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"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

1 Tessalonicesi 5:18: La gratitudine a Dio in ogni circostanza è possibile

 1 Tessalonicesi 5:18: La gratitudine a Dio in ogni circostanza è possibile
Spesso attraversiamo ondate di sensazioni di lontananza da Dio soprattutto quando le circostanze sono brutte e siamo sotto i tormenti dello scoraggiamento.
Sembrerà strano, ma la migliore cura è entrare alla presenza di Dio ringraziandolo come ha fatto Chester Allen Bitterman.
Chester Allen Bitterman aveva un figlio Chet Bitterman, un missionario della Wycliffe - missione che si occupa di traduzioni della Bibbia - che fu rapito e poi ucciso da guerriglieri rivoluzionari in Colombia il 19 gennaio 1981. 
Suo padre, Chester Allen Bitterman, lottò contro la sua fede, reagendo con rabbia e disperazione intense anche contro Dio, quando seppe del rapimento del figlio, immaginando violenti tentativi di salvataggio per strapparlo dai rapitori. 
In mezzo al suo tumulto interiore, il versetto della Bibbia che gli risuonava in mente, era proprio 1 Tessalonicesi 5:18.
Come poteva ringraziare Dio pensando al figlio rapito!?
Il versetto suonava come una sciocchezza per Bitterman. "Paolo non ha mai avuto un figlio in ostaggio, è assurdo rendere grazie in un momento come questo", disse fra se.
Ma il versetto gli tornò ancora in mente: “In ogni cosa rendete grazie”. ... E poi ancora. E ancora. Bitterman lottò contro quel versetto con tutte le sue forze, argomentando e resistendo. Ma non riuscì a evitarlo: “... perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù per voi”.
Alla fine, cadde in ginocchio e iniziò a singhiozzare, sentendo nel suo cuore che non avrebbe mai più rivisto suo figlio Chet. Le ore passarono. 
Pregò, meditò e pianse, e lentamente, molto lentamente, il suo cuore cambiò. Cominciò a percepire benedizioni non riconosciute, cominciò “a stringere una mano divina”, cominciò a sperimentare il potere della preghiera e di quel versetto.
Quella notte un padre angosciato sentì il cuore del Padre.
Questo esempio, ci fa capire che ringraziare Dio in ogni circostanza è possibile!
Questo è il tema della predicazione di oggi, concentrandoci sul fatto che è un’esortazione.
Consideriamo allora:
I IL COMANDAMENTO A RINGRAZIARE DIO
“Rendete grazie”.
Il ringraziamento dovrebbe caratterizzare sempre un cristiano, deve proprio abbondare in loro (Colossesi 2:7; 3:17), proprio come lo deve essere la gioia e la preghiera (1 Tessalonicesi 5:16–17).
La gratitudine è una pratica rara oggi, molto probabilmente perché le persone credono che tutto a loro sia dovuto, oppure perché quello che hanno se lo sono guadagnato con il loro sudore, oppure perché può essere considerato come un segno di debolezza, o ancora perché sono talmente concentrati su quello che non hanno e non apprezzano quello che hanno, e in questo modo sono così sempre frustrati e negativi.
Secondo Paolo, l’ingratitudine verso Dio è caratteristica della corruzione morale pagana, di un cuore non rigenerato dallo Spirito Santo (Romani 1:21; 2 Timoteo 3:1-5).
Il riferimento di Paolo al ringraziamento non è inaspettato, dato che lo troviamo abbondantemente presente altrove nelle sue lettere in varie forme (Romani 1:8–10; 14:6; 1 Corinzi 1:4; 14:16; 2 Corinzi 1:11; 4:15; 9:11-12; Efesini 1:16; 5:4,20; Filippesi 1:3–4; 4:4–6; Colossesi 1:3,12; 3:15,17; 4:2; 1 Tessalonicesi 1:2; 3:9–10; 2 Tessalonicesi 1:3; 2:13; 1 Timoteo 2:1; 4:3–4; 2 Timoteo 1:3), tanto che possiamo affermare insieme a Martyn Lloyd-Jones: “La prima grande caratteristica del vero cristiano è sempre un senso di gratitudine e di riconoscenza verso Dio”.
Quindi, è spiritualmente anormale che i cristiani siano ingrati a Dio!
“Rendete grazie” (eucharisteite - presente attivo imperativo) significa che sempre dobbiamo ringraziare Dio, questo è un comando che riflette la nostra relazione con Dio, Colui che ci dato e ci dona tanto anche se non lo meritiamo. 
Come non dobbiamo mai cessare di pregare (v.17), così non dobbiamo mai cessare di ringraziare Dio (cfr. per esempio Atti 28:15; Romani 7:25; 1 Corinzi 14:18; Colossesi 1:3,12; 3:17; Efesini 5:20; Filippesi 1:4; Apocalisse 11:17).
Nessuna supplicazione e intercessione può essere fatta senza un simultaneo ringraziamento a Dio! (cfr. per esempio Filippesi 4:6; Colossesi 2:7; 4:2; 1 Timoteo 2:1).
Quando supplichiamo Dio, lo dobbiamo anche ringraziare!
Inoltre, quando Paolo usava la parola “ringraziamento” (eucharisteō) nelle sue lettere, era spesso collegata a "sempre" (1 Corinzi 1:4), o "non smetto mai" (Efesini 1:16), oppure "continuamente" (Efesini 5:20).
La parola greca per “rendete grazie” (eucharisteite) significa “essere riconoscenti”, “essere grato”, essere colpito da un sentimento di gratitudine per la gentilezza ricevuta, o benefici ed essere pronto e disposto a riconoscerla.
Dunque, la gratitudine è un'emozione, o un sentimento di riconoscenza; implica un caldo senso di apprezzamento per una gentilezza ricevuta, accompagnato da un sentimento di buona volontà verso il benefattore e dal desiderio di ricambiare il favore.
“La gratitudine era al centro della fede biblica perché costituiva l'unica risposta appropriata a ciò che Dio aveva fatto per il suo popolo” scrive R. E. Perry.
Nelle nostre preghiere faremmo bene a ricordare le tante benedizioni materiali e spirituali per la grazia di Dio ricordando quel Proverbio Cinese: "Quando bevi dal ruscello, ricordati della sorgente".
In questo modo avremo un cuore sempre riconoscente a Dio!
Nell’esortazione vediamo:
II LE CIRCOSTANZE DEL RINGRAZIARE DIO 
Nel 1636, nel mezzo dell'oscurità della Guerra dei Trent'anni, si dice che un pastore luterano tedesco, Martin Rinkart, abbia seppellito cinquemila dei suoi membri di chiesa in un anno, una media di quindici al giorno. La sua chiesa fu devastata dalla guerra, dalla morte e dal disastro economico.
Nel cuore di quell'oscurità, con le grida di paura che provenivano fuori dalla sua finestra, si sedette e scrisse questa preghiera di ringraziamento per i suoi figli:
“Ora ringraziamo tutti il nostro Dio con il cuore, le mani e le voci, che ha fatto cose meravigliose, di cui il suo mondo gioisce. Che, dalle braccia di nostra madre,
ci ha guidati sulla nostra strada con innumerevoli doni d'amore ed è ancora nostro oggi”.
Il cristiano spiritualmente maturo non ringrazia Dio solo nelle circostanze piacevoli! 
Anche Paolo e Sila avevano questo spirito di ringraziamento in circostanze sfavorevoli, quando erano imprigionati a Filippi (Atti 16:25).
Il cristiano affronta le circostanze avverse della vita non con uno spirito di rassegnazione, o di lamentazione, o di incredulità, ma con uno spirito di gratitudine incrollabile a Dio.
Non importa quali lotte, prove, o vicissitudini di vario genere accadono nella vita dei cristiani, con l'ovvia eccezione dei peccati personali, essi devono rendere sempre grazie a Dio per ogni cosa come ci viene ricordato per esempio in Efesini 5:20 (cfr. per esempio Atti 5:41; Giacomo 1:2–3; 1 Pietro 1:6–9).
Ma in questo testo, Paolo non dice di ringraziare Dio “per ogni cosa”, ma “in ogni cosa” (en panti), cioè in ogni circostanza (cfr. per esempio Matteo 8:32; 24:34; 26:56; Luca 4:5; 1 Corinzi 1:5; 3:21; 2 Corinzi 6:4; 11:6,9; Galati 5:14; Filippesi 4:12); o in circostanze di ogni genere (cfr. per esempio Matteo 4:23; Romani 1:18; 2 Corinzi 1:4; 4:8), quindi anche in mezzo alle difficoltà, alle tragedie, alla sofferenza!
La chiamata al ringraziamento è la chiamata a ringraziare in mezzo a ogni situazione, per quanto buona, o avversa possa essere!
È facile ringraziare Dio quando va tutto bene, ma ringraziarlo in ogni circostanza; quindi, quando stiamo attraversando un periodo davvero difficile, non è facile; ma è possibile come ci ordina Paolo, e come hanno fatto proprio lui e Sila, Martin Rinkart e Chester Allen Bitterman, e tanti altri!
Quelli di Tessalonica conoscevano la sofferenza dovuta alla persecuzione per la fede (cfr. per esempio 1 Tessalonicesi 1:6; 2:14; 2 Tessalonicesi 1:4-10), Paolo li esorta nonostante la loro sofferenza a essere grati a Dio!
Allora la gratitudine a Dio deve trascendere le circostanze!
Le piante sempreverdi, per esempio di arancio, o di cipresso, sono piante che, a differenza delle caducifoglie, per esempio gli alberi di faggio, o di quercia, le foglie non cambiano colore, rimangono sempre verdi! Mantengono così la loro colorazione verde tutto l'anno.
Un sempreverde è sempre verde nonostante i cambiamenti del clima circostante. È verde sia nel caldo dell'estate che nel freddo dell'inverno. 
Così anche le nostre vite devono essere caratterizzate da una gratitudine duratura a Dio che non è influenzata dai cambiamenti che ci circondano. 
Quando “il caldo” di una settimana stressante, o “il freddo” dell’avversità ci colpiscono, dovremmo rimanere "sempre verdi", sempre grati, indipendentemente dalle circostanze!
E questo perché ci fidiamo di Dio che è presente e controlla tutte le circostanze per il bene di coloro che lo amano secondo il Suo piano dice Paolo in Romani 8:28.
Un bambino fu invitato dal padre a dire la preghiera a tavola. Mentre il resto della famiglia aspettava, il piccolo osservò ogni piatto di cibo che sua madre aveva preparato. Dopo il suo attento esame, chinò la testa e pregò sinceramente: "Signore, non mi piace l'aspetto, ma ti ringrazio per questo, lo mangerò comunque. Amen".
Anche se non ci piace quello che stiamo vivendo, dobbiamo essere grati al Signore e accettare fedelmente tutto ciò che ci manda!
La vera gratitudine a Dio nasce dalla consapevolezza della Sua presenza e della Sua provvidenza in ogni circostanza con lo scopo che ci porterà benedizioni, anche se non vediamo la Sua mano all’opera, o l’esito finale (cfr. per esempio Genesi 50:20; Salmo 37:28; 91:3–4; 145:9; Proverbi 19:21; Giovanni 5:17; Romani 8:28; Efesini 1:11).
La gratitudine non è un optional spirituale, ma il linguaggio naturale di chi ha compreso la sovranità di Dio!
Potrebbe non essere facile vedere il lato positivo di una particolare difficile circostanza, ma se crediamo che Dio è al di sopra di tutto, in controllo di tutti e di tutto, allora la Sua mano è in quella circostanza e allora possiamo rendergli grazie fiduciosi che sta facendo la cosa giusta, saggia, amorevole e fedele con un piano ben preciso (cfr. per esempio Romani 8:28-29,31-39; Efesini 1:11).
“Imparare a ringraziare in ogni cosa significa imparare ad avere completa fiducia in Dio, sapendo che è lui a comandare e comprendendo che tutto ciò che accade fa parte di un quadro più ampio che i credenti potrebbero non vedere. Quando un credente riesce a ringraziare così volentieri, ha fiducia che Dio ha il controllo completo di tutte le situazioni e sta realizzando la sua volontà” (Barton B. B., & Osborne G. R.).
Ringraziare nelle difficoltà non è debolezza, ma la più alta forma di fiducia, è dichiarare che “Dio sta dipingendo un capolavoro” anche quando vediamo solo “pennellate scure”.
Questo significa anche vivere anche una vita centrata su Dio, riconoscere la Sua sovranità anche nel senso di accettare in sottomissione la Sua volontà come buona, gradita e perfetta (Romani 12:1-2). 
La Sua volontà, quindi la Sua gloria deve essere più importante della nostra! (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:31; Efesini 1:6,10,14).
Ringraziare in ogni circostanza Dio significa mettere la Sua gloria prima di noi!
David W. Pow scrive: “Non ci viene chiesto di essere euforici per le notizie tragiche. Siamo, tuttavia, chiamati a concentrarci su Dio e solo su Dio nonostante tutto ciò che può accadere a noi e intorno a noi. Invece di essere ossessionati dal benessere di noi stessi, gli atti di ringraziamento ci costringono ad adorare Colui che merita ogni gloria e onore”. 
Consapevoli anche del fatto che Dio non permetterà che le circostanze, anche le più difficili, ci schiacceranno (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:13; 2 Corinzi 4:8-10) lo ringrazieremo anche per questo!
Dunque, Dio è all’opera in tutte le circostanze per il nostro bene! Ecco perché dobbiamo essere sempre grati!
Inoltre, anche nei momenti difficili, possiamo trovare motivi e ci sono per essere grati a Dio. 
Potremmo non essere in grado di ringraziare Dio per ogni cosa, ma in ogni circostanza possiamo lodare Dio per il Suo carattere, la Sua fedeltà, le Sue promesse, o per qualsiasi altra benedizione, o cosa che ancora abbiamo!
Come un fiume trova sempre la via verso il mare, così un cuore grato trova sempre un motivo per ringraziare Dio, anche “nei deserti della vita”
Une vero cristiano ha sempre una buona ragione per essere grato a Dio, anche quando le sue circostanze sono avverse!
William Barclay scriveva: “C'è sempre qualcosa per cui ringraziare; anche nel giorno più buio, ci sono benedizioni da contare. Dobbiamo ricordare che, se guardiamo il sole, le ombre cadranno dietro di noi; ma, se voltiamo le spalle al sole, tutte le ombre saranno davanti a noi”.
Possiamo sempre trovare qualcosa per cui essere grati, e potrebbero esserci delle ragioni per cui dovremmo essere grati anche per quelle situazioni che ci sembrano oscure.
Barclay ci invita a coltivare un atteggiamento di gratitudine, anche quando tutto sembra perduto. 
C'è sempre un raggio di luce, una benedizione di Dio da riconoscere!
Noi dobbiamo guardare sempre a Dio affinché le ombre della disperazione, dello scoraggiamento siano dietro a noi!
Dunque, possiamo ringraziare Dio in mezzo a tutte le circostanze per le benedizioni che abbiamo ricevuto in Cristo come il perdono dei peccati, il dono dello Spirito Santo (cfr. per esempio Efesini 1:3-14), e le benedizioni che abbiamo e che abbiamo ricevuto in passato (cfr. per esempio Salmo 103:1-2) nonostante non meritiamo e meritavamo nulla perché siamo sempre mancanti davanti a Lui!
“La gratitudine nasce nei cuori che impiegano tempo a contare le grazie passate” (Charles Edward Jefferson).
Consideriamo ora:
III IL CONTRIBUTO DEL RINGRAZIARE SEMPRE DIO
Possiamo fare delle deduzioni sul contributo, o benefici del ringraziare Dio in ogni circostanza Dio.
Matthew Henry disse: “Il ringraziamento è una cosa buona, ma vivere ringraziando è meglio”.
La vita del cristiano deve essere uno stile di vita, un ringraziamento continuo, in ogni circostanza!
Avere un cuore grato a Dio ci aiuta a evitare atteggiamenti negativi; ci aiuta a mettere una prospettiva migliore sulla nostra vita e quindi blocca alcuni comportamenti cattivi.
In primo luogo:
A) Rendere grazie sempre a Dio rafforza la nostra fede
Il ringraziamento costante a Dio rafforza la nostra fede nei momenti di prova. 
Christopher J. Ellis dice: “Il ringraziamento non è solo un'azione in cui il credente esprime una risposta alla bontà di Dio; è anche una disciplina spirituale e una pratica comunitaria, un modello formativo di comportamento che influenza il carattere di coloro che rendono grazie. Rendendo ripetutamente grazie, il cristiano vede il mondo come un dono di Dio e vede Dio come il Padre misericordioso e generoso (Giacomo 1:17). Teologicamente, rendere grazie significa affermare la bontà e la generosità di Dio. Devozionalmente, il ringraziamento non deve essere solo un'espressione di gratitudine; può anche essere un modello di comportamento che plasma e sviluppa gli atteggiamenti e i valori del credente”.
Il ringraziamento costante ha un rapporto molto profondo con la crescita spirituale dei credenti, quindi anche della loro fede. 
Possiamo pensare al ringraziamento come a un esercizio spirituale che rafforza progressivamente la nostra fede, o la rafforza proprio come l'allenamento fisico rafforza i muscoli.
Il ringraziamento costante ci aiuta a spostare il focus dalle nostre circostanze brutte a Dio stesso, oppure li vediamo attraverso il carattere di Dio e in questo modo non solo esercitiamo la fede, ma mentre la esercitiamo la rafforziamo.
Invece di basare la nostra fede su ciò che vediamo o sentiamo, impariamo a basarla sul carattere immutabile di Dio. 
Quando ringraziamo Dio in ogni circostanza, stiamo essenzialmente dichiarando la nostra fiducia nella Sua fedeltà, o immutabilità, o amore, indipendentemente da ciò che vediamo intorno a noi. 
Questo esercizio di fede attraverso il ringraziamento costruisce una resilienza spirituale che ci sostiene nelle tempeste della vita.
Il ringraziamento diventa così uno strumento per ancorare la nostra fede a qualcosa di più solido delle nostre esperienze mutevoli.
Si può dire che il ringraziamento e la fede formano un ciclo virtuoso: più ringraziamo Dio, più la nostra fede cresce; più la nostra fede cresce, più troviamo ragioni per ringraziare Dio!
Questo ciclo continuo porta a una maturità spirituale sempre maggiore.
La pratica del ringraziamento continuo ci aiuta a mantenere una memoria spirituale attiva. 
Quando ringraziamo costantemente, stiamo costruendo un memoriale delle opere di Dio nella nostra vita. 
Questo ci fornisce un'ancóra nei momenti di dubbio, permettendoci di ricordare la fedeltà di Dio nel passato e trovare coraggio per il futuro.
In secondo luogo:
B) Rendere grazie sempre a Dio ci aiuta a sopportare le nostre avversità 
Nelle mani di Dio, anche le circostanze più amare possono distillare la dolce essenza della gratitudine.
Rendere grazie a Dio può rendere l'aspro dolce e l'amaro più saporito! 
C’è un frutto è chiamato "bacca del gusto", o “bacca magica”, o “bacca miracolosa”; mangiatelo e tutto avrà un sapore buono e piacevole. 
Il nome scientifico è Synsepalum dulcificum è una pianta originaria dell'Africa occidentale. 
La caratteristica più sorprendente di questo frutto è la sua capacità di alterare temporaneamente la percezione del gusto. 
La bacca di per sé è insapore ma si "attiva" quando il PH della saliva diventa acido.
Le sostanze presenti nei frutti inibiscono i recettori della lingua responsabili della percezione dell’acidità; infatti, dopo aver mangiato un frutto miracoloso, qualsiasi alimento acido, o amaro che si consuma nei successivi sessanta minuti, verrà percepito come dolce.
Questo frutto illustra ciò che il ringraziamento a Dio può fare nonostante le nostre avversità., ci aiuterà ad accettarla.
In terzo luogo:
C) Rendere sempre grazie a Dio ferma l'avidità
Quando rendiamo grazie a Dio ci concentriamo su ciò che abbiamo, non su ciò che non abbiamo!
Saremo contenti della condizione in cui ci troviamo (cfr. per esempio Filippesi 4:11; 1 Timoteo 6:6-8) e non saremo come quell’avido stolto ingrato della parabola che ha raccontato Gesù che voleva sempre di più e che fu ripreso da Dio per questo (Luca 12:16-21).
In quarto luogo:
D) Rendere sempre grazie a Dio migliora il nostro umore
La gratitudine sposta l'attenzione sui lati positivi della vita, allontanando i pensieri negativi e promuovendo un atteggiamento positivo. 
La gratitudine riduce lo stress! 
Concentrarsi sulle benedizioni ricevute da Dio aiuta a relativizzare le preoccupazioni e a gestire lo stress in modo più efficace.
E ancora le persone che sono grate a Dio non sono irascibili; sono più gioiose nella vita. 
La gratitudine verso Dio ci aiuta a essere sereni e contenti, anche in momenti difficili, sapendo che Lui è presente e operante nella nostra vita. 
In quinto luogo:
E) Rendere sempre grazie a Dio ferma le lamentele, o il mormorio
Se i figli di Israele avessero ringraziato Dio per le loro provviste quotidiane non si sarebbero lamentati così tanto di Dio dopo averli liberati dalla schiavitù d’Egitto! (Esodo 16:2-3; Numeri 11:4-6).
Il famoso studioso Matthew Henry un giorno fu derubato, ma invece di lamentarsi ringraziò Dio per quattro motivi. 
Primo, era grato di non essere mai stato derubato prima. 
Secondo, ringraziò Dio che i ladri gli avevano preso la borsa, non la vita. 
Terzo, ringraziò Dio che, sebbene i ladri gli avessero preso tutto, non era molto. 
Quarto, ringraziò Dio perché era lui quello che era stato derubato, non quello che aveva derubato. 
La sua gratitudine a Dio gli impedì di lamentarsi.
Il ringraziamento ci aiuta a riconoscere e apprezzare le benedizioni nella nostra vita, anche quelle più piccole, o apparentemente scontate. 
Ringrazia Dio per ciò che hai e non agitarti continuamente per ciò che non hai!
Sii grato a Dio che non hai quello che vorresti tanto avere, perché, è molto probabile che, se tu le avessi, non sarebbe un bene per te!
Confida in Dio che ti dà ciò che è meglio per te, anche se a volte non corrisponde ai tuoi desideri!
Infine:
F) Rendere sempre grazie a Dio è una grande testimonianza
Nel contesto della nostra testimonianza cristiana, il ringraziamento costante diventa una potente testimonianza per chi ci circonda. 
Quando gli altri vedono che possiamo essere grati anche nelle difficoltà, questo suscita domande e curiosità sulla fonte della nostra pace e gioia. 
La nostra gratitudine diventa così uno strumento di evangelizzazione, mostrando agli altri la realtà della presenza di Dio nella nostra vita.
Ma sarà di grande testimonianza e quindi di incoraggiamento anche per i credenti (cfr. per esempio Atti 11:23-24; Filippesi 1:12-14; 1 Tessalonicesi 3:7-8) 
In primo luogo, rendere grazie sempre a Dio incoraggia altri credenti che stanno attraversando prove simili.
Quando vediamo qualcun altro che riesce a ringraziare Dio in circostanze difficili, questo ci mostra che è possibile farlo anche nella nostra brutta situazione. 
È come se la loro testimonianza ci dicesse: "Se Dio sta dando grazia a loro per essere grati in questa situazione, può darla anche a me."
In secondo luogo, rendere grazie sempre a Dio rafforza la fede collettiva della chiesa.
Quando un membro della comunità condivide la sua riconoscenza a Dio sia che vede, o non vede la Sua mano all’opera, aiuta tutti a ricordare a fidarci di Dio. 
È come costruire una memoria condivisa della grandezza di Dio che può sostenere l'intera comunità nei momenti di prova.
Infine, il ringraziamento di un credente può aprire gli occhi di altri a vedere l'opera di Dio nelle proprie vite.
A volte siamo così concentrati sui nostri problemi che non riusciamo a vedere come Dio sta operando. 
Ma quando sentiamo qualcun altro ringraziare Dio per qualcosa che magari noi consideriamo una difficoltà, questo può aiutarci a vedere le nostre circostanze in una luce diversa.
CONCLUSIONE
Abbiamo visto che la gratitudine a Dio in ogni circostanza non è solo possibile, ma è un comandamento che riflette la maturità spirituale del credente. 
Come abbiamo visto attraverso gli esempi toccanti di Chester Allen Bitterman, che trovò la forza di ringraziare Dio anche dopo il rapimento del figlio, e di Martin Rinkart, che compose un inno di ringraziamento mentre seppelliva quindici membri della sua chiesa al giorno, o prima di loro Paolo e Sila, la vera gratitudine trascende le circostanze.
Questa gratitudine non è un semplice esercizio di pensiero positivo, ma una profonda espressione di fede che riconosce la sovranità di Dio in ogni situazione. 
Come le piante sempreverdi mantengono il loro colore in ogni stagione, così il cristiano è chiamato a mantenere un cuore grato indipendentemente dalle circostanze che lo circondano.
Mentre ci avviciniamo alla fine di quest'anno e guardiamo al nuovo, siamo invitati a coltivare questa gratitudine che:
- Rafforza la nostra fede nei momenti di prova
- Ci aiuta a sopportare le avversità
- Combatte l'avidità e il malcontento
- Migliora il nostro stato d'animo
- Ferma le lamentele
- Offre una potente testimonianza agli altri
Come la "bacca miracolosa" che trasforma il gusto amaro in dolce, la gratitudine ha il potere di trasformare la nostra prospettiva sulle circostanze più difficili. 
Non perché cambi le circostanze in sé, ma perché ci aiuta a vedere l'opera fedele di Dio anche nelle situazioni più difficili.
Che possiamo quindi entrare nel nuovo anno con questo spirito di gratitudine incrollabile.
La nostra gratitudine non dovrebbe dipendere da ciò che riceviamo, o da come vanno le cose, ma dovrebbe sgorgare dalla consapevolezza costante della presenza di Dio nella nostra vita, della Sua fedeltà e del Suo controllo sovrano su ogni circostanza.
In questo modo, la gratitudine diventa non solo un comandamento da seguire, ma uno stile di vita che testimonia la nostra fiducia in un Dio che, come ci assicura Romani 8:28, fa cooperare ogni cosa per il bene di coloro che Lo amano.

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