o altresì vi dico: chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto”.
Dio vuole che preghiamo continuamente! Gesù non sta parlando di preghiera passeggera!
La preghiera di cui parla Gesù in questo passo, non è un’esplosione istantanea, ma un fuoco che arde costantemente nel nostro cuore che s’innalza verso il cielo.
Dio cerca cuori che invocano il Suo nome con instancabile fedeltà, non lingue a intermittenza che pronunciano parole passeggere di tanto in tanto!
Parlando della preghiera di Elia (1 Re 18:42) riguardo la pioggia in un periodo di siccità Tony Merida scrive: “La sua preghiera specifica per la pioggia è ancora una volta legata alla promessa di Dio. Riempi le tue preghiere con le Scritture mentre chiedi a Dio di soddisfare bisogni specifici. Infine, persiste nella preghiera finché non cade la pioggia, ricordandoci le parole di Gesù: ‘Continuate a chiedere’ (Matteo 7:7–10). Pregate con insistenza! Paolo dice di pregare costantemente (1 Tessalonicesi 5:17). Non smettere di pregare per il tuo amico, o familiare perduto. Non smettere di pregare affinché il fuoco del risveglio cada sulla tua città. Non smettere di pregare affinché Dio ti conceda saggezza, audacia e fede. A volte Dio risponde immediatamente, ma spesso dobbiamo persistere nella preghiera finché non vediamo formarsi le nuvole”.
Solo quando gridiamo a Lui notte e giorno, con la fermezza dei bisognosi che non si arrendono, le “nubi” della Sua grazia si apriranno su di noi, come la nuvola piena di acqua benedetta che vide il servo di Elia.
Infatti, al servo che era con Elia gli disse di andare a guardare dalla parte del mare per sette volte; la settima volta vide arrivare un piccolo segno, una nuvoletta grossa come la palma di una mano che saliva dal mare, e in un momento il cielo si oscurò di nuvole, il vento si scatenò e cadde tanta pioggia! (1 Re 18:43-45).
Preghiamo dunque con la perseveranza di chi sa che nostro Padre Celeste, l'Onnipotente opera nei tempi e nei modi stabiliti secondo la Sua varia e infinita sapienza.
Gesù raccontò anche la parabola del giudice iniquo per i discepoli che dovevano pregare sempre senza stancarsi (Luca 18:1).
La chiesa primitiva era perseverante nelle preghiere (Atti 2:42)
Anche Paolo esortava le chiese a essere perseveranti nelle preghiere (cfr. per esempio Efesini 6:18; Colossesi 4:2; 1 Tessalonicesi 5:17).
Uno dei grandi ostacoli alla preghiera è lo scoraggiamento, nel senso che, quando preghiamo e non vediamo risposte, smettiamo di pregare per quel soggetto.
Troppo spesso rinunciamo rapidamente alla preghiera; preghiamo una, o due volte per qualcosa e poi smettiamo. 
La nostra mancanza di perseveranza nel pregare spesso manifesta la nostra mancanza di pazienza e fede.
Un padre ha raccontato che durante il tempo trascorso in famiglia, ogni componente pregava per una persona. Suo figlio ha pregato Dio affinché aiutasse il suo amico Eddie a migliorare a scuola perché era scarso. Quando si sono incontrati la settimana successiva, il padre ha chiesto al figlio se avrebbe pregato di nuovo per Eddie. “No”, ha risposto il figlio, “ho pregato per Eddie la settimana scorsa ed è ancora scarso”.
Non scoraggiamoci se Dio non sta rispondendo alla preghiera, ma perseveriamo con fiducia, certi che ascolta e risponde quando e come vuole Lui, a chi lo cerca con cuore sincero (Salmo 51:6; 145:18; Isaia 29:13; Geremia 29:13; Matteo 5:8; Ebrei 10:22; Giacomo 4:8).
CONCLUSIONE
La preghiera non è un atto opzionale, ma un comando di vitale importanza per ogni discepolo di Gesù Cristo. 
Nelle parole di oggi, il Signore stesso ci ha esortato a chiedere, cercare e bussare con umile perseveranza, serietà, fede e riverenza. 
Solo così sperimenteremo la gloria di Dio Padre che opera meraviglie per coloro che lo invocano con cuore sincero. 
Lasciamoci quindi sfidare da questo insegnamento tanto antico eppure sempre nuovo, sempre attuale. 
Impariamo a pregare come non abbiamo mai fatto prima, certi che il Dio vivente ci ascolterà e ci benedirà oltre ogni immaginazione. 
Che questa parola possa accendere un nuovo fuoco di preghiera nelle nostre vite, un fuoco che arda costantemente elevando le nostre suppliche fino al trono del Signore.
Chiedi, cerca, bussa
Preghiera perseverante
Pioggia di grazia abbondanti

2 Cronache 30:10: “Da Gerusalemme a Zabulon – un viaggio di fede e persecuzione”

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