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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Ecclesiaste 1:16-18: Oltre l’intelletto!

 Ecclesiaste 1:16-18: Oltre l’intelletto!
Quanti di voi si sono mai sentiti persi in un labirinto di domande esistenziali, cercando risposte che sembrano sempre sfuggirvi?
Bill Watterson è un famoso fumettista americano, noto soprattutto per aver creato la striscia a fumetti Calvin & Hobbes.
La serie è stata pubblicata sui quotidiani statunitensi dal 1985 al 1995 e racconta le avventure di un giovane ragazzo, Calvin, e della sua tigre di peluche, Hobbes, che si anima solo quando Calvin è presente.
In uno dei classici fumetti di Bill Watterson, il curioso ragazzo Calvin chiede a Hobbes, la sua tigre di peluche che prende vita nella sua immaginazione: "Perché credi che siamo qui?" Sono entrambi seduti a terra, appoggiati a un grande albero. 
Hobbes risponde: "Perché siamo venuti qui". "No, no", ribatte Calvin; "Intendo qui sulla terra". 
Hobbes risponde: "Perché la terra può sostenere la vita". 
"No, voglio dire, perché siamo da qualche parte? Perché esistiamo?" 
Ancora una volta, Hobbes commenta: "Perché siamo nati". 
Frustrato, Calvin si sposta dall'altra parte dell'albero, abbassa la testa e dice: "Lascia perdere". 
Hobbes conclude: "Lo farò, grazie".
Come Calvin, molte persone rimangono frustrate perché non hanno una risposta alle loro domande esistenziali che li soddisfi.
La maggior parte delle persone in qualche modo si è chiesta, o si sta chiedendo domande della serie: “Qual è il senso della vita?”, oppure “Qual è il significato della vita?”, o ancora: “Possiamo essere felici? Dove possiamo trovare la felicità?’”.
Ed è quello che si chiedeva Salomone da un punto di vista umano, senza pensare a Dio, quindi da una prospettiva terrena.
Nelle ultime due predicazioni abbiamo visto che Salomone ha detto che si applicato devotamente nella ricerca di tutto ciò che si fa sotto il cielo, ed è arrivato alla conclusione che tutto è vanità, un correre dietro al vento.
Nei vv.16-18, Salomone ci fa capire i limiti dell’intelletto.
Cominciamo a vedere allora:
I L’AUTO-RIFLESSIONE 
Nel v. 16 leggiamo: “Io ho detto, parlando in cuor mio: ‘Ecco io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno regnato prima di me a Gerusalemme”. 
“Parlare in cuor mio” indica una riflessione interiore, un pensiero intimo e profondo. 
In Ecclesiaste 1:16, questa frase suggerisce un dialogo con sé stessi, una sorta di meditazione profonda, o autoesame del proprio stato interiore e delle proprie esperienze. 
Questo concetto appare in altri passaggi della Bibbia (cfr. per esempio Genesi 27:41; 1 Re 12:26; Salmo 10:6, 11, 13; 14:1; 53:1; 74:8, Abdia 3; Ester 6:6; Zaccaria 12:5), dove le persone esprimono i loro pensieri più profondi, o le loro riflessioni intime; in sostanza è una forma di introspezione spirituale.
Peter Shepherd ha detto: “La riflessione è uno specchio che trasforma il nostro aspetto in profondità”.
La riflessione ha il potere di plasmare il nostro io interiore, proprio come un artista plasma una scultura.
L’Ecclesiaste, invece, stava riflettendo su tutta la saggezza e le esperienze accumulate per trarre una conclusione, un po' come uno che guarda indietro alla sua vita per comprenderne il senso e dove è arrivato.
È un'analisi profonda del proprio percorso. 
In questo senso riflettere è come mettere insieme i pezzi di un puzzle per vedere il quadro completo.
Salomone rappresenta l'apice di questa pratica di auto-riflessione. 
Non solo riflette su se stesso, ma fa anche una dichiarazione audace riguardo alla sua saggezza.
Con “ecco” (hinnēh) vuole richiamare l'attenzione su quanto dirà dopo (cfr. per esempio Genesi 6:13; Esodo 32:34; 34:10; Isaia 65:17). 
Salomone fa una dichiarazione enfatica di superiorità in termini di saggezza rispetto ai predecessori.
Salomone era solo la seconda generazione dei re d’Israele che regnavano a Gerusalemme. 
Saul fu il primo re d'Israele, ma non conquistò Gerusalemme. 
Il padre di Salomone, Davide, conquistò la città una volta per tutte (2 Samuele 5:6-7) e vi concluse il suo regno. 
Quindi, Salomone non si riferiva solo a Davide, ma anche quelli che erano prima di Davide, i capi Gebusei di Gerusalemme prima della sua conquista da parte del padre (cfr. per esempio Giudici 1:21; 2 Samuele 5:6-7).
Oppure stava adottando il linguaggio e lo stile propagandistico tipico dei re dell’epoca.
I re solitamente si vantavano in termini generali di essere migliori dei loro predecessori, e forse lo usa ironicamente. 
Salomone, sembrerebbe un po' vanitoso e arrogante, ma era comunque la verità che era superiore in saggezza a tutti i re che lo hanno preceduto.
La sua affermazione di superiorità trova fondamento nelle sue azioni e nei riconoscimenti ricevuti; la sua saggezza era talmente vasta da suscitare l'ammirazione di re e regine da tutto il mondo!
Molti anni prima, alla domanda che gli fece Dio: “Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda” (1 Re 3:5), Salomone rispose che voleva un cuore intelligente per amministrare la giustizia e discernere il bene dal male (1 Re 3:9), in altre parole gli chiese la saggezza.
Dio esaudì la sua richiesta e gli diede la saggezza.
In 1 Re 3:12 leggiamo che Dio disse a Salomone: "Ecco, io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel passato, e nessuno sarà simile a te in futuro". 
La saggezza di Salomone era grandissima.
In 1 Re 4:29-34 leggiamo: “Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente vasta com'è la sabbia che sta sulla riva del mare. La saggezza di Salomone superò la saggezza di tutti gli orientali e tutta la saggezza degli Egiziani. Era più saggio di ogni altro uomo; più di Etan l'Ezraita, più di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Maol; e la sua fama si sparse per tutte le nazioni circostanti. Pronunciò tremila massime e i suoi inni furono millecinque. Parlò degli alberi, dal cedro del Libano all'issopo che spunta dalla muraglia; parlò pure degli animali, degli uccelli, dei rettili, dei pesci. Da tutti i popoli veniva gente per udire la saggezza di Salomone, da parte di tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua saggezza”.
In questi versetti troviamo un’immagine potente che evoca la vastità della conoscenza e la possibilità di apprendere sempre di più: “Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente vasta com'è la sabbia che sta sulla riva del mare".
La regina di Seba, chiamata "la regina del mezzogiorno" (Matteo 12:42), aveva viaggiato molto, probabilmente per oltre 2.400 chilometri – senza aereo, treno, o macchina - per metterlo alla prova con domande difficili (1 Re 10:1-3). 
La sua conclusione è riportata in 1 Re 10:6-9: "E disse al re: ‘Quello che avevo sentito dire nel mio paese della tua situazione e della tua saggezza era dunque vero. Ma non ci ho creduto finché non sono venuta io stessa e non ho visto con i miei occhi. Ebbene, non me n'era stata riferita neppure la metà! La tua saggezza e la tua prosperità sorpassano la fama che me n'era giunta! Beata la tua gente, beati questi tuoi servitori che stanno sempre davanti a te, e ascoltano la tua saggezza! Sia benedetto il SIGNORE, il tuo Dio, il quale ti ha gradito, mettendoti sul trono d'Israele! Il SIGNORE ti ha fatto re, per amministrare il diritto e la giustizia, perché egli nutre per Israele un amore eterno’". 
In 1 Re 10:23–24 è scritto: "Così il re Salomone fu il più grande di tutti i re della terra per ricchezze e per saggezza. E tutto il mondo cercava di veder Salomone per udire la saggezza che Dio gli aveva messa in cuore". 
Allora non si possono mettere in dubbio ciò che Salomone diceva di se stesso, era dato un fatto, riconosciuto da tutti, anche fuori da Israele!
Salomone era considerato l'uomo più saggio del suo tempo. 
Ciò solleva la domanda: “Se c'era qualcuno in grado di comprendere il senso, o il significato della vita, non era forse proprio lui?"
Ma nonostante tutta la sua saggezza, Salomone non riusciva a risolvere l'enigma di come trovare un significato, o un senso al di fuori di Dio!
Ora dobbiamo fare una considerazione. È vero che Dio aveva dato a Salomone la saggezza, ma è anche vero che Salomone si è dedicato ad accrescerla, a ingrandirla (è il significato di “ho acquistato maggiore”), infatti “io ho acquistato maggiore” (hiḡdǎltî - hifil perfetto attivo) è una forma verbale causativa; quindi, indica che il soggetto, Salomone, causa l'azione nel verbo, enfatizza l'azione attiva e intenzionale di Salomone nell'accrescere la propria saggezza e conoscenza.
Questo ci fa riflettere che dobbiamo fruttare, o perfezionare ciò che Dio ci dà!
I doni che riceviamo, siano essi di natura spirituale, intellettuale o materiale, richiedono il nostro sforzo attivo per essere coltivati e valorizzati. 
È un richiamo a non essere passivi, ma a lavorare per migliorare ciò che ci è stato dato. 
Un po' come un giardino che, pur essendo benedetto dalla pioggia e dal sole, necessita comunque di cura e attenzione per fiorire (cfr. per esempio Matteo 25:14-24; 1 Timoteo 4:14; 2 Timoteo 1:6).
In secondo luogo, vediamo:
II L’ABBONDANZA
Nel v.16 leggiamo: “Sì, il mio cuore ha posseduto molta saggezza e molta scienza”. 
L’ecclesiaste ha accresciuto grandemente la sua saggezza e la sua scienza.
Il verbo “ha posseduto” (rāʾâ -qal perfetto attivo) ha il senso di “acquisire”, “fare l’esperienza”, “conoscere”, “familiarizzare” (cfr. per esempio Salmo 71:20; Ecclesiaste 9:9; Geremia 5:12; 14:13) “godere” (cfr. per esempio Ecclesiaste 6:6; 9:9).
Il punto dell'affermazione di Salomone è questo: "Se c'è qualche saggezza, o scienza da vedere, posso assicurarvi che l'ho acquisita, conosciuta, familiarizzata, sperimentata, goduta! Sì, ho avuto grande esperienza di sapienza e di scienza!”
Simile a un viaggiatore che ha esplorato ogni angolo del sapere, assaporandolo e interiorizzandolo, così Salomone l’ha fatto con la saggezza e la scienza.
Salomone usa queste due parole “saggezza” e “scienza” quasi sinonime insieme, per esprimere ed enfatizzare il suo punto di vista, il senso è: "Piena conoscenza".
Salomone aveva già usato la parola saggezza come già abbiamo visto nel v. 13.
La parola Ebraica per “saggezza” (ḥokĕmâ) indica la conoscenza accumulata, l’erudizione, il buon senso, come anche l’esperienza, quindi una comprensione profonda e pratica della vita.
La saggezza implica l’applicazione delle conoscenze.
La saggezza può venire solo con la maturità, l'ampia esperienza e la riflessione ponderata; la “scienza” (daʿaṯ) si riferisce alla teoria, alla conoscenza, all’accumulo di informazioni e fatti, e può essere acquisita leggendo, ascoltando, studiando, ma è solo il punto di partenza per diventare maturi. 
“Molta” (harbēh – hifil perfetto attivo) è “fare numerosa”, o “fare grande”, o “fare abbondante” (cfr. per esempio Genesi 15:1; Levitico 11:42; Deuteronomio 17:16-17; 2 Samuele 1:22:36, Ezechiele 16:51; 1 Cronache 4:27; 7:4).
Dio aveva dato a Salomone saggezza, ma Salomone ci ha lavorato per accrescere la sua piena conoscenza e ne ha avuta molta! 
Dopo l’auto-riflessione e l’abbondanza, infine consideriamo:
III L’ATTESTAZIONE 
Nei vv. 17-18 è scritto: “Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento. Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore”.
Nell’attestazione vediamo:
A) La devozione 
Come osservava Charles Spurgeon: “La saggezza umana non può soddisfare il cuore. Più impariamo del mondo, più vediamo il suo vuoto; più studiamo le creature, più vediamo la loro follia e la loro miseria”.
Questo riflette perfettamente l'esperienza di Salomone: “Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e a conoscere la follia e la stoltezza” dice il v.17.
Come abbiamo già visto nel commento del v.13, “ho applicato il cuore” si riferisce che Salomone si è dato a conoscere ancor di più la saggezza con tutto se stesso.
Se mentre al v.13 Salomone dice: “E ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza”, nel v.17 dice di: “Cercare di conoscere la saggezza”, quindi di cercare di farla crescere.
Vediamo ancora che la saggezza che aveva era un inizio per accrescerla! L’ecclesiaste ne voleva sapere, voleva conoscere (daʿaṯ) di più.
Salomone amplia la sua ricerca, non si limita solo alla saggezza, ma cerca di comprendere anche il suo opposto: la follia e la stoltezza. 
È probabile che abbia pensato: “Forse valeva la pena provare a guardare alla follia e alla stoltezza, dal momento in cui saggezza e scienza, non avevano raggiunto i risultati sperati”.
Mentre pensava alla saggezza e alla scienza, teneva d'occhio le alternative.
Questo approccio suggerisce un desiderio di una comprensione completa dell'esperienza umana, includendo sia gli aspetti positivi (saggezza) che quelli negativi (follia e stoltezza).
Il termine ebraico usato qui per “follia” (hôlēlôt – Ecclesiaste 2:12; 7:25; 9:3; 10:13), si riferisce a un comportamento irrazionale, o privo di senso, a essere avventati e sciocchi fino all'estremo, ad agire male senza rifletterci, quindi può avere anche una connotazione di agire male senza controllo e senza lucidità.
Similmente, “stoltezza” (siḵlûṯ - Ecclesiaste 2:3,12-13; 7:25; 10:1,13), indica una mancanza di saggezza, o buon senso, una forma di stupidità, o insensatezza, può avere anche una connotazione di una mancanza di comprensione morale, o spirituale (cfr. per esempio 1 Samuele 13:13; 2 Samuele 24:10), la riluttanza, o l'incapacità di fare la cosa giusta, o di agire con correttezza.
Questi termini rappresentano gli opposti della saggezza: comportamenti irrazionali, insensati e privi di buon senso.
Salomone li ha esplorati come parte della sua ricerca per comprendere la condizione umana e il significato della vita.
Con l'uso di questi termini suggerisce che l’ecclesiaste stava cercando di comprendere l'intero spettro del comportamento umano, dalla saggezza più elevata all’insensatezza più estrema.
Ma è rimasto deluso, vediamo allora:
B) La delusione
Leggiamo ancora nel v.17: “Ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento”. 
“Ho riconosciuto” (yāḏǎtî – qal perfetto attivo) indica la conclusione a cui è arrivato Salomone dopo la sua esplorazione, “è un correre dietro al vento”.
“Ho riconosciuto” indica “realizzare”, “capire” (cfr. per esempio Genesi 3:7; Esodo 2:4; 6:7; 1 Samuel 16:18; Proverbi 30:18), “scoprire” (cfr. per esempio 2 Samuele 24:2) “fare esperienza” (cfr. per esempio Isaia 47:8), “conoscere qualcosa”, in questo caso facendo un'indagine, o uno sforzo.
Della frase, “è un correre dietro al vento” ne abbiamo parlato quando abbiamo commentato il v.14, è indica uno sforzo faticoso e inutile, perché è impossibile cercare di catturare il vento.
“Conoscere la saggezza, la follia e la stoltezza” per capire il senso, o il significato della vita, umanamente parlando, al di fuori di Dio, è impossibile! 
È come correre dietro il vento per catturarlo.
Cercare il significato, o il senso ultimo della vita senza Dio è come tentare di catturare il vento con le mani.
Saggezza, follia e stoltezza: tutte conducono alla stessa conclusione di vuoto senza Dio!
Salomone non ci vuole dire che la saggezza e la conoscenza siano cose cattive che non dobbiamo ricercare (cfr. per esempio Ecclesiaste 2:26).
Salomone non sta denigrando l'istruzione, l'apprendimento e la scienza; ma quello che sta dicendo è che il tentativo di trovare un significato, o il senso della vita senza la verità e la rivelazione di Dio è "correre dietro al vento". 
Anche se le sue scoperte non sono quelle che sperava, ciò nonostante, la sua ricerca è lodevole, perché ci vuole comunicare che senza Dio (cfr. Ecclesiaste 12:15), è un correre dietro al vento, cioè non ci danno il senso, o il significato ultimo alla vita!
Salomone crede in Dio naturalmente, e lo menziona anche per nome in questo libro (cfr. per esempio Ecclesiaste 1:13; 2:26; 3:10-15,17-18; 5:2,18), ma ha fatto la sua ricerca spirituale da un punto di vista umano senza Dio. 
La saggezza di cui parla Salomone è la saggezza secolare, la saggezza umana, o il miglior modo di pensare che una persona possa fare da sola senza tener presente la verità e la rivelazione di Dio! 
L’ecclesiaste stava cercando e investigando nella profondità delle questioni della vita con la sua ragione indipendentemente da qualsiasi rivelazione che Dio ha concesso all'uomo.
L'uomo cerca di riempirsi di tutto ciò che trova in questo mondo, andando da un piacere all’altro, ma il vuoto rimane. Solo Dio può riempirlo!
Qualcuno ha detto: "Lezione dura è riconoscere che Dio non può darci felicità e pace all'infuori di Sé stesso, perché non c'è. Non c'è tale cosa".
Salomone ha utilizzato gli aspetti positivi e negativi della vita come la saggezza, la follia, e la stoltezza, nella sua ricerca di senso, o significato, ma questa ricerca è stata un fallimento!
Saggezza, follia e stoltezza, sono incapaci di colmare il vuoto esistenziale dell'uomo!
La sua dedicazione alla ricerca ripetuta e intensificata della saggezza, dalla scienza, dalla follia e dalla stoltezza non ha portato alcun significato e senso ultimo!
Salomone era più saggio di tutti, ma nonostante questo non trovò il significato, o il senso alla vita! 
Ha vissuto la vita nel modo giusto (saggezza) e ho vissuto la vita nel modo sbagliato (follia - stoltezza), e niente ha portato significato. 
Era tutto come correre dietro al vento per cercare di prenderlo.
I comportamenti estremi quando indagati a fondo, conducono alla stessa conclusione: un correre dietro al vento!
Conoscere la saggezza, la follia e la stoltezza non ti aiutano a capire il senso, o il significato della vita, non ti porta a una vera soddisfazione o significato duraturo, né a un miglioramento della società.
La ragione e la conoscenza hanno senza dubbio migliorato molti aspetti della nostra vita, dalla medicina alla tecnologia, ma non sono sufficienti a risolvere tutti i mali del mondo.
John D. Currid scrive: “Molte persone credono che la conoscenza sia la risposta alla condizione e al dilemma dell'umanità. Pensano che attraverso i processi della ragione e della sperimentazione saremo in grado di risolvere tutti i problemi e i bisogni dell'umanità. Questa è una visione comune in tutta la storia: Platone, ad esempio, credeva che la perfezione fosse possibile attraverso la ragione dell'uomo, e si applicava sia ai singoli uomini che alla società nel suo insieme. Più recentemente, il Manifesto umanista I (1933) affermava che ‘l'uomo imparerà ad affrontare le crisi della vita in termini di conoscenza della loro naturalezza e probabilità. Gli atteggiamenti ragionevoli e virili saranno favoriti dall'educazione...' 
Più tardi, il Manifesto Umanista II (1973) proclamò che ‘la ragione e l'intelligenza sono gli strumenti più efficaci che l'umanità possiede... L'intelligenza critica, infusa da un senso di cura, è il miglior metodo che l'umanità ha per risolvere i problemi’. In effetti, quel documento trae la conclusione che ‘Nessuna divinità ci salverà; dobbiamo salvarci’.
Ma è vero? Il carattere dell'uomo è migliore oggi di quanto non fosse 3000 anni fa? Abbiamo risolto la sua fragilità con l'istruzione e l’aumento dell’apprendimento? Ci stiamo veramente salvando attraverso i nostri sforzi della ragione e della scienza? Che cosa ha fatto la ragione per la nostra colpa, vergogna e corruzione? Che cosa ha fatto per la nostra tendenza alla violenza?”
La critica di Currid evidenzia che, sebbene la ragione e la scienza siano strumenti potenti per il progresso umano, non sono sufficienti a risolvere tutti i problemi e le debolezze intrinseche della natura umana!
Vediamo ora:
C) La dichiarazione 
Nel v.18 leggiamo: “Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore”.
Qualcuno ha detto: “Nella ricerca della conoscenza, l'uomo scopre solo l'infinità della sua ignoranza”.
La saggezza e la conoscenza, anziché diminuire l'ignoranza, la amplificano!
Portano a una maggiore consapevolezza delle complessità e delle difficoltà della vita.
La saggezza e la conoscenza sono come un oceano senza fine; più navighi, più realizzi la sua vastità.
Più si sa, più si scoprono nuovi misteri e ci facciamo nuove domande.
È un po' come esplorare un oceano: più si naviga, più si scoprono nuove isole, ma anche più ci si rende conto della vastità dell'oceano che ci circonda.
Più conosci, più comprendi quanto ci sia ancora molto da conoscere!
Matthew Henry a riguardo diceva: “Coloro che aumentano la conoscenza aumentano il dolore. Più conosciamo, più vediamo che c'è da conoscere, e conseguentemente più vediamo la nostra ignoranza”. 
In questa dichiarazione vediamo:
(1) La ragione
Salomone inizia la frase con “infatti”.
“Infatti” (kî - congiunzione) spiega la ragione perché è un correre dietro al vento il cercare di conoscere la saggezza, la follia e la stoltezza, per capire il senso, o il significato della vita.
(2) Il risultato
“Dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore” (v.18).
Ci si aspetterebbe che più saggezza e conoscenza portino a una maggiore felicità e pace interiore, ma secondo Salomone portano invece molto affanno e accresce il dolore.
Al posto di stare meglio la molta saggezza e la conoscenza accresciuta, cioè la scienza, portano molto affanno e più dolore.
“Affanno” (kaʿas) è “fatica”, “dolore”, “afflizione”, “ansia”, “tristezza”, “irritazione” in una situazione penosa (cfr. per esempio 1 Samuele 1:16; Salmo 6:7; 10:14; 31:9; Proverbi 17:25; Ecclesiaste 2:23; 5:17; 7:3; 11:10).
Dice “molta” (rōḇ) che indica una grande quantità di qualcosa - in questo caso di saggezza - cioè, ciò che è in eccesso rispetto a ciò che è necessario (cfr. per esempio Genesi 27:28; 1 Re 10:27; 1 Cronache 12:41; 29:21).
Ma anche di “molto” affanno che indica abbondanza.
“Dolore” (mǎḵʾōḇ) è “sofferenza mentale”, cioè un'emozione di angoscia, come estensione figurata di un dolore fisico del corpo (cfr. per esempio Salmo 32:10; 38:17; 69:26; Ecclesiaste 2:23; Isaia 53:3-4; Geremia 30:15; 45:3; 51:8; Lamentazioni 1:12,18).
Come dice H. C. Leupold, acquistare saggezza: “Porta un uomo a scoprire molte cose inquietanti che possono ostacolare fortemente la sua pace mentale".
Con questo l’ecclesiaste contraddice l'idea che la saggezza e la conoscenza aiutino le persone a vivere a lungo e felici!
Consideriamo:
(3) Il ragionamento
La saggezza e della conoscenza umana hanno i loro limiti, le domande e i misteri dell'esistenza sembrano illimitati.
Ogni volta che pensiamo di aver trovato “un'uscita”, ci imbattiamo in “nuovi percorsi” e domande senza risposta, aumentando il senso di smarrimento e affanno.
Acquisire più saggezza e conoscenza può diventare un grande fardello.
“Dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore” è una conclusione paradossale.
Salomone suggerisce che avere molta saggezza e più conoscenza non porta necessariamente ad avere tutte le risposte alle domande esistenziali, alla felicità, alla pace interiore, o alla soddisfazione, ma può invece portare a una maggiore consapevolezza delle complessità e delle difficoltà della vita e di conseguenza ad affanno e dolore.
Salomone sembra essere d'accordo con i detti: "La beata ignoranza", oppure "occhio non vede, cuore non duole"; o ancora "meglio non sapere";  o infine "più sai, più soffri”.
E forse anche per questo che molte persone si tuffano nelle distrazioni e nei piaceri invece di cercare delle risposte alle domande più profonde della vita!
Se la saggezza, o la conoscenza fossero la chiave per la soddisfazione e la felicità, allora i filosofi, gli insegnati, le università sarebbero i luoghi più felici della terra! Ma non è così!
Salomone, essendo la persona più saggia del mondo all’epoca, ma con un ragionamento ancora attuale, sapeva che se non fosse riuscito a risolvere il senso, o lo scopo della vita, nessuno poteva farlo, non c'è da stupirsi che provasse tanta angoscia.
Anche la persona più saggia di questo mondo, oppure il più grande scienziato, la sua ricerca sul senso, o significato della vita, non lo porta da nessuna parte, proprio come quando il cieco guida il cieco solo per perdersi. 
Anche le parole dello storico Arnold Toynbee sulla nostra difficile situazione umana ci fanno riflettere: "L'aumento della nostra conoscenza... non ha portato con sé una comprensione della natura dello scopo (se c'è uno scopo) della vita e della coscienza stessa". 
Più "saggezza" e "conoscenza" non aiutano nella ricerca, anzi, aumentano solo l’affanno e il dolore perché non ci sono risposte esaurienti. 
Lo studioso David George Moore scrive: “Più cresce la nostra conoscenza, più la società moderna sembra avvilirsi perché non riesce a trovare risposte definitive, o durature. La grande quantità di dati ci rende meno perspicaci”.
CONCLUSIONE
Le riflessioni di Salomone in Ecclesiaste 1:16-18 ci conducono a una conclusione tanto profonda quanto inquietante: la saggezza e la conoscenza umana, per quanto vaste e preziose siano, non sono sufficienti a fornire risposte definitive alle domande più profonde dell'esistenza umana.
Salomone non sta svalutando l'importanza dell'apprendimento, o della ricerca della saggezza.
Piuttosto, ci sta mostrando i limiti intrinseci della comprensione umana quando si cerca di affrontare le questioni ultime della vita senza considerare Dio, il nostro Creatore, e come tale solo ci può dire il motivo per cui ci ha creati e quindi quale si allo scopo, o il senso della vita.
Il paradosso che emerge è: più aumenta la nostra conoscenza, più diventiamo consapevoli della vastità di ciò che non sappiamo, portandoci a un senso di "affanno" e "dolore". 
Questa consapevolezza, tuttavia, non dovrebbe portarci alla disperazione, ma piuttosto all'umiltà e all'apertura verso Dio che ha mandato Gesù Cristo affinché possiamo avere una relazione con Lui.
L'insegnamento sottinteso di Salomone è che la vera comprensione e il significato, o il senso ultimo della vita non possono essere trovati esclusivamente attraverso lo sforzo umano, o l'accumulo di conoscenze. 
Ci suggerisce, invece, che è necessario guardare oltre, verso una fonte di saggezza trascendente: Dio.
In conclusione, il messaggio di questi versetti ci invita a un equilibrio: valorizzare la ricerca della conoscenza e della saggezza, ma riconoscere nello stesso tempo i loro limiti. 
Ci esorta a non confidare esclusivamente nella nostra comprensione, ma a cercare una prospettiva più ampia che includa la dimensione spirituale e la guida del Dio che si è rivelato attraverso la Bibbia!
Questa lezione rimane profondamente rilevante nel nostro mondo moderno, dove l'accumulo di informazioni e conoscenze spesso supera la ricerca di un significato più profondo. 
Pertanto, la vita va oltre la saggezza e la conoscenza umana, queste dovrebbero portarci nell'aprirci a una comprensione che va oltre la vita orizzontale, va a quella verticale che porta a Dio grazie solo a Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:5).




Ecclesiaste 1:16-18: Oltre l’intelletto!

 Ecclesiaste 1:16-18: Oltre l’intelletto! Quanti di voi si sono mai sentiti persi in un labirinto di domande esistenziali, cercando risposte...

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