Matteo 13:44: Serendipity
La scoperta e il valore del regno dei cieli
La serendipità è la capacità di fare scoperte fortunate, o piacevoli per caso.
Il termine deriva dal nome del paese immaginario di Serendip, che compare nel racconto persiano "I tre principi di Serendip".
Nel 1754, lo scrittore inglese Horace Walpole coniò il termine "serendipity" per descrivere la sua abilità nel fare scoperte fortuite.
Da allora, la parola è entrata a far parte di diverse lingue, inclusa l'italiano.
La serendipità può verificarsi in qualsiasi ambito della vita, dalla scienza all'arte alla vita quotidiana.
Ecco alcuni esempi di serendipità:
Per esempio, la scoperta accidentale della penicillina da parte di Alexander Fleming nel 1928.
O la scoperta dei raggi X da parte di Wilhelm Röntgen nel 1895.
O l'invenzione del microonde, avvenuta per caso quando un'apparecchiatura radar fece sciogliere una barretta di cioccolato.
O un musicista che sta improvvisando al pianoforte compone una nuova melodia.
O una persona che si perde in una città trova un nuovo ristorante fantastico.
Alla serendipty oltre alla scoperta accidentale, sono associate altre cose, come per esempio la curiosità, lo spirito di osservazione, una mente aperta, ma anche lo stupore, la gioia.
Oggi vi voglio parlare della serendipity del tesoro nascosto e ritrovato.
Le parabole del tesoro nascosto e della perla del gran valore sono molto simili tra loro sia nella struttura che nel significato, considerò in particolare la parabola del tesoro nascosto.
Il senso è che il regno di Dio è così prezioso che vale la pena sacrificare ogni cosa pur di averlo.
In questa parabola vediamo in primo luogo:
I IL RITROVAMENTO DEL TESORO NASCOSTO
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato…".
C’è molto da dire sul tema del regno dei cieli, o di Dio, vediamo alcuni aspetti.
Il regno di Dio è l’autorità, l’iniziativa e l’azione di Dio, che entra nella storia dell’uomo per attuare la Sua storia di redenzione.
Dio viene ed entra nella storia per salvare l’uomo.
Far parte del regno di Dio significa essere salvati, avere la vita eterna (cfr. per esempio Matteo 19:13-26; 25:34; Marco 10:14-15,25-26; Luca 13:28-29; 19:10; Giovanni 3:1-18; Giovanni 10:14-16,27-30).
Gesù ha sottolineato il regno dei cieli, o di Dio, sia come una realtà presente iniziata con la Sua venuta (cfr. per esempio Matteo 12:28; Marco 1:15; Luca 17:20-21), sia come una promessa futura.
Il regno di Dio è presente e futuro, una realtà già iniziata, ma non ancora compiuta.
Il regno dei cieli è un tesoro perché il credente rigenerato dallo Spirito Santo è riconciliato, in pace con Dio, ha la vita eterna e il Re è presente nel cuore.
Gesù ha descritto il regno di Dio principalmente in termini di banchetto (cfr. per esempio Matteo 8:11; 22:1-4; 25:1-12; Marco 15:25; Luca 7:29; 14:15-24), di eredità (cfr. per esempio Matteo 5:5; 19:29; 25:34; Marco 10:17; Luca 12:32), e ha dimostrato il Suo potere salvifico presente liberando i peccatori dalle sofferenze causate dai loro peccati e ripristinando la pace con Dio e con il prossimo (cfr. per esempio Matteo 11:19; Marco 2:1-15; Luca 19:9; 7:34,36-50; 15:2), scacciando i demoni (cfr. per esempio Marco 1:23-28; Luca 4:33-37; Marco 5:1-20; ecc.) e guarendo i malati (cfr. per esempio Marco 1:40-45; 10:46-52; Matteo 11:12-19; Luca 7:18-23).
Gesù ha esercitato l'autorità divina di perdonare i peccati e ha dato loro l'anticipazione del banchetto del regno di Dio (cfr. per esempio Matteo 11:19; Marco 2:10; Luca 7:34).
La Sua proclamazione del regno di Dio e la realizzazione del Suo potere salvifico erano l'opera di attaccare Satana e liberare le persone dal Suo regno del male e della morte, cosa che poteva fare perché aveva "legato" Satana (cfr. per esempio Matteo 12:22-30; Marco 3:22-27; Luca 11:14-23).
Le persone erano chiamate a ravvedersi e a credere al vangelo perché il regno di Dio era vicino (Marco 1:15).
In questo versetto il “tesoro nascosto”, simboleggia il regno dei cieli, cioè il regno di Dio, un dono inestimabile che non si può acquistare, ma che può essere trovato, a differenza della parabola successiva del mercante di perle che andava in cerca appunto delle perle, e trovandone una di gran valore, vende tutto quello che aveva e l’ha comprata (Matteo 13:45-46).
In una società dove non vi erano banche, o cassette di sicurezza, era normale che oggetti di valore come gioielli, monete, oro e argento venivano spesso nascosti in vasi di terracotta e messi sottoterra (Matteo 25:25) al sicuro in tempi incerti e di guerra.
Lo storico Ebreo Giuseppe racconta, che dopo la conquista di Gerusalemme (70 d.C.), i Romani trovarono oro, argento e altri oggetti preziosi sottoterra.
A volte accadeva che il proprietario moriva prima di poter recuperare il suo tesoro, o lo dimenticava.
Ed è quello che è accaduto durante la guerra civile Americana, quando un contadino sapendo che stava per arrivare il nemico nascose sotto terra dei soldi, senza dire niente alla moglie, poi morì e quei soldi rimasero chissà dove per la gioia di chi li avrebbe trovati, ma non della sua famiglia!
Ai tempi di Gesù le scoperte di questi tesori nascosti erano uno degli argomenti favoriti dei racconti popolari.
Gli archeologi hanno trovato spesso vasi di monete d'oro, o di gemme preziose e di perle anche sepolto in un campo.
Thomson nel suo libro “The Land and the Book”, che è stato pubblicato la prima volta nel 1876, narra di un caso di una scoperta di un tesoro a Sidone. C'era in quella città un viale famoso di alberi di acacia.
Alcuni operai, scavando in un giardino su quel viale, scoprirono diverse pentole di rame piene di monete d'oro.
Le monete erano tutte le monete di Alessandro Magno e di suo padre Filippo. Thomson dice che, quando Alessandro morì improvvisamente a Babilonia, giunse la notizia a Sidone, e qualche ufficiale, o funzionario del governo macedone ha sepolto queste monete con l'intenzione di appropriarsene dopo, nel caos che era destinato a seguire dopo la morte di Alessandro.
Thomson continua a raccontare come vi erano anche le persone che, come lavoro, andavano alla ricerca di tesori nascosti, e che entravano in uno stato di eccitazione e svenivano quando scoprivano una singola moneta!
Alcuni studiosi pensano che, come il tesoro nascosto, il regno dei cieli non è conosciuto da tutti, questo è confermato dal contesto (Matteo 13:11,35).
Il regno di Dio come un tesoro nascosto, prezioso, ma non evidente a tutti, per questo è necessaria la predicazione (cfr. Romani 10:14-17; 1 Corinzi 1:17-21), e l’opera dello Spirito Santo sia nel predicatore che nell’ascoltatore (cfr. per esempio Giovanni 16:7-11; Atti 1:8; 1 Corinzi 2:4-5).
Sapendo allora che il regno di Dio non è evidente a tutti, come discepoli di Gesù siamo chiamati a predicare il vangelo per rivelare questa realtà soprannaturale.
Ma è necessario impegnarci con la potenza dello Spirito Santo e pregando per coloro che ricevono il messaggio affinché possano essere toccati per ravvedersi e credere.
A questo proposito, possiamo considerare l'esempio di D.L. Moody, il celebre predicatore del XIX secolo. Egli era noto per la sua capacità di attrarre grandi folle ai suoi sermoni, eppure attribuiva il successo non alla sua eloquenza, ma all'azione dello Spirito Santo.
Racconta un episodio in cui, prima di una delle sue campagne evangelistiche, si ritirò in preghiera per diversi giorni chiedendo a Dio di agire potentemente durante i suoi sermoni. Quando salì sul pulpito, la presenza di Dio si fece sentire in modo tangibile e molte persone si ravvidero e accettarono Cristo.
Alla fine di quella predicazione, Moody raggiunse un uomo che sembrava particolarmente toccato e gli chiese: "Che cosa ha pensato durante il mio sermone?". L'uomo rispose: "Non ho ascoltato nemmeno una parola di ciò che ha detto. Ero troppo occupato a pregare per lei affinché Dio le concedesse la potenza dello Spirito Santo".
Questa storia ci insegna che la predicazione del vangelo del regno non deve basarsi sulla nostra abilità, ma sull'azione dello Spirito Santo!
La preghiera e la dipendenza da Dio sono essenziali perché il messaggio del regno raggiunga i cuori in modo efficace.
Ma vediamo un’altra caratteristica e cioè:
II IL RALLEGRAMENTO DELLA PERSONA CHE HA TROVATO IL TESORO NASCOSTO
" …Che un uomo dopo averlo trovato nasconde; e per la gioia che ne ha”.
Ecco la serendipty, lo stupore e la gioia della scoperta.
Ci si rallegra della scoperta del regno di Dio come chi ha trovato un tesoro che era nascosto.
Un rivenditore di diamanti di Londra ha lanciato in aria un diamante da 1,14 carati attaccato a un pallone meteorologico.
Per la promozione hanno annunciato che chi avesse trovato il diamante avrebbe potuto tenerlo.
Ma le cose sono andate un po' fuori controllo. Il pallone ha deviato dalla rotta e il sistema di tracciamento ha smesso di funzionare.
Per diversi mesi, le persone hanno cercato attentamente la presunta area di atterraggio, senza successo.
Immaginate la sorpresa quando, quattro mesi dopo, Allan Bell stava portando a spasso il suo cane, uno springer spaniel, Rosie, a una decina di chilometri dal luogo della ricerca originale. Rosie stava curiosando sotto una siepe quando ha scoperto il pacchetto contenente il diamante da 19.000 dollari!
Bell ha voluto vendere il diamante e utilizzare il ricavato per portare la moglie in crociera per il loro 25° anniversario di matrimonio.
Immagino che Allan Bell non potesse credere ai suoi occhi e immagino la sua gioia nel vedere quel diamante tra le sue mani.
Certo una scoperta di questo tipo benché bella impallidisce di fronte alle persone che, consumate dalla schiavitù del diavolo, del peccato, del senso di colpa e in guerra con Dio con un piede all’inferno, scoprono di poter essere salvati, avere pace con Dio e avere la vita eterna attraverso il dono gratuito di Dio in Gesù Cristo! (cfr. per esempio Romani 3:23-25; Galati 2:16; Efesini 2:8).
La gioia è un elemento centrale nel cristianesimo, un segno distintivo del regno dei cieli (cfr. per esempio Luca 2:10-11; 15:4-10; Atti 16:33-34; 13:52; Romani 14:17; 15,13; Galati 5:22;1 Pietro 1:8).
Chi fa parte del regno dei cieli, chi ha sperimentato la salvezza che dona il vangelo di Gesù Cristo, è gioioso!
Come ci ricorda Billy Sunday: “Se non hai gioia nella tua religione, c'è una falla nel tuo cristianesimo da qualche parte”.
Nel Suo discorso di addio Gesù cerca di confortare i discepoli assicurando loro la venuta dello Spirito dopo la Sua partenza (Giovanni 14:16-18).
Riconosce che per un po' di tempo non lo vedranno (Giovanni 16:16) e che piangeranno e si lamenteranno (Giovanni 16:20).
Ma assicura loro che il loro dolore si trasformerà in gioia, proprio come la donna in travaglio dimentica l'angoscia per la gioia del figlio appena nato (Giovanni 16:20-21).
Quindi, nonostante il loro dolore attuale, si rallegreranno e nessuno toglierà loro la gioia (Giovanni 16:22).
È questa gioia che caratterizza il regno di Dio: un regno, ha detto Gesù, che non è di questo mondo! (Giovanni 18:36).
È lo Spirito Santo la fonte di questa gioia che è presente nel credente (cfr. per esempio 2 Corinzi 1:22; Galati 5:22; Efesini 1:13-14; 1 Tessalonicesi 1:6).
Il re di un determinato paese viaggiava spesso, ma un giorno un uomo che viveva vicino al posto disse a un amico: "Beh, sembra che il re sia a casa stasera".
"Come lo sai?" chiese l'altro.
L'uomo indicò la casa reale e disse:"Perché quando il re è a casa, il castello è tutto illuminato".
Se lo Spirito Santo è in te, sei illuminato, illuminata dalla gioia di Dio in te!
Questa gioia, quindi, non deve essere confusa con la frivolezza come ci ricorda Vance Havner quando dice: “La gioia del Signore non deve essere confusa con la leggerezza religiosa che non ha radici, o profondità”.
La gioia cristiana non è frivola perché ha fondamenta profonde e solide in Dio!
Essa deriva dalla relazione con Dio e dalla consapevolezza del perdono dei peccati e della riconciliazione con Dio attraverso Gesù Cristo, quindi della salvezza dai peccati, avere la vita eterna e dalla presenza dello Spirito Santo.
Questa gioia non dipende dalle circostanze esterne mutevoli, come il successo, il piacere, il materialismo, cioè una gioia superficiale e transitoria, ma dalla certezza dell'amore eterno di Dio in Cristo e della vita eterna promessa ai credenti.
La gioia cristiana è radicata nella fede e nella speranza, non nella superficialità, o nei piaceri di questo mondo che passa via.
I cristiani sono chiamati a una gioia profonda che trova forza nella comunione con Dio e nella certezza della Sua grazia, anche in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze della vita.
È una gioia che dà senso, forza e pienezza di vita anche nelle circostanze più difficili.
La gioia cristiana è una gioia realistica che sa trovare luce anche nelle tenebre.
In sintesi, la gioia cristiana non è frivola perché affonda le Sue radici in Dio, nella redenzione di Cristo e nell'azione dello Spirito Santo.
Certo sappiamo benissimo che a volte un cristiano perde la gioia, ma questa perdita è dovuta a causa del peccato, o forse perché siamo un po’ egoisti e vorremmo avere tutto a modo nostro, o forse perché abbiamo una visione limitata della verità e volontà di Dio.
L’uomo, per la gioia che ha di quel tesoro, va e vende ciò che ha e compra quel campo, in questo vediamo:
III LA RISOLUZIONE DELLA PERSONA CHE HA TROVATO IL TESORO NASCOSTO
"Va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo".
David Livingstone disse: “Non darò alcun valore a nulla di ciò che ho, o possiedo a meno che non sia in relazione al regno di Dio”.
Il grande esploratore poneva il regno di Dio al centro di tutta la sua esistenza.
Questo significa che ogni suo pensiero, azione e possesso erano valutati in base a quanto contribuivano alla costruzione e all'espansione di questo regno.
I beni materiali, i possedimenti personali, perdono di valore se non sono messi al servizio del regno di Dio!
Il vero valore di una cosa non risiede in sé stessa, ma solo se è in relazione al regno di Dio!
In quest’uomo vediamo:
A) La privazione gioiosa
Il regno dei cieli non è solo il tesoro più grande, ma l'unico che mantiene il suo valore nell'eternità nella beatitudine! (cfr. per esempio Salmo 145:13; Daniele 7:14; Matteo 25:31-46; Apocalisse 21-22).
La risoluzione di quella persona che ha trovato il tesoro è: va e vende tutto ciò che ha per comprare quel campo dove c’era il tesoro rinunciando a quello che aveva per quel tesoro.
“Vendere tutto quello che si ha” significa rinunciare a tutto ciò che non ha un valore eterno secondo il regno di Dio, a tutto ciò che potrebbe distogliere l'attenzione dal tesoro appena trovato di questo regno.
È un atto di amore e di dedizione, un riconoscimento del valore superiore del regno di Dio.
Questa parabola sottolinea che riconoscere l'immenso valore del regno di Dio porta alla volontà di sacrificare tutti gli altri beni con gioia.
Paolo lo aveva capito, in Filippesi 3:7-8 leggiamo: “Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo”.
Paolo ci mostra che nessun successo personale, nessuna conquista terrena, può paragonarsi alla conoscenza di Cristo.
Cristo è il tesoro più grande che possiamo avere, tutto il resto a confronto è spazzatura!
Sono parole forti, ma secondo questi versetti: "Il regno dei cieli è il tesoro più grande... tutto il resto a confronto è spazzatura!”
In quest’uomo vediamo:
B) La priorità trasformativa
Gesù mette l'enfasi sul fatto che l’uomo vende tutto quello che ha e compra quel campo indicando così il valore di quel tesoro sopra ogni cosa, sopra tutto quello che ha. Ha dato la priorità al tesoro!
La parabola suggerisce che la scoperta del valore del regno di Dio è così trasformativa che spinge a un radicale riordino delle priorità, dove chi lo trova rinuncia volentieri a tutto il resto per ottenere questo tesoro supremo.
Come il tesoro, il regno ha grande valore e colui che lo trova lo mette al primo posto, gli dà la priorità come la parabola del mercante delle perle (Matteo 13:46).
Così come questa persona, allo stesso modo siamo chiamati a dare la massima priorità al regno di Dio, mettendolo davanti a ogni altra cosa.
Ciò richiede un cambio di mentalità e di valori.
“Il comprare il campo” simboleggia l'impegno totale e incondizionato a seguire Dio e a vivere secondo i Suoi insegnamenti.
“Il regno dei cieli non è qualcosa in cui credi e basta; è qualcosa a cui dai te stesso, cuore, anima, mente, forza e risorse finanziarie” (LeRoy Lawson).
Questa parabola sottolinea che il valore del Regno supera tutti i beni e le attività terrene, allineandosi con gli insegnamenti di Cristo secondo cui il regno dei cieli, il regno di Dio, dovrebbe essere il nostro obiettivo principale.
Chris Tiegreen scrive: “Quando il vangelo entra nella vita di una persona, è tutto. Non è una filosofia da aggiungere al mix, o un accesso a Dio che ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi. È un riassetto radicale di tutta la vita”.
Il regno di Dio, non è solo un insieme di regole, o credenze, ma è una forza trasformatrice che tocca ogni aspetto della nostra esistenza, dalla nostra visione del mondo alle nostre relazioni interpersonali.
Non è nemmeno una filosofia da aggiungere alle altre filosofia facendoci un nostro credo, e nemmeno un mezzo pragmatico per i nostri interessi, per i nostri fini personali!
Non è Dio al servizio dei nostri desideri, ma noi al servizio di Dio!
L'incontro con Dio comporta un cambiamento profondo e radicale, un ripensamento di tutte le nostre priorità e valori.
La consapevolezza che Gesù ha portato il regno dei cieli sulla terra ci pone di fronte a una scelta: considereremo il Suo regno più di ogni altra cosa, o lo svaluteremo equiparandolo ai tesori del mondo?
Il punto, quindi, è che il regno di Dio ha un valore assoluto, incalcolabile che supera tutto, che oltrepassa ogni altro bene al punto di cedere tutto per averlo! Non c’è niente di più importante del regno dei cieli.
Questo è un invito al discepolato radicale alla luce del valore schiacciante del regno.
Il regno dei cieli è un valore infinitamente superiore al costo del discepolato e coloro che ne sono consapevoli abbandonano con gioia tutto il resto per averlo! (Matteo 8:18-22; 10:39; Marco 8:34-38; Luca 14:25-33; Filippesi 3:7-11).
Il contrasto sarà tristemente visualizzato nel giovane ricco, che non abbandonerà tutto ciò che aveva per seguire Gesù (Matteo 19:16-22).
Come il mercante delle perle, l’uomo che trova il tesoro, è convinto di aver trovato una cosa di gran valore per cui vale la pena rinunciare a tutto ed esserne trasformato.
Questa è la vera fede, la vera consacrazione.
Questa è l'impronta di un'autentica opera dello Spirito Santo.
Ma attenzione! Gesù non vuole dire che il regno di Dio si acquista, ed è quindi per le nostre opere, il regno di Dio è a nostra disposizione solo per grazia mediante la fede (Efesini 2:8-10).
Piuttosto il significato è che le questioni che riguardano il regno di Dio sono estremamente preziose e dovremmo essere disposti a sacrificare tutto pur di averlo come già sottolineato in precedenza.
Chi ha una vera fede metterà Gesù sopra ogni cosa sottomettendosi con gioia!
Il regno di Dio va prima di ogni cosa (Matteo 6:33), perciò il discepolo di Gesù risponde al regno con una dedizione totale senza riserve!
“La consacrazione è la risoluzione che non ha paura del sacrificio” (Anonimo).
Eppure, la stragrande maggioranza delle persone non è disposta a fare nessun sacrificio.
Come saggiamente notava Tommaso da Kempis: "Per una piccola ricompensa gli uomini fanno un lungo viaggio; per la vita eterna molti non alzeranno quasi mai un piede da terra".
Questo contrasto drammatico evidenzia la sfida perenne della fede autentica.
Ci sono almeno due distorsioni da evitare.
La prima distorsione è:
1) Il minimalismo spirituale
La fede ridotta a una semplice preghiera per essere automaticamente salvati dal peccato e dall’inferno a prescindere dal fatto che si possa continuare a vivere veramente consacrati a Gesù!
Infatti, ci sono molti passi che ci fanno capire che la vera fede implica la consacrazione (cfr. per esempio Matteo 7:21-27; Luca 6:46; Efesini 2:8-10; Giacomo 2:14-17).
La seconda distorsione è:
2) Il pragmatismo religioso
Non è Dio al servizio dei nostri desideri, ma noi al servizio di Dio secondo la Sua volontà! (cfr. per esempio Romani 6:22; 12:1-2,11; 1 Tessalonicesi 1:9; 1 Pietro 2:9).
Dio non deve essere visto come un maggiordomo, un mezzo per raggiungere i nostri fini, quindi la religione come strumento di successo con una spiritualità superficiale.
Non dobbiamo cercare i doni, ma il Donatore! (cfr. per esempio Giobbe 1:21; 2:10; Salmo 27:4 63:1-3; Filippesi 3:7-8).
CONCLUSIONE
Chi non ha mai sognato di trovare un tesoro che potesse cambiare la sua vita? Ma molti ignorano che c’è un tesoro meraviglioso e ancora più prezioso quello del regno dei cieli, del regno di Dio!
Il regno di dei cieli, è un regno che ha valore assoluto e incalcolabile, che supera ogni altro bene terreno, infatti, è un regno di riconciliazione con Dio (cfr. per esempio Romani 5:9-11), di perdono dei peccati (cfr. per esempio Efesini 1:7), di vita e redenzione eterna (cfr. per esempio Giovanni 3:16,36; Ebrei 9:11-12).
Questa parabola del tesoro nascosto del regno dei cieli mostra una serendipità che dovrebbe meravigliarci sempre e portare gioia per ciò che comporta; lo sanno bene quelli che lo hanno sperimentato.
Ma la serendipità di Dio continua ancora oggi nei momenti di grazia che si manifestano nella vita quotidiana nella nostra esperienza con Dio; infatti, Dio lo sperimentiamo ancora in modi diversi e nuovi quando per esempio risponde alle preghiere, quando ci parla attraverso la Sua parola, in incontri inaspettati, in parole lette casualmente, in esperienze che ci aprono gli occhi sulla Sua presenza, nel vedere trasformate ancora oggi molte persone.
Dio non mette mai di stupire!
Ma questa parabola solleva delle domande molto importanti.
Hai sperimentato la serendipità del tesoro del regno dei cieli, il regno di Dio?
Cosa vuoi veramente dalla vita? Il regno dei cieli, o il tuo regno?
Il regno dei cieli è il tuo tesoro prioritario e trasformante?
A cosa sei disposto a rinunciare per avere il regno dei cieli?
Sei disposto a sacrificare qualsiasi cosa ti tenga lontano da questo tesoro supremo?
Questa parabola illustra che il regno di Dio ha un valore così immenso che suscita gioia, una privazione gioiosa e una priorità trasformativa, ma che richiede una risposta radicale.
Quale sarà la tua risposta?