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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:74-75: La lode profetica di Zaccaria (3)

 Luca1:74-75: La lode profetica di Zaccaria (3)
Questa è la terza predicazione sulla lode profetica del sacerdote Zaccaria.
Nelle predicazioni precedenti abbiamo visto che Zaccaria benedice il Signore perché ha riscattato il Suo popolo, e ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide Suo servo secondo le profezie dell’Antico Testamento (Luca 1:67-71). 

Nella seconda predicazione (Luca 1:72-74) ci siamo concentrati sulla misericordia, fedeltà e grazia del Signore, e sul fatto che salva perché possiamo servirlo. 

Zaccaria ci offre una prospettiva profonda e trasformativa sul significato della vera consacrazione al Signore.
Attraverso le sue parole in Luca 1:74-75, scopriamo che la salvezza non è un punto di arrivo, ma l'inizio di un viaggio di totale dedizione al Signore. 

Non si tratta semplicemente di un atto religioso occasionale, ma di un impegno radicale che abbraccia ogni momento della nostra esistenza.

La chiamata di Dio non è un invito parziale, o momentaneo, ma una trasformazione integrale: da una vita centrata su noi stessi a un'esistenza interamente dedicata al servizio divino. 

Oggi, rifletteremo su cosa significa veramente essere consacrati considerando che siamo chiamati a servire Dio senza paura, in santità e giustizia, tutti i giorni della nostra vita.

Cominciamo a vedere il primo punto:
I LA MOTIVAZIONE A SERVIRE IL SIGNORE (v.74)
Nel v.74 è scritto: “Di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo”.

Negli anni Sessanta, durante il movimento per i diritti civili, una donna di nome Rosa Parks prese una decisione significativa: rimanere seduta su un autobus per protestare contro l'ingiustizia. Fu un atto di profonda convinzione personale che ispirò una nazione. 
La decisione di Parks fu la sua forma di consacrazione: impegnarsi per una causa più grande di lei. 

Proprio come lei rimase salda nelle sue convinzioni, come cristiani, ognuno di noi deve consacrare la propria vita a Dio secondo la Sua chiamata, indipendentemente dalla sfida. 

La motivazione a servire il Signore è indicata dal verbo “concederci” (dounai -aoristo attivo infinito di scopo) che indica appunto lo scopo.

L'idea di essere salvati è subordinata a quella di servire Dio. Dio salva per servirlo.
In una riaffermazione dell'idea di Luca 1:71, Zaccaria descrive la liberazione Messianica con lo scopo di servire Dio.

"Servire" è usato per chiarire la natura del popolo redento, ed è un onore.

Agostino disse: “Dio non è più grande se lo veneri, ma tu sei più grande se lo servi”.

La nostra venerazione, o adorazione non aggiunge nulla alla grandezza intrinseca di Dio!
 
Dio è infinito, eterno e perfetto, e nessuna nostra azione può accrescere la Sua maestà!

Nella Bibbia essere servi di Dio non è considerato un aspetto negativo come poteva essere per gli altri popoli dell’epoca, ma un privilegio, una grande dignità alla persona che lo serve.

Essere servo di Dio significava essere scelti, amati, resi partecipi di un progetto divino. 

Mentre i padroni umani umiliavano i loro servi, il Re dei re li onorava, li trasformava, donava loro una nuova dignità (cfr. per esempio Salmo 116:16; Isaia 49:3; Luca 1:38; Romani 1:1; 6:22)

“Serviamo” (latreuein – presente attivo infinito) indica ogni giorno, sempre (cfr. per esempio Luca 23:37; Atti 26:7), questo è confermato come vedremo dopo anche dalla frase del v.75: “Tutti i giorni della nostra vita”.

La parola indica un servizio cultuale, adempiere i doveri religiosi in modo esclusivo a Dio con tutto noi stessi, con impegno totale, l’offrire interamente se stessi a Dio, liberi dalle opere morte (cfr. per esempio Deuteronomio 10:12-13; Giosuè 24:14-28; Matteo 4:10; Luca 4:8; Atti 7:7; 24:14; 27:23; Romani 1:9; Ebrei 9:14; Apocalisse 7:15; 22:3).

Ma questo non significa solo nel tempio, o nella sinagoga, o in chiesa, è il servizio totale che una persona offre a Dio dovunque si trova, abbraccia l'intero modo di vivere, come ci fanno capire i vv.74-75 (cfr. per esempio Romani 1:9; 2 Timoteo 1:3; Ebrei 12:28) di coloro che sono stati liberati.

L'enfasi di “serviamo” è sull'intera vita vissuta in dedizione a Dio.

Allora il concetto di “serviamo” implica un impegno sincero verso Dio, che può essere espresso sia attraverso l'attività cultuale che attraverso uno stile di vita di totale fedeltà a Dio.

È caratteristico che il servizio al Signore nasce dalla gratitudine per gli atti di salvezza di Dio nella storia (cfr. per esempio Deuteronomio 6:1-13; 10:12-13; 1 Corinzi 6:19-20; Efesini 2:8-10).

Chi sperimenta la misericordia del Signore, si consacra a Lui!

Questa verità la troviamo confermata anche in Romani 12:1-2, dove dopo che l’apostolo Paolo ha parlato della salvezza per la misericordia di Dio esorta i cristiani, come conseguenza logica di questa salvezza a consacrarsi a Dio.

Noi leggiamo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1-2).

La misericordia di Dio nel salvarci dovrebbe spingerci a servirlo, a essergli consacrati.

Paolo in questi versetti ci dà l'essenza della vita cristiana, cioè, donare tutto noi stessi a Dio! 

La chiamata cristiana è una trasformazione radicale: da una vita centrata su se stessi a una vita interamente dedicata a servire Dio!

È mettere a morte il diritto di vivere la vita come vogliamo, è la morte di noi stessi per vivere per Dio e come vuole Lui offrendogli tutta la nostra vita in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio!

Essere un sacrificio vivente implica rinunciare al diritto di vivere come si desidera e sottomettersi alla volontà di Dio nel servirlo.

Dunque, la vita cristiana secondo il pensiero di Dio è totale consacrazione, vale a dire l’impegno autentico concreto e dinamico a Dio di tutto noi stessi che abbraccia tutti i settori della nostra vita ogni giorno in mezzo alla società, ovunque ci troviamo, tutti i giorni e non solo la domenica al culto!
 
Servire Dio non è un'occupazione part-time, ma un impegno totalizzante che coinvolge ogni respiro, ogni scelta, ogni momento.

La consacrazione deve essere in tutto ciò che facciamo: quando siamo in chiesa, o a casa, o al lavoro, o nel tempo libero! 

Da ragazzo terrorizzato e con gli occhi spalancati nelle Filippine durante la Seconda Guerra Mondiale, Fred Magbanua si chiedeva se ci fosse speranza oltre la morte. 
Dopo la guerra, iniziò ad ascoltare la Far East Broadcasting Company e accettò Gesù Cristo come suo salvatore. 
In seguito, divenne ingegnere civile. Sentì che avrebbe dovuto usare le sue capacità per il Signore e iniziò a lavorare per la FEBC. 
Un giorno ricevette una lettera che gli offriva un redditizio lavoro di ingegnere a New York. Fu subito attratto dai soldi, ma sua moglie era turbata. 
Ignorando le preoccupazioni di sua moglie, iniziò a sognare l'America.
Quella sera la trasmissione FEBC di Fred era tratta da Romani 12:1-2. Ha registrato il programma, poi ha lasciato lo studio. Fuori dall'edificio, notò una luce di avvertimento bruciata in cima alle imponenti antenne e decise di cambiarla immediatamente. Ha premuto l'interruttore, non rendendosi conto che l'alta tensione non era effettivamente messa a terra. Si arrampicò in cima alla torre di quasi 92 metri. Improvvisamente un potente campo elettromagnetico di diecimila watt di corrente a radiofrequenza lo afferrò e iniziò a bruciarlo vivo. Mentre penzolava, contorcendosi per il dolore e senza essere visto nella notte, fu scioccato nel sentire la propria voce: "Vi esorto dunque, fratelli, per le misericordie di Dio, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente...". La sua programmazione si stava diffondendo sopra la torre delle antenne, e la sua testa, bloccata dalla potenza a radiofrequenza, fungeva da conduttore.
Fred perse conoscenza e il suo corpo cadde a terra. Miracolosamente è caduto solo due metri e mezzo prima di aggrapparsi a un tutore. 
Una fusibile saltò, salvandolo dalla morte certa. 
Una dozzina di ustioni profonde gli hanno bruciato la testa fino al cranio e le radiografie hanno mostrato una macchia nera sul cervello. 
Durante i tre mesi di ricovero in ospedale, Fred ha sofferto di un dolore indescrivibile, ma mentre i cristiani di tutto il mondo pregavano, si è ripreso. Lasciò l'ospedale determinato a essere il sacrificio vivente del Signore e prestò servizio per molti anni con la FEBC. 
Fred aveva capito il messaggio chiaro, forte e inequivocabile di Romani 12:1-2!

Noi lo abbiamo capito?

Se il Signore ci ha salvati, ci ha salvati per servirlo!
Se sei un cristiano, la tua vita non è la tua, è del Signore (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:19-20), e vuole che tu viva per servirlo!

Vediamo, secondo il proposito:
II IL MODO DI SERVIRE IL SIGNORE 
Prima di tutto vediamo:
A) Il servirlo senza paura (v.74)
Nel v.74 è scritto: “Lo serviamo senza paura”.
Questa frase è enfatica.

L'atto di servire Dio senza paura segue logicamente dall'essere liberati dal potere dei nostri nemici.

La paura è un sentimento umano universale che può paralizzare e impedire di vivere pienamente la fede. 
Zaccaria, profetizzando sul figlio Giovanni Battista, annuncia una nuova era in cui i fedeli possono servire Dio senza essere dominati dalla paura (aphóbōs).
Questa paura può essere intesa come: 
Paura del futuro: l'incertezza e l'angoscia di fronte alle sfide della vita.
Paura del giudizio: il timore di non essere all'altezza delle aspettative divine.
Paura degli altri: la paura delle persecuzioni, del rifiuto e dell'isolamento.
Servire Dio senza paura significa avere una fiducia incrollabile nella Sua presenza attiva nella nostra vita (cfr. per esempio Salmo 121:1-2; Isaia 41:10; 43:2; Matteo 28:18-20). 

È riconoscere che Dio è più grande di qualsiasi paura e che la Sua misericordia e fedeltà ci sostiene sempre.

Considera il racconto biblico degl’Israeliti che vagarono nel deserto per 40 anni. Si trovavano ai margini della terra promessa, ma la paura dei giganti che vivevano lì li tratteneva. 
Invece di rivendicare la terra che il Signore aveva promesso loro, ascoltarono la paura e l’incredulità, perdendo un'incredibile benedizione (cfr. per esempio Numeri 13-14; Deuteronomio 1:19-46; Ebrei 7:7-19).

Quanto spesso ci troviamo ai confini della nostra “terra promessa”, solo per lasciare che la paura dettasse le nostre azioni!

Dobbiamo imparare ad avere fiducia nel Signore e ad accogliere le opportunità che Lui pone sul nostro cammino, piuttosto che lasciare che la paura paralizzi la nostra chiamata a servirlo!

Ricorda Romani 8:31: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" 

Non tutti gli uomini possono dire che Dio è dalla loro parte; al contrario, la maggior parte degli uomini combatte contro il Signore!

Ma non i Suoi eletti, i credenti, coloro che Dio ha salvato, coloro che hanno un intercessore a loro favore Gesù Cristo (Romani 8:28-39).

“Paolo non parla per cupa disperazione, ma in ‘gioiosa esultanza’” (Leon Morris).

L’implicazione di “se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” non è che nessuno è, o sarà contro di noi, ma che non fa alcuna differenza chi lo è! 

Se Dio è dalla nostra parte, allora non abbiamo nulla da temere, perché nessun altro potere può opporsi a Lui vittoriosamente! 

Le forze che si oppongono ai cristiani non possono prevalere su di loro perché il Creatore onnipotente è con loro!
Pertanto, ogni altra opposizione, per quanto terribile possa sembrare ora, è come nulla!
Anche se tutto il mondo, innumerevoli nemici, o mali, tutti i poteri dell'inferno attaccassero gli eletti di Dio (i credenti), non potrebbero mai prevalere! 

Perché Dio è più grande, più potente, ed è dalla nostra parte, anzi anche loro con le loro azioni sono uno strumento di Dio per il nostro bene (cfr. Romani 8:28), come ci ricorda Joseph A. Fitzmyer: “Con Dio dalla nostra parte, le forze che si schierano contro di noi non contano nulla. Non possono prevalere; anche loro possono solo lavorare per il nostro bene”.

Alleluia!!!

In secondo luogo, vediamo:
B) Il servirlo in santità (v.75)
Il v.75 dice: “In santità”.

La salvezza comporta una chiamata alla santità, come diceva C.H. Spurgeon: 
“La santità è il lato visibile della salvezza”.

La salvezza in Cristo ci porta nuovi valori, nuovi desideri e nuovi comportamenti secondo la volontà del Signore (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:9-11; 2 Corinzi 5:17).

Non siamo salvati perché siamo santi, ma lavoreremo nella nostra santificazione perché siamo stati salvati! (cfr. per esempio Efesini 2:8-10).

Immagina un bellissimo giardino curato con cura ogni giorno. 
Ogni mattina, il giardiniere rimuove le erbacce e nutre le piante, assicurandone la crescita. 

Ecco come appare la santità nelle nostre vite. 
È un impegno quotidiano verso Dio, a rimuovere “le erbacce” del peccato e a nutrire la nostra relazione con Lui. 
A volte è difficile e richiede diligenza da parte nostra, ma il frutto di questo lavoro è una vita che irradia la santità di Dio (cfr. per esempio Levitico 19:2; 2 Corinzi 6:14-7:1; 1 Pietro 1:13-16).

La santificazione, nello stesso tempo, è un dono dello Spirito Santo che ci trasforma interiormente (Romani 8:13-14; 2 Corinzi 3:18; Galati 5:16-22).

Jerry Bridges ci ricorda: “La ricerca della santità è un'impresa congiunta tra Dio e il cristiano. Nessuno può raggiungere un qualsiasi grado di santità senza che Dio operi nella sua vita, ma altrettanto sicuramente nessuno lo raggiungerà senza uno sforzo da parte sua”.

La santificazione è un processo attraverso il quale, poiché amiamo Dio (cfr. per esempio Giovanni 14:15,21,23), vogliamo fare ciò che vuole e assomigliare moralmente a Lui.

“In santità” indica un atteggiamento adeguato verso Dio come manifestato nel carattere e nell'azione.

“Santità” (hosiotēti) è la disposizione a osservare la legge del Signore, essere impegnati nell'obbedienza al Signore, come dice J. A. Motyer: “La vita di santificazione è la vita di obbedienza”.

Possiamo ancora dire che è la qualità di essere personalmente devoti al Signore moralmente puri, separati dal peccato secondo come vuole il Signore.

“L'essenza della vera santità è la conformità alla natura e alla volontà di Dio” (Samuel Lucas); è l'abitudine di essere d'accordo con Dio.

Nella Bibbia, vediamo la storia di Daniele (Daniele 1:8-21), che scelse di non contaminarsi con il cibo del re pagano Babilonese. 
Invece di conformarsi alla via facile, Daniele mostrò un cuore dedito ai comandamenti di Dio.
Il suo rifiuto non fu semplicemente una scelta personale; era una profonda dichiarazione della sua santità, che rifletteva il suo impegno verso la legge divina. 
Il coraggio di Daniele non solo ispirò i suoi amici, ma ha ispirato milioni e milioni di credenti nella storia fino a oggi.

Come lui, potremmo affrontare pressioni per scendere a compromessi, ma dobbiamo ricordare che la santità consiste nel vivere moralmente e devotamente a Dio e alla Sua chiamata, rimanendo fermi nella Sua volontà per la Sua gloria. 

Infine, vediamo:
C) Il servirlo in giustizia (v.75) 
Nel v.75 è scritto: “E giustizia”.

La santità insieme alla giustizia, sono caratteristiche dell’uomo nuovo in Cristo in contrapposizione con il vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici (Efesini 4:24).

La parola “giustizia” (dikaiosynē) è una condizione di rettitudine legale che soddisfa i requisiti morali del carattere di Dio, l'atto di fare ciò che Dio richiede secondo i Suoi standard, la qualità di essere in accordo con la legge di Dio (cfr. per esempio Matteo 5:6,10,20; Efesini 4:24; 6:9; Filippesi 1:11).

“Giustizia”, è vivere in modo da onorare Dio in ogni aspetto della nostra vita!

È una qualità positiva, quella delle virtù religiose e morali che rendono l'adorazione accettabile a Dio.

La giustizia è la devozione che è approvata da Dio; è ciò che gli è gradito, che è ben accetto ai Suoi occhi; che soddisfa le Sue richieste e i Suoi desideri. 

Quindi servire Dio in giustizia significa vivere in conformità alla Sua legge che è giusta perché Dio è giusto (cfr. per esempio Deuteronomio 32:4; Esdra 9:15; Salmo 11:7).

Un anziano monaco una volta disse a un giovane monaco: "La giustizia non è solo seguire le regole, ma comprendere lo spirito dietro di esse. È come un fiume che scorre, non come un muro rigido: fluisce con misericordia, ma mantiene sempre la sua direzione verso Dio".

La giustizia secondo Dio non è un mero adempimento legalistico come quello dei farisei (Matteo 5:19-20), ma un atteggiamento dinamico di un cuore (1 Samuele 16:7) che ama Dio (cfr. per esempio Giovanni 14:15,21,23) e riflette il Suo carattere. 

La qualità del nostro rapporto con Dio deve superare la religiosità ipocrita, formalistica e cerimoniale (Matteo 23:25), l’obbedienza a Dio secondo la giustizia approvata da Dio, nasce dal cuore e non è ipocrita, non è esteriore come quella farisaica (cfr. per esempio Matteo 5:19-20). 
Non è nemmeno una religione vanagloriosa, come gli ipocriti che pregavano e facevano le elemosine per farsi vedere (Matteo 6:1-5). 
Non è nemmeno selettiva sempre come quella dei farisei che osservavano scrupolosamente l’insegnamento circa la decima, ma trascuravano le cose più importanti della legge come il giudizio, la misericordia e la fede (Matteo 23:23). 
Spurgeon disse: "La vera giustizia non è una maschera esteriore, ma la manifestazione di un cuore trasformato. Servire Dio non è un dovere freddo, ma un privilegio ardente che nasce dall'amore, dove ogni azione riflette la sua santità e ogni respiro sussurra la sua gloria".

La giustizia non è semplicemente un'adesione a regole esteriori, o un'apparenza di moralità. 

La vera giustizia nasce da una profonda trasformazione del cuore, da un cambiamento interiore che si manifesta in ogni azione e pensiero (cfr. per esempio Proverbi 4:23; Matteo 5:8; 12:34-35; Luca 6:45; Romani 12:2).

La consacrazione non è un obbligo freddo, o un dovere imposto, ma piuttosto un privilegio che scaturisce da cambiamento interiore e da un amore profondo e appassionato per Dio. 

Questo cambiamento interiore e amore si traduce in un desiderio ardente di servire Dio e di rifletterne la santità e la giustizia in ogni aspetto della vita.

Spurgeon ci ricorda che la vita della vera fede non è una facciata, ma una realtà viva che trasforma il cuore e si manifesta in ogni aspetto della vita. 

1) Allora fai un esame quotidiano del tuo cuore.
Come il giardiniere, fai una "pulizia interiore".

Chiedi allo Spirito Santo di rivelare le "erbacce" del peccato della tua vita. 

Confessa e abbandona ciò che non è gradito a Dio.

2) Pratica dell'integrità
Scegli di essere onesto anche quando costa.
Rifiuta compromessi morali, anche se convenienti.

3) Coltiva la vita spirituale
Dedica tempo quotidiano alla preghiera e studio biblico.
Non considerarlo un "dovere", ma un privilegio di relazione.
Ascolta la voce di Dio più delle pressioni esterne.

4) Chiedi allo Spirito del Signore discernimento spirituale
Sviluppa sensibilità verso ciò che è veramente importante per Dio.
Valuta scelte e opportunità alla luce della santità.
Chiediti: "Questa azione glorifica Dio?" “Gesù lo avrebbe fatto?” “Porta edificazione?”

Infine, consideriamo:
III IL MOMENTO DI SERVIRE IL SIGNORE (v.75) 
È sempre! Ogni giorno! Infatti, è scritto nel v.75: “Alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita”.

Prima di tutto vediamo:
A) La consapevolezza
“Alla sua presenza” (enōpion autos) significa vivere costantemente consapevoli della presenza di Dio.

Significa riconoscere la Sua costante presenza nella nostra vita, in ogni momento e in ogni circostanza, e non può essere diversamente perché il Signore è onnipresente! (cfr. per esempio Salmo 139:7-10; Proverbi 15:3; Geremia 23:24).

“Dio in ultima analisi è inevitabile! “Dio è presente come l'aria” (Michael Hollings).

Dio è sempre presente ovunque, la Sua presenza non è limitata da confini umani, o spaziali, non c'è luogo nell'universo dove Dio non sia presente contemporaneamente e intimamente.

“Alla sua presenza” è come vivere in una continua conversazione con Lui, sentendolo vicino e parte integrante della nostra esistenza.

Non è solo una questione di essere fisicamente vicini a Dio, ma implica una vita di trasparenza, obbedienza e riverenza davanti a Lui!
Qualunque cosa facciamo, qualunque siano le motivazioni profonde che ci spingono a farla, dovunque andiamo e le ragioni per cui ci andiamo, Dio vede! 

Dio conosce ogni nostro impulso, buono o cattivo che sia. 
Che Dio sia ovunque presente è di conforto, ma è anche disarmante, dovrebbe incuterci timore verso di Lui, e quindi a comportarci come vuole Lui!

È forse per questo che Martyn Lloyd Jones diceva: “Questa è la cosa fondamentale, la cosa più seria di tutte, che siamo sempre in presenza di Dio”.

La Sua presenza non è solo geografica, ma profondamente relazionale.

“Alla sua presenza” implica la consapevolezza di un rapporto intimo e diretto con Dio, vivere come se Dio fosse sempre accanto a noi, agire e pensare sapendo che Dio osserva e conosce ogni cosa.

Dunque, siamo chiamati a servire il Signore con la consapevolezza che tutto ciò che facciamo è svolto davanti a Lui.

Consideriamo ora:
B) La costanza
Infatti, dice al v.75: “Tutti i giorni della nostra vita”.

“Tutti i giorni” (pasais hēmerais) indica la totalità con particolare attenzione alle sue singole componenti, ognuno, ogni, qualsiasi (cfr. per esempio Matteo 15:13; Luca 3:9; Giovanni 1:9) quindi ogni giorno, per indicare sempre!
Significa tutta la nostra vita qui sulla terra.

Fino all’ultimo respiro siamo chiamati a servire il Signore senza paura, in santità e giustizia.

Questa seconda parte del verso sottolinea la continuità e la costanza di questa relazione con Dio. 

Abraham Lincoln disse: “Sono un lento camminatore, ma non cammino mai all'indietro”.

Questa frase ci ricorda di non mollare mai gli obiettivi, anche se il percorso è lungo e faticoso; vediamo il valore della costanza.
Indica il rifiuto di tornare indietro o arrendersi.

Nel nostro caso è alla consacrazione a servire il Signore costantemente, a perseverare di fronte agli ostacoli, alla costanza di andare sempre avanti con e verso il Signore, a non tornare indietro nei vecchi comportamenti prima della conversione!

Non si tratta di un momento isolato, ma di un impegno a vivere "alla sua presenza" per tutta la durata della nostra esistenza terrena.
La vera consacrazione al Signore, non è una cosa di un giorno, ma un impegno fedele di tutti i giorni dovunque ci troviamo!

Allora cosa significa per noi praticamente "tutti i giorni della nostra vita"?

Significa un impegno quotidiano
Non si tratta di un atto isolato, o di un momento di fervore spirituale, ma di una dedizione che deve permeare ogni giorno della nostra esistenza. 

Il servizio a Dio non è un hobby, o un passatempo, ma lo stile di vita del credente.

Servire Dio non è un'azione occasionale, ma un atteggiamento esistenziale che attraversa ogni momento, ogni scelta, ogni pensiero.

Significa una vita consacrata in qualsiasi momento e ovunque ci troviamo 
Dedicare la propria vita a Dio significa riconoscerlo come Signore di ogni aspetto della nostra esistenza. 
Non si tratta solo di pregare, o di partecipare alle funzioni religiose nei giorni festivi, ma di servire il Signore ogni giorno, ogni momento, in qualunque posto ci troviamo.

In sintesi, l'espressione "tutti i giorni della nostra vita" ci ricorda che la fede cristiana non è una religione per "domenica mattina", ma un impegno che coinvolge tutto il nostro essere e tutta la nostra esistenza sempre e ovunque. 

La quotidianità della persona consacrata al Signore è un atto di culto continuo, dove persino le azioni che ci sembrano più banali diventano un'espressione di devozione.

CONCLUSIONE
La consacrazione a Dio non è un peso, ma un privilegio!
Non è un dovere freddo, ma un'espressione d'amore. 
È riconoscere che la nostra vita appartiene a Dio e che ogni nostro istante può essere un atto di adorazione. 
Come Zaccaria in questa sua lode profetica, siamo chiamati a servire il Signore:
senza paura, confidando nella Sua potenza!
In santità, rimuovendo le "erbacce" del peccato!
In giustizia, riflettendo il Suo carattere!

Ogni singolo giorno, in ogni luogo siamo chiamati a essere consacrati al Signore, a servirlo con zelo (Romani 12:11).

La domanda è: sei pronto a consacrare totalmente la tua vita al Signore?

Luca 1:74-75: La lode profetica di Zaccaria (3)

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