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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:76: La lode profetica di Zaccaria (4)

 Luca 1:76: La lode profetica di Zaccaria (4) 
Immagina un bambino di pochi giorni, appena nato, a cui viene profetizzato un futuro straordinario; un futuro che non ha scelto, ma che gli è stato donato. Questa è la storia di Giovanni Battista, un bambino destinato a grandi cose.

Siamo ancora al capitolo 1 di Luca, stiamo meditando sulla reazione del sacerdote Zaccaria che nel periodo della circoncisione del figlio, esplode in una lode profetica, dopo che aveva recuperato la voce.

Zaccaria esplode in questa lode profetica non solo perché il figlio Giovanni sarà uno strumento del Signore, ma soprattutto perché non c'era stato nessun profeta tra gli Ebrei per quattrocento anni!

Dopo secoli di silenzio, Dio scelse un momento speciale nella storia per agire per il Suo popolo nel perdono e nella salvezza. 
Lo fece portando al mondo due bambini speciali, uno dal grembo di una donna anziana e sterile, l'altro da una giovane adolescente vergine che celebrava il suo fidanzamento e si avvicinava al matrimonio. 

Questo è il Dio che serviamo, un Dio che sceglie il Suo tempo per benedire il Suo popolo in modi che non potremmo mai aspettarci.

Nelle tre precedenti predicazioni, abbiamo visto i vv.68-75, oggi mediteremo una parte del v.76, considerando la missione del figlio di Zaccaria, Giovanni.

Prima di tutto consideriamo:
I LA VOCAZIONE
“E tu, bambino”.

Zaccaria si rivolge direttamente a suo figlio Giovanni, che ha appena compiuto otto giorni di vita (cfr. per esempio Luca 1:59), profetizzando come sarà chiamato e la sua missione.

Zaccaria in questa sezione inizia dicendo: “E tu, bambino”, dove “e” (kai) esprime una continuazione con quanto aveva profetizzato prima, poiché l'opera di Giovanni non è separata dalle profezie sul Messia come precedentemente dette a cominciare dal v.67.

Lensky scriveva: “Zaccaria non dice ‘figlio mio’, la sua gioia paterna è inghiottita dalla sua gioia religiosa. Il fatto che si tratti di suo figlio non conta nulla in confronto al fatto che il bambino è il precursore del Messia”.

Così per Zaccaria, Giovanni Battista non è semplicemente un figlio, ma uno strumento divino scelto per un compito unico: preparare la strada per Gesù Cristo.

Ci può sembrare strano che una profezia così importante sia rivolta a un bambino di solo otto giorni!
Ma nella Bibbia vediamo che le vocazioni dei servi di Dio risalgono all’eternità, o a prima della loro nascita vedi per esempio il profeta Geremia (Geremia 1:5), o l’apostolo Paolo (Galati 1:15-16).

La vocazione al neonato Giovanni, figlio di Zaccaria, porta tre significati importanti.

Prima di tutto: 
A) La vocazione è per la sovranità di Dio
Giovanni era un bambino di otto giorni, e rivolgersi a un bambino sottolinea che la vocazione non è frutto di scelte umane, o di meriti personali, ma è un dono della grazia sovrana di Dio. 
È Dio stesso a scegliere e a chiamare prima che la persona sia in grado di comprendere, o di rispondere!

In secondo luogo:
B) La vocazione è supportata dallo Spirito Santo
La vocazione di Dio, non è un vestito che indossi, ma la presenza e la potenza dello Spirito Santo che ci supporta! 

Una delle cose che aveva detto un angelo del Signore riguardo il concepimento del figlio che Zaccaria doveva chiamare Giovanni, in risposta alla preghiera sua dopo tanti anni, è che sarebbe stato pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre (Luca 1:15).

Quindi la profezia su Giovanni rivela l'azione dello Spirito Santo che operava già nel grembo materno, santificando, preparando e destinando il bambino a una missione specifica secondo il piano del Signore. 

In terzo luogo:
C) La vocazione infonde speranza
La vocazione di Giovanni e quindi la profezia a suo riguardo infonde speranza nei genitori e nella comunità.
Anche un bambino, apparentemente insignificante, può diventare uno strumento nelle mani di Dio per realizzare grandi cose.

Questo è un principio che vediamo spesso nella Bibbia: Dio usa i deboli, o gl’ignobili, gl’insignificanti, o le cose disprezzate in questa società per i Suoi scopi in modo efficace (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:26-30; 2 Corinzi 12:9-10).

Dio trasforma la vocazione dei peccatori per il peccato, in vocazione per servirlo! (cfr. per esempio 2 Corinzi 5:17; 1 Timoteo 1:12-17).

Ti sei mai sentito debole, o ignobile, insignificante? 
Hai mai pensato di non essere all'altezza? 
Dio sceglie persone proprio come te! Con le tue debolezze, Egli vuole fare grandi cose attraverso di te!

La nostra debolezza, o insignificanza, o disprezzo è il ponte che ci collega alla forza di Dio!

Oppure immagina di essere un pennello nelle mani di un grande artista. 
Anche se sei solo un piccolo strumento, puoi essere usato per creare un capolavoro. 
Così sei nelle mani di Dio!

Dio non chiama i qualificati, ma qualifica i chiamati!
Ogni limite può essere l'inizio di un miracolo!

E quello che è accaduto a Mosè!
Inizialmente riluttante e pieno di dubbi su se stesso, negò la sua chiamata a guidare gl’Israeliti fuori dall'Egitto. 
Tuttavia, Dio, nella Sua provvidenza, gli mostrò che il suo impedimento nel parlare non era una barriera, ma una parte del piano di Dio per dimostrare il Suo potere, e così fu!
Conosciamo bene la storia, Mosè fu usato potentemente nella liberazione del popolo d’Israele dall’Egitto.

Anche nelle nostre esitazioni, impariamo che la nostra vocazione è un dono divino, che chiama ognuno di noi a realizzare il Suo scopo. 

Dio equipaggia i chiamati, assicurando che attraverso le nostre lotte, la Sua gloria risplenda ancora più luminosa, ricordandoci che sceglie l'improbabile per realizzare lo straordinario!

Quali sono allora le implicazioni della vocazione?
Prima di tutto:
La vocazione è un dono
La storia di Giovanni ci ricorda che la vocazione non è qualcosa che si conquista, ma un dono che si riceve. 
Siamo chiamati a riconoscere e ad accogliere con gratitudine la chiamata di Dio.
Giovanni Battista questo lo sapeva (cfr. per esempio Giovanni 3:25-30)

E ancora:
La vocazione si può manifestare fin dall'infanzia
Anche se la consapevolezza della nostra vocazione può maturare nel corso della vita, le radici della nostra identità e della nostra missione possono essere rintracciate nei primi anni di vita. 

In terzo luogo:
La vocazione è un cammino
La vocazione non è un punto di arrivo, ma un cammino da percorrere. 
Cresciamo nella comprensione della nostra missione e la viviamo in modo sempre più pieno e consapevole secondo come vuole Dio, com’è accaduto a Giovanni (cfr. per esempio Giovanni 1:23-27; Giovanni 3:25-30).

Infine:
• La vocazione è per ogni credente 
Ogni credente è stato battezzato dallo Spirito Santo per appartenere alla chiesa di Gesù Cristo con un dono specifico e per una missione specifica, con forme e modi diversi per ognuno (cfr. per esempio 1 Corinzi 12:4-30; 1 Pietro 4:10-11).

E questo ci porta a considerare che la vocazione è anche responsabilità.

La vocazione è un dono che riceviamo, ma è anche un compito che ci viene affidato. 

È come un seme che viene piantato in noi e che ha bisogno di essere coltivato e fatto fruttificare, o come ci fa capire la parabola dei talenti che raccontò Gesù.

A tre servi furono dati corrispettivamente, secondo le loro capacità, cinque talenti, due talenti, un talento, cioè una somma di denaro, ma tutti avevano la responsabilità di farli fruttare, ma solo i primi due lo fecero secondo le loro capacità, mentre il terzo per paura di fallire andò a nasconderlo (Matteo 25:14-30).

Non nascondere i tuoi talenti, farli fruttare!

Abbiamo il privilegio di servire Dio, ma anche la responsabilità di farlo come e dove vuole Dio!

Francis de Sales disse: “Una buona vocazione è semplicemente una volontà ferma e costante in cui la persona chiamata deve servire Dio nel modo e nei luoghi in cui Dio Onnipotente lo ha chiamato”.

La vita cristiana non è dedicarci all'autocompiacimento, o per fare carriera, è un privilegio e una responsabilità da vivere secondo la vocazione molto più alta: la chiamata di Dio, questo deve essere il nostro scopo, solo questo dà il vero senso e significato alla nostra vita!

Molte persone, anche cristiani, vivono le loro vite allineandosi più alla cultura secolare che alla volontà divina, mentre la Bibbia ci ricorda l'importanza di ascoltare e obbedire alla chiamata di Dio. 

La nostra vocazione è una risposta attiva alla volontà divina, che può trasformare positivamente il mondo intorno a noi.

Eppure, come dice R. Kent Hughes: “L'arrogante indipendenza della nostra cultura da Dio è così pervasiva che persino molti (la maggior parte?) dei cristiani vanno in chiesa, si sposano, scelgono la loro vocazione, hanno figli, comprano e vendono case, espandono i loro portafogli e cavalcano intorpiditi le correnti della cultura senza un riferimento sostanziale alla volontà di Dio. Molti cristiani non pregano mai seriamente sulla volontà di Dio riguardo alla loro vocazione, alla direzione della famiglia, o agli intrattenimenti di quanti non cerchino effettivamente la volontà di Dio. Cambiano la frase di Agostino ‘Ama Dio e fai ciò che vuoi’ con ‘Fai ciò che vuoi e dici di amare Dio’”. 

Con quale frase ti identifichi?

Consideriamo ora:
II L’ATTRIBUZIONE 
“Sarai chiamato profeta dell’Altissimo”.

L’attribuzione è:
A) Un’attribuzione sociale
“Sarai chiamato” (klēthēsē – futuro passivo indicativo) è appunto dare un’attribuzione (Matteo 1:23; Giacomo 2:23); Giovanni Battista sarà riconosciuto come profeta dell’Altissimo.

“Sarai chiamato” sottolinea l'idea che quest’attribuzione non è una scelta personale di Giovanni, non è un'auto-proclamazione, ma un riconoscimento che verrà dato da altri, prima di tutti da Dio stesso, Colui che lo ha chiamato a essere Suo profeta.
Quindi, Giovanni non sceglie di essere profeta, non si autoproclama profeta dell’Altissimo! 

Non è stato Giovanni a scegliere di essere profeta dell’Altissimo, ma è stato Dio a volerlo per una missione specifica!

Profeta si nasce per volontà divina, non per volontà umana!

Non è un abito che Giovanni ha confezionato per se, ma una veste che gli è stata cucita addosso dall’Altissimo secondo il Suo piano.

Questa immagine del vestito suggerisce che la vocazione è su misura, personalizzata, unica per ogni individuo.

Dio ha plasmato l’identità e la missione di Giovanni Battista prima che lui lo sapesse; infatti, Giovanni era destinato a essere profeta dell’Altissimo prima di nascere, la sua chiamata, come anche quella di qualsiasi altro, precedeva e precede sempre la consapevolezza personale perché faceva parte del piano eterno di Dio (cfr. per esempio Geremia 1:5; Giovanni 15:16; Galati 1:15-16; Efesini 1:4-5; 2 Timoteo 1:9).

La chiamata di Dio precede sempre la consapevolezza umana. 
È come un progetto già disegnato che attende solo di essere realizzato.

O come un’artista che concepisce un'opera d'arte prima di iniziare a disegnarla, Dio aveva già immaginato, decretato la chiamata e la missione di Giovanni Battista.

Nella “grande tela” dei decreti del Creatore e Salvatore, le nostre vite sono fili unici intessuti in un capolavoro divino.

Dio ha scelto Giovanni a essere Suo profeta, la comunità poi ha riconosciuto che era “profeta dell’Altissimo” ne percepisce l'unzione divina.

E così è stato per Giovanni Battista, non solo fu riconosciuto profeta dal padre, ma anche ai tempi del ministero di Gesù era riconosciuto come profeta (Matteo 14:5; 17:10-13; Marco 9:11-13; 11:32; Luca 20:6).

Anche Gesù riconoscerà Giovanni come profeta, anzi come uno più di un profeta, quindi il più grande dei profeti dell’Antico Testamento poiché è nella posizione unica di annunciare al mondo il Cristo (Matteo 11:9-10; Luca 7:26-27).

La chiamata di una persona da parte di Dio è riconosciuta dalla comunità.
Questo è confermato anche in Atti.
Nella chiesa di Antiochia dove lo Spirito Santo dice tramite i profeti di mettere da parte per l’opera alla quale li ha chiamati Barnaba e Saulo.
Dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani li lasciarono partire (Atti 13.1-3).

L'imposizione delle mani era un atto di incarico, esprimeva sia una benedizione che un'identificazione con i due nell'opera a cui Dio li aveva chiamati; era un gesto che mostrava l'approvazione della chiesa per l'opera dei due, un riconoscimento ufficiale della loro missione. 

L’attribuzione è:
B) Un’attribuzione notevole
“Profeta dell’Altissimo”.

È un’attribuzione notevole perché si parla di:
(1) Profeta
Giovanni Battista “è il ponte” che si estende tra l’antico periodo della promessa e il nuovo periodo dell'inaugurazione (Luca 1–2; 3:4–6; 7:24–35; 16:16).

“Profeta” (prophētēs) corrisponde alla persona che nell'Antico Testamento parlava per conto di Dio, cioè in nome e per l’autorità di Dio, un proclamatore delle parole di Dio, sotto l'influenza e l'ispirazione dello Spirito Santo per proclamare, o esporre, o rivelare la volontà, o il proposito di Dio (cfr. per esempio Atti 3:18; Ebrei 1:1; 2 Pietro 1:20-21). 

Spiros Zodhiates riguardo il significato della parola “profeta” scrive: “Ciò includeva la previsione di eventi futuri, o l'esortazione, il rimprovero e la minaccia di individui, o nazioni come ambasciatore di Dio e interprete della Sua volontà agli uomini (Ezechiele 2). Quindi il profeta non parlava dei suoi pensieri, ma di ciò che riceveva da Dio, mantenendo, tuttavia, la sua coscienza e il suo autocontrollo (Esodo 7:1; 2 Pietro 1:20-21; in particolare 1 Corinzi 14:32)”.

Il profeta, dunque, era un messaggero di Dio, un individuo scelto e inviato da Dio per trasmettere un messaggio divino al Suo popolo (cfr. per esempio Deuteronomio 18:18; 2 Cronache 20:20; Geremia 1:4-9;7:25; Amos 3:7; 7:14).

Come i profeti dell'Antico Testamento, trent’anni dopo questa lode profetica di Zaccaria, "la parola di Dio venne su Giovanni" e lo avviò al Suo ministero profetico (Luca 3:2; cfr. per esempio Geremia 1:1-2; Osea 1:1-2; Michea 1:1; Sofonia 1:1; Aggeo 1:1; 2:1; Zaccaria 1:1). 

Come i profeti sotto l’Antico Patto, affrontò coloro che erano socialmente in alto denunciando apertamente le vie malvagie di Erode (Marco 6:17-18; cfr. per esempio 2 Samuele 12:1-14; 1 Re 21:7-26). 

Come molti profeti prima di lui, perse la vita per il suo coraggio dicendo la verità secondo Dio (Marco 6:18-28). 

Come i vecchi profeti, predicò contro il peccato del popolo e chiamò il popolo a tornare a Dio e alle Sue vie che avevano abbandonato (Matteo 3:7-12; Luca 3:7-18). 

A questo proposito, il suo battesimo ebbe un ruolo importante nel suo ministero. Non era un battesimo di proseliti, inteso a convertire i Gentili, cioè i non Giudei, alla religione Ebraica, né era come quello praticato a Qumran, perché tutti erano invitati a battezzarsi. 
Piuttosto, come la sua predicazione era una chiamata profetica al popolo a pentirsi, così il suo battesimo era un drammatico atto profetico che suggellava il loro pentimento. 

Nel contesto del battesimo di ravvedimento, Giovanni profetizzava la venuta di Gesù che era prima di lui e più grande di lui (Matteo 3:11; Marco 1:7; Luca 3:16; Giovanni 1:15,27,30; Atti 13:25). 

Tutti gli Ebrei devoti speravano e desideravano ardentemente il giorno in cui sarebbe arrivato il Messia, il re unto da Dio della stirpe del re Davide. 

La maggior parte di loro credeva che, prima che Lui arrivasse, un precursore avrebbe annunciato la Sua venuta e preparato la Sua via. 

La credenza comune era che Elia sarebbe tornato per farlo (Isaia 40:3; Malachia 3:1-2; 4:5-6; Luca 1:16-17). 

Zaccaria vide in Suo figlio colui che avrebbe preparato la via per la venuta del re di Dio.

Leon Morris a riguardo scrive: “Non c'era stato nessun profeta tra gli ebrei da secoli; quindi, le parole non dovrebbero essere prese troppo alla leggera. Giovanni avrebbe rappresentato un radicale allontanamento da ciò che era diventato consuetudine. E non solo sarebbe stato un profeta, ma avrebbe preparato la via del Signore”.

Giovanni, come profeta, annuncia l'arrivo della salvezza e introduce la figura di questa nuova era, ecco perché è un’attribuzione notevole.

E ancora è un’attribuzione notevole perché si parla di:
(2) Profeta dell’Altissimo
Questa caratteristica “profeta dell’Altissimo” è detta enfaticamente da Zaccaria.

“L'Altissimo” è come una vetta maestosa, da cui ogni altra altura appare come un modesto rilievo. 
Mentre le altre divinità sono colline, Egli è più dell'Himalaya dell'esistenza.

Cercare di spiegare che Dio è “l’Altissimo” è come tentare di catturare l'oceano in una conchiglia: ogni nostro tentativo rivela più la nostra limitatezza che la Sua grandezza!


Qualcuno ha detto: "L'Altissimo non è un concetto astratto, ma una realtà vivente che trascende ogni nostra categorizzazione".

L'Altissimo non può essere compreso pienamente, può solo essere adorato! 
La Sua essenza supera ogni intelligenza creata (cfr. per esempio Salmo 145:3; 147:5; Romani 11:33-36)

La descrizione di Giovanni contrasta con il precedente riferimento a Gesù come figlio dell’Altissimo, Santo, Figlio di Dio (Luca 1:32-35). 

Mentre Gesù è il Figlio dell’Altissimo, Giovanni ne è un profeta; questo mostra la grandezza di Gesù rispetto a Giovanni.

“L’Altissimo” (hypsistou) corrisponde a un nome Ebraico per Dio (in Ebraico (ʿěl·yôn – cfr. per esempio Deuteronomio 32:8; 2 Samuele 22:14; Salmo 9:3; 21:8; Daniele 4:14, 21; 7:25).

“L’Altissimo” indica come dimorante nei cieli più alti (cfr. per esempio Genesi 40:17; 2 Cronache 32:30; Neemia 3:25; Geremia 36:10; Ezechiele 9:2; 41:7; 42:5-6), e come di gran lunga esaltato sopra tutte le altre cose appartenente a uno status elevato, non solo che riguardo lo spazio, ma anche l’essere, Dio è totalmente altro rispetto alla creazione e ad altre cosiddette divinità. 

“L’Altissimo” implica soggezione e splendore (cfr. per esempio Deuteronomio 26:19; 28:1; 1 Re 9:8; 2 Cronache 7:21; Salmo 89:27).

“L’Altissimo” sottolinea la Sua trascendenza, sovranità, supremazia assoluta, indica Dio come essere maestoso, supremo, trascendente, al di sopra di ogni altra divinità, o realtà.
Nessuna potenza può competere con Lui!
Tutto ciò che indica che Dio è “L’Altissimo” ci porta:
All’adorazione
La comprensione della grandezza di Dio ci spinge all'adorazione e al riconoscimento della Sua sovranità. 

Ci porta:
All’umiltà
 La consapevolezza della nostra limitatezza ci rende umili di fronte a Dio.

Ci porta:
Alla speranza e al conforto
È il Sovrano assoluto che ci ama (cfr. per esempio Romani 8:28-39), che è fedele (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:9), saggio (cfr. per esempio Romani 16:27), immutabile (cfr. per esempio Malachia 3:6), questo basta per sperare sempre in Lui in qualsiasi situazione ci troviamo e quindi di grande conforto.

Infine, vediamo:
III LA MOTIVAZIONE
“Perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie”.

Questa è la motivazione per cui Giovanni Battista sarà chiamato profeta dell’Altissimo.

Vediamo che Giovanni Battista:
A) Precederà il Signore
“Perché andrai davanti al Signore”.

Giovanni Battista era un'anima in sintonia con il divino, un pioniere sulla stessa via del Signore.

“Andrai davanti” (proporeusē – futuro medio indicativo) è “andare prima”, “precedere qualcuno” (cfr. per esempio Atti 7:40) nel senso spaziale in sequenza.

Questo non è solo un movimento casuale, ma una progressione intenzionale che implica che entrambe le parti si stanno muovendo nella stessa direzione. 

Nel contesto di Giovanni Battista, questo suggerisce che non sta agendo in modo indipendente, ma come parte integrante di un movimento divino.

Giovanni Battista andava nella stessa direzione del Signore, e non per conto suo!
 
La metafora del movimento è significativa: Giovanni non si limita ad annunciare Gesù, si muove nella stessa traiettoria direzionale di Gesù!

Questo significa che la missione di Giovanni è più di un semplice evento storico, è un movimento profondamente teologico, in cui lo strumento umano si allinea perfettamente con lo scopo divino!

Giovanni non faceva di testa propria, era allineato spiritualmente con il Signore! 

“Andare davanti” al Signore non è un semplice cammino, ma un allineamento totale, radicale, profondo e assoluto in un'unica direzione, quella del Signore!

In un mondo frammentato, l'esempio di Giovanni ci invita a ritrovare l'unità con il piano divino.

Giovanni Battista ci insegna a essere allineati spiritualmente con il Signore con l’ascolto per essere come lui sintonizzati con la missione divina. 

Oggi siamo chiamati a sviluppare una sensibilità simile, imparando a:
Riconoscere la direzione di Dio nella nostra vita;
A superare l'istinto di agire indipendentemente ed egoisticamente;
Coltivare un atteggiamento di ascolto e disponibilità in totale umiltà.

Gli studiosi hanno e discutono su chi è il “Signore” (Kyriou).

Ci sono coloro che dicono si riferisca a Dio Padre.
Secondo questa interpretazione “Signore” in tutto il capitolo si riferisce a Signore dell’Antico Testamento (Yahweh).
Tuttavia, l'idea è che Yahweh venga al Suo popolo nella persona di Gesù (Luca 1:68-69,78).
La salvezza è legata al Messia, quindi arrivando il Messia arriva Dio.

Alla luce di Luca 1:43, 3:4 e 7:27, insieme al ruolo di Giovanni come precursore, “Signore” secondo altri studiosi è un riferimento a Gesù.

Vediamo che Giovanni Battista:
B) Preparerà le vie del Signore
“Per preparare le sue vie”.

Qualcuno ha detto: "Un vero messaggero di Dio non parla di sé, ma sempre di Colui che viene dopo. La sua missione è far vedere Cristo, non se stesso".

L'immagine è quella di preparare per una visita di un re mettendo in ordine le strade in modo che viaggi senza problemi.

Si riferisce a rendere percorribili le strade esistenti che erano impraticabili, in modo che il re potesse percorrerle senza problemi.

Ma che cosa si intende con la metafora della preparazione delle vie del Signore?

“Preparare” (hetoimasai – aoristo attivo infinito) “è rendere pronto”, o “rendere adatto”, o “equipaggiare in anticipo” per uno scopo particolare, o per qualche uso, evento, o altro scopo.

“Vie” (hodous) non si tratta di costruire strade fisiche, metaforicamente è preparare i cuori umani per ricevere Gesù Cristo, questa era la missione del Battista.

Quando parla di “vie” (hodous) Zaccaria usa un linguaggio simile al linguaggio dell’insegnamento del cammino dell'esodo, quando Mosè incoraggiava il popolo d’Israele a ricordarsi di tutto il cammino che il Signore gli fece fare nel deserto per quarant’anni per umiliarlo e metterlo alla prova (Deuteronomio 8:2). 
Poi li esorta a “osservare i comandamenti del Signore tuo Dio, camminando nelle sue vie e temendolo” (Deuteronomio 8:6). 

Il cammino era sia un cammino di fede che uno stile di vita spirituale secondo gli insegnamenti del Signore, secondo la Sua parola, nel loro viaggio nel deserto.

Ci sono due vie: la via di Dio, della Sua parola, quella che percorrono i giusti e  la via degli empi; la via che conduce alla vita e la via che conduce alla perdizione eterna (cfr. per esempio Salmo 1; Matteo 7:13-14).

Dunque, “vie” indica il comportamento, il modo di pensare, di sentire, di agire, lo stile di vita (cfr. per esempio Matteo 21:32; Atti 14:16; Romani 3:16-17; Giacomo 1:8; 2 Pietro 2:15; Giuda 1:11). 

La via di Dio, o del Signore è anche la via, il cammino, o la vita che Dio approva e richiede (cfr. per esempio Matteo 22:16; Luca 20:21; Atti 18:25, 26; Ebrei 3:10). 
Quindi “preparare le vie del Signore” era un'opera di trasformazione interiore.

Trent’ anni dopo che Zaccaria profetizzò queste parole, Giovanni dirà al popolo di pentirsi e di prepararsi per ricevere la salvezza di Gesù (Matteo 3:11-12; Marco 1:1–8; Luca 3:1–18; Giovanni 1:19–34), questa era la missione del Battista.

L’immagine di “preparare le vie del Signore” si riferisce a fare ciò che è necessario per rendere possibile al Signore di venire al Suo popolo preparato ad accoglierlo, un popolo ben disposto (Luca 1:17), una chiamata alla conversione e alla fede in Gesù come Messia.

“Preparare le vie del Signore” significa squarciare il velo dell'indifferenza e gridare la verità secondo la Sua parola!

La sua predicazione è stata forte, diretta, talvolta persino scomoda. 

Non ha cercato il consenso popolare, era fedele all’Altissimo che lo aveva chiamato.

“Preparare le vie” non è un lavoro per credenti tiepidi, o superficiali, perché significa essere disposti a essere tagliati fuori, emarginati, pur di testimoniare la verità dell’Altissimo.

La descrizione di Giovanni qui, se confrontata con Isaia 40:3 e Malachia 3:1; 4:5, lo collega chiaramente a Elia dopo la trasfigurazione quando Gesù dice che è già venuto riferendosi a Giovanni Battista (Matteo 17:10-13; Marco 9:11-13), nel senso che le predizioni su Elia si sono adempiute in Giovanni Battista.
Giovanni era effettivamente venuto "nello spirito e nella potenza di Elia" (Luca 1:17).

I verbi di Luca 1:76 riflettono passi dell’Antico Testamento: “Andrai” (proporeusē – futuro indicativo medio), concettualmente si riferisce a Malachia 3:1 e “preparare” (hetoimasai – aoristo attivo infinito) a Isaia 40:3-4 (cfr. per esempio Matteo 3:3).

Il passaggio di Malachia, in particolare, parla della figura di Elia (Malachia 3:1; 4:6; Luca 1:17. 

Anche oggi, ogni credente è chiamato a essere un "preparatore di vie", non nel modo di profeta come Giovanni Battista, ma come testimone (Atti 1:8) che:
Annuncia la buona novella di Gesù
Prepara i cuori all'incontro con Cristo
Vive in modo tale da rendere credibile il Vangelo

Lo faremo vivendo autenticamente la nostra fede, quindi vivendo coerentemente con il messaggio cristiano, creando ponti e non muri, tra le persone e Dio, il tutto parlando con verità e amore.

Essere testimoni non significa solo testimoniare verbalmente con franchezza, ma camminare autenticamente secondo il Signore, lasciando impronte del Suo amore ovunque!

La fede non è un manifesto da esporre, ma un terreno da coltivare: ogni pensiero, ogni azione può essere un solco che prepara la semina del Vangelo.

Quindi come cristiano non sei solo un pellegrino (cfr. per esempio 1 Pietro 2:11-12), ma un preparatore di vie: ogni tuo passo può spianare la strada perché il Signore raggiunga chi ti sta accanto.

CONCLUSIONE
La storia di Giovanni Battista è una potente testimonianza della sovranità di Dio. Egli sceglie e chiama coloro che desidera, equipaggiandoli per compiere la Sua volontà. 

La vita di Giovanni ci insegna che la chiamata divina può manifestarsi in modi inaspettati e che ogni individuo, indipendentemente dalle circostanze, ha un ruolo da svolgere nel piano di Dio. 

Siamo tutti come strumenti in una orchestra divina, ognuno con un suono unico e un ruolo specifico. 
Dio accorda i nostri cuori e ci indica la nostra parte nella grande sinfonia del Suo piano salvifico.

Siamo tutti chiamati a scoprire il nostro posto e a rispondergli con umiltà, passione e fedeltà. 
La lode profetica di Zaccaria ci incoraggia a vivere con la consapevolezza che siamo amati e scelti da Dio per compiere grandi cose ai Suoi occhi secondo la Sua chiamata e volontà!

Come servi dell’Altissimo, non sottovalutiamo il nostro ruolo secondo la Sua chiamata nel Suo piano di salvezza per l’umanità!
La domanda è: “Siamo abbastanza coraggiosi da riecheggiare la passione di Giovanni, chiamando coloro che sono nell'oscurità alla luce di Gesù Cristo?”






La lode profetica di Zaccaria Luca 1:77-79 (2)

 La lode profetica di Zaccaria Luca 1:77-79 (2) Vi siete mai sentiti completamente soli, avvolti da un'oscurità che sembrava non finire ...

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