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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:72-74: La lode profetica di Zaccaria (2)

 Luca 1:72-74: La lode profetica di Zaccaria (2)
Ti sei mai chiesto perché il Signore ti ha salvato? 
Spesso pensiamo alla salvezza principalmente come una liberazione dal peccato, dalla condanna di Dio, dalla morte eterna. 
Questo è vero, ma è solo metà della storia. 
Nel testo di oggi, Zaccaria ci mostra che il Signore ci salva per uno scopo preciso: per servirlo.
Nel suo cantico di lode, Zaccaria pieno di Spirito Santo, celebra non solo la fedeltà di Dio nel mantenere le Sue promesse fatte ad Abraamo, ma anche il duplice aspetto della salvezza per la Sua misericordia: liberazione e servizio. 
È come ricevere non solo la libertà da una prigione, ma anche una chiamata a una nuova missione dopo essere usciti dalla prigione.
Nella precedente predicazione dei vv.67-71, abbiamo visto la benedizione del sacerdote Zaccaria, che pieno di Spirito Santo, loda il Signore per la salvezza e il Salvatore, ne abbiamo visto le caratteristiche.
In questa seconda parte della lode profetica di Zaccaria vediamo il carattere del Signore e la Sua concessione.
Cominciamo col vedere:
I IL CARATTERE DEL SIGNORE (vv.72-73)
Nei vv.72-73 vediamo due aspetti del carattere del Signore.
Prima di tutto vediamo:
A) La misericordia del Signore (v.72)
Nel v. 72 è scritto: “Egli usa così misericordia verso i nostri padri”.
La misericordia appartiene a Dio (cfr. per esempio Esodo 34:6; 2 Corinzi 1:3; Giacomo 5:11).
(1) La misericordia del Signore è più grande dei nostri bisogni
Come cristiani dobbiamo sempre ricordare e credere che la misericordia del Signore è più grande delle nostre miserie dovute al peccato.
Thomas Brooks affermava: “Come non c'è misericordia troppo grande perché Dio possa darla, così non c'è misericordia troppo piccola perché noi possiamo desiderarla”.
Non esiste un limite alla misericordia di Dio!
La Sua misericordia è come un pozzo senza fondo, è così ricca e abbondante (cfr. per esempio Efesini 2:4) che può superare qualsiasi nostra aspettativa, o necessità.
La misericordia di Dio è un tesoro inesauribile, una riserva infinita da cui attingere sempre.
Per questo motivo, le persone possono invocare con fiducia la misericordia di Dio nei momenti di bisogno (cfr. per esempio Matteo 15:22; 17:15; Luca 18:13; 2 Timoteo 1:16,18; Ebrei 4:14-16).
È nella misericordia divina che troviamo la forza di risorgere dalle nostre cadute e di affrontare le sfide della vita.
(2) La misericordia del Signore è decisiva ed efficace 
“Usa” (poiēsai), è “operare”, “agire”, “manifestare”, o il modo come si è comportato verso i padri (cfr. per esempio Matteo 7:12; Luca 13:22; 23:34; Giovanni 13:27; 1 Giovanni 1:6).
“Usa” (poiēsai -aoristo attivo infinito), è stato interpretato in modi diversi, dipende da come si intende la forma verbale infinito.
Come scopo della salvezza: Dio ha salvato, o salverà dai nemici per mostrare misericordia e ricordare il Suo patto. 
Oppure indica lo scopo di suscitare un potente Salvatore (v.69).
O ancora, “usa” indica il risultato della salvezza: Dio ci ha salvato, o salverà dai nemici e quindi mostra, o mostrerà la Sua misericordia e mantiene, o manterrà il Suo patto. 
Salvando il Suo popolo, Dio mostra che sta mantenendo le Sue promesse ai padri.
La misericordia è la promessa fatta ai padri; esprime effettivamente l'idea di un comportamento leale in conformità con il patto.
Oppure, “usa” spiega, chiarisce e sviluppa il pensiero della salvezza: la salvezza dai nostri nemici, cioè, Dio ha mostrato, o mostrerà misericordia e mantiene, o manterrà il Suo patto.
Infine, con “usa” inizia una nuova frase parallela al versetto precedente; Zaccaria continua a elencare i motivi per cui lodare Dio è appropriato.
Comunque sia, “usa misericordia” indica che un’azione decisiva ed efficace (aoristo).
La stessa cosa vale anche per il verbo “ricordare” (mnēsthēnai – aoristo passivo infinito).
(3) La misericordia del Signore è concreta
La misericordia di Dio non è una questione di semplici parole; si esprime in azioni concrete e adatte verso i bisogni, o sofferenze di una persona.
“Misericordia” (eleos) è avere compassione, è il sentimento di chi è commosso dalla vista della sofferenza di un altro, simpatizza con questo e agisce aiutarlo (cfr. per esempio Ebrei 4:14-16).
Ceslas Spicq riguardo il significato di questa parola greca scrive: “Si riferisce a un ‘sentimento’, vale a dire, il sentimento di chi è commosso dalla vista della sofferenza di un altro e in un certo senso ne condivide la partecipazione: compassione”.
Dal suo impiego nella traduzione greca dell’Antico Testamento (Settanta) il termine “misericordia” (ḥeseḏ), esprime l’amore paziente e costante, la compassione e la benevolenza attiva e concreta, la fedeltà di Dio alle Sue promesse nel contesto del patto (cfr. per esempio Esodo 20:6; 34:6-7; Deuteronomio 7:9; Salmo 25:10; 89:28; 103:2-6,8-11,13,18; Isaia 55:3,6; 57:15).
Troviamo la stessa parola sempre in questo capitolo di Luca al v.50 quando Maria esalta la misericordia del Signore per ogni generazione di coloro che lo temono.
E sempre nello stesso cantico, nel v.58, quando Maria dice che il Signore ha soccorso Israele, Suo servitore ricordandosi della misericordia di cui aveva parlato ai padri verso Abraamo e la sua discendenza.
Così anche troviamo la stessa parola al v. 58 riguardo a Elisabetta, la moglie di Zaccaria, quando i suoi vicini e parenti udirono che il Signore gli aveva usato grande misericordia dandogli un figlio (Giovanni Battista) e se ne rallegravano, perché era stata sterile per tanti anni.
Paolo collega questo stesso impegno divino di misericordia sovrana verso le persone immeritevoli sia quelli dell'Antico Patto i Giudei, a cominciare dai padri, e in e attraverso Cristo nel Nuovo Patto con la sua estensione ai Gentili, cioè i non Giudei (Romani 9:15–16,23; 11:31–32; 15:9). 
Quest'ultimo pensiero è ripreso in 1 Pietro 2:10 dove troviamo scritto per i cristiani di origine Gentile, cioè pagana: "Voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia."
Le persone entrano in relazione con Dio solo perché Dio mostra loro misericordia, altrimenti a causa dei nostri peccati non possiamo avere una relazione con Dio! 
Ma come diceva Thomas Watson: “ La misericordia di Dio può annegare grandi peccati, come il mare copre grandi rocce”.
La relazione con Dio è possibile solo grazie alla Sua misericordia, che supera ogni nostro limite, fragilità, peccati e ogni nostra colpa.
Quindi la misericordia di Dio non è solo un sentimento, ma un'azione fedele a favore dei padri, ma anche verso coloro che sono in Cristo secondo la promessa fatta ad Abraamo come vedremo più avanti.
Quindi:
(4) La misericordia del Signore è transgenerazionale
La misericordia non è un episodio, ma un racconto eterno che attraversa i secoli, tessendo la trama della salvezza.
"Verso i nostri padri" mostra la continuità dell'azione divina.
“Padri” si riferisce a tutte le generazioni precedenti da Abraamo, Isacco e Giacobbe in poi, perché nel contesto di questo versetto, arriva fino ai tempi di Zaccaria (v.74), ma anche a noi oggi come progenie di Abraamo in Cristo (Galati 3:15-29).
Quindi riepilogando la misericordia del Signore è transgenerazionale, cioè si estende attraverso le generazioni, continua nel presente come anche continuerà nel futuro.
E quindi è anche storica, nel senso che si concretizza nel tempo, è attiva nella storia della salvezza dell’umanità.
Questa frase, quindi, non parla solo di un'azione passata di Dio, ma di una caratteristica permanente del Suo agire nella storia, che continua a manifestarsi nel presente e si estenderà nel futuro.
Nei deserti più aridi dell'esistenza, la misericordia di Dio germoglia come un'oasi di speranza inattesa.
Come un fiume perenne, la misericordia divina scorre incessantemente, rinfrescando e ristorando le anime assetate di tutte le generazioni.
La misericordia del Signore è costante nel senso che non viene mai meno, e questo c’introduce alla:
B) Fedeltà del Signore (vv.72-73) 
Nei vv.72-73 leggiamo: “E si ricorda del suo santo patto, del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre”.
Il Signore non è solo misericordioso, ma è anche fedele! (cfr. per esempio Numeri 23:19; Deuteronomio 32:4; Salmo 89:8; 98:3; 117:2; Romani 3:3; 1 Corinzi 1:9).
La fedeltà di Dio è l'immutabile impegno divino a mantenere le Sue promesse, 
la Sua parola e il Suo patto, sia nei momenti di gioia che di prova.
L'azione di misericordia di Dio è parallela alla Sua azione di ricordare le promesse del Suo patto.
In connessione alla “misericordia” troviamo un quadro impressionante della fedeltà di Dio.
La profonda affermazione di Thomas Brooks secondo cui: "Un uomo farebbe meglio a dire che Dio non esiste piuttosto che dire che Dio è infedele", sottolinea come la fedeltà sia essenziale per la natura di Dio. 
L'idea di un Dio infedele contrasta con tutto ciò che la Bibbia ci insegna su di Lui. 
Negare la fedeltà di Dio distorcerebbe fondamentalmente il Suo carattere in modo più grave che negare la Sua esistenza; negarla significherebbe snaturare completamente chi Egli è e condizionerebbe negativamente la nostra fiducia in Lui!
“Old Faithful” , cioè “Vecchio fedele” è un geyser nel Parco Nazionale di Yellowstone, è stato così chiamato per la sua straordinaria regolarità, infatti da oltre un secolo, questo geyser di acqua calda erutta a intervalli più o meno regolari con eruzioni che arrivano a quaranta metri di altezza.
È visitato in media da quattro milioni di visitatori all’anno.
Un visitatore racconta questa testimonianza.
“Gruppi di turisti giapponesi e tedeschi circondavano il geyser, le loro telecamere puntate come armi sul famoso buco nel terreno. Un grande orologio digitale era lì accanto, e prevedeva 24 minuti fino alla prossima eruzione.
Mia moglie e io abbiamo passato il conto alla rovescia nella sala da pranzo dell'Old Faithful Inn con vista sul geyser. Quando l'orologio digitale ha raggiunto un minuto, noi, insieme a tutti gli altri commensali, abbiamo lasciato i nostri posti e ci siamo precipitati alle finestre per vedere il grande evento bagnato.
Ho notato che immediatamente, come se fosse stato dato un segnale, una squadra di camerieri si è avvicinata ai tavoli per riempire i bicchieri d'acqua e sparecchiare i piatti sporchi. Quando il geyser eruttò, noi turisti abbiamo esclamato "oh" e "ah" e abbiamo scattato le nostre foto; alcuni hanno applaudito spontaneamente. 
Ma, voltandomi indietro, vidi che nessun cameriere, o altri che lavoravano là, nemmeno quelli che avevano finito le loro faccende, guardavano fuori dalle enormi finestre. Old Faithful, diventato fin troppo familiare, aveva perso il suo potere di impressionarli”.
Ora, non dobbiamo mai diventare come i camerieri dell'Old Faithful, così abituati alla fedeltà di Dio da non meravigliarci più della Sua grandezza!
Molti cristiani prendono per scontato la fedeltà di Dio si sono abituati, è diventata per loro così familiare che non sono meravigliati più di questa meravigliosa verità, tanto da non lodarlo per questo.
Ma per Zaccaria non è stato così! Perché la sua lode al Signore evidenzia la fedeltà di Dio nel mantenere le Sue promesse.
Le promesse di Dio non sono semplici rassicurazioni, ma sono radicate nel Suo carattere, quindi anche nella Sua fedeltà, nel Suo impegno a mantenerle al Suo popolo.
Dio è veritiero e quindi dice la verità!
Non c'è nulla di ingannevole in Lui e non ci fa mai brutti scherzi, promettendo una cosa che poi non farà! 
Dio non è un uomo, che possa mentire! (cfr. per esempio Numeri 23:19; Romani 3:4; Tito 1:2; Ebrei 6:18; Giacomo 1:17).
Poiché Dio è veritiero, possiamo confidare che rimarrà fedele ogni volta che fa una promessa.
“C'è un Dio vivente; ha parlato nella Bibbia. Intende ciò che dice e farà tutto ciò che ha promesso” (Hudson Taylor).
Nessuna di tutte le buone promesse del Signore cade per terra, rimane inadempiuta; tutte si adempiono (cfr. per esempio Deuteronomio 32:4; Giosuè 21:45; Neemia 9:8; Salmo 145:13; Ebrei 10:23).
Le promesse forniscono speranza e forza, specialmente nei momenti difficili, perché sono certe come gli eventi passati.
“La fedeltà passata di Dio indica la Sua fedeltà futura” dice John D. Barry .
Poiché Dio è veritiero e fedele, è affidabile, possiamo essere certi che non cambierà idea su qualcosa a metà strada: ciò che inizia, lo finisce sempre! (Genesi 28:15; Deuteronomio 31:6; Salmo 18:2; Malachia 3:6; Filippesi 1:4–6; Giacomo 1:17).
La fedeltà del Signore la vediamo che:
(1) Si ricorda del Suo patto santo
“E si ricorda del suo santo patto”
“Ricordare” non implica che il Signore effettivamente è un Dio che dimentichi! 
Questo è impossibile per la Sua natura!
È un antropomorfismo, ovvero un attribuire a Dio caratteristiche tipicamente umane. 
La Bibbia, pur essendo ispirata da Dio, è stata scritta da autori umani e utilizza un linguaggio comprensibile all'uomo.
L’uso degli antropomorfismi serve a comunicare verità spirituali profonde in modo accessibile.
“Ricordare” (mnēsthēnai – aoristo passivo infinito) è richiamare informazioni alla memoria, rammentare a se stessi, volgere la propria mente a una cosa (cfr. per esempio Matteo 26:75; Luca 1:54; 24:6; Giovanni 2:17; 12:16; Atti 10:31; 2 Timoteo 1:4; Ebrei 2:6; 8:12; Giuda 17; Apocalisse 16:19).
Ma può avere anche il senso di considerare attentamente, di preoccuparsi nel senso di agire, ricordare per prendersi cura come, per esempio, la stessa parola è usata nella Settanta la traduzione greca Antico Testamento per indicare che Dio si ricordò di Rachele esaudendo la sua preghiera di avere un figlio (Genesi 30:22; cfr. per esempio Salmi 8:4; 78:7).
Allora “ricordare”, si riferisce al fatto che Dio mette in atto, realizza la Sua promessa del Suo santo patto.
Dio non è come noi umani che dimentichiamo le promesse che facciamo. Lui le mantiene sempre, fino all'ultimo dettaglio.
L'idea che Dio debba ricordare il Suo patto ricorre più volte nell'Antico Testamento (cfr. per esempio Esodo 2:24; Levitico 26:42; Salmo 105:8; 106:45).
Zaccaria, ispirato dallo Spirito Santo, ribadisce la fedeltà di Dio alle Sue promesse. 
Dio si ricorda del patto con Abraamo (Genesi 12:1-3; 15:18; 17:7; 22:18; Deuteronomio 7:8) e lo adempie, manifestando così la Sua misericordia e il Suo amore per il Suo popolo.
Il patto che ebbe inizio con la benedizione di Dio su Abrahamo scorre attraverso i secoli fedelmente per fornire il perdono, la redenzione e la benedizione eterna a tutti coloro che hanno fede nel Messia, il Signore Gesù Cristo (cfr. per esempio Genesi 12:1-3; Romani 4:11–12; Galati 3:6–7,15-29).
Sebbene il patto con Abraamo sia stato emanato unilateralmente da Dio e sia quindi incondizionato e irrevocabile, il godimento delle sue benedizioni avviene solo attraverso la fede (cfr. per esempio Genesi 15:6; Romani 4:3-9; Galati 3:6-9).
Il patto è il decreto di Dio che vincola Se Stesso e l'altra persona, in questo caso il popolo di Dio con promesse e avvertimenti.
Perché il patto (diathēkēs) è santo (hagias)?
Il patto è santo perché appartiene a Dio.
Proviene ed è eseguito direttamente da Dio. 
Dio, essendo santo, conferisce un carattere sacro a tutto ciò che istituisce. 
Il patto, quindi, è un riflesso della santità di Dio stesso.
Questo ci porta al secondo motivo:
Il patto è santo perché è speciale e separato da tutto il resto per Dio.
Il terzo motivo è:
Perché Dio è fedele alle Sue promesse. 
Il patto rappresenta una parola data, un impegno sacro che Dio non può infrangere. 
Questa inviolabilità lo rende santo e degno di rispetto.
Infine, il quarto motivo è:
Perché il patto è il fondamento su cui si costruisce la fede di Israele e, in seguito, della chiesa cristiana. 
È la base della speranza e della salvezza.
Ma Zaccaria aggiunge sempre nel v.73: “Del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre”, quindi la fedeltà del Signore la vediamo che:
(2) Si ricorda del giuramento che fece ad Abraamo
Questa frase: “Del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre”, può essere intesa per spiegare, chiarire, o definire (apposizione) ulteriormente il patto santo come il giuramento di Dio che ha fatto ad Abraamo che si trova in Genesi 22:16–18.
Il giuramento è parte integrante del patto.
Abraamo è considerato nella Bibbia come “padre” (cfr. per esempio Giosuè 24:3; Isaia 51:2; Luca 3:8; 16:24; Giovanni 8:39; Atti 7:2).
Il ricordo del giuramento fatto ai padri è un tema dell'Antico Testamento (cfr. per esempio Genesi 26:3; Esodo 2:24; 13:5; Levitico 26:42; Deuteronomio 7:8, 12; Salmo 105:8-9, 11; Geremia 11:5; 32:22; Michea 7:20), ma qui si riferisce ad Abraamo.
La menzione di Abraamo ricorda che Dio è fedele ai Suoi impegni originari. Salvando il Suo popolo per mezzo del Messia, cioè Gesù, Dio è fedele alle promesse del Suo patto.
Attraverso la venuta di Gesù, Dio mantiene le promesse fatte a entrambe le figure chiave dell'Antico Testamento evidenziate in questo cantico di Zaccaria: Abraamo e Davide (Luca 1:69,73).
Oppure questa frase aggiunge un'altra cosa che Dio ricordò, quindi che si è ricordato sia del Suo patto santo e anche il giuramento che fece ad Abraamo. 
Mentre Dio si ricordava del patto, si ricordò naturalmente del giuramento con cui suggellò quel patto (cfr. per esempio Genesi 22:16-18; Ebrei 6:13-14).
La parola “giuramento” (horkon) significava originariamente il bastone (horkos) che veniva afferrato e innalzato nel giuramento.
“Giuramento” indica una promessa solenne, una promessa fatta con giuramento (cfr. per esempio Numeri 30:3; Matteo 5:33; 14:7,9; Atti 2:30; Ebrei 6:16-17), o ciò che è solennemente promesso.
Perché Dio giura per Se Stesso?
Prima di tutto:
1) Il giuramento fatto da Dio sottolinea il carattere vincolante e la validità eterna della Sua promessa.
Il patto di Dio non è un contratto che può essere spezzato, è un impegno eterno sigillato con il Suo stesso giuramento.
Questo atto sottolinea la Sua fedeltà assoluta e la certezza delle Sue parole.
Dio vuole dimostrare in modo assoluto l'immutabilità della Sua promessa, e quindi confermarla. 
Questo giuramento rappresenta un segno di garanzia definitiva e irreversibile del patto che Dio stabilisce con Abraamo.
Non era necessario che Dio giurasse, perché la Sua parola è già perfetta e veritiera; il giuramento serve come ulteriore conferma e rassicurazione per i credenti.
Il Suo giuramento è un atto di grazia per rafforzare la nostra fede, non la Sua affidabilità.
In sostanza, il giuramento è un atto di grazia divina che dimostra l'assoluta affidabilità di Dio nei confronti delle Sue promesse.
In secondo luogo:
2) Il giuramento fatto da Dio per Se Stesso rafforza la promessa fatta ad Abraamo.
Il giuramento accresceva la natura vincolante di una promessa; veniva fatto per rafforzare la propria parola a un altro, e generalmente veniva fatto da qualcosa di più grande di loro (cfr. per esempio Ebrei 6:16).
I patti solenni di solito portavano un sigillo speciale di certezza, portavano come sigillo di inviolabilità la più forte certezza possibile, e in questo caso, poiché si trattava di un patto della massima importanza, il giuramento è di Dio stesso su Se Stesso. 
Dio ha giurato per Se Stesso perché non c’è un altro più grande di Lui, o superiore a Lui!
Dio non ha bisogno di garanti esterni per le Sue promesse, Egli stesso è la più alta garanzia possibile.
Questo gesto sottolinea che la promessa non dipende dalle capacità, o dai meriti umani, ma esclusivamente dalla fedeltà di Dio.
Significa che Dio, nella Sua infinita maestà, non ha bisogno di un garante esterno per confermare le Sue promesse, ma utilizza Se Stesso come la più alta garanzia possibile. 
Il fatto che Zaccaria dice: “E si ricorda del suo santo patto, del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre”, dimostra la continuità della promessa; la fedeltà di Dio non era limitata solo ad Abraamo, ma si estendeva ai suoi discendenti!
Ciò che Dio aveva promesso lo stavano vedendo avverarsi con l’arrivo del Messia, Gesù! 
Dio mantiene la Sua parola.
II LA CONCESSIONE DEL SIGNORE (v.74) 
Il v.74 dice: “Di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici”.
Nella concessione vediamo:
A) La grazia del Signore
“Concederci” letteralmente è: “Il donare noi” (tou dounai hēmin).
Questa parola si riferisce a donare un beneficio per grazia del Signore (cfr. per esempio Matteo 6:11; 7:11; 19:21; Luca 11:13; Romani 12:3,6; 1 Corinzi 3:10; Efesini 3:8; Giacomo 4:6).
Il Signore è un Dio di grazia (cfr. per esempio Romani 5:15; Efesini 1:7-8; 2:8; 1 Timoteo 1:14).
La grazia è amore che dona, che ama chi non è amabile, è la compassione per gli indegni; la bontà gratuita, immeritata e il favore di Dio verso l'umanità caduta nel peccato.
Martyn Lloyd Jones ha dato questa definizione: “Che cos'è la grazia? È un termine notoriamente difficile da definire. Grazia significa essenzialmente ‘favore immeritato’, un favore che non si merita, un favore che si riceve, ma a cui non si ha alcun diritto, o titolo, in nessuna forma, e di cui si è del tutto indegni e immeritevoli. Possiamo chiamarlo amore condiscendente, amore che si abbassa”.
Facciamo nostre le parole del Salmista del Salmo 103:1-2: “Benedici, anima mia, il SIGNORE; e tutto quello ch'è in me, benedica il suo santo nome. Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici”.
Dio ci benedice in molti modi diversi: spiritualmente (cfr. per esempio Efesini 1:3) e materialmente (cfr. per esempio Matteo 6:25-33).
In questo caso è la salvezza (rhysthéntas – aoristo passivo participio), cioè la liberazione dal potere dei nemici, quindi da un estremo, o grave pericolo (cfr. per esempio Matteo 27:43; 2 Timoteo 4:17) per servire il Signore.
“Concederci” racchiude l'essenza stessa della grazia divina in questa lode di Zaccaria. 
È come una cascata che scende dall'alto: non possiamo afferrarla, o pretenderla, possiamo solo riceverla. 
Zaccaria comprende che questa liberazione dai nemici non è una conquista umana, ma un dono che scende dalla grazia di Dio, come dalla Sua misericordia e fedeltà!
Il verbo è al passivo, quindi, indica che l’azione della salvezza non è umana, ma divina!
L’azione di Dio implica un'azione forte di strappare via dalle mani dei nemici, da una condizione di estremo pericolo.
Nella concessione vediamo:
B) La grazia del Signore per uno scopo
Il proposito del Signore per il Suo popolo è che lo potessero servire, come indicato dal verbo “concederci” (dounai - aoristo attivo infinito di scopo).
L'idea di essere salvati è subordinata a quella di servire Dio. 
Dio salva per servirlo (cfr. per esempio Deuteronomio 10:12; 1 Samuele 12:24; Romani 12:1-2,11; 1 Corinzi 6:19-20; Galati 5:13; Efesini 2:8-10; Tito 2:11-14; 1 Pietro 2:9-10).
Il concetto è quello di un dono divino, di una grazia concessa, dove Dio non solo libera, ma dona anche la capacità e l'opportunità di servirlo come vedremo, a Dio piacendo, la prossima volta quando vedremo i vv.74-75.
Così questa parola indica concedere a qualcuno l'opportunità, o l'occasione di fare qualcosa in questo contesto servire il Signore.
È Dio che lo permette, non l’uomo! Non è Abraamo, o qualsiasi altra persona!
In questo caso possiamo allora dire: Salvati per servire il Signore!
Come la suocera di Pietro dopo che fu guarita da Gesù si mise a servirlo (cfr. per esempio Matteo 8:14-15), tutti coloro che sono salvati da Gesù dai loro peccati lo serviranno!
C‘era una un uomo anziano che collezionava ruote di ogni genere: di un carro, di una carriola, e così via; eppure, in tutta la sua vita non aveva mai posseduto il mezzo di queste ruote. 
Quest’uomo non ha mai usato le sue ruote, le collezionava semplicemente!
In un certo senso ci sono chiese, o cristiani che dicono di essere stati salvati da Gesù Cristo, ma non fanno niente per Lui!
Sono praticamente niente più che “un mucchio di ruote”, buttate lì da qualche parte che non servono a nulla perché non sono state usate per niente!
"Salvati per servire" è un buon motto, ma implica più di quanto a volte siamo disposti a prendere in considerazione; implica servire il Signore secondo i doni che ci ha dato! (cfr. per esempio 1 Pietro 4:10-11).
Come abbiamo visto nella predicazione precedente (Luca 1:67-71), la liberazione non è solo una liberazione politica, o fisica, ma anche spirituale.
Essere liberati dalla mano dei nemici significa essere liberati dal peccato, dalla morte, da ogni forma di schiavitù, o pericolo (cfr. per esempio Esodo 6:6; Giudici 6:9; Giudici 8:34; 9:17; 2 Samuele 12:7; 22:49; Salmi 6:4; 17:13-14; 33:19; 34:17; Matteo 6:13; Giovanni 8:36; Romani 6:17-18; 7:24; 2 Corinzi 1:10; Colossesi 1:13; 2 Timoteo 3:11; 2 Pietro 2:7-9). 
Questa liberazione è un dono gratuito di Dio (cfr. per esempio Efesini 2:8-9), ottenuto non per i nostri meriti, ma per la Sua grazia! 
La natura del dono non è in noi, ma nella grazia di Dio come ci ricorda la storia di un re.
Un re desiderava esprimere il suo affetto per un soldato semplice del suo esercito gli diede una coppa riccamente tempestata di gioielli, la sua coppa. 
Il soldato che si fece avanti per ricevere il dono ed esclamò vergognosamente: "Questo è un dono troppo grande perché io lo riceva". 
"Non è troppo grande perché io lo dia", rispose il re. 
La risposta del re evidenzia la sovrana libertà del donatore, la grandezza del suo cuore, il fatto che il valore del dono riflette la grandezza del donatore, non il merito del ricevente.
Questa è anche la grazia sovrana del Signore! 
La grazia del Signore è come una cascata che non smette mai di scendere. 
Non possiamo meritarla, non possiamo controllarla, possiamo solo stare sotto di essa e lasciarci inondare da essa.
Ringraziamo il Signore per questo, e serviamolo allora come merita!
CONCLUSIONE
Abbiamo visto come la misericordia, la fedeltà e la grazia di Dio non sono concetti astratti, ma realtà concrete che si manifestano nella storia dei popoli come anche nelle nostre vite individualmente. 
Come un fiume perenne, la Sua misericordia scorre senza fine. Come una possente roccia, la Sua fedeltà rimane immutabile. Come una pioggia torrenziale, la Sua grazia ci avvolge e ci inonda.
Ma questa verità ci pone davanti a tre domande fondamentali:
1) Stiamo vivendo nella consapevolezza quotidiana della misericordia del Signore?
2) Quanto la fedeltà del Signore influenza la nostra fiducia in Lui nei momenti difficili?
3) Come stiamo rispondendo alla grazia del Signore? Lo stiamo servendo?
Ricordiamoci che siamo stati salvati non solo dalla schiavitù del peccato, ma per uno scopo: servire il Signore. 
Non siamo chiamati ad essere come quelle ruote collezionate che non si usano, come pezzi da museo, siamo chiamati a una vita di servizio attivo secondo i doni che il Signore ci ha dato!
Che da oggi possiamo cominciare a servire il Signore come Egli vuole, e se lo stiamo già facendo continuiamo a farlo con lo zelo che merita!
Perché, come abbiamo visto, non c'è dono troppo grande per il nostro Dio da dare, e non c'è servizio troppo piccolo per noi da offrire in risposta al Suo amore.


Luca 1:72-74: La lode profetica di Zaccaria (2)

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