Colossesi 3:13: Quando qualcuno ti fa male (2)
Stiamo meditando su Colossesi 3:13. Nella predicazione precedente abbiamo visto che, se siamo persone rigenerate e se Cristo è tutto e in tutti, allora sopporteremo e perdoneremo gli altri.
La sopportazione e il perdono sono qualcosa di gloriosamente nobile, appropriati per tutti i veri credenti se abbiamo sperimentato la grazia di Dio.
Paolo in questa seconda parte del v.13, va più nei dettagli al riguardo il perdono, infatti dice enfaticamente: “Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi”.
Il perdono è al centro del Vangelo, infatti la nostra esperienza cristiana di salvezza si fonda sull’accettazione del perdono di Dio donato tramite Gesù Cristo.
Come persone perdonate da Dio in Cristo dobbiamo sempre perdonare, come ci ricorda John MacArthur: “Il perdono è parte integrante della nuova natura del cristiano. Un cristiano che non perdona è una contraddizione in termini. Quando vedi un cristiano professante che si rifiuta ostinatamente di rinunciare a un rancore, c’è una buona ragione per mettere in dubbio la genuinità della fede di quella persona”.
È nella natura di una persona trasformata rispondere al male con il bene.
Il perdono non si affronta intellettualmente e nemmeno con sforzi superficiali, o meccanici per modificare i comportamenti esteriori, ma scaturisce dall’opera di Dio che agisce interiormente nella persona.
I cambiamenti comportamentali autentici e duraturi sono sempre la conseguenza naturale di un cuore che è stato prima trasformato spiritualmente.
Questo riferimento al perdono divino serve sia come modello e sia come motivazione per il nostro perdono verso gli altri.
Oggi ci concentreremo sul modello.
Crisostomo disse: “Niente ci fa assomigliare così tanto a Dio come il perdono delle offese”.
Allora il modello del nostro perdono è il Signore.
Prima di tutto vediamo che:
I IL PERDONO DEL SIGNORE È IMMERITATO
Questa frase ci parla di:
A) Il messaggio biblico del perdono
Il messaggio biblico del perdono è un fondamento, se non il fondamento per la vita cristiana.
“Come il Signore vi ha perdonati”.
Questo versetto chiave dalla lettera ai Colossesi stabilisce il principio fondamentale del perdono cristiano.
In Colossesi, il termine “Signore” (Kyrios) si riferisce a Gesù Cristo (cfr. per esempio Colossesi 1:3; 3:17,24), ma in Efesini 4:32, il passo parallelo a questo, i lettori sono invitati a perdonarsi a vicenda, come Dio li ha perdonato in Cristo.
Così anche in Colossesi 2:13 l’atto del perdono è attribuito a Dio (cfr. per esempio Matteo 6:12,14-15; 18:23-35).
La Scrittura rivela chiaramente che il perdono proviene da Dio Padre attraverso Cristo (Colossesi 1:12–14,22; 2:13–14; 1:20, 22).
Allo stesso tempo, i Vangeli mostrano che Gesù stesso possedeva l’autorità di perdonare i peccati durante il Suo ministero terreno, come nel caso della guarigione del paralitico (Marco 2:1-12) e del perdono della donna peccatrice (Luca 7:47-49) sottolineando così la Sua divinità.
In questo versetto vediamo:
B) Il modello biblico del perdono
“Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi”.
Gli avverbi “come” (kathōs) e “così” (houtōs) indicano il paragone, o il modo, o lo standard come dobbiamo perdonare gli altri; ci orientano verso l’esempio di Cristo: dobbiamo perdonare secondo il modello che Lui ci ha dato.
Il senso è: “Il Signore vi ha perdonato, ora dovete fare lo stesso con gli altri come ha fatto Lui con voi!”
Il mondo non possiede un fondamento solido per il perdono; per questo motivo il conflitto è generalmente seguito da ulteriore conflitto in un circolo vizioso. Ma i cristiani hanno un modello chiaro: Gesù Cristo.
La vita di John Perkins ci mostra come l’esempio di Cristo possa trasformare anche le situazioni più dolorose.
Questa verità teologica prende vita nella potente testimonianza di John Perkins.
John Perkins racconta di essere stato selvaggiamente picchiato ripetutamente a calci e calpestato mentre giaceva in posizione fetale per proteggersi in una prigione del Mississippi anni fa a causa del colore della sua pelle.
Il pestaggio continuava e continuava mentre si contorceva in una pozza del suo stesso sangue mentre gli ufficiali ubriachi si alternavano, usando i piedi e i manganelli. A un certo punto un ufficiale prese una pistola scarica, gliela puntò alla testa e premette il grilletto. Poi un altro uomo più grosso lo picchiò fino a farlo perdere i sensi e un ufficiale gli spinse una forchetta in gola. Fu una tortura barbara, John Perkins aveva una grande, sostanziale ragione per odiare.
Ma ecco cosa accadde, come racconta John Perkins: “Lo Spirito di Dio operò su di me mentre giacevo in quel letto. Un’immagine si formò nella mia mente. L’immagine della croce, Cristo sulla croce. Cancellò tutto il resto nella mia mente. Questo Gesù sapeva cosa avevo sofferto. Lui capì. E Lui se ne preoccupò. Perché Lui stesso aveva sperimentato tutto questo. Questo Gesù, questo che aveva portato buone notizie direttamente da Dio in cielo, aveva vissuto ciò che predicava. Eppure, fu arrestato e falsamente accusato. Come me, subì un processo ingiusto. Affrontò anche una folla inferocita e fu picchiato. Ma ancora di più, fu inchiodato a ruvide assi di legno e ucciso. Ucciso come un comune criminale. Nel momento cruciale, sembrò a Gesù che persino Dio stesso lo avesse abbandonato. La sofferenza fu così grande che gridò in agonia. Stava morendo. Ma quando guardò quella folla che lo aveva linciato, non li odiò. Li amò. Li perdonò. E pregò Dio di perdonarli. ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’. I suoi nemici odiavano. Ma Gesù perdonò. Non potevo sfuggire a questo... È una verità profonda e misteriosa, il concetto di Gesù dell’amore più forte dell’odio. Potrei non vederne la vittoria nel corso della mia vita. Ma so che è vero. So che è vero, perché è successo a me. Su quel letto, pieno di lividi e punti di sutura, Dio lo ha reso vero in me. Ha lavato via il mio odio e lo ha sostituito con l’amore per l’uomo bianco nella campagna del Mississippi. Mi sono sentito di nuovo forte. Più forte che mai. Ciò che non mi distrugge mi rende più forte. So che è vero. Perché è successo a me”.
L’esperienza di Perkins ci illustra perfettamente il principio biblico del perdono cristiano: il punto di paragone è che il Signore ci ha perdonato liberamente, incondizionatamente, senza limiti, in quanto peccatori (cfr. per esempio Romani 3:9-24), e noi dovremmo perdonarci l’un l’altro nello stesso modo.
Non meritiamo il perdono! Ed è proprio questo che lo rende così straordinario!
C) La magnanimità biblica del perdono
La parola greca “perdonati” (echarisato- aoristo medio indicativo) sottolinea la natura della grazia del perdono, trasmette l’idea che perdonare è un atto di grazia, offerto liberamente, che non è meritato.
La Bibbia insegna costantemente che il perdono è un dono gratuito di Dio e non qualcosa che possiamo guadagnare attraverso i nostri meriti (cfr. per esempio Romani 3:19-25; 11:6; Efesini 1:7; 2:8-9; Tito 3:5).
Questo ci insegna che il perdono non viene dato in base ai nostri meriti, ma in risposta alla nostra umile riconoscenza del nostro bisogno di esso come illustrato nella Parabola del fariseo e del pubblicano, dove colui che fu giustificato non fu l’orgoglioso fariseo che si vantava delle proprie opere, ma il pubblicano che umilmente riconosceva di essere un peccatore bisognoso di misericordia.
Un altro esempio potente lo troviamo nel ladrone in croce che fu perdonato benché non lo meritasse (Luca 23:42-43).
“Poiché ci ha amati e perdonati, deve essere stato a causa di qualcosa dentro di sé; non poteva provenire da nulla in noi. Noi siamo indegni, ma lui è misericordioso, e in questo ci insegna a perdonare i più provocatori e indegni di coloro che ci hanno offesi” (Spurgeon).
Questa verità trasforma il nostro approccio al perdono.
Nessuno di noi può affermare di meritare il perdono di Dio, poiché siamo tutti peccatori (Romani 3:23; 1 Giovanni 1:8-10).
Pertanto, il perdono che offriamo agli altri non dovrebbe essere basato sui loro meriti.
Come scrive Larry D. Ellis: “La nostra motivazione a perdonare deriva non solo dall'obbedienza alla chiamata di Dio, ma anche dal sapere che Dio ci ha donato liberamente. Sappiamo di non aver guadagnato il perdono e quindi perdoniamo gli altri, concedendo che anche loro non hanno bisogno di guadagnarselo”.
Il perdono cristiano, quindi, non si fonda sulla meritevolezza di chi ha sbagliato, ma sull’esperienza trasformante di chi, pur non meritandolo, è stato perdonato da Dio.
Non perdoniamo perché l’altro merita il perdono, ma perché noi abbiamo sperimentato un perdono immeritato!
II IL PERDONO DEL SIGNORE È PRONTO PRIMA CHE SIA RICHIESTO
A) La natura anticipatoria del perdono
(1) Il perdono precede la richiesta
L’amore e il perdono di Gesù precedono qualsiasi nostra richiesta, o pentimento.
Attenzione!! Questo non significa che sia superfluo chiedere perdono a Dio, o a chi abbiamo offeso. La confessione all’offeso e il ravvedimento rimangono passaggi essenziali per una piena riconciliazione (Luca 17:3-4; Atti 3:19).
Infatti, il perdono formale è un passo essenziale verso la riconciliazione se l’offesa ha recato la rottura del rapporto, e poi è importante che ci siano i requisiti della confessione e del pentimento.
Questo perché in questo modo la verità è affrontata apertamente da entrambe le parti, e può essere occasione di crescita spirituale nel far capire il peccato commesso incoraggiandolo a cessare il suo comportamento peccaminoso (Proverbi 27:5-6; Luca 17:3-4; Matteo 18:15-17).
Ma Dio ha in cuore di riconciliarsi prima che il peccatore lo richieda!
È straordinario considerare come il perdono divino non attenda la nostra richiesta (cfr. per esempio Romani 5:8; Galati 2:20). Il Signore Gesù ci ha amati e perdonati quando ancora non avevamo nemmeno pensato di chiedere misericordia.
Prima che nei nostri cuori nascesse il desiderio di perdono e riconciliazione, nel cuore di Dio era già presente la volontà di riconciliarsi con noi.
In Cristo, Dio ha fatto il primo passo verso l’umanità, offrendo riconciliazione prima ancora che potessimo comprendere quanto ne avessimo bisogno.
Nella parabola raccontata da Gesù del “figliol prodigo” (Luca 15:11-32), il padre non aspetta che il figlio arrivi a casa e completi la sua confessione, quando ancora lontano vedendolo gli corre incontro.
Il perdono era già nel suo cuore prima che il figlio potesse pronunciare una parola di pentimento.
Mentre moriva sulla croce Gesù pregò il Padre dicendogli: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).
In questo momento cruciale, Gesù offre il perdono prima ancora che qualcuno lo chieda.
I suoi persecutori non stavano cercando il perdono, anzi, stavano attivamente peccando contro di Lui, eppure Gesù pregava per il loro perdono.
Dio, in Cristo, perdonò incondizionatamente, proprio mentre veniva giustiziato.
Stefano seguì il Suo esempio mentre lo lapidavano, poco prima di morire in Atti 7:60 è scritto: “Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: ‘Signore, non imputare loro questo peccato’. E detto questo si addormentò”.
Questi esempi ci portano a considerare che:
(2) Il perdono è l’atteggiamento che dobbiamo avere nel cuore
Consapevoli dell’importanza del pentimento in vista di una piena riconciliazione, dobbiamo avere un cuore pronto a perdonare, già in preghiera se pensiamo che qualcuno ci abbia offeso (Marco 11:25).
Non dobbiamo aspettare che l’altra persona chieda perdono, o si penta.
Il perdono dovrebbe essere una disposizione costante del nostro cuore, proprio come lo è per Dio.
È come se il perdono fosse una porta: noi la manteniamo sempre sbloccata e aperta dal nostro lato, ma l’altra persona deve scegliere di attraversarla.
Come la porta del perdono divino è sempre aperta, non aspetta nemmeno che bussiamo, così deve essere anche la nostra con gli altri!
Dobbiamo essere pronti a perdonare incondizionatamente gli altri prima che ce lo chiedano.
Nel regno di Dio, il perdono precede la richiesta, l’amore anticipa il pentimento!
In questo modo, imitiamo Dio che mantiene sempre aperta la porta del perdono per noi, aspettando pazientemente che scegliamo di entrare.
Perdonare come Dio perdona significa mantenere il cuore aperto anche quando la mente suggerisce di chiuderlo, significa essere pronti al perdono prima ancora che l’offesa sia riconosciuta.
B) La natura liberatoria del perdono
Non possiamo perdonare qualcuno che non ci ha fatto del male.
Solo chi è stato ferito può offrire il perdono.
Quando subisci un’offesa e senti il dolore per questo, un dolore personale, ingiusto e profondo, allora hai una ferita che deve essere guarita dal Signore e lo sarà solo perdonando colui che ti ha ferito.
Aspettare le scuse di chi ci ha ferito, aspettare che ci chiedano perdono, può intrappolarci nel risentimento, ci rendiamo ostaggi delle stesse persone che ci hanno fatto del male.
Mentre compiere il primo passo verso il perdono può portare alla libertà personale e alla guarigione, anche se l’altra parte non è disponibile.
Il perdono anticipato ci pone in una posizione di forza spirituale, non di debolezza.
Seguendo l’esempio di Cristo, decidiamo consapevolmente di non farci dominare dalle ferite, o da chi ce le ha inflitte, ma di abbracciare con fiducia il nostro cammino di guarigione.
Così facendo, non solo imitiamo Dio, ma permettiamo che la Sua grazia infinita fluisca liberamente attraverso di noi, trasformando tanto la nostra vita quanto le relazioni che ci circondano.
III IL PERDONO DEL SIGNORE TRASCENDE I LIMITI
Il perdono divino supera ogni nostra aspettativa!
Esploriamo insieme tre caratteristiche straordinarie che ci mostrano come:
A) Il perdono è paziente
La pazienza di Dio nel perdonare non si esaurisce mai, è come una sorgente che continua a sgorgare anche quando viene ripetutamente inquinata!
Più volte nella Bibbia leggiamo che il Signore è paziente, lento all’ira (Esodo 34:6-7; Neemia 9:17; Salmo 86:15; 145:8-9; Gioele 2:13; Romani 2:4; 1 Timoteo 1:16; 2 Pietro 3:9,15).
Pensaci: Dio trattiene la Sua ira per molto tempo quando pecchiamo contro di Lui, ci sopporta a lungo, anche quando lo provochiamo dolorosamente; continua a tendere la mano all’uomo per la riconciliazione anche quando l’uomo lo rifiuta continuamente.
Ma quanto siamo diversi noi!
Nell’abitudine peccaminosa dell’uomo, non si continuerà a offrire il perdono a una persona che sbaglia sempre!
Ed è per questo motivo che Pietro chiedeva a Gesù fino a quando? Che secondo
Pietro era un massimo di sette volte pensando di essere più generoso delle tre volte che diceva la tradizione giudaica.
La risposta di Gesù fu sconvolgente: settanta volte sette, cioè 490 volte.
Cosa significa che la 491 volta uno si può vendicare? “Settanta volte sette” è un modo di dire sempre, elimina limiti e calcoli (Luca 17:3-4).
L’enfasi non è sul numero, ma sulla natura sconfinata del perdono, quindi sulla pazienza.
La sfida per noi è chiara: dovremmo essere pazienti gli uni gli altri come lo è Dio con noi!
Nel perdono che trascende i limiti vediamo che:
B) Il perdono è pervasivo
Che cosa significa pervasivo?
È un perdono che si estende a tutti i tipi di peccato, che perdona sia i peccati che reputiamo meno gravi, ma anche quelli più gravi, quindi tutti i tipi di peccato!
Il perdono di Dio non conosce categorie o classificazioni di peccati!
Non esistono peccati “troppo gravi” o “troppo grandi” per la grazia di Dio, se ci pentiamo sinceramente.
L’unica eccezione menzionata nella Bibbia è la bestemmia contro lo Spirito Santo (Matteo 12:31); al di fuori di questo, la grazia di Dio può raggiungere qualsiasi peccato.
Nel Salmo 103:3 è scritto: “Egli perdona tutte le tue colpe”.
Quando il salmista scrive “tutte le tue colpe”, sta deliberatamente usando un linguaggio che non lascia spazio a eccezioni.
Notiamo la precisione delle parole: non dice “molte colpe” o “la maggior parte delle colpe”, ma “tutte”, indicando che non c’è alcuna colpa che rimane fuori dal perdono di Dio.
In Colossesi 2:13 è scritto: “Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i peccati”.
Paolo sta comunicando che il perdono di Dio non è selettivo, o limitato a certe categorie di peccati.
Questi versetti ci fanno capire che per Dio non c’è peccato, o colpa troppo grande o troppo piccola per essere perdonato.
L’uso consistente di questi termini totalizzanti: “Tutte le colpe” e “tutti i peccati”, attraverso diversi scrittori biblici, in diversi periodi storici e in diverse lingue (ebraico e greco) sottolinea un messaggio coerente: il perdono di Dio non ha restrizioni o limitazioni in termini di quali peccati può perdonare.
Immagina una lista di peccati, la più lunga che riesci a concepire, ebbene non c’è una “lista” di peccati perdonabili e non perdonabili: il perdono di Dio si estende a qualsiasi tipo di trasgressione.
Quando Dio perdona, il suo perdono non è parziale, o limitato a certi tipi di peccati, ma si estende a ogni possibile forma di trasgressione.
È un perdono che non conosce barriere, o limitazioni in termini di quali peccati può coprire.
E noi? Come ci comportiamo? Spesso tendiamo a categorizzare le offese, perdonando facilmente quelle che consideriamo “piccole” mentre tratteniamo il perdono per quelle che riteniamo più gravi.
Ma il modello divino ci sfida a superare questa tendenza: così come Dio non pone limiti al Suo perdono, anche noi siamo chiamati a perdonare senza creare categorie di offese “imperdonabili”.
In sintesi: il perdono secondo Dio non categorizza!
Nel perdono che trascende i limiti vediamo che:
C) Il perdono è perfetto
“Come il Signore vi ha perdonati”.
Cos’è la perfezione nel perdono? Indica qualcosa che è totale, senza difetti.
Il perdono di Dio è totale come un oceano che inghiotte completamente ciò che vi viene gettato, senza lasciare traccia.
“Perdonati” (echarisato- aoristo medio indicativo) indica un’azione definita e completa.
Non importa quanto profonde siano le nostre cicatrici spirituali, indipendentemente dalla gravità dei nostri peccati, il perdono di Dio è completo e ci purifica da ogni peccato (cfr. Salmo 32:1-2; 103:12; Isaia 1:18; 38:17; Geremia 31:34; Michea 7:19; Ebrei 8:12; 10:10-14; 1 Giovanni 1:8-10).
Non importa quanto sporchi siano i nostri peccati diventeranno bianchi come la neve (Isaia 1:18)
Spurgeon diceva: “Questo perdono, ancora una volta, è dato dal Signore Gesù Cristo nel modo più completo possibile. Non tiene i conti a posteriori; non conserva riserve di rabbia. Perdona a tal punto che dimentica. Questa è la meraviglia, egli dice: "Non mi ricorderò dei tuoi peccati". Li getta dietro la schiena; sono completamente e completamente scomparsi dalla sua osservazione o dal suo riguardo. Ahimè, tale è la povera natura umana, che anche i padri, quando hanno perdonato un figlio ribelle, forse gli getteranno l’offesa tra i denti anni dopo, quando egli offenderà di nuovo; ma non è mai così per Cristo. Egli dice: "I tuoi peccati non saranno più menzionati contro di te per sempre". Egli ha fatto a meno dei peccati del suo popolo in modo così efficace che non uscirà mai un sussurro riguardo a loro per rattristarli. Essi stessi ricorderanno i loro peccati con profondo pentimento, ma il Signore non li sfiderà mai a causa delle loro ribellioni passate. Sia benedetto il nome di Cristo per un perdono così completo”.
Allora quando perdoniamo, dobbiamo farlo in modo completo senza riserve, senza ne “ma” e ne “se”, altrimenti non è un vero perdono.
La domanda cruciale per noi oggi è: Siamo disposti ad accettare questa sfida? Possiamo perdonare gli altri con la stessa perfezione con cui Dio perdona noi?
CONCLUSIONE
Il perdono è una benedizione d’amore che parte dal cielo e arriva fino a noi, ma non si ferma qui.
Come un fiume che riceve acqua dalla sua sorgente deve poi farla scorrere verso valle, così noi che abbiamo ricevuto il perdono infinito di Dio siamo chiamati a farlo fluire verso gli altri.
Pensiamo per un momento al peso schiacciante del rancore, a quelle notti insonni passate a rimuginare sulle ferite ricevute, a quei rapporti spezzati che sembrano impossibili da ricucire.
Eppure, quando ricordiamo la croce di Gesù Cristo, vediamo che perdona i Suoi carnefici mentre ancora lo stanno crocifiggendo.
Il vero perdono non aspetta che l’altro, o l’altra si penta, non chiede garanzie! Semplicemente perdona come ha fatto Gesù.
Possiamo fare alcune applicazioni pratiche per vivere il perdono:
1) Ricordiamo ogni volta che siamo offesi (ma non solo) quanto siamo stati perdonati dal Signore, se siamo veri cristiani.
Questo cambierà la prospettiva con cui guardiamo le offese ricevute.
2) Quando qualcuno ci ferisce, invece di concentrarci sul dolore, chiediamoci: "Come posso essere un canale della grazia di Dio in questa situazione?" (cfr. per esempio Luca 6:27-36).
3) Prendiamo l’iniziativa della riconciliazione, anche quando pensiamo di non essere nel torto.
Il perdono secondo il Signore non aspetta che l’altro, o l’altra faccia il primo passo.
4) Preghiamo per chi ci ha ferito (cfr. per esempio Matteo 5:44-45; Luca 6:27-28).
È impossibile continuare a nutrire rancore verso qualcuno per cui preghiamo sinceramente.
Quando ci sembra impossibile perdonare, ricordiamo che stiamo maneggiando una grazia che non è nostra: è la grazia di Dio che fluisce attraverso di noi.
Ogni volta che perdoniamo, testimoniamo al mondo che c’è una forza più potente dell’odio, una via più alta della vendetta, un amore che può guarire le ferite più profonde.
E in un mondo lacerato da divisioni e rancori, non c’è testimonianza più potente di questa.
Che possiamo essere ricordati non per le offese che abbiamo subito, ma per il perdono che abbiamo donato.
Perché alla fine, il perdono non è solo un comandamento da seguire, ma il segno più tangibile che abbiamo veramente compreso il cuore di Dio.