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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Ecclesiaste 1:14-15: La conclusione

 Ecclesiaste 1:14-15: La conclusione
La musicista statunitense Paula Cole lamenta la sua perdita di fede: “Da bambina sentivo quello che chiamiamo Dio, quello spirito, quell'energia. Poi la società ti ha educato e io ho razionalizzato l'idea che non esistesse. Mi ha reso profondamente infelice il fatto che non ci fosse un significato, una logica, un'unità di tutta la vita”, ed è quello che pensava anche Salomone.
L’applicazione devota di Salomone a cercare a investigare ciò che si fa sotto il cielo l’ha portato alla conclusione che leggiamo nei vv.14-15: “Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento. Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato”.
Dunque, la conclusione della ricerca dell’ecclesiaste è: tutto ciò che si fa sotto il sole non porta a nulla!
Prima di tutto vediamo:
I UNA CONCLUSIONE FRUSTRANTE 
Nel v.14 è scritto: “Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento”.
Come Salomone in tempi più recenti, altri sono giunti, in un certo senso, alla stessa conclusione di Salomone. 
Per esempio, il drammaturgo, scrittore, poeta, traduttore e sceneggiatore irlandese, Samuel Beckett è stato un considerato uno degli scrittori più influenti del XX secolo, è ricordato soprattutto per il suo capolavoro teatrale “Aspettando Godot”.
C’è una frase tratta da questa opera teatrale che esprime un senso di vuoto e di attesa vana che caratterizza l'esistenza umana, quindi di mancanza di senso, o significato: "Non c'è niente da fare, niente da aspettare, niente da avere".
Un altro esponente del teatro dell’assurdo il drammaturgo e saggista Rumeno Eugene Ionesco diceva: "L'uomo è un essere che passa la vita a cercare di capire perché è nato, senza mai riuscirci." 
Questa citazione evidenzia l'inutilità della ricerca di un significato universale.
Prima di morire, il poeta Ezra Pound disse: "Per tutta la vita ho creduto di sapere qualcosa. Ma poi è arrivato uno strano giorno in cui mi sono reso conto che non sapevo nulla; sì, non sapevo nulla. E così le parole divennero vuote di significato". 
Allo stesso modo, l’ateo ed evoluzionista Richard Dawkins ha concluso che l'esistenza umana non è "né buona né cattiva, né gentile né crudele, ma semplicemente insensibile: indifferente a tutte le sofferenze, priva di ogni scopo".
Queste riflessioni profondamente pessimistiche offrono un punto di vista crudo e spietato sull'esistenza.
Pur partendo da presupposti diversi, questi autori sembrano concordare sul fatto che l'esistenza umana è intrinsecamente assurda e priva di un significato, o senso oggettivo.
Ritornando alla frase di Salomone di Ecclesiaste 1:14, è una frase che esprime frustrazione; descrive la ricerca di qualcosa che è futile, descrive l'inutile ricerca di un senso della vita, o significato da un punto di vista solo umano senza tener conto di Dio.
La vita da un punto di vista umano senza Dio, è difficile da interpretare, la ricerca di un senso, o di un significato è come cercare di afferrare il vento.
L’Ecclesiaste ritorna sull’argomento della vanità, lo avevamo visto quando abbiamo commentato il v.2.
Ma andiamo con ordine.
Salomone basa la sua conclusione sull'esperienza personale nel mondo.
Vediamo che:
A) La sua riflessione è stata scrupolosa
Quando Salomone dice “io ho visto” (rāʾîtî – qal perfetto attivo) intende dire ha guardato con attenzione, cioè, ha usato la percezione della vista per osservare tutto quello che succede sotto il sole e formulare giudizi in base alle percezioni (cfr. per esempio Genesi 40:6); oppure può avere il senso di considerare, cioè pensare con un processo attento, riflettere (cfr. per esempio 1 Samuele 12:24), o ispezionare (cfr. per esempio Genesi 11:5).
Quindi ha osservato nel senso di esaminare, ispezionare attentamente.
È un'osservazione intenzionale e riflessiva, si riferisce allora ad un’analisi critica (cfr. Ecclesiaste 2:13, 24; 3:10, 16, 22; 4:4, 15; 5:13,18; 6:1; 7:15; 8:9, 10, 17; 9:13; 10:5, 7).
“Tutto” (kōl) si riferisce alla ricerca fatta con saggezza e al tentativo di cogliere tutto ciò che sta accadendo sotto il sole. 
“Tutto”, in questo versetto indica l'insieme delle esperienze che gli esseri umani vivono durante la loro vita sulla terra.
Si riferisce all'intera gamma delle esperienze umane, alle attività, ai desideri, ai successi e alle delusioni che caratterizzano l'esistenza terrena.
Non solo la sua riflessione è stata scrupolosa, vediamo anche che:
B) La sua riflessione è sottolineata
“Ecco” (hinnēh) è un’esclamazione che vuole richiamare l’attenzione del lettore su quanto dirà dopo, e cioè che tutto ciò che si fa sotto il sole, proprio “tutto”, è vanità, è un correre dietro al vento.
Salomone nel v.14, ripete ancora la frase: “Sotto il sole” dei vv.1:3,9 per indicare l’esistenza universale e l'esperienza umana in questo mondo corrotto dal peccato, e quindi maledetto, separato da Dio.
Sotto il sole si riferisce alla vita terrena, al mondo materiale e ai suoi limiti.
Sotto il sole, l'umanità corre dietro al vento, cercando un senso che sembra sempre sfuggente.
La parola Ebraica per “vanità” (hĕbēl) letteralmente denota, “vapore”, “soffio”, o “respiro” (cfr. per esempio, Salmo 144:4; Proverbi 21:6; Isaia 57:13); seguendo questo significato, “vanità” è usata metaforicamente per indicare inconsistente, senza sostanza, che non ha valore, senza senso, privo di significato, vuoto, futile, inutile, illusorio (cfr. per esempio Giobbe 9:29; 35:16; Salmo 62:9; 94:11; Proverbi 21:6; 31:30; Isaia 30:7; 49:4; Geremia 8:19; 10:15;16:19; 51:18; Zaccaria 10:2).
Così “vanità” può avere anche il senso di fugace, fragile, temporaneo, come la vita come illustrato dal vapore (cfr. per esempio Giobbe 7:16; Salmo 39:5-6; 78:33; 144:4).
Questo è rafforzato dalla frase successiva: “È un correre dietro al vento”.
La ricerca di un significato, o di un senso terreno è come tentare di catturare il vento: un'impresa impossibile e insoddisfacente.
“Correre” (rĕʿût) è sforzarsi, un tentativo faticoso di raggiungere un obiettivo; 
uno sforzo per qualcosa che si desidera tanto da perseguirlo attivamente (cfr. per esempio Ecclesiaste 1:14; 2:11,17,26; 4:4, 6; 6:9).
Anche il vento (rûaḥ), un fenomeno naturale (cfr. per esempio Genesi 8:1, Ecclesiaste 1:6), è spesso una metafora di cose che non hanno alcun valore duraturo, o sono inconsistenti, il "vento" indica futilità, o mancanza di significato (cfr. per esempio Isaia 41:29; Michea 2:11).
Come cercare di catturare il vento senza prenderlo, così si cerca di capire il senso, o il significato della vita, ma senza avere successo!
Questa metafora sottolinea l'inutilità di ogni sforzo umano; rafforza l'idea di futilità, poiché inseguire il vento è un'impresa impossibile e inutile, descrive qualcosa di impossibile da realizzare.
L'implicazione della frase “è un correre dietro al vento”, può essere descritta in questo modo: non puoi mai prendere il vento e controllarlo, o guidarlo!
Allo stesso modo non possiamo mai aspettarci di capire tutto ciò che accade in questo mondo.
Quindi quello che vuole dire Salomone che tutto ciò che si fa sotto il sole è uno sforzo insensato perché non porta da nessuna parte!
“Non importa quanto a fondo un uomo indaghi, quanto sia vasta l'area che viene presa in mano, si scopre che si tratta di un'impresa piuttosto infruttuosa” (H. C. Leupold).
La metafora del vento suggerisce l'impossibilità di raggiungere il significato, o il senso ultimo della vita e i limiti dell’umanità. 
Cercare di catturare il senso, o il significato della vita, al di fuori di Dio è come correre dietro il vento per catturarlo, il che è impossibile.
Forse anche tu nella tua vita ti sembra di correre invano per cecare di capire, o raggiungere il senso, o il significato della vita.
Ti svegli vai al lavoro, o a scuola, torni a casa, studi, o guardi la TV, stai davanti al computer, o allo smartphone, ma alla fine ti chiedi: "È tutto qui? Qual è il senso di tutto questo?"
Passi molto tempo nei social media cercando di afferrare il vento digitale, sperando che ti porti un senso, o un significato, ma rimani vuoto come sempre.
Fai di tutto per fare carriera, insegui promozioni e successi professionali, pensando che ti daranno significato, ma una volta raggiunti, come tanti altri, ti sentirai vuoto come prima.
O ancora compri l'ultimo gadget, o vestito, sperando che ti farà sentire completo. Ma la soddisfazione è fugace, proprio come il vapore che Salomone descrive, come il correre dietro al vento.
Questo vuoto esistenziale ci spinge, proprio come Salomone, a cercare un senso, o un significato più profondo; ci fa domandare: "C'è qualcosa di più di questa esistenza 'sotto il sole'?"
Secondo Salomone, e tutta la Bibbia, il significato non si trova nell'accumulo di esperienze, beni, o successi, ma in qualcosa di trascendente, si trova in Dio e nell’avere una relazione con Lui in timore e obbedienza (Ecclesiaste 12:15).
Solo in Dio, Colui che ci ha creato, la nostra vita ha il vero e il giusto senso e significato!
Noi siamo come certi cani che si mordono la coda, c’ è pure il detto: "Il cane che si morde la coda".
Questo detto richiama l'immagine di un cane che insegue la sua coda in un movimento circolare e ripetitivo, senza mai raggiungerla. 
La frase è usata per descrivere situazioni, o comportamenti che risultano essere ciclici, ripetitivi e apparentemente senza soluzione, dove si ritorna sempre al punto di partenza senza fare progressi. 
Come quei giorni in cui tutto sembra girare in tondo, senza trovare una via d'uscita. 
Un po' frustrante, vero?
Inseguiamo obiettivi vuoti, ma una volta che li abbiamo ottenuti, siamo ancora più infelici di prima, insoddisfatti!
Siamo stati creati per avere una relazione con Dio e niente ci soddisferà se non Lui!
E ancora ciò che osserva Salomone è:
II UNA CONCLUSIONE UMILIANTE 
Una conclusione umiliante per il genere umano.
Salomone parla di:
A) Incompletezza
Salomone nella sua ricerca e riflessione accurata è arrivato alla conclusione che:
(1) Alcune cose nella vita sono storte e non possono essere raddrizzate
Il v.15 afferma: “Ciò che è storto non può essere raddrizzato” 
Se per esempio prendi un bastone storto, o un pezzo di legno non lo puoi raddrizzare nonostante usi di tutto per raddrizzarlo!
“Storto” (ʿuāwwt) significa “piegato”, “curvato” (cfr. per esempio Ecclesiaste 12:5), ma può indicare metaforicamente moralmente corrotto, lontano da un comportamento retto, o giusto (cfr. per esempio Giobbe 8:3; 19:6; 34:12; Salmo 119:78; Lamentazioni 3:36; Amos 8:5).
“Ciò che è storto non può essere raddrizzato”, si riferisce all'incapacità umana di correggere completamente ciò che è fondamentalmente sbagliato, o imperfetto nel mondo, un mondo nel peccato giudicato da Dio, quindi un mondo maledetto (cfr. per esempio Genesi 3; Romani 8:19-25).
A causa del peccato degli altri e del nostro peccato, viviamo in un mondo disordinato e corrotto, e non possiamo fare nulla per sistemare la situazione da soli con le nostre forze!
Il verbo “essere raddrizzato” (litqōn - qal infinito costrutto) qui suggerisce che ci sono realtà, o situazioni nel mondo che non possono essere raddrizzate, o corrette solo dagli sforzi umani.
Possiamo avere lo scopo e la buona volontà di raddrizzare ciò che è storto, ma per certe situazioni non siamo in grado di farlo!
L’umanità a causa del peccato è intrinsecamente imperfetta e alcune situazioni, o eventi sono così radicati nella nostra condizione umana da essere essere impossibili da correggere senza l’aiuto di Dio.
Il rifermento può essere allora figurativamente per raddrizzare i mali morali, etici e religiosi del mondo.
Potrebbe anche indicare che la nostra comprensione del mondo è limitata e che, a volte, non abbiamo gli strumenti, o le conoscenze necessarie per risolvere tutti i problemi.
L’ecclesiaste, Salomone parla ancora che:
(2) Alcune cose nella vita che mancano e non possono essere contate
Con la mente possiamo vedere tante cose che pensiamo siano importanti per noi, ma che non abbiamo, che ci sentiamo incompleti, ma la completezza è come l'orizzonte: sempre visibile, mai raggiungibile.
Il romanziere turco Orhan Pamuk dice: "Incompiuto, il mondo è in qualche modo carente".
Questa frase si intreccia con l'osservazione di Salomone del v.15: “Ciò che manca non può essere contato”; entrambi evidenziano la natura intrinsecamente imperfetta e insoddisfacente della nostra esistenza terrena.
Dunque, per Salomone non possiamo contare ciò che non abbiamo! È logico!
Non si possono contare le cose che mancano, o che non esistono!  
“Ciò che manca non può essere contato”, indica che ci sono carenze, o mancanze nella vita che non possono essere quantificate, o che la carenza è così grande che non si può calcolare, ciò che manca nella vita è oltre misura, o non può essere pienamente compresa, o non sappiamo cosa ci stiamo perdendo.
Questa frase sottolinea il senso di vuoto, o incompletezza che spesso proviamo nella vita, a volte è difficile da quantificare, o misurare.
Ci sono desideri, aspirazioni e bisogni che rimangono insoddisfatti, si dissolvono come miraggi nel deserto, belle da lontano, ma insostanziali da vicino.
Potrebbe anche riferirsi alla nostra infinita sete di conoscenza e alla consapevolezza che ci saranno sempre cose che non comprenderemo mai del tutto.
Tutte le persone, persino i saggi, dovranno accontentarsi di questa inevitabile mancanza. 
Di fronte ai misteri del mondo, i saggi non saranno diversi dagli stolti, in questo senso.
In un contesto più ampio, questa frase può essere vista come un'affermazione sulla vanità delle cose terrene: anche se accumuliamo ricchezze o potere, ci sarà sempre qualcosa che ci mancherà.
Quindi, l'idea che "ciò che manca non può essere contato" contrasta con l'ambizione sfrenata e l'insoddisfazione cronica della società consumistica moderna. 
Oppure il mondo è pieno di ingiustizie, disordini e problemi che sembrano non poter essere risolti completamente. 
Il mondo spesso sembra incapace di soddisfare i bisogni fondamentali degli individui e di creare un mondo più giusto ed equo.
Salomone parla di:
B) Inconfutabilità
La natura morale imperfetta e carente esistente nel mondo è qualcosa di evidente e non può essere contestata!
Sappiamo benissimo che si sono certe azioni “storte” nella vita che non vorremmo fare, o ricevere che portano dolore e frustrazione, e ci sono altre cose mancanti che vorremmo avere, ma che ci sfuggono sempre.
Salomone fa un ragionamento certo, indiscutibile che mette in evidenza:
(1) I limiti umani
Noi siamo limitati sia nel cambiare certe cose, o le persone, o soddisfare certi desideri.
La vita è piena di elementi che non possiamo cambiare o controllare.
Salomone ci fa capire che ci sono persone, problemi, aspetti della vita e del mondo che sono intrinsecamente imperfetti che gli esseri umani non possono cambiare, o sottomettere, e ci sono desideri, aspirazioni e bisogni che rimangono insoddisfatti.
Philip Graham Ryken: “Ci sono così tante cose che non siamo in grado di cambiare: persone che non possiamo gestire, problemi che non possiamo risolvere, desideri che non possiamo soddisfare. Non possiamo certo piegare la vita alla nostra volontà semplicemente con l'esercizio della sapienza umana. Per dirla in altro modo, la vita è come un conto che si rifiuta di quadrare. Possiamo dire che manca qualcosa, ma non riusciamo a capire di cosa si tratta, e anche quando facciamo un aggiustamento per far quadrare tutto, in fondo sappiamo che stiamo falsificando le cifre”.
Anche le persone più potenti al mondo e più ricche come lo era Salomone, che hanno tutto, non hanno il potere né di raddrizzare certe cose storte e nemmeno di soddisfare certi desideri!
Certo persone così possono soddisfare certi loro desideri, ma non tutti i loro desideri, o cambiare certe circostanze, come per esempio certe malattie, gli anni che passano, o la morte, eventi naturali, perdite emotive, catastrofi come per esempio quella di questi giorni degli incendi a Los Angeles che sono andati in cenere anche le ville dei ricchi e dei vip.
La vita dei ricchi e dei potenti come Salomone, può sembrare perfetta dall'esterno, ma anch'essi sono soggetti a situazioni che non possono cambiare e aspirazioni che non possono realizzare.
La natura imperfetta e carente della nostra esistenza è una costante universale. 
Essere consapevoli di questa verità può portare a una ricerca più profonda di significato e soddisfazione, che va oltre il materiale, ed è questo lo scopo di Salomone come abbiamo detto più volte (cfr. per esempio Ecclesiaste 12:15).
In secondo luogo, Salomone mette in evidenza:
(2) La futilità degli sforzi umani
Anche con tutta la saggezza e la conoscenza, la buona volontà, ci sono cose che non possiamo cambiare!
Questo sottolinea la futilità degli sforzi umani per raggiungere la perfezione.
Salomone vuole che riflettiamo sulla vita.
Consapevoli che dobbiamo fare del nostro meglio in tutto ciò che facciamo (cfr. per esempio Ecclesiaste 9:10) per il nostro bene, della società e per la gloria di Dio (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:31-33), il versetto invita a riflettere sulla limitatezza della condizione umana e sulla necessità di accettare che non tutto può essere controllato, o migliorato con i nostri sforzi.
Alcune delle nostre circostanze non possono essere cambiate nonostante il nostro impegno, non possiamo piegarle in una direzione diversa e nemmeno soddisfarle secondo i nostri desideri.
Viviamo in un mondo fatto di curve inamovibili e desideri sfuggenti.
Siamo limitati nel piegare la vita alla nostra volontà; alcune cose resteranno sempre storte e alcuni desideri sempre insoddisfatti.
Questo ci fa capire l’ecclesiaste!
CONCLUSIONE
Questi versetti ci portano a riflettere sull’arroganza umana e a trarre una lezione di umiltà, accettando i nostri limiti e comprendendo che ci sono cose che non possiamo cambiare e quindi implicitamente dobbiamo affidarci a Dio. 
Oggi, con i progressi tecnologici e scientifici, c'è spesso l'illusione che l'umanità possa controllare e "raddrizzare" qualsiasi cosa e avere qualsiasi cosa. 
Questo versetto ci ricorda che ci sono limiti fondamentali che non possiamo superare, invitandoci all'umiltà. 
La società moderna tende a credere che il progresso possa risolvere tutti i problemi, mentre questi versetti suggeriscono che non è così!
L’arroganza umana illudendosi, spesso ci porta a credere di poter controllare, manipolare e correggere tutto ciò che è sbagliato, imperfetto nel mondo. 
L’ecclesiaste ci ricorda che questa è un'illusione, e che ci sono molti aspetti della vita che sfuggono al nostro controllo, che sono intrinsecamente imperfetti e che non possiamo raddrizzarli e che certi desideri pur buoni, rimangono insoddisfatti. 
Allora nonostante i nostri sforzi e la nostra conoscenza, ci sono limiti che non possiamo superare, e rimangono come stelle irraggiungibili nel vasto cielo della nostra esistenza. 
Nonostante tutte le nostre capacità e determinazione, ci sono confini che non possiamo oltrepassare e sogni che sfuggono sempre alla nostra presa.
Siamo come naviganti in mare aperto sotto un cielo pieno di stelle che possiamo solo ammirare, ma mai toccare!
Anche i nostri piani e progetti, per quanto ambiziosi, sono spesso destinati a fallire, o a essere vanificati da eventi imprevisti. 
Questo ci invita a mantenere una sana dose di umiltà e a riconoscere i limiti delle nostre capacità.
Quindi c’è un invito indiretto a riconoscere i nostri limiti e ad adottare un atteggiamento di umiltà di fronte a ciò che non possiamo cambiare, e ad affidarci a Dio!
Tutto in questo mondo decaduto è storto e mancante fisicamente, moralmente e spiritualmente, ecco perché dobbiamo affidarci a Dio!
Lutero lo riconosceva dicendo: “C'è una tale disonestà e depravazione nelle faccende umane che non possono mai essere corrette. Ognuno guardi al corso della propria vita. Se la vita di qualcuno è andata in ogni momento proprio come aveva proposto, potrebbe accusare questo libro di mentire. Perciò sarebbe meglio affidare tutto a Dio... È giustissimo, quindi, camminare per fede, che permette a Dio di regnare e prega che il regno di Dio possa venire”.
Ora Salomone, nella sua saggezza, ci ha mostrato i limiti dell’umanità, ma la sua conclusione non è l'ultima parola, anzi ci prepara per una rivelazione più grande: quella di Gesù Cristo che con la Sua venuta ha raddrizzato le vie tortuose (Luca 3:5).
Se Salomone vede giustamente vanità e un correre dietro al vento, Gesù offre pienezza di vita (Giovanni 10:10). 
Se Salomone riconosce i limiti umani, Gesù proclama che "ogni cosa è possibile a Dio" (Marco 10:27).
Non possiamo cambiare noi stessi! (Geremia 13:23)
Siamo tutti peccatori (cfr. per esempio Ecclesiaste 7:20; Romani 3:9-23), nonostante il meglio che possiamo fare, davanti a Dio, siamo sempre mancanti (cfr. per esempio Isaia 63:6; Matteo 19:1-26; Luca 16:15).
Non possiamo rimediare ai nostri peccati con una quantità di buone azioni (cfr. per esempio Romani 4:4-5; 8:1-4). 
James Bollhagen scrive:“Il debito rimane, come i peccati distorti di commissione sono ammucchiati su un numero infinito di peccati di omissione. Solo un nuovo atto di Dio può produrre un vero cambiamento. Solo mediante l'avvento del suo Figlio i perversi possono essere raddrizzati (Isaia 40:4). Solo Cristo ha compiuto la nostra salvezza, senza alcuna dipendenza, o aiuto da parte degli altri”.
Per la grazia di Dio, una persona storta e perversa (Deuteronomio 32:5), lo siamo tutti, può essere dichiarata giusta per la sola grazia di Dio e non per opere, grazie solo a Gesù Cristo per la sola fede (cfr. per esempio Romani 3:23-28; Galati 2:16).
A Dio sia la gloria in Cristo Gesù!


Ecclesiaste 1:14-15: La conclusione

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