Salmo 90:12: Un cuore saggio per un tempo breve
“Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio”.Il tempo scorre inesorabilmente, come sabbia in una clessidra!
Nell’epistola di Giacomo (Giacomo 4:14), ci viene ricordato che le nostre vite non sono altro che un vapore, possiamo dire come quello che sale da una tazza di caffè, che appare per qualche minuto e poi svanisce.
Anche in questo salmo troviamo immagini molto evocative riguardo la vita, al v.6 la vita è paragonata a quella dell’erba che fiorisce e verdeggia la mattina, ma poi la sera quando è falciata inaridisce (v.6).
Al v. 9 viene usata l’immagine che i nostri anni sono come un soffio.
Queste immagini servono come un potente promemoria per farci capire che la vita è fugace!
Il Salmo 90 è una riflessione sulla mortalità umana e sulla brevità della vita in contrasto con l’eternità di Dio, oltre alla tranquilla fiducia in Dio che è la salda speranza dei giusti.
Ho pensato a questo passo di questo salmo in questo primo giorno dell’anno, per riflettere su come abbiamo vissuto l’anno appena passato e riflettere su come vogliamo vivere quello che è appena iniziato.
Mosè, l’autore di questo salmo, stava riflettendo ai suoi giorni e a quelli del suo popolo e a come avrebbe dovuto viverli, e così pregò per un aiuto divino a questo proposito.
Questo salmo è una lettura tradizionale ai funerali, quindi viene ascoltato regolarmente in un'occasione in cui le menti sono particolarmente aperte e sensibili davanti alla morte di chi conosciamo.
Ma è una buona preghiera da fare sempre, specialmente il primo giorno dell'anno.
Questo versetto in particolare: "Insegnaci dunque a contare i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio," ci invita a riflettere sulla nostra mortalità e sull'importanza di vivere con saggezza.
Nel v.12 vediamo tre aspetti: l’insegnante, l’insegnamento, l’intenzione.
Partiamo nel considerare:
I L'INSEGNANTE
"Insegnaci".
La voce è quella di Mosè che prega il Signore per se stesso e per il suo popolo (v.1), quindi l'insegnante è il Signore.
Quale migliore insegnante esiste che sa tutte le cose essendo onnisciente come il Creatore! (cfr. per esempio Salmo 139:1-10; Isaia 46:9-11; 1 Giovanni 3:20)
L'onniscienza divina non schiaccia lo studente, ma lo eleva gentilmente verso la verità!
“Insegnaci” (hô·ḏǎʿʹ - hifil imperativo attivo) significa “impartiscici conoscenza” (cfr. per esempio Giosuè 4:22).
Il verbo indica un appello urgente e diretto al Signore affinché intervenga nella loro vita illuminando la loro mente e guidandoli verso una comprensione più profonda.
L'invocazione "insegnaci" suggerisce l'umile riconoscimento che la vera saggezza viene dalla guida divina e non da noi.
Il Signore insegnava tramite i sacerdoti e profeti che erano incaricati di trasmettere a Israele le Sue leggi (cfr. per esempio Deuteronomio 18:15; 33:9–10).
Oggi avviene tramite la Parola di Dio, la Bibbia (cfr. per esempio 2 Timoteo 3:16-17); quindi se vogliamo essere studenti del Signore, dobbiamo leggere la Bibbia.
Perché dobbiamo rivolgerci al Signore come insegnante?
Prima di tutto perché:
A) Il Signore è verità
In un mondo di mille voci che gridano verità diverse, solo l'insegnamento divino rimane immutabile attraverso i secoli.
Infatti, tutto passa tranne la Sua Parola! (cfr. per esempio Matteo 24:35).
Il problema di molte persone, forse anche nostro, è che spesso siamo andati, o stiamo seduti nella classe sbagliata davanti l'insegnante sbagliato che ci ha dato informazioni sbagliate su quello che dobbiamo credere, su come comportarci, o su cosa è importante nella vita.
Ma il Signore, Dio di verità, ci guida sempre verso la giusta via!
Il Signore non dice fesserie, non insegna mai menzogne come spesso fanno gli esseri umani; la Sua parola è una guida sicura verso la verità!
Il Signore non insegna mai l'errore, perché è il Dio di verità (cfr. per esempio Salmo 31:5; Isaia 65:16), la Sua parola è verità (Giovanni 17:17); pertanto ci possiamo fidare di Lui.
Leggi la Sua Parola, la Bibbia per avere saggezza riguardo su come vivere la tua vita per non sprecarla.
Il secondo motivo per cui dobbiamo cercare il Signore come nostro insegnante è perché:
B) Il Signore è saggio
Dio è saggio (cfr. per esempio Romani 16:27), e possiede una saggezza infinita e una comprensione profonda della vita e dell'universo (cfr. per esempio Salmo 147:5; Efesini 3:10).
La saggezza di Dio supera ogni comprensione umana, offrendo una prospettiva eterna e perfetta.
Questa saggezza va oltre la nostra capacità umana di comprensione (cfr. per esempio Isaia 55:8-9; Romani 11:33) e ci dona la saggezza di cui abbiamo bisogno su come vivere (cfr. per esempio Proverbi 2:6, Giacomo 1:5).
Il terzo motivo per cui dobbiamo cercare il Signore come nostro insegnante è perché:
C) Il Signore è eterno
Nell'aula dell'eternità, dove passato e futuro si fondono nello sguardo divino, ogni lezione porta il sigillo della perfezione della conoscenza.
Prima della creazione Dio già esisteva dall’eternità (Salmo 90:1-2; Isaia 40:28).
In relazione al Dio eterno, che vede tutto simultaneamente tutte le epoche e generazioni, la Sua conoscenza non è limitata dal tempo, o dallo spazio, rendendolo così un Insegnante perfetto che può offrire una prospettiva unica su ogni situazione.
Nell'essere eterno di Dio, ogni insegnamento porta in sé la profondità dei secoli e la freschezza dell'istante, con questo però non voglio dire che Dio acquisisce la conoscenza con l’esperienza, perché la conoscenza perfetta di Dio è eternamente intrinseca al Suo carattere immutabile, non un'evoluzione della stessa.
Essendo Dio eternamente perfetto e immutabile nella Sua essenza, la Sua conoscenza è completa e assoluta da sempre e per sempre, non è dunque una conoscenza acquisita nel tempo, ma di una conoscenza che è parte intrinseca e immutabile della Sua natura divina perfetta.
Quando ci rivolgiamo a Dio come nostro Insegnante, allora non stiamo cercando il consiglio di qualcuno che ha imparato attraverso gli errori e l'esperienza, ma stiamo attingendo alla fonte stessa della saggezza perfetta ed eterna, una saggezza che abbraccia simultaneamente passato, presente e futuro, che non è mai obsoleto né necessita di aggiornamenti - è perfettamente rilevante per ogni epoca e ogni situazione della nostra vita!
Questa è la ragione per cui possiamo riporre in Lui una fiducia assoluta come nostro Insegnante!
Il quarto motivo per cui dobbiamo cercare il Signore come nostro insegnante è perché:
D) Il Signore ci insegna a vivere bene
Il Signore non solo ci insegna a vivere, ma anche a vivere bene, con rettitudine, giustizia e amore.
Le Sue leggi e comandamenti sono fondamentali per costruire una vita eticamente solida e significativa, come indicato per esempio dai dieci comandamenti (Esodo 20:1-17).
Il quinto motivo per cui dobbiamo cercare il Signore come nostro insegnante è perché:
E) Il Signore ci ama
Il Signore ci ama e desidera il nostro bene supremo (cfr. per esempio Matteo 7:11; Giovanni 3:16; Romani 5:5-8; 8:32; 1 Giovanni 4:8-10).
L’amore di Dio si riflette nei Suoi insegnamenti, che sono sempre volti a nostro beneficio e crescita spirituale.
Questo amore divino non è semplicemente un sentimento, ma una forza attiva che plasma ogni Suo insegnamento per il nostro bene eterno.
Anche quando i Suoi insegnamenti ci sembrano difficili o esigenti, sono sempre motivati dal Suo amore perfetto che cerca il nostro vero bene.
Possiamo quindi fidarci completamente dei Suoi insegnamenti, sapendo che provengono da un cuore che ci ama perfettamente e incondizionatamente, un amore che ha dimostrato nel modo più straordinario attraverso il sacrificio di Suo Figlio, Gesù Cristo.
Infine, come un buon insegnante:
F) Il Signore è paziente e comprensivo delle nostre debolezze
Dio, paziente e comprensivo, ci offre innumerevoli opportunità di imparare e crescere lungo il nostro cammino.
La pazienza di Dio come maestro non ha limiti: non si stanca mai di ripetere la lezione finché il Suo studente non l'ha veramente compresa.
Questa pazienza divina non è solo tolleranza passiva, ma un'attiva e amorevole disposizione a guidarci nel nostro processo di apprendimento spirituale.
Il Signore ci dà molteplici opportunità di imparare e crescere, offrendo perdono e incoraggiamento lungo il cammino perché è paziente (cfr. per esempio Salmo 86:15; Romani 2:4), e ricerca il bene delle Sue creature (2 Pietro 3:9).
La Sua comprensione delle nostre debolezze non è mai un'accettazione passiva dei nostri fallimenti, ma una sapiente guida che sa attendere i nostri tempi di crescita.
Come insegnante, conosce perfettamente i nostri limiti, le nostre paure e le nostre resistenze, eppure continua a guidarci con gentilezza e fermezza verso la maturità spirituale.
Consideriamo ora:
II L'INSEGNAMENTO
“Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni”.
“Dunque” (kēn) può essere inteso come pertinente a una sequenza di eventi, che fa riferimento a ciò che precede (cfr. per esempio Genesi 1:7), quindi la conclusione su quando detto prima sulla brevità della vita per il giudizio di Dio dovuti ai nostri peccati (Salmo 90:5-11).
Oppure indica la causa, o la ragione (cfr. per esempio Genesi 32:32); per cui il Signore deve insegnare al Suo popolo a contare bene i giorni, questo è dovuto sempre a quanto detto nei vv.5-10.
Proprio perché la vita è effimera e sotto il giudizio divino, a causa dei peccati che determinano la limitazione esistenziale, cioè la morte (Salmo 90:6-12; Atti 5:1-11; Romani 6:23; 1 Corinzi 11:27-32), occorre imparare a dare senso e profondità ai giorni per vivere una vita gradita a Dio se davvero temiamo il Signore la Sua ira e il Suo sdegno (Salmo 90:10).
Vita e morte sono nelle mani del Signore! (cfr. per esempio Deuteronomio 32:39; 1 Samuele 2:6)
Il deterrente per non offendere Dio non è solo amarlo con tutto noi stessi (cfr. per esempio Matteo 22:37; Giovanni 14:15,21,23), ma come vediamo in questo salmo è anche il timore, il riconoscere la Sua ira contro il peccato (Salmo 90:11).
Tommaso da Kempis disse: “Ricordati sempre della tua fine, e di come quel tempo perduto non ritorni”.
E ancora: “In ogni cosa guarda alla fine e a come starai di fronte a quel giusto Giudice”.
Quindi “insegnaci a contare bene i nostri giorni” indica:
A) La consapevolezza che la vita è breve
Woody Allen ha detto: “Non voglio raggiungere l'immortalità attraverso il mio lavoro. Voglio raggiungerla non morendo”.
Come Woody Allen, nessuno vuole morire! Ma sappiamo benissimo che moriremo!
Facciamo di tutto per sfuggire alla morte, come quell’uomo che un giorno si trovò faccia a faccia con la morte.
Era fermo all'angolo e la morte camminava accanto a lui. La morte sembrava un po' sorpresa, ma continuò a seguirlo.
Terrorizzato, l'uomo andò a chiedere a un vecchio saggio cosa avrebbe dovuto fare. "Ho appena visto la morte qualche minuto fa. Sembrava meravigliata nel vedermi. Cosa dovrei fare?"
Il vecchio gli disse: "Se fossi in te, correrei in fretta alla città successiva".
Così l'uomo si alzò e corse il più velocemente possibile verso la città successiva. Non appena attraversò il confine della città, incontrò la morte. Confuso, disse: "Ti ho appena incontrato ieri e ho lasciato la città per allontanarmi da te!"
La morte disse: "Sì, sono rimasto sorpreso di vederti anche ieri, soprattutto perché ho programmato di incontrarti oggi proprio qui".
Non c'è nessun posto dove scappare! Nessun posto dove nascondersi! La morte ha la capacità di trovarti ovunque tu sia!
La morte è inevitabile! A volte arriva quando non ce l’aspettiamo, come indicato dalla scritta su una lapide: “Me l'aspettavo, ma non ora”.
Non c'è niente di più certo della morte, niente di più incerto del momento della morte; faremo quindi a essere sempre preparati perché potrebbe arrivare in qualsiasi momento!
Non è mai troppo presto per iniziare a fare amicizia con la morte.
Anche curando il nostro corpo con cibo sano, puoi evitare tutte le tossine che puoi, vitamine, e potenti antiossidanti, tè verde, o zinco, o echinacea, palestra, corsa comunque morirai!
Jim Fixx, il “Running Guru” come lo chiamavano gli americani, pioniere del jogging moderno e autore del bestseller "The Complete Book of Running" (1977) che promuoveva la corsa come via per una vita più lunga, aveva convinto milioni di persone a correre per sentirsi meglio, per vivere più a lungo, per migliorare molte funzioni, compresa quella sessuale….Morì improvvisamente nel 1984 durante una delle sue corse quotidiane per un attacco cardiaco!
In Ebraico: “A contare i nostri giorni” è all’inizio della frase, per enfatizzare.
“Contare” (menôṯʹ - qal infinito attivo) è lo scopo dell’insegnamento.
“Contare” è usare numeri per determinare una quantità di oggetti o eventi, implicando un numero finito (cfr. per esempio Genesi 13:16; Numeri 23:10; 2 Re 12:11; Geremia 33:13).
Viene facile per una cassiera contare i soldi, o per un contadino i raccolti, o per un mandriano gli animali che ha, e così via, ma contare i nostri giorni è la cosa più difficile da fare!
In qualche modo pensiamo che i nostri giorni sono tanti, e quindi non li contiamo, soprattutto quando siamo giovani.
In termini di anni, i giorni sono in media settant’anni, o per i più forti ottant’anni è scritto in questo salmo (Salmo 90:10), ma è anche vero molti non arrivano nemmeno a sessant’anni!
“Non è troppo presto per andare all'inferno a cento anni, e non è troppo presto per andare in paradiso a venti” diceva Richard Baxter.
La richiesta specifica che Mosè ha in mente nel nostro testo è l'attività di contare tutti i nostri giorni, non nel senso di contarli mentre passano, non è l'attività di numerazione che Mosè aveva in mente.
Michael Wilcock: “La numerazione dei giorni è una lezione non di aritmetica elementare, ma di teologia che cambia la vita”.
Allora "contare" significa qualcosa di molto più di una semplice aritmetica!
È un approccio spirituale alla nostra vita umana, e in particolare alla nostra fugace esistenza terrena.
La numerazione dei giorni qui ha a che fare con l'uso corretto dei nostri giorni. Il Salmista vuole avere la saggezza divina su come usare i suoi giorni, su come trascorrere bene il suo tempo sulla terra.
Insegnandoci a contare i nostri giorni, il Signore ci fa capire quanto breve, quanto fugace sia in realtà la nostra vita.
Così “contare i nostri giorni” indica il riconoscere la fugacità dei giorni terreni e il conferire valore a ogni singolo giorno comportandoci come vuole il Signore; quindi, a non sprecare il nostro tempo visto che tutto sommato la vita sulla terra non sarà poi così lunga!
“Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni”, ci invita a prendere coscienza che la vita è breve e passa rapidamente. Ogni giorno è prezioso e non va sprecato!
Siamo chiamati a considerare il senso della vita, la sua brevità e sulla necessità di viverla con profondità, saggezza e scopo secondo come vuole il Signore!
Così, in “insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni” troviamo anche:
B) La consapevolezza del valore del tempo
Un uomo si è presentato per il suo controllo annuale e ha ricevuto una telefonata dal suo medico un paio di giorni dopo.
Il dottore ha detto: "Temo di avere delle brutte notizie per te".
"Quali sono le notizie?" ha chiesto l'uomo.
"Beh, hai solo 48 ore di vita".
"Quelle sono brutte notizie!" ha detto il paziente scioccato.
"Temo di avere notizie ancora peggiori", ha continuato il dottore.
"Cosa potrebbe essere peggio di quello che mi hai già detto?" ha balbettato il paziente.
"Cerco di chiamarti da ieri", gli disse il dottore.
Il messaggio di questo versetto è chiaro: riscatta il tempo!
Usa il tempo saggiamente!
Investilo con attenzione!
Il nostro tempo sulla terra è come una clessidra che scorre inesorabilmente, dove però ogni granello di sabbia rappresenta un momento che non tornerà mai più!
Questa consapevolezza non dovrebbe spaventarci, ma piuttosto risvegliarci a una vita più consapevole e significativa.
Spesso viviamo come se avessimo un tempo infinito davanti a noi.
Rimandiamo le cose importanti, sprechiamo ore in vara attività superficiale, dimenticando che ogni giorno è un dono unico e irripetibile di Dio.
In questo vortice di impegni e distrazioni, dove mettiamo il nostro cuore?
Cosa consideriamo veramente importante?
Se dovessimo fare un bilancio della nostra vita, quali sarebbero le cose che contano davvero?
La morte è qualcosa che spaventa, ma ci insegna a vivere meglio.
Il tempo non ci appartiene e ha un grande valore, è un dono che ci è stato affidato da Dio, e come amministratori di questo dono, siamo chiamati a utilizzarlo nel miglior modo possibile secondo come vuole chi ce lo ha donato.
Non si tratta solo di essere produttivi, ma di vivere in modo significativo secondo come vuole Dio!
Sapere che un giorno non molto lontano, moriremo, se contiamo bene i nostri giorni, avremo consapevolezza del valore del tempo che Dio ci concede, e quindi lo utilizzeremo in modo significativo e orientato a ciò che è veramente importante.
Il fondatore dell’Apple, Steve Jobs è sicuramente noto per le sue intuizioni profonde e per la sua capacità di guardare oltre il superficiale, disse: “Ricordare che morirò presto è lo strumento più importante che abbia mai incontrato per aiutarmi a fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutto, tutte le aspettative esterne, tutto l'orgoglio, tutta la paura dell'imbarazzo o del fallimento, queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciando solo ciò che è veramente importante”.
Questa citazione riflette una visione di vita che incoraggia a focalizzarsi su ciò che è davvero significativo, eliminando le paure e le preoccupazioni che spesso ci limitano.
La consapevolezza che moriremo può essere uno strumento per dare priorità a ciò che conta davvero: Dio!
Di fronte alla morte, le preoccupazioni materiali, l'orgoglio e la paura del giudizio altrui perdono la loro rilevanza.
Rimane solo ciò che è veramente importante.
Mosè con questa preghiera, mostra che per lui Dio era prioritario, importante!
Come creature, Dio per noi deve essere prioritario!
Asaf nel Salmo 73:25 dice: “Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te”.
Il salmista non ha nessun altro in cielo se non solo Dio, nessun santo, nessun angelo, nessun membro del consiglio celeste, nessun’altra divinità pagana!
E sulla terra desidera solo Dio!
Questo versetto ci invita a mettere Dio al primo posto nella nostra vita, sopra ogni altra cosa.
Se Dio è prima di tutto e di tutti, lo sarà anche il vivere per la Sua gloria (cfr. per esempio Isaia 43:7; Romani 11:36; 1 Corinzi 10:31), cioè vivere in modo tale che Dio sia innalzato!
Questo include contare i propri giorni, vivere con un senso di urgenza e cercare di glorificare Dio in tutte le circostanze della vita.
In questo modo non sprecheremo il nostro tempo!
Che cosa è più importante per te?
Il conto alla rovescia è già iniziato al momento in cui siamo nati, come vogliamo vivere?
Come abbiamo vissuto l’anno che è appena passato via?
Come stiamo vivendo?
Come vogliamo vivere l’anno che è appena iniziato?
John Butler scrive: “Penso che la maggior parte di noi possa guardare indietro all'anno trascorso e forse vedere quanto tempo abbia sprecato e quanto male abbia usato il suo tempo e contato i suoi giorni.
Non molti dei nostri giorni dell'anno trascorso possono essere inseriti nella colonna dei profitti, perché li abbiamo sprecati in cose frivole. Gran parte di quello spreco è avvenuto perché non abbiamo cercato Dio per la saggezza divina nell'uso del nostro tempo.
Il mondo, la carne e il diavolo attraverso la tentazione malvagia ci hanno invitato a trascorrere del tempo con le loro lusinghe, ma oh che spreco di tempo ed energia”.
John Butler ci invita a una profonda riflessione sul valore del tempo e su come spesso lo sprechiamo.
Con una sincerità disarmante, Butler ci pone di fronte alla nostra tendenza a distrarci da ciò che è veramente importante, lasciandoci trascinare dalle tentazioni perché non abbiamo cercato la saggezza di Dio.
Quando mettiamo Dio al centro della nostra vita, ogni momento acquista un nuovo significato.
Non è più solo una successione di attimi che scorrono via, ma un'opportunità per vivere con uno scopo più alto, quello di Dio!
La sfida quotidiana è trasformare questa consapevolezza in scelte concrete ogni giorno sapendo che è un'opportunità unica, vivendo pienamente nel presente, mentre manteniamo lo sguardo rivolto verso Dio, in altre parole vivendo ogni momento in modo consacrati a Dio!
Questo ci porta a considerare un ultimo punto:
III L’INTENZIONE
“Per acquistare un cuore saggio”.
La cosa più importante nella vita è avere un cuore saggio!
“Per” (w – congiunzione cfr. per esempio Esodo 10:17; Giosuè 22:26) indica l’intenzione, lo scopo di avere un cuore saggio.
Indica la finalità dell'azione precedente.
In altre parole, il salmista non si limita a chiedere a Dio di insegnargli a contare i giorni, ma specifica che la finalità, o lo scopo di questa richiesta è quello di "acquistare un cuore saggio".
“Acquistare” (nabi - hifil imperfetto attivo coortativo) indica la volontà di avere un cuore saggio.
Dio è invocato affinché causi in loro un cuore saggio, esprime il desiderio di avere un cuore saggio.
La parola Ebraica tradotta per “acquistare” può indicare anche “andare”, “arrivare”, “portare in un luogo”, “raggiungere una fine” (cfr. per esempio Genesi 6:19; Levitico 4:5).
Il senso è:“Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni affinché possiamo portare saggezza nel nostro cuore".
Oppure il senso è di raccogliere, infatti questa parola è usata anche per raccogliere nella mietitura (cfr. per esempio 2 Samuele 9:10; Aggeo 1:6).
In questo senso allora è: “Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni affinché possiamo raccogliere saggezza nel nostro cuore”.
Quando Dio insegna, non lo fa per riempire pagine di un libro, ma per trasformare il cuore di una persona!
Il “cuore” (lĕbab) è la sede intellettuale (cfr. per esempio Deuteronomio 8:5; 1 Re 3:9; Giovanni 12:40); la sede della volontà (cfr. per esempio 1 Re 8:17; 2 Tessalonicesi 3:5); la sede emotiva (cfr. per esempio 1 Samuele 1:8; Esodo 4:14), della conoscenza del bene e del male (coscienza – cfr. per esempio Deuteronomio 30:14,17; 1 Re 8:37; Giobbe 27:6; Geremia 31:33; Ezechiele 36:26-27).
Il cuore del saggio non è semplicemente un deposito di conoscenza, ma un centro vitale!
Il cuore è il centro operativo, come la torre di controllo in un aeroporto che gestisce il traffico aereo, che determina il nostro comportamento e quindi il comportamento morale.
Nel cuore c’è la sorgente delle nostre parole (Matteo 12:33-37; Luca 6:45) e del nostro comportamento!
Secondo quello che abbiamo nel cuore saranno le nostre parole e il nostro comportamento (Marco 7:14-23).
“Saggio” (ḥoḵmāh) è la capacità di applicare la conoscenza, o il buon senso.
La saggezza è conoscenza applicata correttamente nel momento giusto; la capacità di vivere la vita facendo le scelte giuste al momento giusto.
Come ha detto qualcuno: “Senza saggezza, la conoscenza è più stupida dell'ignoranza”.
La capacità di comprendere e quindi sapere come vivere!
La saggezza che proviene da Dio non è una materia da studiare, ma una vita da vivere secondo come vuole Lui!
Nell'insegnamento divino, la teoria e la pratica sono inseparabili: ogni verità appresa deve diventare vita vissuta!
La parola “saggezza” implica l'aderenza a uno standard stabilito quello di Dio! (cfr. per esempio Deuteronomio 4:5-6; Salmo 37:30; 111:10; Proverbi 9:10).
La saggezza implica un'attenta opposizione al peccato e alle sue false pretese!
Allora avere un cuore saggio descrive una vita disciplinata, devota e produttiva, ha implicazioni morali, etiche secondo la volontà di Dio.
La vera saggezza consiste nel riconoscere la brevità della vita a causa del peccato, come anche dell’ira di Dio e nel cercare la Sua guida e la Sua misericordia per vivere saggiamente.
Daniel Estes fa questa bellissima metafora nel commentare questo versetto: “Proprio come un'orchestra suona musica meravigliosa quando resta a tempo con il suo direttore, ma solo rumore quando non riesce a seguire la sua bacchetta, così la vita saggia segue la direzione data dal Signore”.
L'obiettivo è cercare la volontà e lo scopo di Dio per le nostre vite giorno per giorno e vivere ogni giorno in questa relazione vibrante con lui come nostro "rifugio" (v. 1).
Walter Brueggemann osserva che questo cuore “attende alla realtà persistente della Signoria di Yahweh”.
La Bibbia ci dice che ci sono solo due tipi di saggezza che si distinguono in due percorsi e comportamenti divergenti: la saggezza terrena, animale e diabolica e la saggezza che viene da Dio (Giacomo 3:13-17), cioè la saggezza secondo il carattere e il comportamento di Dio.
Ci sono in definitiva allora solo due tipi di persone in questo mondo: quelli che vivono in armonia con la legge morale di Dio e quelli che vivono nel rifiuto della legge morale di Dio.
Il primo tipo è considerato “saggio” (cfr. per esempio Proverbi 14:16), l'altro tipo è chiamato “stolto” (cfr. per esempio Salmo 14:1-3).
Quindi possiamo riepilogare: un cuore saggio è un centro integrato di comprensione che unisce intelligenza, etica morale e spiritualità, traducendosi in un modo di vivere caratterizzato dal discernimento profondo, dall'umiltà intellettuale e dalla capacità di interpretare la realtà secondo prospettive divine, governando le proprie passioni e orientando costantemente le scelte verso i valori di Dio.
Per prevenire di sprecare la nostra vita, preghiamo come ha fatto Mosè con questo salmo chiedendo al Signore, in questo inizio del nuovo anno, di darci la Sua saggezza per usare correttamente, come buoni amministratori, il tempo che Lui ci dona da vivere sulla terra.
Quindi, se Dio ci permette di vivere l'anno intero, saremo in grado di guardare indietro il prossimo Capodanno e vedere i risultati benedetti del contare correttamente i nostri giorni per avere un cuore saggio.
CONCLUSIONE
Da poche ore abbiamo attraversato la soglia di un nuovo anno, il Salmo 90:12 ci ricorda una verità fondamentale: ogni giorno è un dono prezioso che richiede saggezza per essere vissuto pienamente. Non si tratta semplicemente di contare i giorni che passano, ma di fare in modo che ogni giorno conti per Dio.
La preghiera di Mosè ci sfida a tre livelli: a riconoscere Dio come nostro supremo Insegnante, a essere consapevoli che la nostra vita è breve e che il tempo che ci è dato da Dio ha un grande valore, e a permettere a questa consapevolezza di trasformare il nostro cuore.
Solo così possiamo evitare di sprecare la nostra vita in impegni superficiali e invece investirla in ciò che ha valore eterno.
Commentando Ecclesiaste 7:2, Tremper Longman III scrive: “Il funerale aiuta a ricordare agli altri che anche loro moriranno, e quindi a vivere la loro vita riconoscendo la propria mortalità”.
Questo è quello che ci ricorda l’attore Stefano Antonucci che interpreta, il prete
al funerale di Fantozzi quando dice: “Mentre accompagnate, all'estrema dimora, questo vostro fratello, ormai liberato dal peso della vita terrena, ricordate che anche voi dovete morire!”
Non solo un funerale di qualcuno ci ricorda che la vita è breve e che anche noi moriremo, ma penso che sempre occasione di riflessione su tanti aspetti della vita, soprattutto sul vero senso, o significato, o scopo della vita, e quindi il pensiero della morte deve essere occasione di riflessione su come stiamo vivendo.
Forse per questo che Spurgeon disse: “Ora, credo che la vista di un funerale sia una cosa molto salutare per l'anima”.
Il succo di questo versetto, di questo salmo è quello di chiedere al Signore di darci la consapevolezza della brevità della nostra vita e la consapevolezza di quanto sia prezioso il tempo che il Signore ci dona da vivere, per avere da Dio un cuore saggio per non sciupare la nostra vita.
La preghiera di Mosè è una preghiera da una metamorfosi: da una vita vissuta nell'inconsapevolezza a una esistenza secondo la saggezza divina.
Il missionario Jim Elliot una volta scrisse: "Ovunque tu sia, sii tutto lì. Vivi fino in fondo ogni situazione che ritieni essere la volontà di Dio".
Elliot ci invita a dare il meglio di noi stessi dovunque ci troviamo se reputiamo che stiamo facendo la volontà di Dio!
Un vecchio detto dice: "Non mirare a nulla e lo colpirai ogni volta".
Lo stesso vale per la vita. Una vita mal indirizzata è una vita sprecata.
Se non vogliamo che la nostra vita sia sprecata, dobbiamo avere come obbiettivo fare la volontà di Dio, questo significa vivere per ciò che è veramente importante e che resisterà alla prova del tempo, all’eternità (cfr. per esempio Matteo 5:12; 2 Corinzi 5:10).
Vivere al di fuori della volontà di Dio, produce un'esistenza vuota e insoddisfacente!
Un mondo rotondo non si adatterà mai a un cuore triangolare che è stato fatto per Dio e solo per Dio.
Ecco pensiamo questo all’inizio di questo nuovo anno!
Siamo nati per vivere per Dio!