Giosuè 1:7: La via della conquista
Come possiamo essere vittoriosi nella vita cristiana?
Come possiamo affrontare le sfide con successo?
Per Giosuè quale era la via per la conquista di Canaan?
Risponderemo a queste domande meditando Giosuè 1:7 che dice: “Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai”.
Quando Israele invase Canaan intorno al 1400 a.C., la terra era popolata da diverse popolazioni organizzate in città-stato relativamente piccole, ma protette da mura massicce.
Queste popolazioni erano abituate alla guerra, erano ben organizzate e alcune avevano anche i carri da combattimento, i carri armati del mondo antico.
Sebbene le città-stato fossero indipendenti, e spesso erano in guerra l'una contro l'altra, ma si unirono per resistere al loro comune nemico: gl’Israeliti.
Ed è per questo che il Signore incoraggia Giosuè, il successore di Mosè.
Giosuè aveva già guidato l’esercito d’Israele sotto Mosè (Esodo 17:9-13), era una delle spie inviate da Mosè a perlustrare Canaan, quarant’anni prima (Numeri 13).
Il Signore incoraggiò Giosuè promettendogli che avrebbe conquistato ogni luogo su cui avrebbero posato i piedi; gli assicurò che nessuno gli avrebbe potuto resistere, perché sarebbe stato con lui come era stato con Mosè (vv. 1-6).
Queste parole devono aver portato grande sicurezza e motivazioni: sapere che Dio era con loro, ha dato a Giosuè e agl’Israeliti il coraggio di cui avevano bisogno per andare avanti a conquistare la terra promessa.
Ma la cosa che doveva fare Giosuè per prosperare, era di essere molto forte e coraggioso, avere cura di mettere in pratica tutta la legge di Mosè, cioè l’insegnamento di Dio, senza sviarsene né a destra e né a sinistra.
Questo ci dice che Giosuè, e quindi tutti i credenti, devono obbedire scrupolosamente alla Parola Dio per essere vittoriosi nella vita.
Quindi colpisce il fatto che le istruzioni di Dio a Giosuè non riguardino questioni militari per conquistare Canaan, ma le chiavi del suo successo erano spirituali, legate al grado della sua obbedienza a Dio.
Cominciamo a vedere:
I IL COMANDO
“Solo sii molto forte e coraggioso”.
Questa frase è una ripetizione della frase precedente del v.6, dove il Signore incoraggia Giosuè a essere forte e coraggioso perché conquisterà il paese promesso ai padri.
In Ebraico è: “Solo sii forte e sii coraggioso veramente”.
Questi due verbi non sono suggerimenti del Signore, ma imperativi!
Dio sa che Giosuè avrà bisogno di forza e coraggio per guidare il popolo nella grande sfida di conquistare una terra con forti popolazioni e con poca esperienza in battaglia contro città ben fortificate.
Ma si riferisce anche ad avere la forza di carattere nell’obbedire fedelmente alla Parola di Dio anche sotto pressione, che per Giosuè erano le battaglie in senso fisico.
Così con queste parole il Signore vuole incoraggiare Giosuè ad avere fiducia nelle Sue promesse, ma anche per obbedirgli anche in situazioni dove possa essere tentato al compromesso.
“Solo sii forte e sii coraggioso” allora è un prerequisito per Giosuè per osservare la Parola di Dio.
Inoltre, ci vuole forza e coraggio a obbedire a Dio per noi oggi visto e considerato che andiamo contro corrente a questa società.
Non è facile rimanere fedeli quando siamo sotto pressione e oggi lo siamo per diversi motivi, per esempio: la secolarizzazione, cioè una società sempre più lontana dai valori cristiani, il relativismo, cioè ognuno ha il suo modo di vedere le cose e di comportarsi e non esistono assoluti, la pressione a conformarsi alle norme e ai valori dominanti della società, infine, in alcuni contesti, i cristiani possono subire discriminazione a causa della loro fede, soprattutto se esprimono apertamente le proprie convinzioni.
Dunque, non è facile rimanere fedeli sotto queste pressioni.
Per Giosuè e il suo popolo erano gli eserciti nemici, per noi oggi è la società che non riconosce e accetta la legge spirituale e morale del Signore.
La forza che viene da Dio ci permette di superare ogni ostacolo contro la fede, e insieme al coraggio a rimanere fedeli anche nelle pressioni più forti!
Essere forti e coraggiosi non è solo una questione di coraggio fisico, ma anche di forza d'animo, di forza interiore, di determinazione.
“Solo” (raq - avverbio) può indicare una limitazione, può trasmettere l’idea di una forza restrittiva su altri elementi in un brano (cfr. per esempio Genesi 14:24; 24:8; 41:40; Esodo 8:28; Giobbe 1:12; Proverbi 13:10).
Indica una condizione specifica assoluta che deve essere soddisfatta, o mantenuta.
Oppure può avere un significato enfatico (cfr. per esempio Genesi 6:5; 26:29; Deuteronomio 28:33).
Allora "solo" serve a enfatizzare l'importanza della forza e del coraggio.
Dio vuole che Giosuè capisca che queste qualità sono essenziali per il successo della sua missione.
Ora è interessante che: “Sii forte e coraggioso” in questo capitolo è ripetuto tre volte (vv.6,7,9), e questo significa che è importante che lo facciamo.
È un chiaro segnale dell'importanza che Dio attribuisce a queste qualità.
La triplice ripetizione sottolinea l'urgenza e l'importanza di queste virtù, quasi un monito a non dimenticarle.
Il Signore vuole che Giosuè, e noi per estensione, comprendiamo che la forza e il coraggio sono fondamentali per affrontare le sfide della vita.
Allora prima di tutto vediamo:
A) La capacità
“Sii molto forte”.
Giosuè aveva bisogno di forza, ma ne abbiamo bisogno anche noi per superare gli ostacoli e i momenti difficili, per affrontare le sfide, lo stress, per realizzare i nostri sogni, per affrontare le paure e così via.
Abbiamo bisogno di forza fisica, mentale, emotiva, morale e spirituale.
“Sii forte” (ḥăzaq – qal imperativo attivo) indica avere la capacità di realizzare ciò che si intende fare, il che implica che è necessario anche un elemento di determinazione.
La forza di cui il Signore parla a Giosuè è una forza interiore, una determinazione e una risolutezza necessarie per affrontare le sfide che lo attendono.
In questa forma imperativa, funge da incoraggiamento, spesso collegato alla presenza e sostegno dinamico del Signore (cfr. per esempio Deuteronomio 31:6-7,23; Giosuè 1:9,18; 10:25; 1 Cronache 22:13; 28:20; 2 Cronache 32:7; Salmo 27:14; 31:24) e come in questo caso anche a essere coraggiosi (Deuteronomio 31:6,23; Giosuè 1:9; 10:25; 2 Samuele 2:7; 13:28; 1 Re 2:2; 1 Cronache 22:13; 28:20; 2 Cronache 32:7; Isaia 35:4; Zaccaria 8:13), li troviamo più volte nella Bibbia.
Il Signore rafforza i cristiani per i Suoi scopi (cfr. per esempio 1 Corinzi 16:13; Efesini 3:16), non per qualsiasi obiettivo che vorremmo raggiungere.
È chiaro che come credenti la forza la troviamo e la dobbiamo cercare nel Signore (Salmo 105:4; Isaia 40:30-31; Efesini 6:10; Filippesi 4:13).
Possiamo avere il desiderio, o la voglia di agire, ma a volte la forza non ce l’abbiamo, allora è il momento di fortificarci nel Signore, di trovare nuove forze nel Signore (Isaia 40:28-31) come fece Davide in un momento brutto della sua vita quando fu profondamento angosciato perché il suo esercito il suo esercito voleva lapidarlo perché le loro famiglie furono rapite dagli Amalechiti (1 Samuele 30:6).
Consideriamo ora:
B) Il coraggio
“E coraggioso”.
Nel film per bambini “Il mago di Oz”, c’è un personaggio “Il leone codardo”, che era timido e si rannicchiava di fronte al pericolo.
Ciò di cui aveva bisogno era coraggio!
Certo contraddiceva quello che tutti ci aspettiamo da un leone: forza e coraggio!
Tutti abbiamo bisogno di coraggio!
Questo per varie circostanze, non solo come dicevo prima riguardo l’esporre le nostre convinzioni, ma anche per esempio quando dobbiamo affrontare una discussione con il proprio datore di lavoro, o davanti una sfida, o per uscire dalle proprie sicurezze, o davanti anche a un impegno di chiesa.
A Giosuè viene detto tre volte (vv.6,7,9) dal Signore di essere forte e coraggioso.
Come già detto queste parole di incoraggiamento erano necessarie proprio perché Giosuè sta per affrontare una grande sfida: conquistare la terra di Canaan con eserciti più potenti e città ben fortificate.
Non possiamo essere certi, forse in quel momento, Giosuè si sentiva inadeguato, o aveva paura della responsabilità di guidare il popolo verso questa conquista.
Davanti grandi sfide Robert L. Hubbard Jr. scrive: “Il pericolo è che paure, sentimenti di inadeguatezza e dubbi possano paralizzare la determinazione del leader, confondergli la mente e scuotere la sua sicurezza. La confusione, l'oscillazione e i tentennamenti che ne derivano seminano disperazione, se non dissenso, tra i seguaci e mettono a repentaglio la missione. La tentazione, quindi, è di tirarsi indietro dai rischi, di scendere a compromessi, o di ritirarsi del tutto”.
Ma che cosa significa “coraggio”?
L’attore John Wayne disse: “Il coraggio è essere spaventati a morte e montare comunque in sella”.
Il coraggio non significa non aver paura!
Anche Mark Twain è d’accordo, infatti disse: “Il coraggio è resistenza alla paura, dominio della paura, non assenza di paura”.
John Wayne non aveva torto, infatti “coraggioso” (ʾĕmaṣ - qal imperativo attivo) significa essere forti, capaci di affrontare e gestire il pericolo, o la paura senza sussultare, senza battere ciglio (cfr. per esempio Deuteronomio 31:6-7,23; Giosuè 1:6,9,18; 10:25; 1 Cronache 22:13; 28:20; 2 Cronache 32:7).
La radice della parola Ebraica è associata alla forza, indica accumulare, concentrare le proprie forze per un grande sforzo (cfr. per esempio Proverbi 31:17; Amos 2:14).
Riflette una forza interiore che si manifesta in azioni risolute e fiduciose.
Abbiamo detto che nell’Ebraico c’è l’avverbio “veramente”.
La parola Ebraica qui tradotta con “veramente” (meʾōḏ) significa “grandemente”, “totalmente”, “abbondantemente”, “eccessivamente” (cfr. per esempio Genesi 1:31; Salmo 31:11; 46:1; 139:14; Abdia 2), o “estremante” (cfr. per esempio Genesi 13:13; 17:2; Esodo 1:7; Isaia 64:9).
Il Signore sta parlando di punti elevati su una scala di estensione, fino a un grado, o livello completo in una scala di estensione.
In questo senso il Signore sta dicendo: “Devi avere tantissimo coraggio!”, oppure: “Devi essere coraggioso al massimo livello!”
O può aggiungere un'enfasi eccezionale (cfr. per esempio Genesi 27:33; 1 Samuele 11:15; 2 Samuele 2:17;), in questo caso al coraggio.
O possono essere entrambi.
Così “coraggioso veramente” sottolinea l’intensità, o l’estensione del coraggio nella sua massima espressione.
Quindi “veramente” mette in evidenza l'importanza e l’urgenza di essere coraggiosi ai massimi gradi, o livelli.
“Sii forte e coraggioso” si fondano sulla promessa di successo di Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 31:6; Giosuè 1:6-9; Giudici 7:9-15; 2 Cronache 32:7; Aggeo 2:4; Atti 27:22).
Allora possiamo affermare: “Il coraggio è la forza che ci spinge oltre la paura, alimentata dalla fiducia in Dio".
Ma questo versetto non parla solo di forza e coraggio, pone l’attenzione sulla fedeltà alla legge del Signore.
Questo ci porta al secondo elemento cruciale:
II LA CURA
“Abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data”.
L'idea di base della radice “abbi cura” (lišmōr - qal infinito costrutto attivo) è “esercitare grande cura su" (cfr. per esempio Deuteronomio 11:32; Numeri 23:12, Proverbi 19:8); “prestare attenzione” (cfr. per esempio Salmo 130:3; Osea 4:10), “una scrupolosa attenzione” (cfr. per esempio Genesi 18:19; Esodo 20:6; Levitico 18:26; Deuteronomio 26:16; Ezechiele 11:20);
Il verbo indica lo scopo, l’obbiettivo delle azioni di Giosuè.
Non si tratta solo di un'azione generica, ma di un'azione mirata a raggiungere un fine preciso: il mettere in pratica (ʿăśôt - qal infinito costrutto attivo) tutta (ḵāl), non una parte, la legge di Mosè, il servo del Signore.
Chiamando Mosè: “Mio servo” viene messo in evidenza che era la legge del Signore; infatti, il Signore l’ha data a Mosè per il Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 24).
Come un buon giardiniere che ama le piante, le cura tutte attentamente assicurandosi che abiano acqua a sufficienza, sole e nutrimento, così Giosuè doveva avere cura di mettere in pratica la Parola di Dio!
Il Signore ricorda a Giosuè l'importanza di seguire la legge che Mosè aveva trasmesso.
Questo sottolinea l'importanza di vivere in conformità alla volontà di Dio.
La fedeltà alla legge data da Mosè è cruciale!
La fedeltà alla Parola di Dio è essenziale se Giosuè deve adempiere la sua missione per il bene di tutto Israele.
Dio concederà la vittoria a Giosuè, sarà con lui, gli consentirà di prendere la terra di Canaan la terra (Giosuè 1:5–6) solo se avrà cura di osservare la Parola di Dio (Giosuè 1:7–8).
L'avvertimento è: finché Giosuè sarà obbediente, allora sperimenterà il successo perché il Signore sarebbe stato con lui com’è scritto nei versetti 5 e 9; senza questa presenza sarebbe stato impossibile il successo, ed è questo che gli dà forza e coraggio!
Robert L. Hubbard Jr. scrive: “Senza la presenza, Giosuè ha tutto da temere: una dura resistenza cananea, un'umiliante ritirata, o sconfitta, la perdita di fiducia nella sua leadership e le ribellioni all'interno delle file di Israele. Tali paure indeboliscono la forza, indeboliscono il coraggio e indeboliscono la determinazione. Ma con esso Giosuè non deve temere nulla. La presenza gli dà il potere di guidare Israele con audacia, convinzione e fiducia”.
Com’è stato con Giosuè, e altri (cfr. per esempio Genesi 28:15; 31:3; Esodo 3:12; Giudici 6:16; Geremia 1:8, 19; 15:20; Isaia 41:10; 43:5), Dio è anche con noi oggi (Matteo 28:18-20; Giovanni 14:8; 2 Timoteo 4:16-17), questa è la chiave per le nostre vittorie spirituali, la presenza attiva del Signore è determinante (cfr. per esempio 2 Re 5:1; Proverbi 21:31), senza non si può andare (Esodo 33:15-16).
Ma non c’è vittoria senza obbedienza alla Parola di Dio!
Non dobbiamo prendere solo quegli insegnamenti, o comandamenti morali che ci piacciono, ma tutto quello che il Signore vuole che mettiamo in pratica.
La relazione con Dio non è a compartimenti stagni!
Non possiamo amare Dio solo in chiesa, o in alcuni momenti della nostra vita, ma dobbiamo cercare di vivere la Sua volontà in ogni circostanza e in ogni aspetto della nostra esistenza.
Ciò che Dio ha voluto farci sapere attraverso la Bibbia, non è solo per conoscere, ma anche per obbedire.
Siamo chiamati a mettere in pratica la Parola di Dio, la Bibbia!
La Bibbia deve essere al centro della nostra vita, deve essere il fattore dominante del nostro comportamento.
Se pensiamo di essere veri cristiani ma non mettiamo in pratica la Parola di Dio, ci stiamo illudendo di esserlo! La nostra fede è falsa (cfr. per esempio Matteo 7:21-23; Giacomo 1:22-25).
Ma questa cura nell'osservare la Parola di Dio non può essere sporadica o intermittente.
Per portare frutto, richiede qualcosa di più profondo: una dedizione che non vacilla!
Questo ci conduce al terzo aspetto fondamentale:
III LA COSTANZA
“Non te ne sviare né a destra né a sinistra”.
Nella costanza scopriamo innanzitutto:
A) Il percorso prestabilito
Parlando che Giosuè doveva essere forte e molto coraggioso nell'osservare attentamente tutte le istruzioni che Dio aveva dato attraverso Mosè, David Firth scrive: “Non si trattava di un semplice insieme di fatti da conoscere, ma piuttosto di una vita che doveva essere vissuta, e vivere questa vita avrebbe richiesto uno sforzo. Rifacendosi alla metafora comune della vita come viaggio, l'idea è che Giosuè debba rimanere sul sentiero che questa istruzione fornisce piuttosto che prendere strade alternative, perché questo è il mezzo con cui avrà successo. Questo successo è legato al compito che Dio aveva affidato a Giosuè, per cui camminare fedelmente alle istruzioni mosaiche era il mezzo con cui Giosuè poteva condurre il popolo nella terra che Dio aveva promesso”.
David Firth sottolinea che per Giosuè, seguire le istruzioni di Mosè non era un semplice esercizio intellettuale, ma una condizione essenziale per vivere fedelmente secondo quello che Dio voleva per lui e per il popolo d'Israele.
“Sviare” (tāsûr – qal imperfetto iussivo attivo) indica dunque un'azione di deviazione, di allontanamento da una traiettoria, o da un percorso prestabilito, indica cambiare orientamento, o direzione, abbandonare un percorso stabilito (cfr. per esempio Esodo 3:3), in questo contesto dalla legge del Signore che ha dato tramite Mosè (cfr. per esempio Esodo 32:8; Deuteronomio 5:32; 9:16; 11:16, 28; 28:14; 31:29; Giosuè 23:6; 2 Samuele 22:23; 1 Re 15:5; 22:43; 18:6, 22:2; 2 Cronache 25:27).
Come vedremo più avanti: chi segue la via tracciata dal Signore, raccoglie i frutti della Sua promessa.
Pertanto, facciamo attenzione a non sviarci dalla Sua parola rivelata, la Bibbia!
Non deve essere la nostra esperienza, o cultura, o tradizione, opinioni, e così via, la regola del nostro comportamento, ma la Parola di Dio!
La vita nel regno dei Cieli non è e non deve essere vissuta al di fuori dalla Parola di Dio, prendendo qualche altro “sentiero”.
Una vita gradita a Dio non nasce da esperienze mistiche, o dall’emotività, ma viene dall’insegnamento di Dio e dall'obbedienza ad esso.
Nella costanza vediamo ancora:
B) Il percorso preciso
L’obbedienza ha un percorso preciso e rigoroso che richiede la focalizzazione costante sulla volontà di Dio, senza compromessi.
L’espressione: “Né a destra né a sinistra" sottolinea l'idea di un percorso preciso e inesorabile, senza possibilità di deviazioni.
È un invito a seguire una strada ben definita, senza tentare scorciatoie o compromessi.
“Né a destra né a sinistra" indica un'obbedienza completa (cfr. per esempio Deuteronomio 26:14).
Il versetto ci mette in guardia dal pericolo di deviare dalla retta via, sia a destra che a sinistra.
Questo ci ricorda che la vita cristiana è un cammino da percorrere con attenzione, evitando le tentazioni che possono allontanarci da Dio.
Indica la necessità di mantenersi saldi sulla via di Dio, senza compromessi.
Abbiamo visto che i cavalli che fanno le gare con i loro fantini hanno i paraocchi.
Il motivo è semplice affinché possano tenere i loro occhi concentrati dritti davanti a loro.
Senza di essi, un fantino non sarebbe in grado di impedire al suo cavallo di essere distratto da ciò che sta accadendo a destra, o a sinistra.
I paraocchi sono essenziali affinché un cavallo abbia le migliori possibilità di vincere una gara, che è il motivo per cui si corre.
Giosuè, come anche noi cristiani oggi, doveva e dobbiamo avere i paraocchi!
Sembra brutto dirlo, visto e considerato che oggi “avere i paraocchi” ha una connotazione negativa.
Ma dobbiamo essere concentrati sull’obbedienza al Signore.
Non mi importa di quello che puoi pensare, o dire se utilizzo questa brutta parola, ma biblicamente, i “paraocchi della fede” ci permettono di concentrarci sugli aspetti importanti della vita cristiana per la gloria di Dio e di resistere alle tentazioni del mondo!
Nessuno si può sentire al sicuro dalla caduta morale! (cfr. per esempio 1 Corinzi 10:12).
La storia del re Davide, o di suo figlio Salomone ce lo insegna.
Davide peccò di adulterio con Betsceba e fece uccidere il marito di lei, anche se poi si penti (2 Samuele 11-12; Salmo 51).
Il figlio Salomone, dopo un regno inizialmente glorioso e saggio, si lasciò corrompere dalla ricchezza e dalla vanità, moltiplicando le mogli e concubine, e dandosi all’idolatria, per poi ritornare a Dio (1 Re 11:1-40; Ecclesiaste 1-12).
Questa fedeltà costante nel seguire la via del Signore, senza deviazioni né compromessi, porta naturalmente a una promessa meravigliosa.
Come un fiume che scorre verso il mare, la nostra obbedienza fedele ci conduce al risultato che Dio stesso ha stabilito, vediamo:
IV IL CONSEGUIMENTO
“Affinché tu prosperi dovunque andrai”.
Quando obbediamo al Signore dobbiamo aspettarci che opererà!
Come già accennato più volte, non c’è successo senza obbedienza!
È accaduto con Pietro quando Gesù gli disse di pescare a un certo punto del lago dopo che ritornarono senza pescare nulla per tutta la notte (Luca 5:4).
Infatti, Gesù aveva detto a Pietro di gettare le reti per pescare e Pietro rispose: “Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti” (Luca 5:5).
Pietro obbedì e presero una tal quantità di pesci che le reti si rompevano e avevano bisogno di un’altra barca per aiutarli e così si riempirono due barche! (Luca 5:6-7).
L'obbedienza al Signore porta a risultati straordinari secondo la Sua volontà!
Forse che nemmeno mai ci saremmo aspettati! (cfr. per esempio Efesini 3:20).
“Prosperare” (sākhal- cfr. per esempio Deuteronomio 29:8; 1 Samuele 18:5,14,15,30), qui è avere successo nella sua missione.
“Prosperi” (taśkîl -hifil imperfetto attivo) indica un'azione causativa futura possibile del soggetto, di questa azione cioè Giosuè, è colui che la provoca.
La prosperità è un risultato attivo, causato da Giosuè se sarà obbediente.
La prosperità, cioè il successo, in questo caso la conquista di Canaan, lo dona il Signore (Giosuè 1:3), ma è chiaro che la condizione è l’obbedienza! (cfr. per esempio Levitico 26:3-13; Deuteronomio 28; Malachia 3:10).
Come popolo, Israele era legato al Signore con un patto (Esodo 24:3-8).
La legge era più di un semplice insieme di regole; era un patto, uno stile di vita e un riflesso del carattere di Dio se pensiamo per esempio ai dieci comandamenti (Esodo 20:1-17).
Una parte significativa del patto era la promessa del Signore di benedire un Israele obbediente (Levitico 26:1-13, Deuteronomio 28:1-14), e di maledire un Israele disobbediente (Levitico 26:14-46, Deuteronomio 28:15-68).
Quando Israele agiva secondo la legge del Signore, erano invincibili con la benedizione e la forza del Signore.
Questa promessa a Giosuè e Israele ripeteva una promessa che Dio aveva fatto a Israele sul Monte Sinai, dove il Signore promise di sconfiggere i Cananei e di dare a Israele la loro terra se Israele gli avesse obbedito (Esodo 23:20-31),
Dio promette a Giosuè che lo accompagnerà in questa impresa futura, assicurandogli la vittoria; tuttavia, Dio pone una condizione: l'obbedienza alla Sua legge.
C'è una connessione diretta tra l'obbedienza a Dio e il successo nella missione affidata a Giosuè.
Così facciamo tesoro di quello che ci dicono Beers R. A. e Mason A. E: “La Bibbia è la Parola di Dio e la saggezza di Dio. Contiene sia istruzioni utili che potere spirituale per aiutarvi ad affrontare qualsiasi sfida. La chiave del successo si trova nell'impegno all'obbedienza. Sfidate voi stessi a obbedire alla Parola di Dio e godrete del successo così come Dio lo definisce, e questo è l'unico tipo di successo che vale veramente la pena di raggiungere”
Il successo, visto dalla prospettiva biblica, non si misura in base agli standard mondani. È piuttosto il frutto di una vita vissuta in obbedienza alla volontà divina.
Teniamo ben presente che nel perseguire il successo a tutti i costi c’è un grosso rischio: potremmo trascurare i nostri valori fondamentali e compiere scelte che vanno contro la nostra coscienza.
Warren Wiersbe scriveva: “Nella vita del credente cristiano, la prosperità e il successo non si misurano con gli standard del mondo. Queste benedizioni sono il risultato di una vita dedicata a Dio e alla Sua Parola. Se vi metteste in testa di diventare prosperi e di avere successo da soli, potreste raggiungere il vostro obiettivo e vivere rimpiangendolo”.
CONCLUSIONE
Allora alle domande iniziali: “Come possiamo essere vittoriosi nella vita cristiana? Come possiamo affrontare le sfide con successo?”
“Come Giosuè poteva conquistare la terra di Canaan?”
La risposta è chiara: l'obbedienza incrollabile alla Parola di Dio!
L’obbedienza al Signore! Questo è segreto del successo!
Per Giosuè La via della conquista è l’obbedienza alla legge di Dio! Questo è segreto del successo!
Quale sfida stai affrontando?
Ti senti inadeguato? Inadatto? Insicuro? Pensi di non farcela?
Il Signore ti incoraggia a essere forte e coraggioso, a studiare e a mettere in pratica la Sua parola ogni giorno e senza riserve!
Chiedi al Signore se ci sono aree della tua vita che hanno bisogno di un cambiamento per allinearti alla Sua parola e agisci, fai un passo concreto per la tua crescita spirituale e morale!