Salmo 74:21-22: La natura della supplicazione di Asaf (2)
La storia raccontata in questo salmo di lamento, la possiamo dire in un modo poetico.Il cielo, una tela di nero inchiostro, era squarciato da strisce frastagliate di lampi. Il tuono rimbombò, un rombo assordante che scosse le fondamenta della terra. La pioggia scrosciava a torrenti, ogni goccia era un piccolo proiettile ghiacciato che si abbatteva sui vetri delle finestre.
Il vento ululava, una sinfonia luttuosa che portava con sé l'odore del sale e della decadenza.
Israele era un mare tempestoso in un fragile vascello, sballottato dall'implacabile tempesta.
Ma cosa fa Asaf in questo momento di profonda angoscia? Asaf alza gli occhi al cielo e rivolge a Dio una supplica urgente e appassionata, ma piena di fede.
Sebbene il salmo sia ambientato in un contesto storico specifico, i sentimenti di paura, angoscia e speranza espressi da Asaf sono universali.
La tempesta che si era abbattuta su Israele è un'allegoria delle tempeste che ciascuno di noi affronta nella vita.
Questa è la seconda parte della natura della supplicazione del salmista Asaf a Dio.
Nella prima parte (vv.18-20,23), abbiamo visto che Asaf esorta Dio a ricordare gli oltraggi del nemico fatti proprio a Dio e a rispettare il patto che Dio aveva fatto a Israele, quindi a ricordare le Sue promesse.
In questa predicazione vediamo che Asaf supplica Dio di salvare e di operare in favore del Suo popolo.
Cominciamo con la supplicazione di:
I SALVARE (v.21)
Il popolo di Israele, oppresso e sofferente, può essere paragonato a una nave in balia di una tempesta furiosa.
Proprio come una nave ha bisogno di un timoniere esperto per guidarla in salvo, così gli oppressi hanno bisogno della guida e della protezione di Dio per superare le loro grandi difficoltà.
Come abbiamo già visto nel v.19, il salmista supplica il Signore di non abbandonare Israele ai nemici, quindi di salvarlo, ed è quello che leggiamo anche
nel v.21: “L'oppresso non se ne torni confuso; fa' che il misero e il povero lodino il tuo nome”.
Questa è una richiesta di intervento divino a favore dei più deboli e dei bisognosi.
In generale ai tempi di Asaf, l’oppresso, il misero e il povero avevano risorse limitate, ed erano le vittime della violenza delle persone che avevano risorse e un grande potere.
“Il misero” e “il povero”, descrivono persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità, sia economica che sociale, e che spesso dipendono dalla protezione di Dio (cfr. per esempio Salmo 9:9; 10:18).
Il Signore è un Dio che ha una particolare preoccupazione per i poveri, i vulnerabili, gli emarginati (cfr. per esempio Salmo 12:5; 140:12; 146:7-9; Isaia 25:4; Giacomo 2:5), e vuole che siano aiutati dalla popolazione (cfr. per esempio Deuteronomio 15:11; Isaia 1:17; Matteo 25:40; Giacomo 1:27).
Qui i termini descrivono l’identità collettiva del popolo d’Israele contro gli invasori nemici, eserciti che avevano il potere e le risorse per schiacciare Israele che era senza risorse e vulnerabile.
A differenza di quello che diceva Sigmund Freud sui desideri: “Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi”, Asaf qui ha due desideri in questa supplicazione che esprime a Dio.
A) Il primo desiderio è che Israele non sia umiliato (v.21)
Infatti, “confuso” (niklām) indica “l’essere disonorato”, “messo in vergogna”, “umiliato” (cfr. per esempio 1 Samuele 20:34; 25:15; 2 Samuele 10:5; Proverbi 28:7).
Per lo studioso John N. Oswalt: “Denota il senso di disonore che accompagna le umiliazioni pubbliche”.
Può avere anche una connotazione di una speranza delusa, di disperazione (Geremia 14:3).
Ma questa confusione d’Israele, quindi vergogna e umiliazione, o disperazione, era dovuta a causa dei suoi peccati (cfr. per esempio Geremia 25:8-11; Lamentazioni 1:5-20) e a causa della loro impotenza davanti i suoi nemici (cfr. per esempio Isaia 30:3; Ezechiele 32:30).
Il salmista chiede a Dio di non permettere che l’oppresso, cioè Israele sia ulteriormente umiliato dalla sua situazione a causa dei nemici.
“Oppresso” (dǎḵ) si riferisce a qualcuno che è calpestato, schiacciato, abbattuto spezzato; quindi, afflitto sia fisicamente che spiritualmente (cfr. per esempio Salmo 9:9; 10:18); questo è in relazione al popolo Giudaico che è stato attaccato e poi schiacciato da coloro che avevano ottenuto potere su di loro, cioè l’esercito nemico Babilonese.
“Non se ne torni” potrebbe riferirsi al tornare da Dio dopo aver chiesto aiuto.
Il salmista sta pregando che l'oppresso non torni "a mani vuote" o deluso dopo aver cercato l'aiuto divino.
Oppure potrebbe essere una metafora per indicare che l'oppresso non dovrebbe essere lasciato nella sua condizione di confusione o vergogna.
O ancora potrebbe riferirsi al tornare a casa, sperando che l'oppresso possa farlo senza confusione, o umiliazione in quanto le sue preghiere non sono state ascoltate.
Comunque, sottolinea la speranza di un cambiamento positivo nella condizione dell'oppresso.
Ora applicato a noi:
Tutti noi, in un momento o nell'altro, ci troviamo in situazioni di debolezza
oppure di oppressione, sia essa di natura emotiva, relazionale o sociale.
Come il salmista, possiamo rivolgerci a Dio per chiedere la Sua protezione e guida.
Anche nei momenti più bui, la speranza è un faro che illumina il cammino, o un’ancora che ci tiene saldi durante le tempeste della vita.
La fiducia e la speranza in Dio ci permettono di affrontare le sfide con una prospettiva positiva, sapendo che Egli può trasformare ogni situazione.
Il Salmo ci invita a essere attenti alle sofferenze degli altri e a intercedere per
loro.
Possiamo farlo attraverso la preghiera, il volontariato, donazioni, o semplicemente offrendo una parola di conforto.
B) Il secondo desiderio del salmista è che Israele lodi il Signore (v.21)
Sempre nel v.21 leggiamo: “Fa' che il misero e il povero lodino il tuo nome”.
Il “misero” (ʿānî) è la stessa parola del v. 19 per “poveri afflitti”.
Questa parola descriveva le persone vittime e perseguitate dagli stratagemmi di altri nella comunità che non si sentivano in obbligo verso i suoi membri più deboli, piuttosto usano la loro debolezza a proprio vantaggio.
Quindi indicava una persona che è stata vittima di qualche dolore, lesione, o danno, sia fisico che mentale, spesso associato a trattamenti o eventi ricorrenti (cfr. per esempio Salmo 9:13; 10:2,9;12:5; 22:24; Isaia 14:32; 26:6; Amos 8:4; Abacuc 3:14).
Nell'Antico Testamento, quindi, il Signore e i giusti intervengono in difesa dei poveri e degli indifesi punendo coloro che cercano di sfruttarli (cfr. per esempio Salmo 82:3-4), o provvedendo alle loro necessità (cfr. per esempio 1 Samuele 2:8; Salmo 41:1; 72:12; 113:7; Proverbi 22:9).
Il “povero” (ʾebyôn) è il bisognoso, cioè, colui, o colei, che appartiene a persone indigenti, che è nel bisogno di qualcosa di necessario per la vita: per esempio, cibo, (Esodo 23:11); vestiario (Giobbe 31:19); acqua (Isaia 41:17), quindi hanno una classe di basso status e poco potere politico che sono anche oppressi e maltrattati (cfr. per Esodo 23:6; Amos 4:1) attraverso l’ingiustizia giudiziaria (Esodo 23:6; Salmo 140:12; Isaia 32:7; Geremia 5:28; Amodio 5:2), la trattenuta del salario (Deuteronomio 24:14–15), la violenza (Giobbe 24:4, 14; Salmo 37:14; Proverbi 30:14; Geremia 2:34), la rapina (Salmo 35:10; Ezechiele 22:29) e la schiavitù (Amos 2:6; 8:6).
Il Signore è il difensore e il liberatore dei poveri (cfr. per esempio Deuteronomio 15:9; 1 Samuele 2:8; Salmo 12:5; 35:10; 109:31).
Il salmista desidera che Israele possa sperimentare la liberazione e la consolazione di Dio, e quindi lodarlo pubblicamente.
Ciò implica la speranza di un cambiamento nella loro situazione.
“Fa' che il misero e il povero lodino il tuo nome” significa dare loro una ragione per lodare, cioè liberarli, avere un motivo per lodare il Signore.
Così la salvezza diventa una ragione per lodare Dio (cfr. per esempio Salmo 118:21) come ha fatto Israele dopo aver attraversato il Mar Rosso dopo la liberazione dalla schiavitù Egiziana (Esodo 15:1-21; cfr. per esempio Salmo 30:1-5; 103; 118:21).
Anche nelle circostanze più buie, la speranza è sempre possibile e mantiene viva la nostra visione del cielo come ha eloquentemente espresso Thomas Benton Brooks: “La speranza può vedere il cielo attraverso le nuvole più spesse”.
E come dice un proverbio italiano: "La speranza è il patrimonio dei bisognosi".
La speranza è come un bene prezioso che può aiutarci a superare le avversità, e la speranza in Dio lo è ancora di più!
In un contesto più ampio, possiamo dire: anche nelle profondità della disperazione, la speranza può trovare la sua voce!
Non dobbiamo mai perdere la speranza che Dio possa cambiare qualsiasi brutta circostanza!
Inoltre, il salmista dimostra una profonda fiducia nella compassione divina per coloro che sono oppressi e bisognosi, ed è quello che dovremmo fare tutti noi anche oggi, pregare che i più deboli possano essere soccorsi e sostenuti da Dio.
Ora, quando i più deboli lodano Dio, la chiesa intera ne trae forza e ispirazione. La loro lode è un inno alla speranza e alla redenzione.
La lode è una risposta alla salvezza.
La lode a Dio è la risposta naturale di coloro che sono stati salvati e liberati.
Il canto più dolce della salvezza è cantato da coloro che un tempo erano stati ridotti al silenzio.
Quando Dio interviene a liberare i Suoi, coloro che sono stati salvati sono chiamati a lodarlo pubblicamente, testimoniando la Sua grandezza e la Sua misericordia.
Nella natura della supplicazione vediamo che viene chiesto a Dio di:
II OPERARE (v.22)
Nel v.22 leggiamo: “Ergiti, o Dio, difendi la tua causa!”
Il v.22 dice anche: “Ricordati che lo stolto ti oltraggia tutto il giorno”, ma ne abbiamo già parlato del significato delle parole “ricordati”, “stolto” e “oltraggio” quando abbiamo commentato il v.18.
Una piccola nota da fare è su: “Tutto il giorno”, questa frase sottolinea la persistenza e l'intensità di queste offese.
Ancora in questo salmo, vediamo due verbi all’imperativo rivolte a Dio: “Ergiti” (qûmâ – qal imperativo coortativo attivo) e “difendi” (rîbâ - qal imperativo coortativo attivo) che sono esortazioni di Asaf a Dio!
Esprimono l’urgenza e il desiderio del salmista nel vedere Dio agire come giudice.
A volte sembra, come dice il v.1, che il Signore abbia rigettato il Suo popolo per sempre; ma è l'Unico come scrive Walter Brueggemann: "A cui rivolgersi, che è ancora credibile, che ha un passato noto, che può ricevere imperativi e che è quindi il fondamento della speranza".
Asaf richiede la fine del periodo di inattività di Dio, esorta Dio ad agire dopo che è stato per molto tempo indifferente alla Sua causa.
Il salmista prega che Dio prenda qualche provvedimento contro il nemico.
Egli ha già pregato questo in precedenza in questo salmo (Salmo 74:3,11).
Noi vediamo due appelli a Dio del salmista.
Consideriamo il primo appello:
A) Ergiti! (v.22)
È l'azione fisica di alzarsi in piedi (cfr. per esempio Genesi 19:33, 35; Rut 3:14).
È alzarsi allo scopo di intraprendere un'azione, alzarsi per agire, muoversi e fare qualcosa.
Dio è come un campione che ha temporaneamente abbandonato l'arena.
Asaf lo invita a tornare in campo e a difendere il Suo onore; vuole che Dio irrompa sulla scena come un potente guerriero per salvare il suo popolo!
Questo verbo indica l’intervento personale del Signore (cfr. per esempio Salmo 12:5; Isaia 33:10) come un guerriero che va in battaglia (Isaia 28:21), Egli si alza per attaccare i Suoi nemici (cfr. per esempio Salmo 68:1; Amos 7:9), per propagare il Suo terrore (cfr. per esempio Isaia 2:19,21) e per venire in aiuto dei deboli (cfr. per esempio Salmo 76:9; 102:13).
Come in questo versetto, di conseguenza, si può chiedere al Signore di intervenire per il Suo popolo in aiuto (cfr. per esempio Numeri 10:35; Salmo 3:7; 7:6; 9:19; 10:12; 17:13; 35:2; 44:26; 82:8; 132:8).
Asaf supplica Dio affinché intervenga attivamente nella situazione.
È un grido di aiuto e di fiducia in Dio (ʾelōhiym), l'essere soprannaturale che ha dato origine all'universo (cfr. per esempio Genesi 1:1; Isaia 45:18; Giona 1:9), e lo governa; perché è l’assoluto Sovrano, è l’unico Dio! (cfr. per esempio Genesi 24:3,7; Deuteronomio 4:34-35,39; 10:17; Giosuè 2:11; 1 Re 20:28; 2 Cronache 36:23; Neemia 2:4,20; Isaia 37:16; 54:5; Geremia 32:27).
Dio non è un semplice spettatore della storia umana, ma un attore attivo che interviene per realizzare i Suoi scopi.
Dio, il Re dei re, estende il Suo dominio su tutto l'universo e nulla gli sfugge!
La Sua sovranità è universale ed efficace, raggiunge tutto e tutti (cfr. per esempio Salmo 33:10-11; 47; Proverbi 16:33; Matteo 8:23-27; Atti 17:26) e realizza lo scopo che si è prefissato! (cfr. per esempio Giobbe 42:2; Proverbi 21:30; Isaia 14:24-27; 46:10; 55:11; Matteo 19:26).
La sovranità di Dio non è un concetto astratto, ma una forza attiva che plasma l'universo e la storia secondo i Suoi disegni!
Non esiste un solo piccolo elemento nell'universo che sia al di fuori del controllo e della sovranità di Dio come ci fa capire giustamente John Blanchard: “Dio ha il controllo di ogni atomo del suo universo e anche le cose che sembrano una diretta contraddizione del suo amore si riveleranno un giorno una conferma dinamica del suo potere”.
Dio è Dio Onnipotente! (Genesi 17:1-8).
Questo è un altro motivo per cui Asaf supplicava Dio per cambiare la brutta circostanza in cui si trovavano i Giudei.
Ed è anche questo che ci motiva nel supplicarlo per noi stessi e per gli altri perché crediamo che il Signore è Dio sovrano, onnipotente e assoluto!
Dio non è un semplice spettatore della storia, ma un regista che la controlla!
Il secondo appello è:
B) Difendi!
“Difendi la tua causa” (v.22).
Le nostre preghiere necessitano di una maturazione spirituale che le porti a concentrarsi sempre più su Dio e i Suoi propositi!
Chris Tiegreen ci sfida a questo cambiamento di prospettiva, invitandoci a passare da preghiere centrate sui nostri bisogni a preghiere che cercano principalmente la gloria di Dio; infatti, parlando delle preghiere che devono concentrarsi su Dio, Chris Tiegreen scrive: “Le nostre preghiere dovrebbero riguardare tutte Dio e i Suoi scopi. Quando preghi per l'aiuto di Dio, qual è la tua motivazione? Se sei nella media e normale, preghi per i tuoi bisogni. Non c'è niente di sbagliato biblicamente in questo. Ma c'è una maturità che deve crescere in noi. Le preghiere bibliche devono alla fine essere in linea con l'agenda biblica: mostrare la gloria di Dio. Non c'è modo migliore per ottenere la vittoria in una crisi che spostare la nostra attenzione dai nostri scopi a quelli di Dio. Le nostre preghiere devono passare da ‘Signore, difendi la mia causa’ a ‘Signore, difendi la Tua causa’. Le grida di aiuto che iniziano con la nostra disperazione devono concludersi con una profonda preoccupazione per l'opera di Dio e la reputazione del Suo nome. La nostra causa deve cedere il passo alla Sua e la nostra volontà deve essere plasmata come la Sua, per la gloria del Suo nome”.
Dunque, secondo questa citazione di Chris Tiegreen, le nostre preghiere, se vogliono essere bibliche, devono essere motivate dalla gloria e per la gloria di Dio!
Asaf esorta Dio a difendere la Sua causa.
È un appello all'onore e alla reputazione del Signore!
“Difendi la tua causa” ricorda la frase "per amore del tuo nome"(cfr. per esempio Salmo 109:21; 143:11-12; Geremia 14:21), o “per amore del mio nome” (cfr. per esempio Isaia 48:9), o “per la gloria del tuo nome” (cfr. per esempio Salmo 79:9).
Questi versetti si riferiscono al fatto che Dio è legato al Suo nome e che interverrà per difenderlo e glorificarlo.
Questa verità è profondamente radicata nella Bibbia e continua a risuonare nel cuore del credente maturo.
I nemici non sono solo i nemici di Israele, sono i nemici di Dio!
La fede di Asaf chiede a Dio non solo di alzarsi per agire, ma di rimanere in piedi per difendere la Sua propria causa come giudice.
In altri salmi, il salmista chiede al Signore di difendere la propria causa (cfr. per esempio Salmo 35:1; 43:1; 119:154); ma qui è il salmista che esorta Dio a difendere la Sua causa, quella cioè di Dio.
Dio viene rappresentato come un giudice che ha finora taciuto di fronte all'ingiustizia.
L'appello di Asaf è un invito a pronunciare un verdetto giusto e a ristabilire l'ordine.
“Difendi” (rîbâ) è una parola legale, quindi difendere e argomentare in un procedimento legale, contestare una causa (cfr. per esempio Esodo 23:2; 1 Samuele 24:16; 25:39; Salmo 43:1; 74:22; 119:154; Proverbi 22:23; 23:11; 25:9; Geremia 50:34; 51:36; Michea 7:9).
Come confermato anche dalla parola “causa” (rîbekā) termine generico per qualsiasi procedimento presso un tribunale mediante il quale un individuo cerca un rimedio legale, quindi è una causa legale (cfr. per esempio Deuteronomio 1:12; 2 Samuele 15:2,4; Isaia 1:23; 41:21; Geremia 11:20; 20:12; Proverbi 18:17 25:9).
Qui si sottolinea che la causa in questione non è solo una qualsiasi, ma è la causa stessa di Dio.
Il salmista invita Dio a intervenire attivamente in una situazione in cui il Suo nome, la Sua autorità, la Sua gloria e la Sua reputazione sono stati offesi, perché hanno toccato qualcosa che appartiene a Dio.
I Babilonesi, popolo stolto come lo chiama Asaf (Salmo 74:18,22) che hanno devastato la Giudea non hanno fatto solo male al popolo (Salmo 74:1,19), ma hanno distrutto anche il tempio del Signore e i luoghi di preghiera, vi hanno messo dentro i loro stendardi profanandolo (Salmo 74:3-8), lo hanno oltraggiato pesantemente, costantemente e disprezzato (Salmo 74:18,22; 2 Re 18-19; Isaia 36-37); quindi è stato anche un attacco al Signore, e in questo modo hanno pensato erroneamente che la vittoria su Israele fosse anche la vittoria sul Dio d’Israele!
Così il salmista secondo VanGemeren osserva: "Gli atti di Dio sono principalmente una rivendicazione del suo nome e secondariamente del suo popolo. Finché continua lo stolto scherno, i nemici hanno motivo di vantarsi della loro forza".
Le parole finali del salmo supplicano il Signore a intraprendere un'azione forte e decisa per mettere a tacere i Suoi nemici, che sono anche i nemici del Suo popolo.
In realtà Dio ha usato i Babilonesi per giudicare il Suo popolo! (cfr. per esempio Geremia 25:9; Geremia 27:6; 2 Cronache 36:17). Era questo il Suo piano!
Ma per Asaf era in gioco il potere e la gloria di Dio!
È un appello affinché Dio rivendichi la Sua giustizia e il Suo potere.
Anche se Asaf invita Dio a ergersi per difendere la Sua causa, cioè il fatto che il Suo nome è stato disprezzato, è una questione che riguarda anche il Suo popolo, pertanto è una richiesta di difesa per il Suo popolo!
“La causa di Israele è la causa di Dio; i suoi interessi coincidono con quelli del suo popolo. Quindi quando Dio difende la sua causa, sta difendendo la causa del suo popolo” (Robert G. Bratcher – William D. Reyburn).
Quando Babilonia derideva Israele, Babilonia derideva anche il Dio di Israele.
Quando Saulo perseguitava i discepoli di Gesù stava perseguitando Gesù stesso! (Atti 9:4).
Nel tribunale universale, Dio è esortato ad agire come giudice! (cfr. per esempio Salmo 7:6; 75:7; 82:1; Isaia 3:13–14; Romani 2:5; 3:6; 2 Timoteo 4:8; 2 Pietro 3:9).
Quindi non è una preghiera di vendetta, ma una preghiera per una giusta punizione.
Come il salmista sembra che Dio non stia facendo nulla e abbia bisogno di alzarsi e di agire con decisione contro il male, così a volte anche noi oggi tendiamo a pensare in questo modo quando il male sembra prendere piede in questo mondo, ma Dio agirà a Suo tempo, e vincerà il male!!
Anche quando il male sembra trionfare, la causa di Dio resta invincibile, in attesa del momento perfetto per manifestarsi!
Il Signore è il giusto giudice, pertanto portiamo a Lui le nostre cause, le nostre vicende a Lui, tutto ciò che subiamo che ci sembra ingiusto e Lui farà giustizia! (cfr. per esempio Romani 12:17-19).
Dobbiamo sempre ricordare che il silenzio di Dio non è indifferenza!
A volte Dio tace per agire in modo più potente.
La Sua apparente assenza è spesso il preludio alla Sua manifestazione gloriosa com’è accaduto per esempio con la resurrezione di Lazzaro quando Gesù aspettò di proposito che morisse per manifestare la gloria di Dio (Giovanni 11:1-45).
Così come nel caso di Lazzaro, anche noi possiamo attraversare periodi di silenzio di Dio, dove sembra che Egli sia lontano, o indifferente.
Ma proprio come Gesù ha risuscitato Lazzaro dal sepolcro, così può trasformare le nostre più grandi sofferenze in occasioni di gloria!
CONCLUSIONE
Così in sintesi Asaf ci insegna:
1) A sperare in Dio affinché cambi le nostre brutte circostanze in salvezza
Anche nei momenti più bui, la speranza non deve mai abbandonarci.
Ma per coltivare la speranza è necessario che noi siamo consapevoli di chi è Dio e delle Sue promesse e avere fede in Lui.
La speranza si “nutre” e cresce di Dio!
Con una forte speranza possiamo pregare Dio!
La preghiera è il nostro ancoraggio in mezzo alla tempesta, la nostra luce nelle tenebre, il respiro che ci mantiene connessi alla sorgente della vita!
Affidiamo a Dio le nostre preoccupazioni, angosce e le nostre paure, certi che Egli ascolterà il nostro grido e interverrà a nostro favore.
Asaf ci insegna a:
2) Invitare Dio all'azione:
Asaf non si limita a supplicare, ma esorta anche Dio ad agire.
Siamo chiamati a fare lo stesso: a pregare con insistenza, passione e urgenza.
Infine, Asaf ci insegna:
3) A cercare la gloria di Dio
Asaf non supplica Dio solo per la liberazione di Israele, ma anche per la glorificazione del Suo nome.
Egli comprende che la salvezza del popolo è intrinsecamente legata alla gloria di Dio.
La sua preghiera ci insegna a non limitare Dio alle nostre supplicazioni, ma a implorarlo per agire per la Sua gloria.